Il referendum
per le “trivelle” rischia di essere una delle tante occasioni perse da questo
malandato paese, ma tutti se ne guardano bene dall’evidenziarlo. In
particolare, sono due gli aspetti – a parere di chi scrive – che non sono stati
sufficientemente trattati in tutti i dibattiti che stanno riempiendo gli spazi
comunicativi.
Non si è potuto
infatti fare a meno di notare come sia uno dei pochi strumenti ancora in mano
ai cittadini per poter essere arbitri del proprio destino, che una seria
discussione sulla ridefinizione della nostra politica energetica, siano stati letteralmente sottaciuti dai talk show
e dalle prime pagine dei giornali. Qualche buontempone infatti non ha perso
l’occasione addirittura per svilire il significato del referendum che è
probabilmente l’ultimo baluardo di libertà e di democrazia diretta ancora
esistente, prima di ritrovarsi in una deriva autoritaria senza neppure
rendersene conto! L’altro elemento che poteva e doveva essere posto
all’attenzione di tutti, poi, era quello della ridefinizione delle attuali scelte
strategiche di questo paese, nella delicata materia del fabbisogno energetico.
Per queste ragioni, sarà l’ennesima grande occasione che sfumerà.
Segnale evidente
che questo regime non intende minimamente concederci la possibilità di prendere
cognizione e coscienza non soltanto sui più elementari diritti, ma anche e
soprattutto di occuparsi di cose serie che riguardano il nostro futuro.
Il referendum di
domenica prossima si occupa di un problema assai particolare, ovvero quello della
durata dello sfruttamento delle concessioni per poter estrarre risorse dal
sottosuolo marino. Un quesito che assume un sapore del tutto particolare e non
solo per il delicato tema di cui si occupa (quello di abrogare la norma,
attualmente esistente, che permette di estrarre petrolio, gas ed altre risorse
dal sottosuolo marino entro le 12 miglia della costa, fino al completo
esaurimento del giacimento), ma anche perché per la prima volta sono state le
Regioni (ben 9, mentre la Costituzione prevede che siano almeno 5) a proporlo.
Se prevarranno i SI’ (in presenza del raggiungimento del quorum, ovvero la metà
più uno degli aventi diritto al voto), farà fede un termine per tutte le
concessioni. Viceversa, (ovvero in caso di mancato raggiungimento del quorum o
di vittoria dei NO), tutto resterà invariato e si potrà continuare ad estrarre
sino a quando ci sarà ancora qualcosa.
Come si sarà
potuto capire, è in ballo dunque l’assetto del territorio che lasceremo in
eredità alle future generazioni. Perché la presenza di piattaforme petrolifere
piazzate a pochi metri dalla costa, non è sicuramente un qualcosa che
privilegia il paesaggio e che anzi fa letteralmente a pugni, con quanto la
natura ha saputo regalarci. Per non parlare poi dei possibili legami che particolari
tecniche di estrazione del sottosuolo come il fracking, possono avere con il
verificarsi di eventi sismici anche di un certo rilievo come ad esempio quello
dell’Emilia Romagna di quasi 4 anni fa.
Tornando alla
consultazione popolare di domenica prossima, si stanno avvicendando le varie prese
di posizione da parte dei vari comitati promotori oltre che degli schieramenti
politici. Dal canto nostro, essendo il referendum uno strumento che permette al
popolo di potersi esprimere liberamente, siamo del parere che sia opportuno
recarsi alle urne e votare.
Chi in queste
ore sta spingendo per l’astensione, allo scopo di farlo saltare a nostro
sommesso parere, non sta sicuramente recando un buon servizio ad una dei più
elementari principi su cui si poggia una democrazia (naturalmente non potrà mai
essere il caso dell’itaglia), che sia degna di definirsi tale.
Ed è squallido
che fra chi chiede l’astensione figurino personaggi come il Presidente del
Consiglio in carica (l’abusivo Matteo Renzi) ed il suo compare di merenda (l’ex
capo dello Stato, Giorgio Napolitano) che piuttosto avrebbero quanto meno il
dovere di invogliare la gente a recarsi ai seggi, invece di invitarla a
disertare!
Si sarebbe
potuto accorpare il quesito referendario con la tornata elettorale delle
amministrative, magari non solo per limitare la scarsa affluenza da parte dei
cittadini. Ma anche e soprattutto per risparmiare un bel po’ di milioni di
Euro, in tempi come questi contrassegnati da una grave crisi economica. Ed invece,
così non sarà perché bisogna continuare a sperperare in malo modo il danaro
pubblico, e continuare deliberatamente a tenere l’opinione pubblica lontana da
decisioni che la riguardano assai da vicino, alimentando l’astensionismo.
Un fatto grave
che conferma – ancora una volta – il volto più nauseabondo e malvagio di un
regime che non perde tempo ed occasione per negarci quotidianamente diritti! Compreso
naturalmente di decidere, cosa è meglio o cosa è peggio per noi. E questo
perché come ben sappiamo, tali immondi personaggi non fanno altro che
continuare a svendere questo malandato paese, perseguendo un disegno in cui è
previsto anche e soprattutto l’azzeramento della nostra sovranità.
Il tutto nel
nome di un cieco, completo e consapevole asservimento ai voleri di quelle lobby
massoniche e mondialiste che stanno asfissiando ogni anelito di libertà, da
oltre un secolo e mezzo a questa parte.
Nel caso
specifico poi l’obbedienza ai diktat provenienti da questi satrapi (vigliaccamente
nascosti), prevede anche che le nostre risorse vadano svendute al miglior
offerente. Il gioco era stato scoperto da Enrico Mattei che per primo aveva
capito che il Belpaese poteva tranquillamente far conto su ciò che aveva a
disposizione, senza dover per forza sottostare alla volontà di potentati
internazionali. La sua lotta contro le “sette sorelle” del petrolio, trovò
purtroppo un tragico epilogo nell’attentato che nel lontano 1962 gli costò la
vita. Da allora, abbiamo assistito alla svendita sistematica del nostro petrolio
e del nostro gas, agli esportatori della democrazia provenienti da oltreoceano
che hanno messo il loro lercio zampone su beni e risorse di nostra proprietà!
Evidentissime le colpe della nostra classe politica che altrove sarebbe stata
passata per le armi, perché siamo in presenza di un vero e proprio alto
tradimento!
Uno degli
aspetti meno evidenziati di questo referendum come avrete potuto ben capire,
cari lettori, riguarda appunto la politica energetica di un paese che abbonda
di risorse naturali che potrebbero permettergli di soddisfare gran parte del
proprio fabbisogno. Senza dunque la necessità di dover forzatamente dipendere
dall’estero, e dai voleri dittatoriali di qualcuno.
E che invece
così non è perché pur esistendo importanti giacimenti petroliferi e di gas, ad
esempio in Lucania ed in Sicilia, non solo la nostra classe politica marcia,
criminale e collusa li svende alle multinazionali per quattro soldi. Quanto poi
addirittura siamo costretti a ricomprarli – una volta lavorati e raffinati – da
questi strozzini, a prezzi esorbitanti! Insomma, oltre al danno dobbiamo pure
sorbirci la beffa di dover comprare a peso d’oro, ciò che in realtà di cui
disponiamo (e che magari potremmo sfruttare) tranquillamente a casa nostra!
In più di una
circostanza, abbiamo evidenziato come un Sud indipendente possa arricchirsi
semplicemente utilizzando in maniera razionale ed ecocompatibile, le risorse di
cui dispone! Purtroppo abbiamo invece dovuto assistere – ripetiamo, con la
complicità di una classe politica meridionale delinquenziale ed inetta – ad un
processo irreversibile di depauperamento delle nostre ricchezze e del nostro
ambiente, che è stato letteralmente stuprato ed umiliato, come hanno dimostrato
gli scempi della Terra dei Fuochi, dell’Italsider a Bagnoli e dell’ILVA a
Taranto, solo per citare gli esempi più clamorosi.
Non sappiamo se
e cosa cambierà sostanzialmente con questo referendum. Ma fino a quando questo
sgangherato e ridicolo paese, continuerà ad essere una colonia americana, siamo
convinti che l’idea di poter tornare ad essere finalmente liberi a casa nostra
– considerando anche l’indolenza e l’indifferenza di ampi strati della
popolazione che continua a fidarsi ciecamente di chi in realtà continuerà in
maniera impunita ed imperterrita ad arrecare danni – sia destinata a restare
un’utopia!
Francesco Montanino
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