Milano - (PDN) - All'indomani della tornata
elettorale per le regionali che ha rimescolato le carte nell'attuale scenario
politico, le anime del centrodestra cercano un punto di convergenza per
rimettere al proprio posto i cocci di uno schieramento che ancora non ha
trovato l'antidoto giusto al renzismo. L'evento fondativo de "I
Repubblicani", tenutosi al "Teatro Nuovo" del capoluogo
meneghino, ha avuto un po' il sapore di chiamata alle armi per chi cerca ed
intende costruire un'alternativa all'attuale governo guidato dall'illegittimo
Renzi. Provando magari a scimmiottare anche il clima delle convention made in
USA, con tanto di intermezzo con coro gospel, il confronto ha confermato quanto
poi tutto sommato era ampiamente prevedibile, andando a leggere fra le righe
del manifesto programmatico di questo probabile, futuro soggetto politico.
Ovvero che il centrodestra sta provando a ricompattarsi in un unico cartello
dove provare a re-inglobare i moderati, in un cartello di partiti che partendo
da Forza Italia abbracci l'NCD, passano per la Lega Nord e Fratelli d'Italia.
Un frullato insomma che sa tanto di minestra riscaldata visto e considerato che
20 anni e passa di alleanza di centrodestra fra Berlusconi e la Lega Nord non
hanno portato assolutamente a nulla. Se non alla totale umiliazione della bontà
delle idee federaliste, a causa dell'appiattimento da parte del Carroccio su
posizioni decisamente centraliste e nazionaliste. Assente l'onorevole Nunzia De
Girolamo, ufficialmente a causa di un virus influenzale (di cui è stato
trasmesso un videomessaggio, anche se c'era chi maliziosamente ha avanzato
l'ipotesi del forfait dell'ultimo minuto causato dal successo di Salvini),
l'incontro è entrato subito nel vivo con interventi molto brevi. Presenti in
sala i primi cittadini di realtà importanti come Mondragone, Gorla Maggiore,
Diano Marina, Busto Arsizio e Castellanza oltre che diversi esponenti vicini ad
ambienti del centrodestra lombardo e del mondo imprenditoriale.
Ha fatto gli
onori di casa, l'ex parlamentare della Lega Nord Marco Reguzzoni che ha così
spiegato le ragioni dell'incontro:" Nel cambio della legge elettorale - ha
esordito - abbiamo visto un barlume. Un po' come aveva profetizzato a suo tempo
Gianfranco Miglio, che aveva previsto che un giorno saremmo arrivati a due
schieramenti. Per questo motivo abbiamo deciso di fare un passo indietro e con
Giacomo Zucco del Tea Party ed Enzo Raisi, si è condivisa la necessità di fare qualcosa.
Noi vogliamo cambiare il paese, e se ci devono essere delle regole devono
valere per tutti. Dobbiamo dare una valida alternativa all'attuale governo che
sta solo aumentando le tasse e peggiorando le nostre condizioni di vita. È ora
che ciascuno di noi abbandoni il proprio orticello e si riuniscano le varie
anime del centrodestra in un comune progetto". L'idea nemmeno troppo
velata, a dire il vero, è quella di creare un grosso contenitore prendendo
quale spunto come al solito gli Stati Uniti d'America dal quale si esportano le
cose peggiori. Giacomo Zucco del Tea Party provvedeva a sgombrare il campo da
ogni residuo dubbio. "Occorre un partito repubblicano - affermava senza
mezzi termini - che non richiama la nascita della repubblica italiana, bensì si
ispiri all'esperienza americana intrapresa da Ronald Reagan che aveva capito
che lo stato non è mai la soluzione dei nostri problemi, ma IL problema. Il Tea
Party nasce come una forte contestazione critica al Partito Repubblicano
americano. Pensiamo ad esempio alla forte opposizione di Rand Paul al Patriot
Act. Nel nostro paese, la situazione è
molto complessa perché abbiamo da un lato un PD che si è dato una bella
riverniciata pur restando nella sostanza centralista e statalista e dall'altro
lato un centro destra che si è adeguato anch'egli alla tendenza tassaiola e
nazionalista".
Hanno poi fatto seguito gli interventi di Luigi Farioli e
Giacomo Chiappori, rispettivamente sindaci di Busto Arsizio e Diano Marina,
entrambi più o meno sulla stessa falsa riga dei precedenti. Al di là delle
lodevoli intenzioni, rappresentate da un programma improntato ad un
condivisibile ed apprezzabile liberismo, così come testimoniano la
semplificazione fiscale e la riduzione delle tasse o maggiori libertà per
imprese e cittadini, resta forte l'impressione del solito nulla di fatto. E
questo perché sino a quando tali idee saranno calate in un contesto statalista
e centralista come quello itagliano, non cambierà mai nulla. Per non parlare
poi dell'evidente contraddizione rappresentata dal mettere in un unico
schieramento Alfano e Salvini, notoriamente su posizioni contrapposte ad
esempio sullo scottante problema dell'immigrazione clandestina.
Un'operazione
il cui dietro le quinte e benedizione porta il nome e cognome di Silvio
Berlusconi, che sta provando a serrare le fila del centrodestra. Piuttosto
andrebbe fatto un ulteriore passo in avanti, ovvero la discussione sul tipo di
federalismo da attuare perché è solo con il governo dei territori che temi come
la sburocratizzazione, la riduzione delle tasse, una maggiore libertà per
cittadini ed imprese potranno trovare piena e concreta attuazione. L'idea di
creare un unico grosso contenitore di centrodestra, sulla stessa falsa riga di
ciò che già accade negli Stati Uniti, da infatti l'impressione dell'ennesimo
tentativo da parte del regime di convogliare in un unico alveo, il dissenso e
l'insofferenza esistenti. Il bacino elettorale degli astenuti che ad oggi
rappresentano oltre la metà degli aventi diritto al voto, rappresenta il
terreno di sfida su cui si giocherà la prossima sfida politica.
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