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giovedì 19 gennaio 2017

GIGGINO SINDACHINO SE LA RIDE MA NAPOLI RESTA SEMPRE “ ’NA CARTA SPORCA".




“Magnammece n’emozione”. Con queste parole, il sindachino di Napoli Giggino “o’ magistrato”, per gli amici De Magistris, ha voluto salutare l’ingresso del 2017 nella capitale del Sud. Nonostante la prosopopea e l’indegna propaganda che ne stanno accompagnando il sin qui fallimentare operato, il primo cittadino partenopeo continua a vivere in un mondo tutto suo. Fatto di favole e di una realtà che fa letteralmente a pugni, con le sue illusioni ed i suoi deliri. Quest’ultima è ormai una vera e propria patologia che colpisce tutti gli esponenti di questa classe politica da operetta, a destra come a sinistra, e che trova come abbiamo visto il proprio culmine nel capo dello Stato.
Anche il nostro Giggino non è naturalmente da meno, ed eccolo che annuncia con toni immotivatamente pomposi e trionfalistici (e più avanti spiegheremo il perché), che quello di Napoli è stato il più bel capodanno di itaglia. Se parliamo dello spettacolo pirotecnico – al netto dei soliti esecrabili gesti di idiozia (esplosioni di veri e propri ordigni in mezzo alle strade, ed altri atti del genere) compiuti dagli imbecilli che non perdono occasione per gettarci lo scuorno addosso – potremmo anche tutto sommato dargli ragione. Ma poiché riteniamo da sempre che il momento dell’esaltazione e della felicità coinciderà soltanto quando tutti i problemi atavici che affliggono l’antica Partenope, troveranno finalmente un’adeguata soluzione, ecco che volentieri non ci uniamo al coro di chi lo sta decantando e magnificando.
A Napoli esistono dei quartieri, (come quelli della periferia Nord che include Piscinola, Scampia e Secondigliano, giusto per rendere un po’ l’idea) dove la pulizia delle proprie strade dalle immondizie, risulta essere ancora un qualcosa di utopistico e sconosciuto. Non sappiamo se questo sindaco abbia mai messo piede in quelle realtà, ma poiché si tratta di circoscrizioni che fanno parte del territorio che lui gestisce, gli ricordiamo che sarebbe quantomeno opportuno che dia un segno di vita tangibile. E non piuttosto che gli sovvengano  nella mente gli abitanti dell’hinterland, solo quando si tratta di andare a raccattare voti qua e là, lasciandosi andare alle solite promesse da marinaio e politicante in cerca di consensi, buoni solo per mantenere il culo saldamente incollato sulla cadrega. Un cliché che non è per nulla diverso da quello del pattume politico che sta asfissiando Napoli e tutto il Sud ormai da 150 anni e passa a questa parte, e dal quale nemmeno questo sindaco che si atteggia a supereroe evidentemente sfugge.

Oltre a ciò, dovrebbe anche sapere che ogni anno molti suoi concittadini (giovani e non) sono costretti a scappare via perché mancano valide e serie prospettive occupazionali, con uno scenario che fa assomigliare la Capitale del Sud più ad una città del terzo o del quarto mondo, che non ad una moderna città europea. Certo, adesso c’è anche la metropolitana che collega molti quartieri, anche se abbiamo dovuto aspettare il 2000 inoltrato per poter raggiungere la Stazione Centrale non più esclusivamente con l’automobile o con autobus a dir poco sgangherati e sgarrupati. Ma resta ancora enorme ed aperto il gap con altre città come ad esempio Milano, dove si punta ad una rete infrastrutturale con la quale ci si potrà sempre più spostare con i treni. A Napoli esistono solo due linee metropolitane e ad oggi per poter raggiungere l’aeroporto di Capodichino, oltre all’automobile, esiste solo la trappola dell’Alibus che è un bus di linea dell’ANM che permette di raggiungere lo scalo senza effettuare fermate (ma il traffico veicolare lo si becca ugualmente) dal costo esagerato di 4 Euro e che dura (per colmo della beffa) solo 90’. Pensate che il comune per "rinnovare" il parco autobus ha acquistato degli autobus usati dalla Polonia, spacciandoli per nuovi!
Tornando ai fatti di casa nostra, resta sempre irrisolto il problema della delinquenza e della criminalità che sono ancora presenti, checché se ne pensi e se ne dica. Il 2017 si è aperto con una sparatoria (sembrerebbe fra extracomunitari, ma saranno solo le indagini a fare piena luce sull’accaduto) nel popoloso quartiere di Forcella, dove una bambina di 10 anni è rimasta ferita ad un piede in maniera accidentale.
Ora, è ovvio che fatti criminali del genere anche più gravi possono accadere dovunque. Ma poiché a Napoli purtroppo episodi simili sono già avvenuti in passato (ricordiamo Annalisa Durante o Silvia Ruotolo, solo per mantenere viva la memoria) ed hanno visto coinvolta la camorra, è naturale chiedersi cosa si stia in concreto facendo per rendere più sicura questa città. Perché, se non vengono predisposte delle misure adeguate in termini di protezione dei cittadini, il rischio concreto che si corre è quello di allontanare, e non certo di attrarre, i turisti che vengono ad ammirare le bellezze paesaggistiche, culturali e gastronomiche che la nostra terra, ancora oggi, riesce ad offrire. In tal senso, poi, sarebbe senz’altro interessante sapere come vengono spesi i soldi dei cittadini, cui farebbe naturalmente più piacere vedere migliorati tanto la vivibilità, quanto la qualità dei servizi pubblici offerti.
Invece di ritrovarsi con autentici scempi estetici come quella specie di pagoda spacciata per gigantesco albero di Natale che è stata predisposta da questa amministrazione comunale. Il maldestro tentativo di ispirarsi all’esperienza della Tour Eiffel di Parigi, rappresenta in realtà l’ennesima disgustosa pacchianata fatta passare per opera d’arte, con in più lo schifo dell’estorsione di un obolo per accedervi. Infatti, dopo le montagne di sale ed i teschi disseminati su Piazza del Plebiscito di bassoliniana memoria, è stata rispolverata l’esecrabile abitudine di installare autentici obbrobri in vari angoli della città, in occasione delle festività di fine anno. La pagoda è sorta infatti per il periodo natalizio nella Rotonda Diaz, all’altezza del lungomare ed è stata ben visibile da chiunque. 
E se è vero che al Comune non è costata nulla, è altrettanto innegabile che basta solo accedervi per capire che è un modo squallido con cui raccattare ancora soldi. All’interno, come vi si entra, vi sono anche ristoranti, bar e temporary store in cui, oltre al biglietto di ingresso, tutto costa sino a 2-3 volte più del normale. Senz’altro un’esperienza particolare, ma non ci risulta che per poter accedere ad un qualcosa di simile più ad un centro commerciale che non ad una vera e propria attrazione turistica, in qualsiasi altra città si debba addirittura pagare un biglietto di ingresso che varia dai 5 (per i bambini) agli 8 euro (per gli adulti)! Insomma oltre al danno estetico anche la beffa perché, come al solito, non sapremo mai per cosa verranno spesi questi soldi. 
Un discorso a parte, infine, lo facciamo per il penoso stato in cui si trovano gli impianti sportivi cittadini. La querelle dello Stadio “San Paolo”, che fra poche settimane vedrà di scena nientemeno che la squadra calcistica più titolata e forte del mondo, ovvero il Real Madrid dei fuoriclasse Cristiano Ronaldo e Gareth Bale, si presenta in condizioni a dir poco raccapriccianti. Un impianto vetusto, ulteriormente rovinato dai lavori che furono effettuati prima dei Mondiali del lontano 1990, e che ad oggi non ha una tribuna stampa degna di questo nome, dei servizi igienici puliti ed all’altezza di una competizione prestigiosa come la Champions League. Ed infine, di un’adeguata copertura che ripari gli spettatori dalle intemperie dal momento che quella attualmente esistente fa letteralmente acqua da tutte le parti.
Responsabilità da dividersi equamente con la SSC Napoli che usufruisce della gestione dell’impianto sportivo attraverso una convenzione, nel più classico e pilatesco gioco del rimpallo di responsabilità. Ma con un risultato purtroppo umiliante per la città, che è sotto gli occhi di tutti.
Perché non sono soltanto le pessime condizioni in cui versa il “San Paolo”, a decretare il fallimento di Giggino e della sua sgarrupata squadra di governo, alla voce “gestione impianti sportivi”. Gradiremmo infatti sapere se, come e quando sarà restituito alla città ad esempio il “Mario Argento”, un tempo prestigioso catino in cui erano ospitati i concerti (ricordiamo quello di Antonello Venditti) gli incontri di basket, di volley ed anche di tennis, quando agli Internazionali vennero fuoriclasse del calibro di Ivan Lendl, Adriano Panatta e Bjorn Borg). Ed oggi invece ridotto ad un autentico rudere, di cui non si sa cosa farne. Quasi 20 anni fa, sono iniziati i lavori di ristrutturazione e di adeguamento alle norme antisismiche, che avrebbero dovuto restituire lustro al palazzetto dello sport. Ed invece, come al solito, sono trascorsi gli anni e si sono alternate anche le amministrazioni comunali, ma nulla è cambiato. Nelle vicinanze, è sorta la tensostruttura del PalaBarbuto che ospita appena 3.500 spettatori e che è indegna di una città di oltre 1 milione di abitanti.
Insomma passato il santo, passata sarà naturalmente anche la festa. Ed esaurita l’immotivata euforia, ci si risveglierà in una realtà in cui ad una città bellissima, purtroppo, non potranno mai corrispondere servizi, vivibilità e prospettive per giovani ed anziani, che ne siano davvero all’altezza! Giggino si renderà conto di tutto questo? O Napoli – come cantava Pino Daniele che ci ha lasciato due anni fa – continuerà ancora ad essere “’na carta sporca che a nisciuno gliene importa”? Lasciamo ai posteri, l’ardua sentenza… e ai napoletani il compito di smetterla di eleggere sindaci da operetta per la città che resta sempre la capitale del Sud.

Francesco Montanino



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