C’era
una grande attesa sul Congresso Federale della Lega Nord che si è tenuto a
Padova. Ma come, del resto, ci aspettavamo la montagna ha partorito il classico
topolino. Al di là di apprezzabili e condivisibili idee come quella di
introdurre un’aliquota unica al 20% per tutti (con l’annessa minaccia di uno
sciopero fiscale di un giorno, nel caso in cui, le proposte del Carroccio
rimanessero lettera morta), registriamo la conferma della posizione politica
abbastanza ambigua della Lega 2.0, assunta alle recenti elezioni europee.
La
novità vera è che la Lega Nord vuole diventare un partito nazionale, e nel
contempo dichiara però di voler continuare a mantenere la propria impronta
indipendentista ed autonomista, che ancora agita la sua base.
Due
piedi nella stessa scarpa, per intenderci, non ci sono mai andati. E Salvini,
finito il tempo degli slogan, deve dimostrarci con i fatti cosa vuole davvero fare.
Anche
se un’idea ce la siamo fatta, a giudicare dalla notizia circolata nei giorni
scorsi che annunciava l’apertura di una sede della Lega Nord in Calabria.
Ovvero, non rispettando e non tenendo presente chi al Sud da anni ed anni sta
combattendo una lotta durissima e senza quartiere contro il regime mafioso di
Roma ladrona, secondo una logica del “divide et impera” che è l’esatto
contrario del principio autenticamente federalista basato sull’essere liberi e
padroni in casa propria.
Né
schiavi di Roma, né tantomeno servi di Milano. E’ meglio che l’attuale
establishment leghista lo tenga bene a mente, pena la perdita di quel
consenso tanto faticosamente conquistato.
Il
principio federale si basa sul rispetto delle diversità e della libertà, e non
certo sull’imposizione di una volontà che invece va condivisa con chi conosce
perfettamente il proprio territorio, ed in esso e per esso opera. La sensazione
piuttosto è quella che la Lega Nord possa essere un contenitore del dissenso
esistente, al Nord come al Sud, per il centrodestra dal quale, almeno a
chiacchiere, Salvini vuole tenersi distante. Ma che in realtà potrebbe fare
proprio il gioco di un Berlusconi tornato al comando della coalizione, dopo la
sentenza assolutoria (almeno in appello) al processo Ruby.
Del
resto, non dimentichiamo che la stessa Lega ha un rapporto tutto da chiarire
con il Cavaliere, rispetto alla proprietà del suo simbolo. Non sappiamo se
sotto banco possa esserci un accordo fra il centrodestra e la Lega, in questo
particolare momento in cui sta crescendo il malcontento nei confronti delle
politiche criminali del governo Renzi. Ma non lo possiamo escludere a priori,
conoscendo i personaggi e gli interessi coinvolti negli anni scorsi nella
gestione del potere politico.
Tornando
alle questioni che maggiormente ci interessano e ci stanno a cuore, il
congresso leghista ha confermato – casomai ce ne fosse ancora bisogno –
l’esigenza di creare un cartello di movimenti autonomisti che rispetti le
singole identità e peculiarità territoriali. Organizzato allo scopo di
elaborare un progetto politico realmente alternativo ed innovativo, rispetto al
pattume ed al piattume di questi partiti nazionali, che non proporranno mai
nulla di nuovo.
L’idea
è sempre quella di una confederazione che elabori un progetto di nuova
costituzione, liberamente ispirata quella che è applicata con successo nella
vicina Svizzera e che spazzi via ogni forma di centralismo e di statalismo, che
rappresentano i mali veri di questo sgangherato e ridicolo paese.
Salvini
su questo punto dovrà dare un segnale concreto, che sia realmente
consequenziale rispetto a quanto affermato. E che soprattutto rappresenti una
concreta e reale volontà di cambiamento e non un mero, squallido ed
opportunistico gioco con cui raccattare voti qua e là, utile solo per
convogliare la rabbia e la disperazione di strati sempre più ampi della popolazione,
per soli scopi propagandistici e legati all’ottenimento di qualche poltrona.
Il
progetto dei "Popoli Sovrani" deve sicuramente andare avanti per la propria
strada, a garanzia di ciò che la Lega Nord intenderà realmente fare, pur
auspicandoci da essa, tangibili e sostanziosi passi in avanti verso la
costruzione di uno stato realmente federale, che dia libertà e dignità a tutti.



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