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lunedì 18 luglio 2022

LA GIUSTIZIA NEGATA NELL'ITALIA DELLA FINTA DEMOCRAZIA

 


A 30 anni esatti dalla strage di Via D’Amelio, in cui persero la vita il Giudice Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta, sono tante le manifestazioni che ci ricordano che in questo ridicolo paese esiste un atavico problema rappresentato dalla malagiustizia.

Troppo spesso le cronache dei quotidiani e dei telegiornali, sono state riempite da fatti in cui con troppa facilità sono stati ingiustamente sbattuti in galera degli innocenti (Enzo Tortora in primis) e scarcerati, quale indesiderato rovescio della medaglia, con altrettanta superficialità delinquenti e criminali incalliti! Un conto che è stato pagato troppo spesso dai cittadini, che si sono dovuti far carico anche dell’innata propensione al facile sensazionalismo e protagonismo, manifestato senza pudore da certi giudici che hanno potuto contare anche su coperture politiche. Oltre che del comodo paravento rappresentato dalla totale immunità, nel momento in cui emettono sentenze che non assicurano quella certezza del diritto di cui, eppure, dovrebbe essere permeato il nostro ordinamento giuridico.



In questi giorni, nel silenzio generale dei media di regime preoccupati come sempre di disinformare e distogliere l’attenzione della gente dai reali problemi di questo paese in avanzato stato di putrefazione, davanti al Tribunale di Milano – teatro nel 1992 di Tangentopoli – e in molte piazze italiane, sono stat organizzati dei presìdi da parte dell’associazione “Movimento per la giustizia Robin Hood” e di diverse sigle civiche, in memoria di Falcone e Borsellino.

Avvocati, giuristi e semplici cittadini si sono prodigati, nonostante il caldo feroce di questi giorni, nel distribuire volantini e materiale informativo, allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul deficit di giustizia che continua a bersagliare questo paese. A maggior ragione, dopo il fallimentare, recente referendum sulla giustizia osteggiato soprattutto dal partito-fogna del PD che ha tutto l’interesse, affinché i magistrati continuino a emanare sentenze folli e vergognose a spese e sulla pelle dei cittadini!

I nomi delle vittime delle stragi di Bologna, di Piazza Fontana, dell’Italicus, oltre quelle di Capaci, Via d’Amelio e Via Fani, esposti all’esterno del Palazzo di Giustizia, rappresentano infatti altrettanti pugni nello stomaco nella coscienza civile di un paese incapace di fare finalmente i conti, con il proprio scomodo e ingombrante passato.



La giustizia – ha osservato Pietro Palau Giovannetti, presidente dell’associazione e vittima anch’esso delle storture di un sistema giudiziario che andrebbe profondamente cambiato - va riformata dalle radici partendo dalla responsabilità, sia in sede civile che penale, dei Magistrati che devono rispondere del loro operato. Sarebbe opportuno formare una commissione composta non solo da avvocati e giuristi, ma anche da normali cittadini che possa così vagliarne la bontà delle loro azioni. Pensiamo ad esempio al processo “Borsellino-quater” chiusosi senza colpevoli e con assoluzioni sparse qua e là, per quella che fu una vera e propria strage di stato di cui ancora oggi non conosciamo i mandanti. Secondo noi, è stato lo stesso Stato che dai centri di potere occulto massonico e mafioso tra Milano e Roma, ne ha ordinato la vile esecuzione, allo scopo di fermare la crescita democratica di questo Paese. Per questo e altri motivi, la Magistratura non può più essere un organo senza controllo e che prende provvedimenti assolutamente illegittimi, con palese doppiopesismo. 

Parteciperemo inoltre, ad un evento pubblico che prevede l'allestimento della installazione del monumento sonoro alle vittime di tutte le stragi di Stato, su un’iniziativa del comitatoNon Dimenticarmi  con un flash-mob nella giornata del 19 luglio, insieme anche ad altre associazioni, per ricordare i giudici Falcone, Borsellino e anche le altre vittime di stragi che non hanno sinora mai ricevuto giustizia. In chiusura, ci stringeremo unendo le mani, dando vita a un girotondo intorno al Palazzo di Giustizia per chiedere di riaprire le indagini su tutte le strafo e processare anche i mandanti rimasti impuniti. Allestiremo anche un monumento dedicato alla memoria di queste persone – ha poi concluso – fra Piazza Fontana e Piazza Beccaria.

Francesco Montanino

ufficiostampa@legasud.it 





sabato 4 giugno 2022

LE SANZIONI DI DRAGHI AGLI ITALIANI

 


Bollette salate, prezzi delle materie prime che salgono senza fermarsi, inflazione alle stelle, debito pubblico a livelli record, diritti negati, discriminazione, russofobia…..questi sono soltanto alcuni degli indubbi primati detenuti dal governo dei “migliori pagliacci” che sta distruggendo quel che resta di questo ridicolo e sgangherato paese. Il “vile liquidatore e affarista” (nonché massone e banchiere, aggiungiamo noi) Draghi sta portando a compimento il proprio scopo che è quello di fare terra bruciata del Bel Paese, secondo un infame e criminale piano ordito oltre trent’anni fa oltreoceano da una gang di affaristi in doppio petto, il cui massimo ideale era quello di renderci schiavi e succubi delle loro paranoie.

Dopo aver vessato e discriminato con metodi dittatoriali per mesi e mesi quei cittadini che non sono caduti nella trappola organizzata con la complicità colpevole e compiaciuta di media corrotti e profumatamente pagati da questo regime eversivo ed estorsore, in merito all’obbligo di farsi in(o)culare un siero spacciato per vaccino e i cui effetti nefasti iniziano a essere sempre più evidenti, il nuovo capro espiatorio adesso sono diventati i russi.



Dallo scorso 24 febbraio, giorno in cui il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha dato inizio alle operazioni di denazificazione dell’Ucraina, abbiamo assistito a una vera e propria escalation contro un paese cui siamo uniti da profondi legami storici e culturali. Un rapporto di amicizia che dura da secoli, gettato letteralmente alle ortiche da una classe politica composta da infami, delinquenti, vigliacchi e corrotti della peggiore specie che ha pensato bene non solo di contribuire all’inasprimento delle sanzioni europee contro la patria di Tolstoj, ma anche di foraggiare quei bravi ragazzi del battaglione neonazista “Azov” che da otto anni sta massacrando le inermi popolazioni del Donbass, fornendo soldi e armi.

Una dichiarazione di guerra indiretta e fatta per procura sotto la spinta dei soliti esportatori di democrazia di stanza oltreoceano, che ci sta esponendo a grossi rischi. Perché se un giorno la Russia dovesse decidere di adottare delle azioni ritorsive anche di carattere militare contro chi si è schierato contro di lei seppur indirettamente, l’Ita(g)lia rischierebbe seriamente di essere sottoposta alle micidiali armi in mano al Cremlino. La Russia, vale sempre la pena ricordarlo a quegli idioti che vorrebbero trascinarci in una guerra che sicuramente non è la nostra e che nessuno ci ha dichiarato, è il paese che detiene la maggior quantità di armi nucleari. Un arsenale bellico, da far letteralmente tremare i polsi e in grado di raggiungere Roma (giusto per fare il più semplice e immediato degli esempi) in pochissimi minuti, e a raderla letteralmente al suolo…..

Chi in maniera superficiale e ignorante ha poi proclamato l’estensione dello stato di emergenza fino al prossimo 31 dicembre per guerra, ignora che la Costituzione lo contempla ma soltanto nel caso in cui un paese straniero avesse iniziato le ostilità militari contro di noi. Nel caso di specie, appare chiaro che quello russo-ucraino – al momento – è soltanto un conflitto regionale. Che però qualcuno (USA in primis) ha interesse a far diventare mondiale, con conseguenze inimmaginabili e imprevedibili per l’umanità. Che l’itaglia sia diventata una colonia americana da oltre tre quarti di secolo, infatti, non è affatto un mistero ed è sotto gli occhi di tutti. E chi ha provato a opporsi a tale disegno, è sempre stato osteggiato e finanche eliminato anche fisicamente.

Viene qui in mente la vicenda di Sigonella e del sequestro da parte di un commando di palestinesi della nave di crociera “Achille Lauro” nell’ottobre del 1985 in cui venne trucidato un turista americano: in quella vicenda, l’allora premier Bettino Craxi fece valere la giurisprudenza del nostro paese, rifiutandosi di consegnare il terrorista Abu Abbas alle autorità americane. La scena dei carabinieri italiani e dei militari americani che si puntavano le armi contro evidentemente non era andata giù a Washington che ha sempre visto male il tentativo di intraprendere una “terza via” lontana dai blocchi americano e sovietico, allora dominanti. Il segretario del PSI pagò poi l’essersi messo contro gli statunitensi, in quell’enorme scandalo che ha il nome di “Tangentopoli” qualche anno dopo, facendo da capro espiatorio a un comportamento ripugnante e riprovevole ascrivibile all’intera classe politica, e non certo e non soltanto a lui. Così come si è poi verificato, con l’esilio forzato ad Hammamet che di fatto gli ha impedito di far valere le proprie ragioni e magari coinvolgere anche quel PDS (oggi PD), che si è sempre piccato di avere una, non ben chiara e specificata, “superiorità morale”.



O magari del povero Aldo Moro, rapito sì dalle Brigate Rosse ma abbandonato da quegli stessi suoi compagni di partito che eppure avrebbero dovuto fare di tutto per salvargli la vita. Anche qui, non era certo un mistero che il grande statista democristiano aveva assunto una posizione assai scomoda. Invisa sia agli USA che, per certi aspetti, anche all’ex URSS cui non piaceva il tentativo di Moro di rendere più lontano dalle negative influenze di Mosca, il principale partito comunista dell’occidente. E rendere, nel contempo, plausibile l’inizio di una fase storica in cui l’Ita(g)lia potesse diventare protagonista assoluta e indiscussa nel Mediterraneo, smarcandosi dai due grandi blocchi contrapposti e conquistando quella neutralità sotto la stessa falsa riga della Svizzera, che da sempre auspichiamo.

Nella vicenda del suo sequestro e dei successivi 58 giorni di angosciosa e straziante prigionia, ci sono sempre stati dei lati oscuri riguardanti anche il ruolo della CIA e dei servizi segreti nostrani. A quei tempi, si sarebbe poi scoperto soltanto dopo, era in funzione una struttura paramilitare chiamata Gladio che coinvolgeva una parte di stato “deviata”, e che ha avuto un ruolo chiave anche nella strage di Piazza Fontana a Milano, nel dicembre 1969. Il suo scopo sarebbe dovuto essere quello di intervenire nel caso di un’eventuale invasione dell’Unione Sovietica. Così non è mai stato, perché intanto il comunismo per fortuna è crollato definitivamente con la fine dell’URSS nel 1991. Ma per qualcuno evidentemente non è stato così, a dispetto del fatto che la guerra fredda, per come l’abbiamo conosciuta, è finita ormai da tempo.

A parer nostro sarebbe, dunque, stato il caso di smantellare anche le basi della NATO, che era nata come alleanza difensiva, e che è tuttora presente sul nostro territorio senza alcuna valida motivazione. Invece, come abbiamo visto negli ultimi 30 anni l’Alleanza Atlantica si è espansa sempre più ad est ed ha – di fatto – violato quel “gentlemen’ agreement” con il quale gli USA si erano impegnati di fronte all’allora premier sovietico Mikhail Gorbacev che mai la NATO avrebbe inglobato paesi vicini all’URSS.

Cosa mai verificatasi, come comprovano le adesioni di Lettonia, Lituania ed Estonia (tre paesi che facevano parte del blocco sovietico, prima di proclamare la loro indipendenza agli inizi degli anni ’90), cui vorrebbero aggiungersi – in questi giorni - anche Svezia e Finlandia che però stanno incontrando il veto della Turchia. Si è fatto riferimento a questo episodio, perché una delle ragioni del conflitto fra Russia e Ucraina ricade proprio sul mancato adempimento da parte occidentale di questo accordo fra gentiluomini. Il presidente russo Putin, del resto, in un’intervista rilasciata nel 2016 al regista americano Oliver Stone, dichiarò molto apertamente di sentirsi accerchiato. E non solo per le vergognose sanzioni comminategli dall’Unione Europea e dagli USA, ma anche e soprattutto dal punto di vista militare.



Non conosciamo a fondo le ragioni che hanno portato il Cremlino a iniziare le operazioni belliche in Ucraina. Quel che è certo, è che dal 2014 (anno in cui gli americani hanno favorito il colpo di stato del Maidan, con la deposizione di Yanukovic (al governo dopo lo svolgimento di regolari e democratiche elezioni) e l’insediamento del solito burattino che risponde ai loro diktat (ieri Poroshenko (“Porkoshemo, per gli amici) e oggi il comico Zelenskyi), è iniziata una fase di deterioramento delle relazioni diplomatiche ed economiche fra USA e Russia, che sta attentando seriamente alla sicurezza globale. I russi stanno difendendo il loro spazio vitale, allo stesso modo di quel che fecero gli americani nel 1962 all’epoca della crisi missilistica cubana.

Man mano che si sta andando avanti in questa guerra che il presidente americano Bidè(n) sta alimentando con dichiarazioni e comportamenti a dir poco allucinanti, stanno emergendo verità sempre più compromettenti (i laboratori segreti di Azovstal o la sceneggiata di Bucha, solo per citare quelle che ci vengono per primi in mente) in cui si stanno definendo i veri contorni di una vicenda che avrà fine soltanto con l’accettazione integrale da parte di Kiev delle condizioni poste in essere da Putin, prim’ancora che fosse sparato un colpo. Zelenskyi appare sempre più come un guitto e un personaggio senza spina dorsale, costruito ad arte da certo mainstream la cui affidabilità la conosciamo ormai da interi decenni.

Il ruolo dell’ita(g)lia in questa brutta storia, è quello di continuare a fare da cane accondiscendente e scodinzolante di fronte al padrone a stelle e strisce che, ricordiamolo per gli smemorati, hanno “esportato” la democrazia, a suon di bombe a partire dal lontano 1945. All’inizio, furono le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki a sperimentare per prime la “bontà” di questo principio con tantissimi morti provocati dalle atomiche. Nel tempo, sarebbe poi toccato al Vietnam, all’Iraq, alla Libia, alla Siria, alla Serbia e infine all’Afghanistan. Operazioni militari fallimentari che sono solo costate milioni e milioni di vittime, insieme a interi paesi devastati. Anche per l’Ucraina, vale lo stesso principio. Solo che stavolta, il lavoro sporco lo sta svolgendo il Bel Paese nonostante che gran parte dei cittadini stia spingendo piuttosto per una soluzione diplomatica del conflitto.

Magari anche con la revoca di questo regime sanzionatorio che ci sta presentando un conto a dir poco salatissimo. L’impennata dei prezzi delle materie prime è sotto gli occhi di tutti e sta assestando un durissimo colpo a un’economia già di per sé disastrata come la nostra. L’inflazione sta salendo a livelli che non si vedevano da tantissimi anni e corre a grandi falcate verso il 7%, mentre il debito pubblico cumulato, rilevato nel dicembre 2020, era di circa 2.569 miliardi di euro. Il rapporto con il PIL, sempre in quel periodo, era del 157,9%, ovvero ben oltre quello stabilito dai rigidi parametri di Maastricht nel 1992, all’epoca dell’avvio della fase che avrebbe poi portato all’entrata nella moneta unica. Abbiamo ragione di presumere che quest’anno sarà anche peggio, considerando che l’incremento del PIL dovrebbe essere assai ridimensionato da una crisi economica che – secondo alcuni analisti – sarà anche peggiore di quella del 2008 (dalla quale non ci siamo mai realmente ripresi), mentre la spesa a debito proseguirà anche nei prossimi mesi.

Vero è che sono stati ammessi degli scostamenti di bilancio per permettere di assorbire l’impatto devastante della psicopandemia da Covid. Ma è anche vero che le prospettive per questo paese, sono tutt’altro che rosee.

La decisione cervellotica e schizofrenica poi di interrompere ogni tipo di rapporto economico con il mondo russofono rischia di assestare un altro, durissimo colpo a un sistema che ormai sta boccheggiando. Sarà soprattutto il turismo a risentirne maggiormente perché si prevede che la perdita, in termini di indotto, derivante dalla mancata presenza dei turisti russi sarà stimabile attorno al milione di euro. Anche se qualcuno come Flavio Briatore, sostiene che a questa già di per sé ragguardevole cifra, bisognerà aggiungerci uno se non, addirittura, due zeri!

Di questo, dobbiamo solo ringraziare il governo Draghi e i suoi infami sostenitori che stanno lì solo per obbedire agli ordini provenienti da Washington. E non certo per curare i nostri interessi, come eppure dovrebbe essere. Ce ne accorgeremo di questa follia soprattutto in autunno, quando avremo maledettamente bisogno di quel gas che la Russia ci ha sempre fatto pagare al di sotto del prezzo di mercato. E che invece probabilmente saremo costretti a comprare a cifre maggiorate, solo perché dobbiamo accontentare gli americani che stanno cercando in tutti i modi di rifilarci il loro, attraverso la costruzione di costosissimi rigassificatori che potrebbero avere anche un forte impatto ambientale.

Soltanto la rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe far saltare il banco e portare anche a ridiscutere i rapporti assai compromessi con la Russia di Putin che intanto, in questi ultimi mesi, ha stretto alleanza non solo con la Cina ma anche con l’Iran, l’Arabia Saudita, il Brasile e il Sudafrica. Nell’ottica di uno spostamento ad est dell’asse geopolitico con il quale, presto o tardi, saremo comunque chiamati a fare i conti.

Appare infine chiaro che anche il ruolo dell’Unione Europea sia divenuto similare e speculare degli interessi a stelle e strisce nel Vecchio Continente. Questa istituzione sempre più in crisi, dovrebbe piuttosto cercare di recitare un ruolo terzo e indipendente, ripristinando una centralità che ci tenga lontani ed equidistanti dai desiderata degli USA. L’atteggiamento del club degli affaristi europeo, invece, continua a essere squallido e penoso, così come conferma la volontà di perpetuare nel considerare la Russia e Putin come nemici con i quali è bene non trattare. Senza però rendersi conto che di fatto stanno spingendo Mosca fra le braccia di Pechino che in questa situazione – come si sarà potuto intuire - ci sta guadagnando alla grande, senza neppure muovere un dito!

Lo scenario dunque, allo stato attuale, è tutt’altro che favorevole e lascia il campo a tanti dubbi su quel che ci aspetta nei prossimi mesi. I rumors che parlano di possibili dimissioni di Draghi nel mese di agosto, con elezioni lampo da organizzarsi possibilmente a ottobre mentre la stragrande maggioranza delle persone è al mare o in montagna a godersi le ferie, sono da prendere in seria considerazione. Secondo tradizione ormai radicata in questo paese, tenere lontani dalle urne i cittadini in modo che votino solo quelli che hanno interessi e tornaconto personali, non è più un esercizio di poca democrazia, quanto di acclarata normalità.

A questa regola, anche i cinque referendum sulla giustizia (sui quali consigliamo di andare alle urne ed esprimere un bel SI’) in programma nel prossimo weekend non stanno certo sfuggendo, a giudicare dalla vergognosa consegna del silenzio imposta dal partito fogna del PD e dei suoi sodali che fanno parte dell’informazione di regime, solo perché possono minare le manie di onnipotenza e intoccabilità di certa magistratura politicizzata e mafiosa, che possa così continuare a essere impunita, e a fare ciò che vuole senza mai dover rispondere dei propri errori….

Il teatrino penoso e ridicolo cui stiamo assistendo da mesi e mesi, è stucchevole e non può certo trarci in inganno. Mentre i pentadementi e i loro compagni di merenda del PD sono ormai una carta tristemente e squallidamente conosciuta, in quello che dovrebbe essere lo schieramento opposto le cose non è che vanno poi tanto meglio.

Le pantomime finto pacifiste di Salvini che adesso vorrebbe andare da Putin (già fa ridere così….), in realtà rispondono soltanto al carattere opportunistico del fannullone padano, la cui propensione al trasformismo e all’essere il peggiore delle banderuole e dei voltagabbana, abbiamo imparato già da tempo immemore a conoscere. Ha abiurato il vero federalismo e preferito le poltrone di quella Roma ladrona che a chiacchere diceva di avversare, salvo poi diventare uno dei perni su cui si poggia il più centralista, corrotto, infame, liberticida, statalista e assistenzialista dei governi che si ricordi.

In merito a Berluskazz e alla melonara borgatara e (s)fascista, possiamo solo stendere un velo pietoso. Anche se alla leader dei fratelli d’ita(g)lia vogliamo solo ricordare che aveva a più riprese dichiarato di essere l’unica opposizione solo perché doveva svolgere questo ruolo, quasi come se si trattasse di una recita a soggetto. La sua più che opposizione è diventata OPPOFINZIONE, perché l’aver appoggiato questo governo non eletto dai cittadini in occasione della crisi russo-ucraina, unitamente alla sua posizione filo-atlantista, significa solo che è anch’essa parte integrante di un sistema che non perde mai occasione di mostrare il suo vero volto: arrogante, strafottente, opportunista, illiberale e discriminatorio!

I fatti che proviamo a raccontare e ad esporre con la consueta analiticità, ci portano sempre alla medesima conclusione: la rivoluzione federale che parte dai territori e ci libera dallo statalismo e dal centralismo romani, è l’unica strada da percorrere affinché i nostri territori possano tornare a risplendere e a intraprendere uno sviluppo sano e sostenibile, anche dal punto di vista economico. Senza le catene e i lacciuoli della burocrazia, dei centri di potere, del malaffare e delle lobby. E all’esclusivo servizio e interesse dei cittadini e delle comunità di cui questi ultimi sono parte integrante.


Francesco Montanino


mercoledì 30 marzo 2022

IL DEBITO DEL COMUNE DI NAPOLI LO PAGHERANNO I SOLITI NOTI

 


Come al solito, pagherà il conto chi ha sempre lavorato e prodotto. Nonostante che l’attenzione dell’opinione pubblica, in questi ultimi mesi, fosse tutta dedicata alle sorti del Green Kazz (con le correlate restrizioni poste in essere dal regime) e al conflitto regionale fra Russia e Ucraina, il “vile affarista” Draghi è venuto a fare passerella a Napoli.

Motivo della visita, l’annuncio dato in pompa magna e in pasto ai soliti media leccaculo, dell’azzeramento del mostruoso debito che si è accumulato negli anni, in quel di Palazzo San Giacomo. Non sono però mancati momenti di tensione e di contestazione, con decine di persone che hanno aspettato l’uscita da una rinomata pizzeria del quartiere Sanità del premier abusivo, insieme al sindaco “manfreduccio” e al kapò De Luca, per esprimere tutto il loro dissenso, nei confronti di chi sta solo gettando il solito fumo negli occhi ai cittadini. Secondo un canovaccio che abbiamo imparato a conoscere, e ci fa assistere alla solita sfilata di politicanti da quattro soldi. in cerca di riabilitazione e di facili consensi.



Decenni interi di sprechi e sperperi di vario tipo, tutti pagati naturalmente dal contribuente, che oggi trovano l’esaltazione nel condono della ragguardevole cifra di 5 miliardi di euro, stanziati di fatto a favore di una classe politica semplicemente indegna e infame (sia di maggioranza che di opposizione), come quella napoletana! A tanto era arrivato il saldo negativo presente nelle dissanguate casse del capoluogo partenopeo, grazie all’avvento delle orde barbariche di Don Antonio “Berisha” detto Bassolino, di Rosetta Russo Jervolino e di Giggino “o’ sindachino” De Magistris. Tutti primi cittadini he hanno in comune l’appartenenza allo schieramento di centro-sinistra. E che – negli ultimi 30 anni - hanno fatto il bello e il cattivo tempo, facendosi beffe dei continui richiami della Corte dei Conti, anche con la complicità di una pseudo-opposizione che non ha fatto davvero nulla per evitare lo scempio cui è stata sottoposta la capitale del Sud.

Il maxi debito condonato ad amministratori incapaci e buoni solo a sperperare denaro pubblico, in realtà, è solo un modo – come sopra accennato - maldestro di arruffianarsi il consenso popolare. C’è da scommettere, infatti, che il neo-sindaco “manfreduccio” con la ricotta, proseguirà sotto la stessa falsa riga dei suoi predecessori, alimentando clientele e prebende assortite senza andare a risolvere nel concreto gli atavici problemi che attanagliano Napoli.

Ci saranno, infatti, le solite, inutili assunzioni che serviranno solo a tenere in vita quel meccanismo clientelare basato sul voto di scambio, su cui si poggia l’economia partenopea. Una città in cui i disservizi sono la regola, e la qualità della vita continua inesorabilmente a peggiorare.

E non si tratta sempre dei soliti stereotipi, quanto piuttosto di una realtà con la quale i napoletani, sono costretti a fare i conti. Ieri come oggi. Anche se, il mainstream continua a raccontare la favoletta noiosa di un rinascimento, che è presente solo nel libro dei sogni di qualche sprovveduto.

La mossa propagandistica e demagogica di Draghi, infatti, non potrà mai cancellare la macelleria sociale attuata negli ultimi mesi con l’inasprimento delle vessazioni e delle restrizioni, poste in essere nei confronti di chi non ha voluto cedere all’infame ricatto vaccinale. Oltre che degli atavici problemi occupazionali e di sicurezza che assillano da tantissimi anni, Napoli e il suo hinterland. Le tante attività che stanno chiudendo e la totale assenza di politiche volte a creare sviluppo e lavoro, le dobbiamo anche a decisioni cervellotiche e senza senso come il maxicondono a favore del Comune di Napoli, che è piuttosto un inno al cattivo utilizzo del denaro pubblico. Oltre che l’esaltazione di un modello centralista e statalista, che non si degnerà mai di premiare il merito e chi è virtuoso.



A qualcuno potrà sembrare - il nostro - un ragionamento controcorrente. Ma da coerenti e seri federalisti quali siamo sempre stati, riteniamo che queste misure assistenziali, non miglioreranno per nulla la situazione.

Ci sarebbe piuttosto bisogno dell’esatto contrario, ovvero di un meccanismo attraverso il quale le risorse prodotte sul territorio lì restano. E non vengano, invece, dissipati in mille rivoli come purtroppo accade alle nostre latitudini. La Lombardia, solo per fare un esempio, vanta un residuo fiscale di ben 54 miliardi di euro: con queste risorse, quella che è la locomotiva del paese (insieme a Veneto ed Emilia-Romagna) potrebbe continuare a crescere dal punto di vista economico e offrire servizi migliori ai propri cittadini.

Un sistema federale costringerebbe tutte le regioni (comprese quelle meridionali) a sapere come utilizzare le risorse a propria disposizione, senza contemplare la possibilità di sprechi e sperperi assortiti. Ne gioverebbe anche il Sud che finalmente, libero dalle catene stataliste e assistenzialiste, potrà esprimere tutto il proprio immenso potenziale, e diventare la “tigre del Mediterraneo”. E invece abbiamo assistito a spettacoli deprimenti come, ad esempio, la Cassa del Mezzogiorno che hanno solo alimentato un vero e proprio assalto alla dirigenza portato avanti da partiti famelici, con il concorso e la complicità delle principali organizzazioni criminali, che da interi decenni stanno tarpando le ali allo sviluppo del Sud.

Il modello da seguire – non ci stancheremo mai di ribadirlo - è quello della vicina e civile Svizzera e dei suoi cantoni, capaci di fornire servizi dagli elevati standard qualitativi. A fronte di una tassazione contenuta e di una burocrazia snella che permettono vivibilità e sostenibilità anche economica, a territori che non presentano invece la ricchezza e la varietà paesaggistica presenti a Napoli e nell’intero Mezzogiorno.

Lo sviluppo e il lavoro, a nostro avviso, devono partire e modellarsi secondo quelle che sono le peculiarità dei territori. E non piuttosto continuare a essere calati dall’alto, secondo uno schema trito e ritrito che si è stato fallimentare e incapace di fornire adeguate risposte.


Francesco Montanino

domenica 6 marzo 2022

ORA BASTA: VE NE DOVETE ANDARE!

 


Come volevasi dimostrare! Il regime del Draghistan (per gli amici, repubblica delle banane itagliana) sta mostrando il suo vero e infame volto, e di questo non avevamo assolutamente dubbi sin da tempi non sospetti. Dapprima ostinandosi a mantenere il Green Kazz, per perpetuare il controllo sociale in atto ormai da diversi mesi, adducendo un principio scientifico che non ha alcuna ragion d’essere perché il Covid sta entrando nella sua fase endemica: ovvero sta diventando una malattia con la quale dovremo abituarci a convivere, anche se sarà comunque consigliabile mantenere un attento monitoraggio sulle sue evoluzioni. E poi trovando ogni pretesto pur di mantenere uno stato di emergenza perenne, volto solo a terrorizzare e a taglieggiare la popolazione, mostrando - ancora una volta - che sono disposti davvero a far di tutto per danneggiare ulteriormente gli sventurati abitanti di questo paese. Compreso, quello di proclamare uno stato di emergenza per “guerra” (di cui avremo modo di parlare nel prosieguo), attraverso cui prorogare il termine, inizialmente fissato al 31/3/2022, al 31/12/2022!

Il tutto, mentre nel resto d’Europa si stanno progressivamente smantellando le restrizioni poste in essere nei mesi scorsi, perché i dati sui contagi stanno drasticamente calando. Così com’era, del resto, ampiamente prevedibile dal momento che ci stiamo, a poco a poco, avviando verso la bella stagione e, come per qualsiasi ceppo influenzale, anche il coronavirus è destinato a indebolirsi e a ridursi la propria incidenza, in termini di contagi e ricoveri in terapia intensiva. La riconquista della libertà in Inghilterra, Spagna, paesi scandinavi e finanche Turchia, è sotto gli occhi di tutti. Fa notizia alle nostre latitudini, solo perché un manipolo di satrapi continua a soggiogare e a tenere sotto scacco la popolazione di un paese, con metodi vigliacchi che stanno facendo sorridere il mondo intero, denotando nel contempo un’incapacità e un’arroganza che davvero non hanno uguali.

Ci sarebbe davvero da ridere per non piangere, per una decisione che arriva con un tempismo quantomeno sospetto, visto e considerato che stava venendo a galla in maniera inesorabile, la verità sull’inefficacia di questi sieri sperimentali fatti passare da un mainstream bugiardo e carogna, quali vaccini salvifici da un qualcosa di assimilabile alla peste bubbonica, di manzoniana memoria. Una verità che molto presto li avrebbe portati davanti alle aule dei tribunali, per rispondere delle gravissime omissioni e alle violenze private perpetrate in questi ultimi due anni, nei confronti di milioni e milioni di cittadini che chiedono solo di poter vivere in libertà ed essere lasciati in santa pace!



Il pretesto a questo governo di dittatori incalliti e bastardi, è stato fornito – non sappiamo fino a che punto, casualmente – dallo spostamento delle truppe russe in Ucraina per denazificare e demilitarizzare un paese che è stato foraggiato militarmente ed economicamente in questi ultimi anni da UE e USA, ed a cui è stato promesso che sarebbero state installate delle basi NATO sul proprio territorio. Intanto, in questi ultimi otto anni, la regione del Donbass, che si trova ad est dell’Ucraina, è stata sottoposta a un vero e proprio genocidio, solo perché quelle popolazioni hanno legittimamente rivendicato la volontà di tornare a far parte della Russia, sulla scia di quanto stabilito con un referendum popolare dalla Crimea. Cosa che non è andata giù a Kiev che, tramite il battaglione neonazista Azov, non si è fatta scrupolo di ammazzare anche donne e bambini e di vessare in ogni modo chiunque parlasse in russo! Una vera e propria follia che si è consumata nel colpevole e compiaciuto silenzio dei media occidentali, preoccupati di disinformare e offrire – come al solito – una versione parziale e allineata a una sola parte, di una vicenda in realtà molto più complessa di quello che si pensa.

Se a questo aggiungiamo che nel 1991, gli USA promisero – sotto forma di un accordo scritto pubblicato recentemente dal prestigioso settimanale tedesco “Der Spiegel” - all’allora premier sovietico Mikhail Gorbachev alla vigilia della dissoluzione dell’URSS, che la NATO non si sarebbe mai espansa ad est, ecco che il quadro della situazione assume contorni che non possono affatto portarci a ritenere il presidente russo Vladimir Putin, quale unico colpevole della brutta situazione che si è venuta a creare in quella parte di Europa.

L’UE e gli USA hanno una grossa fetta di responsabilità, e sarebbe bene che si assumano le proprie colpe invece di continuare a starsene sul piedistallo e a frignare, solo perché i russi hanno perso la pazienza dopo che hanno ripetutamente evidenziato le proprie rimostranze, senza mai essere ascoltati da nessuno! La NATO ha inglobato, con il trascorrere degli anni, anche i paesi baltici, la Polonia, la Romania, la Repubblica Ceca, la Slovacchia e l’Ungheria: ovvero, buona parte di quel blocco di paesi che facevano parte - a un tempo - del Patto di Varsavia. Il prossimo passo, sarebbe stato quello di comprendere anche l’Ucraina che dista poche centinaia di chilometri da Mosca e che dunque - e a ragion veduta, ci permettiamo di aggiungere - agli occhi dei russi avrebbe potuto rappresentare una seria minaccia alla propria sicurezza interna, con missili puntati contro che avrebbero potuto provocare morte e distruzione in qualsiasi momento.

Proviamo per un attimo a metterci nei panni della Russia: a chi farebbe piacere sapere che il proprio vicino dispone di armi pronte a scagliarti contro, per qualsiasi pretesto? La storia insegna che una situazione del genere avvenne, a parti esattamente capovolte, nel 1962 quando l’URSS nell’ottobre di quell’anno andò a installare delle posizioni missilistiche a Cuba, puntandole contro gli USA che distavano appena 150 miglia marine, e vedevano dunque esposte non solo la Florida ma anche Washington e New York al rischio tutt’altro che campato in aria di essere colpite da pericolosissimi ordigni!

Solo un grande capolavoro diplomatico di John Fitzgerald Kennedy riuscì ad evitare il peggio, sotto forma di un accordo sotto banco con i sovietici che consisteva nello smantellamento dei missili da parte di Kruscev a Cuba, in cambio degli Jupiter americani collocati in Turchia. La coraggiosa ricerca della pace a tutti i costi, costò la vita al povero Kennedy che un anno dopo venne assassinato a Dallas in circostanze ancora poco chiare, a distanza di quasi 60 anni!

Sulla base di questo importante e fondamentale precedente storico, la logica avrebbe imposto e tuttora impone la ricerca del dialogo, provando a trovare una soluzione equa e condivisa per entrambe le parti!

E, invece, ecco che è scattata la caccia al russo, giusto per gettare ulteriormente inutile e deleteria benzina sul fuoco! Il solo fatto che una persona è russa (non importa se viva, morta (pensiamo al bando di una lezione sul grande autore Dostoevskij all’Università Bicocca di Milano), o anche se è portatore di disabile o un animale (se la sono presi persino con i gatti….) è una colpa gravissima che impone il marchio dell’infamia e della vergogna, da parte del pensiero unico globalista! Credevamo che le pagine più buie della storia rappresentate dall’avvento dei regimi nazifascisti e comunisti appartenevano a un passato che non vogliamo che si ripresenti più ed erano state ormai consegnate alla storia, che le ha condannate senza alcun appello! E invece, poiché non c’è davvero limite al peggio, stiamo assistendo a un’ennesima, disgustosa barbarie in cui bisogna sopprimere e prendersela con i russi, per il solo fatto di essere tali!



Una vera e propria follia di cui avremmo volentieri voluto fare a meno, perché l’interscambio commerciale fra il Bel Paese e la Russia, in questi anni e a dispetto delle ridicole sanzioni economiche comminate da USA e UE, è stato importante e ha permesso sviluppo e creazione di tanti posti di lavoro. Qualcuno dovrebbe spiegarci poi perché solo le nostre imprese non potranno avere più rapporti con la Russia, al contrario di quelle francesi che invece continueranno ad averli nonostante i rapporti non certo idilliaci fra Macron e Putin. Tutto dilapidato, solo perché questo paese privo di spina dorsale deve obbedire ciecamente ed esclusivamente ai padroni del vapore che si trovano oltreoceano, in un perverso disegno che porta dritti dritti verso l’autodistruzione! Lo scopo, nemmeno tanto nascosto, è quello di andare in malora e di ridurre progressivamente in miseria i propri cittadini che stanno subendo in maniera più o meno consapevole, angherie e soprusi assortiti e non certo da due anni a questa parte, come qualcuno crede in maniera a dir poco sciocca e ingenua!

Lo diciamo molto chiaramente: si sta perpetrando l’ennesima violazione di una Costituzione (che comunque andrebbe modificata in senso autenticamente federale), che solo a parole una certa parte politica (il partito fogna del PD) dice di voler difendere, salvo poi calpestare per fare solo i propri sporchi interessi. Se si va a vedere cosa dice la Carta Costituzionale, si nota come all’articolo 78 lo stato di guerra può essere proclamato e conferito dal Governo solo dalle Camere. La condizione imprescindibile è che questo paese abbia dichiarato (o gli sia stata dichiarata) guerra ad un altro paese. Non solo non risulta che ci sia stato un dibattito in tal senso alle Camere, ma nemmeno che la seconda condizione si sia, allo stato attuale, verificata! Siamo in presenza dell’ennesimo e spregevole colpo di mano perpetrato da un esecutivo mai votato dai cittadini, in cui è persino imbarazzante commentare il comportamento di chi è stato eletto per ben altri scopi.

La dittatura draghiana (avallata da quelle sciagure che rispondono alle figure mefitiche e insignificanti dei pentadementi e alla sgangherata armata brancaleone che è diventata la lega di Salvini) sta mostrando il suo volto più malvagio e subdolo, spegnendo le voci di chi non si vuole allineare alla vulgata che dipinge i russi come cattivi, senza provare a indagare sulle ragioni che hanno spinto il loro presidente Putin a intraprendere questo tipo di decisioni. Così come sta ancora accadendo con l’affaire covid, in cui sono state messe al bando le voci fuori dal coro ed è stata finanche negata di fatto la possibilità di manifestare in maniera totalmente pacifica, a chi vuole soltanto esprimere un’opinione contraria.

In una vicenda così drammatica e cupa come questa, buona norma è quella di ascoltare entrambe le campane, allo scopo di poter poi avere tutti gli elementi per farsi un’idea su ciò che sta accadendo, in maniera libera e consapevole. Ma così non è, e ce ne stiamo accorgendo man mano che trascorrono i giorni.

Hanno censurato ad esempio colleghi come Marc Innaro, corrispondente della TV di stato (pagata naturalmente da noi, sotto forma di un canone estorto in maniera truffaldina) da Mosca, solo perché ha esposto acriticamente, e così come dovrebbe davvero fare un operatore dell’informazione, la posizione della Russia. Un attacco assurdo, che non ha risparmiato nemmeno l’arte, lo sport, lo spettacolo e la cultura. Basti pensare alla grave e ingiusta discriminazione cui è stato sottoposto il direttore di orchestra Gergiev, licenziato in tronco da quell’altro fenomeno del sindaco di Milano Peppiniello Sal(l)a(h)-al-bar dal Teatro “Scala” del capoluogo meneghino, solo perché ha osato rifiutarsi di prendere posizione contro il presidente russo Putin, sulla crisi che si è venuta a creare fra Russia e Ucraina. Di esempi ce ne sono davvero tanti e ci lasciano sbigottiti e senza parole, perché si tratta di provvedimenti censori, tipici di una dittatura che si sta instaurando da queste parti, senza che nessuno o quasi se ne stia rendendo conto.



Sentire parlare il dittatore Draghi di “democrazia e diritti umani violati” in Ucraina, ci fa venire letteralmente un grande moto di disgusto e di nausea. Da quale pulpito si permette di fare la predica e le pulci a un omologo (il presidente russo Vladimir Putin) che, al suo contrario, esercita il proprio ruolo grazie a un massiccio consenso popolare? Come si permette di cianciare di democrazia e diritti umani violati, se da due anni a questa parte, alle nostre latitudini stiamo assistendo alla distruzione di tutte le libertà fondamentali dei cittadini, instillando inoltre un pericoloso clima di odio e contrapposizione sociale solo perché non vuole assumersi le responsabilità di un fallimento, che è sotto gli occhi di tutti? Con quale coraggio parla di ripresa economica, se risentiremo in maniera pesante della ricaduta di sanzioni che pagheremo in futuro, a carissimo prezzo?

Nemmeno a noi fa piacere vedere scene di guerra in tempo di pace e propugniamo in ogni sede, la soluzione diplomatica quale unica via di uscita. Ma se proprio dobbiamo dircela tutta, allora certe anime belle dovrebbero avere il coraggio di prendere posizione anche contro i guerrafondai americani che in questi ultimi 60 anni hanno “esportato la democrazia” a suon di bombe in Vietnam, nell’ex Jugoslavia, in Libia, in Siria, in Iraq e in Afghanistan!

Un modo ipocrita e vergognoso, per non dire che hanno fatto scoppiare sanguinosissimi conflitti in casa d’altri. Infatti, hanno sempre agito così e anche nel conflitto russo-ucraino non si sono certo smentiti. Dove sono i pacifisti a senso unisco e tutti quelli che dicono di essere contro le discriminazioni e il razzismo? Si sono chiusi nel wc e vi hanno infilato la testa dentro, solo perché dalla parte del torto si trovano anche i loro beniamini?

Gli esportatori della democrazia a stelle e strisce, nonché autoproclamatisi in maniera unilaterale quali sceriffi del mondo, stanno soffiando con insistenza sul fuoco della terza guerra mondiale, con dichiarazioni e azioni semplicemente squallide e allucinanti, ricattando i russi e trattando l’UE alla stregua di un loro possedimento coloniale. L’Unione Europea, in questa vicenda, assurge al ruolo di marionetta nelle mani degli americani e delle loro manie guerrafondaie, solo perché il Deep State USA sta perseguendo lo scopo di dimezzare la popolazione mondiale. Dapprima con un virus creato molto probabilmente in laboratorio, a cui bisognava far fronte con farmaci la cui sperimentazione non è ancora finita e i cui effetti collaterali sono sconosciuti persino ai loro stessi produttori. Adesso, con una pericolosissima guerra nel cuore d’Europa che rischia di avere conseguenze catastrofiche anche per noi.



E non solo e non tanto dal punto di vista economico, visto e considerato che stiamo assistendo all’impennata dei prezzi dei carburanti in una corsa che – secondo qualche analista – dovrebbe portare le loro quotazioni addirittura a 3-4 euro! Ciò porterà - quale ulteriore effetto indesiderato - all’inflazione da costi, perché anche per i beni di prima necessità saremo costretti a spendere di più. E il cui conto, sarà pagato sopratutto dalle fasce più deboli della popolazione, già duramente provate da due anni di psico-pandemia.

Ma anche e soprattutto diplomatico, perché invece di spingere sulla via della ricerca del dialogo fra le parti il massone banchiere, nonché “vile liquidatore affarista” Draghi, in totale dispregio di quelle che sono le regole anche dell’educazione oltre che della civile convivenza, ha pensato bene di scaricare un astio sordo e francamente incomprensibile nei confronti della Russia, perpetuando nell’utilizzare toni sprezzanti e squallidi. Questo, nonostante, che la Russia continui a fornirci il proprio gas a prezzi al di sotto del valore di mercato, e i rapporti proficui allacciati dalle nostre imprese con il paese di Tolstoj che hanno solo contribuito ad alimentare in positivo, in questi anni, il nostro PIL.

Un comportamento insolente e insopportabile, reso ancora più nauseabondo dalla proclamazione ridicola e insensata di uno stato di emergenza francamente spropositato e ingiustificato, così come abbiamo avuto modo di evidenziare in precedenza. Se pensiamo che nemmeno i paesi confinanti con l’Ucraina come la Romania, la Polonia, la Moldova e la Slovacchia non l’hanno ancora dichiarato, qualcuno dotato di senno deve spiegarci qual è la logica di tale provvedimento, se consideriamo che distiamo dai luoghi, in cui si stanno svolgendo le vicende belliche, la bellezza di circa 2.400 km.!

La promessa poi di accogliere i profughi e i rifugiati provenienti dall’Ucraina, non solo è ipocrita e ridicola, ma rischia di avere serie ricadute sociali in una situazione in cui dalle nostre parti i fuochi della rabbia e della disperazione covano pericolosamente e ardentemente sotto la cenere. Chiariamo subito che, a nostro avviso, la decisione di far entrare nei nostri territori queste persone non risponde certo a un fine umanitario, come vorrebbero farci credere, bensì a una volontà meramente punitiva nei confronti di quegli over 50 che hanno deciso di non farsi in(o)culare sostanze di dubbia provenienza (e per questa loro legittima scelta, sono stati vergognosamente espulsi dal mondo del lavoro), nonché efficacia. In tanti non lo hanno ancora capito, perché anestetizzati da una propaganda di regime degna del MINCULPOP di fascista memoria, ma è così.

Una delle tante, possibili interpretazioni di questo atto scellerato che la Russia ha promesso che non resterà senza conseguenze, riguarda la possibilità di prorogare ulteriormente il mandato di questo manipolo di delinquenti e fannulloni della peggiore specie. Cosa che permetterà a questi infami parassiti di poter maturare, a partire dal prossimo mese di settembre, il vitalizio con cui continuare a sopravvivere anche dopo che il loro mandato sarà terminato, perché molto probabilmente non saranno rieletti se e quando potremo tornare finalmente alle urne! Il tutto per perseguire un disegno volto alla distruzione e allo smantellamento del tessuto produttivo di questo paese, con lo scopo di impoverirlo e consegnarlo senza colpo ferire alle multinazionali. Il cerchio poi si chiuderà con l’ingresso in itaglia di forza lavoro da sfruttare a basso costo e disposta a farsi manipolare, da padroni spregiudicati e senza pelo sullo stomaco.

A pagare il conto, non ci stancheremo mai di evidenziarlo, saranno le piccole e medie imprese oltre quei cittadini, che hanno capito fin troppo bene il gioco orchestrato da questi satrapi da quattro soldi che rispondono ai diktat provenienti oltreoceano, da un manipolo di vizi arricchiti e pieni di paranoie come $oro$ e altra marmaglia assortita.

Paghiamo lo scotto di oltre 30 anni di politica basata sul nulla e sulla sistematica, ma inesorabile soppressione di diritti che sono costati la vita e tanti sacrifici ai nostri nonni, che hanno lottato per regalarci una libertà che evidentemente non meritavamo. Siamo diventati ancora più colonia di quello che già eravamo nel 1946, dopo l’episodio di Sigonella in cui l’allora presidente del Consiglio Bettino Craxi osò opporsi all’arroganza a stelle e strisce, rifiutando di consegnare agli americani il terrorista palestinese Abu Abbas nell’affaire del dirottamento della nave da crociera “Achille Lauro”, avvenuto nel Mar Mediterraneo nell’ottobre 1985. Un episodio che gli USA si sono legati al dito e che non hanno mai digerito, nonostante che qualche anno prima erano presenti sempre loro in prima linea, nella strage di Ustica costata la vita a 81 persone.

La verità la proviamo a raccontare - per quel che possiamo - per quella che effettivamente è, e senza condizionamenti di sorta. In un senso, o in un altro. Ed ecco perché sosteniamo che Tangentopoli e l’ondata di arresti con i quali è stata messa la parola fine alla Prima Repubblica, servivano anche e soprattutto per punire chi aveva sgarrato qualche anno prima, contro gli americani. Non è un caso che le inchieste hanno riguardato, solo il partito socialista e il suo segretario Craxi, che denunciò poi pubblicamente davanti all’intero parlamento, una condotta vergognosa che riguardava tutti i partiti. E nella quale, il più pulito aveva la rogna!

Era assolutamente necessario trovare il capro espiatorio, e chi meglio di chi aveva osato frapporsi alle solite ingerenze americane appena qualche anno prima, poteva rivestire questo ruolo? Ed ecco la macchina del fango mediatica colpisce in maniera inesorabile il solo Craxi (al quale, è bene che si sappia, riserviamo comunque un giudizio di netta condanna e distanza dalle nostre posizioni federaliste e antisistema) e non invece anche il partito comunista, nel frattempo riciclatosi in Partito Democratico della Sinistra, solo per provare a gettare fumo negli occhi degli elettori, sotto una veste più democratica (?!).

A margine di questa vicenda, intanto, si stagliava in maniera sempre più ingombrante e cupa la figura di Mario Draghi definito da Francesco Cossiga quale “vile affarista”. E qui il cerchio, idealmente, arriva alla sua naturale e scontata chiusura. Il massone banchiere, dopo aver distrutto la Grecia solo alcuni fa, adesso sta facendo altrettanto con il nostro paese, riducendo al lumicino le nostre libertà e trascinandoci verso una pericolosissima guerra contro la Russia che - è bene sempre ricordarlo ed evidenziarlo - dispone di un arsenale nucleare semplicemente spaventoso che se utilizzato ci spazzerebbe via nel giro di pochissimi minuti!

Basterebbe e avanzerebbe solo questo, per far desistere chiunque dotato di buonsenso dall’incaponirsi nel portare avanti una posizione che non può essere affatto sostenuta, per nessuna ragione al mondo. Con la partecipazione del “bibitaro”, che non solo non sa dove si trova Matera ma confonde i libici con i libanesi, siamo sprofondati al punto più basso della decenza. E non solo per la figuraccia fatta con il suo omologo russo Lavrov, prima che la situazione precipitasse, ma anche per le dichiarazioni assai poco diplomatiche esternate, nei riguardi del presidente Putin.

Per queste e tantissime altre valide ragioni (fra cui non ultima, l’infame porcata di aver aumentato subdolamente nell’ultimo decreto “Milleproroghe”- nel silenzio complice e asservito della quasi totalità dei media - le rendite catastali delle case, al solo scopo di inserire una “tassa patrimoniale” nascosta nel bene rifugio preferito da milioni di cittadini), l’attuale compagine di governo itagliana – sostenuta sulla vicenda russo-ucraina non solo dal fannullone e ipocrita padano Salvini ma anche dalla melonara borgatara e (s)fascista – dovrebbe fare le valigie e SPARIRE AL PIÙ PRESTO DALLA CIRCOLAZIONE!



E questo per il bene di quel che resta di questo sgangherato e martoriato paese, oltre di chi sta valutando l’ipotesi di esiliare altrove, dal momento che il clima alle nostra latitudini sta diventando sempre più illiberale e insostenibile.

L’utilizzo della psico-pandemia prima e della guerra poi, servono solo a distrarre e a terrorizzare la massa, al solo scopo di continuare a fare danni.

Parafrasando il grande Edoardo: JATEVENNE! Lo scriviamo a caratteri cubitali e non smetteremo mai di ripeterlo e di evidenziarlo in ogni occasione, perché siamo davvero arrivati a un punto di non ritorno. Questo paese rischia seriamente di essere distrutto, e non solo in senso metaforico, se non c’è la presa d’atto da parte della sua popolazione che così non si può andare più avanti!

Riteniamo di non essere però i soli a portare avanti un’idea del genere, se solo si pensa che – ad oggi – il primo partito, continua a essere quello degli astensionisti e del non voto. Una percentuale destinata però a crescere ulteriormente, perché appare chiaro che il teatrino inscenato da questa classe politica composta da pagliacci e delinquenti della peggiore specie è privo di contenuti. Ed è destinato a chiudere i propri battenti, in un tempo che ci auspichiamo essere il più breve possibile.

Francesco Montanino


domenica 30 gennaio 2022

ITA(G)LIA, LA FARSA E’ SERVITA

 


Un’ignobile pantomima, per rieleggere di nuovo la mummia. Scomodiamo, ancora una volta, il grande scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa che nel suo capolavoro “Il Gattopardo” (1958), ci ha lasciato in eredità una frase che ancora oggi è emblematica in quanto sintetizza l’essenza di questo paese che non intende cambiare da quel canovaccio che lo porterà ineluttabilmente al fallimento: “tutto cambi, affinché nulla cambi”.

La farsa andata in onda nell’ultima settimana, ben rappresenta l’essenza di quel romanzo ed è lo specchio fedele di ciò che oggi è l’itaglia. Un paese ridicolo in cui la democrazia è utopia, e dove la classe politica intera è (in)degna rappresentante di un popolo, che è composto in gran parte da opportunisti, ipocriti, fannulloni, lavativi e furbetti del quartierino. Una settimana trascorsa per assistere a un’autentica pagliacciata che offende il buonsenso e la dignità, e che ci dice solo che questo paese merita di andare in malora e di affondare sotto il peso della sua stessa ignavia.



Abbiamo constatato – con un misto di sbigottimento e di consapevolezza – che non c’è davvero limite al peggio, in questa repubblichetta delle banane dove i mediocri, alla fine, prevalgono sempre. Tutti insieme appassionatamente (tranne fratelli d’itaglia) a votare di nuovo quel presidente che ha fatto da passacarte, in questi ultimi mesi, ai liberticidi e illegali decreti legge del Governo Draghi.

Per intenderci, quelli che hanno permesso l’introduzione del Green Kazz, imposto l’obbligo vaccinale agli over 50 e esonerato dalle proprie responsabilità lo stato in caso di effetti avversi dei sieri magici…..basta e avanza solo questo, per fare un identikit ben preciso sul profilo del personaggio che, dal Quirinale, continuerà a fare il burattino dei poteri forti permettendo all’infame esecutivo guidato dal “vile affarista” Draghi di portare a compimento la propria opera di distruzione e di svendita di questo paese, dopo aver annientato la Grecia.

C’è da chiedersi – soprattutto nelle fila della Lega del fannullone padano – cosa mai avranno il coraggio di dire, a quegli elettori che li avevano mandati al Parlamento, per ben altri scopi. Sarà molto divertente vedere come reagiranno quei cittadini che si sono sentiti raggirati e truffati, da quelle compagini politiche che avevano promesso mari e monti. Salvo poi, fare comunella e votare allo stesso modo di quei partiti di centro-sinistra che sono l’espressione vera del marcio esistente nella politica di oggi.



Se dal partito fogna - qual è sempre stato – del PD e dai suoi servi sciocchi pentadementi c’era tutto sommato da preventivarlo, è dal fannullone padano che sinceramente ci si aspettava quantomeno uno scatto d’orgoglio, considerando che – numeri alla mano – è il leader della coalizione di centrodestra. E invece, dopo aver distrutto e abiurato il federalismo, adesso Salvini ha annientato anche quel che era rimasto del centrodestra, e con esso il residuo barlume di dignità e di credibilità che eppure qualcuno ancora era disposto ad accordargli, nonostante le incredibili e bizzarre piroette cui ci ha abituati in questi ultimi anni.

Non è che ci voglia molto, nel ridicolizzare il leader della Lega naziunalista itagliana: nel 2015, scrisse un tweet nel quale si professava indignato nell’aver assistito all’elezione del catto-comunista Mattarella, dichiarando che non era il suo presidente. A distanza di 7 anni, lo vediamo gonfiare il petto in segno di vittoria, annunciando la rielezione di questo sepolcro imbiancato della peggiore partitocrazia.

È stato fatto tutto questo, solo perché bisognava continuare a garantire 7 mesi di stipendio a un manipolo di parassiti che, quasi sicuramente, non saranno rieletti e dovranno giocoforza trovarsi un lavoro serio per poter sopravvivere. Ammesso e non concesso, che qualche fesso decida di impiegarli…..

Lo squallido e miserabile spettacolo di questi sette giorni lascerà sicuramente il segno, perché acuirà ulteriormente la distanza e la sfiducia fra i cittadini e una classe politica incapace di trovare un accordo sul nome del capo dello stato, pur avendo avuto ben quattro anni a disposizione!

Uno spreco di tempo e di soldi buttati nel cesso, mentre si acuisce il clima di odio sociale che hanno saputo instillare in questi mesi, con l’affaire vaccinazioni. Così come la crisi energetica in atto, nata perché gli USA vogliono puntare i loro missili contro Putin in Ucraina, sta mandando sul lastrico molte aziende medio-piccole che rappresentano il tessuto vitale dell’economia di questo scalcagnato paese. Nei giorni scorsi, ha fatto scalpore un incontro (in realtà calendarizzato già dallo scorso mese di settembre) fra il capo di stato russo e i rappresentanti di alcune grandi aziende italiane del comparto energetico. Una testimonianza di come ormai nessuno attribuisca credibilità a una classe politica composta da inetti e delinquenti della peggiore specie, buoni solo a tenere saldamente incollati i propri puzzolenti e orrendi deretani sulle cadreghe. Ci aspettavamo quanto meno un sussulto di dignità, con le dimissioni legate all’incapacità di trovare un accordo e dare finalmente la parola agli elettori. E, invece, nulla di tutto questo…..un naturale sentimento di scoramento e di nausea, pervade in queste ore milioni e milioni di cittadini. Basta andare a farsi un giro per i social per avere il polso della situazione: in tanti, stanno valutando l’ipotesi di trasferirsi in altri paesi preso ormai atto che in itaglia, non cambierà mai nulla. Anzi più passa il tempo, più andrà sempre peggio e i segnali ci sono davvero tutti…



In questo scenario che si è venuto a creare, l’unica strada realmente praticabile per evitare una deriva autoritaria oltre che lo scoppio di una guerra civile, resta quella di una seria riforma in senso federale di questo stato, con uno spostamento verso est dell’asse economico e strategico, perché la Russia rappresenta l’interlocutore che nei prossimi anni detterà l’agenda politica. Questo, nell’ottica di un’unione eurasiatica che andrà a sostituire un’UE che ormai sta collassando su sé stessa.

Il discorso sul federalismo, alla luce di quanto sta avvenendo, deve assolutamente riprendere nuovo vigore e ripartire dai territori. Sarà un’operazione lunga e faticosa perché non sarà facile smuovere milioni e milioni di persone, ormai assuefatte a interi decenni di mala politica e di mancata tutela dei propri interessi da parte di chi ha avuto il mandato parlamentare.


Francesco Montanino

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