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martedì 2 giugno 2015

SI PRESENTANO A MILANO I "NUOVI" REPUBBLICANI IN SALSA AMERICANA


Milano - (PDN) - All'indomani della tornata elettorale per le regionali che ha rimescolato le carte nell'attuale scenario politico, le anime del centrodestra cercano un punto di convergenza per rimettere al proprio posto i cocci di uno schieramento che ancora non ha trovato l'antidoto giusto al renzismo. L'evento fondativo de "I Repubblicani", tenutosi al "Teatro Nuovo" del capoluogo meneghino, ha avuto un po' il sapore di chiamata alle armi per chi cerca ed intende costruire un'alternativa all'attuale governo guidato dall'illegittimo Renzi. Provando magari a scimmiottare anche il clima delle convention made in USA, con tanto di intermezzo con coro gospel, il confronto ha confermato quanto poi tutto sommato era ampiamente prevedibile, andando a leggere fra le righe del manifesto programmatico di questo probabile, futuro soggetto politico. Ovvero che il centrodestra sta provando a ricompattarsi in un unico cartello dove provare a re-inglobare i moderati, in un cartello di partiti che partendo da Forza Italia abbracci l'NCD, passano per la Lega Nord e Fratelli d'Italia. Un frullato insomma che sa tanto di minestra riscaldata visto e considerato che 20 anni e passa di alleanza di centrodestra fra Berlusconi e la Lega Nord non hanno portato assolutamente a nulla. Se non alla totale umiliazione della bontà delle idee federaliste, a causa dell'appiattimento da parte del Carroccio su posizioni decisamente centraliste e nazionaliste. Assente l'onorevole Nunzia De Girolamo, ufficialmente a causa di un virus influenzale (di cui è stato trasmesso un videomessaggio, anche se c'era chi maliziosamente ha avanzato l'ipotesi del forfait dell'ultimo minuto causato dal successo di Salvini), l'incontro è entrato subito nel vivo con interventi molto brevi. Presenti in sala i primi cittadini di realtà importanti come Mondragone, Gorla Maggiore, Diano Marina, Busto Arsizio e Castellanza oltre che diversi esponenti vicini ad ambienti del centrodestra lombardo e del mondo imprenditoriale.

Ha fatto gli onori di casa, l'ex parlamentare della Lega Nord Marco Reguzzoni che ha così spiegato le ragioni dell'incontro:" Nel cambio della legge elettorale - ha esordito - abbiamo visto un barlume. Un po' come aveva profetizzato a suo tempo Gianfranco Miglio, che aveva previsto che un giorno saremmo arrivati a due schieramenti. Per questo motivo abbiamo deciso di fare un passo indietro e con Giacomo Zucco del Tea Party ed Enzo Raisi, si è condivisa la necessità di fare qualcosa. Noi vogliamo cambiare il paese, e se ci devono essere delle regole devono valere per tutti. Dobbiamo dare una valida alternativa all'attuale governo che sta solo aumentando le tasse e peggiorando le nostre condizioni di vita. È ora che ciascuno di noi abbandoni il proprio orticello e si riuniscano le varie anime del centrodestra in un comune progetto". L'idea nemmeno troppo velata, a dire il vero, è quella di creare un grosso contenitore prendendo quale spunto come al solito gli Stati Uniti d'America dal quale si esportano le cose peggiori. Giacomo Zucco del Tea Party provvedeva a sgombrare il campo da ogni residuo dubbio. "Occorre un partito repubblicano - affermava senza mezzi termini - che non richiama la nascita della repubblica italiana, bensì si ispiri all'esperienza americana intrapresa da Ronald Reagan che aveva capito che lo stato non è mai la soluzione dei nostri problemi, ma IL problema. Il Tea Party nasce come una forte contestazione critica al Partito Repubblicano americano. Pensiamo ad esempio alla forte opposizione di Rand Paul al Patriot Act.  Nel nostro paese, la situazione è molto complessa perché abbiamo da un lato un PD che si è dato una bella riverniciata pur restando nella sostanza centralista e statalista e dall'altro lato un centro destra che si è adeguato anch'egli alla tendenza tassaiola e nazionalista".

Hanno poi fatto seguito gli interventi di Luigi Farioli e Giacomo Chiappori, rispettivamente sindaci di Busto Arsizio e Diano Marina, entrambi più o meno sulla stessa falsa riga dei precedenti. Al di là delle lodevoli intenzioni, rappresentate da un programma improntato ad un condivisibile ed apprezzabile liberismo, così come testimoniano la semplificazione fiscale e la riduzione delle tasse o maggiori libertà per imprese e cittadini, resta forte l'impressione del solito nulla di fatto. E questo perché sino a quando tali idee saranno calate in un contesto statalista e centralista come quello itagliano, non cambierà mai nulla. Per non parlare poi dell'evidente contraddizione rappresentata dal mettere in un unico schieramento Alfano e Salvini, notoriamente su posizioni contrapposte ad esempio sullo scottante problema dell'immigrazione clandestina.

Un'operazione il cui dietro le quinte e benedizione porta il nome e cognome di Silvio Berlusconi, che sta provando a serrare le fila del centrodestra. Piuttosto andrebbe fatto un ulteriore passo in avanti, ovvero la discussione sul tipo di federalismo da attuare perché è solo con il governo dei territori che temi come la sburocratizzazione, la riduzione delle tasse, una maggiore libertà per cittadini ed imprese potranno trovare piena e concreta attuazione. L'idea di creare un unico grosso contenitore di centrodestra, sulla stessa falsa riga di ciò che già accade negli Stati Uniti, da infatti l'impressione dell'ennesimo tentativo da parte del regime di convogliare in un unico alveo, il dissenso e l'insofferenza esistenti. Il bacino elettorale degli astenuti che ad oggi rappresentano oltre la metà degli aventi diritto al voto, rappresenta il terreno di sfida su cui si giocherà la prossima sfida politica.

Francesco Montanino


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