Inizia tutto nella tarda serata del 13 luglio con un furto. Due immigrati vengono sorpresi da un guardiano con una bombola del gas. Lui li accusa, loro reagiscono. Sono in due e il guardiano a 60 anni. All’inizio è il guardiano ad avere la peggio, solo che non finisce così. L’uomo torna in strada. Stavolta non è solo: con lui c’è il figlio, che è armato e che spara alle gambe dei due immigrati ferendoli.
E’ l’inizio di una piccola rivolta. Oltre 200 immigrati si riversano nelle strade del paese, gridano al razzismo. Soprattutto danno fuoco a 4 automobili e a un furgone. Poi puntano una villetta: anche là arrivano le fiamme e viene danneggiato un piano dell’abitazione. La mattina successiva, oggi 14 luglio, sembra tornata la calma. Almeno per ora.
Castelvolturno, racconta il Mattino, è presidiata dalla polizia. I due immigrati sono in ospedale, non in pericolo di vita. Padre e figlio che hanno sparato, invece, sono stati fermati con l’accusa di tentato omicidio.
Fin qua la cronaca di una notte di violenza e fiamme. Poi però c’è chi a Castelvolturno ci vive e chi Castelvolturno amministra. Il sindaco parla di una “bomba sociale pronta a esplodere”. E visto quanto accaduto, difficile dargli torto. Anche perché tutto nasce da una situazione di disagio e da un furto. E’ al furto che il guardiano reagisce ed è per non perdere la sua roba che viene inizialmente pestato.
Il Mattino parla con una abitante del paese, Grazia Porcellini. Non è una abitante qualsiasi, lei è proprietaria del bar, dell’appartamento e della macchina che sta prendendo fuoco in via Lista, di Pescopagano. E la donna si sfoga:
La signora Porcellini pensa che la figlia sia nella casa che brucia. Invece la ragazza esce da una strada laterale. Ma la situazione non migliora più di tanto perché il racconto della ragazza è agghiacciante:
Il giorno dopo è quello delle parole della politica. Che oggi più che mai sembrano inadatte e insufficienti. Il ministro Angelino Alfano spiega: “Non possiamo accoglierli tutti”. Probabilmente vero. Ma lontanissimo dal prospettare un qualsiasi tipo di soluzione al problema.
- «Mi hanno aggredita. Mi hanno dato un calcio nella pancia e cazzotti in testa, mi volevano bruciare viva in casa – urla la giovane piangendo – vedevo da lontano le sirene dei carabinieri e polizia, ma nessuno di loro è entrato in casa per salvarmi. Sono dovuta scappare per salvarmi, perché?».
(fonte : Blitz Quotidiano.it)




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