“Magnammece
n’emozione”. Con queste parole, il
sindachino di Napoli Giggino “o’ magistrato”, per gli amici De Magistris, ha
voluto salutare l’ingresso del 2017 nella capitale del Sud. Nonostante la
prosopopea e l’indegna propaganda che ne stanno accompagnando il sin qui
fallimentare operato, il primo cittadino partenopeo continua a vivere in un mondo
tutto suo. Fatto di favole e di una realtà che fa letteralmente a pugni, con le
sue illusioni ed i suoi deliri. Quest’ultima è ormai una vera e propria
patologia che colpisce tutti gli esponenti di questa classe politica da
operetta, a destra come a sinistra, e che trova come abbiamo visto il proprio
culmine nel capo dello Stato.
Anche il nostro Giggino non è naturalmente da meno, ed
eccolo che annuncia con toni immotivatamente pomposi e trionfalistici (e più
avanti spiegheremo il perché), che quello di Napoli è stato il più bel
capodanno di itaglia. Se parliamo dello spettacolo pirotecnico – al netto dei
soliti esecrabili gesti di idiozia (esplosioni di veri e propri ordigni in
mezzo alle strade, ed altri atti del genere) compiuti dagli imbecilli che non
perdono occasione per gettarci lo scuorno addosso – potremmo anche tutto
sommato dargli ragione. Ma poiché riteniamo da sempre che il momento
dell’esaltazione e della felicità coinciderà soltanto quando tutti i problemi
atavici che affliggono l’antica Partenope, troveranno finalmente un’adeguata
soluzione, ecco che volentieri non ci uniamo al coro di chi lo sta decantando e
magnificando.
A Napoli esistono dei quartieri, (come quelli della
periferia Nord che include Piscinola, Scampia e Secondigliano, giusto per
rendere un po’ l’idea) dove la pulizia delle proprie strade dalle immondizie,
risulta essere ancora un qualcosa di utopistico e sconosciuto. Non sappiamo se
questo sindaco abbia mai messo piede in quelle realtà, ma poiché si tratta di
circoscrizioni che fanno parte del territorio che lui gestisce, gli ricordiamo
che sarebbe quantomeno opportuno che dia un segno di vita tangibile. E non
piuttosto che gli sovvengano nella mente
gli abitanti dell’hinterland, solo quando si tratta di andare a raccattare voti
qua e là, lasciandosi andare alle solite promesse da marinaio e politicante in
cerca di consensi, buoni solo per mantenere il culo saldamente incollato sulla
cadrega. Un cliché che non è per nulla diverso da quello del pattume politico
che sta asfissiando Napoli e tutto il Sud ormai da 150 anni e passa a questa
parte, e dal quale nemmeno questo sindaco che si atteggia a supereroe
evidentemente sfugge.
Oltre a ciò, dovrebbe anche sapere che ogni anno molti
suoi concittadini (giovani e non) sono costretti a scappare via perché mancano
valide e serie prospettive occupazionali, con uno scenario che fa assomigliare
la Capitale del Sud più ad una città del terzo o del quarto mondo, che non ad
una moderna città europea. Certo, adesso c’è anche la metropolitana che collega
molti quartieri, anche se abbiamo dovuto aspettare il 2000 inoltrato per poter
raggiungere la Stazione Centrale non più esclusivamente con l’automobile o con autobus
a dir poco sgangherati e sgarrupati. Ma resta ancora enorme ed aperto il gap
con altre città come ad esempio Milano, dove si punta ad una rete
infrastrutturale con la quale ci si potrà sempre più spostare con i treni. A
Napoli esistono solo due linee metropolitane e ad oggi per poter raggiungere
l’aeroporto di Capodichino, oltre all’automobile, esiste solo la trappola
dell’Alibus che è un bus di linea dell’ANM che permette di raggiungere lo scalo
senza effettuare fermate (ma il traffico veicolare lo si becca ugualmente) dal
costo esagerato di 4 Euro e che dura (per colmo della beffa) solo 90’. Pensate che il comune per "rinnovare" il parco autobus ha acquistato degli autobus usati dalla Polonia, spacciandoli per nuovi!
Tornando ai fatti di casa nostra, resta sempre
irrisolto il problema della delinquenza e della criminalità che sono ancora
presenti, checché se ne pensi e se ne dica. Il 2017 si è aperto con una
sparatoria (sembrerebbe fra extracomunitari, ma saranno solo le indagini a fare
piena luce sull’accaduto) nel popoloso quartiere di Forcella, dove una bambina
di 10 anni è rimasta ferita ad un piede in maniera accidentale.
Ora, è ovvio che fatti criminali del genere anche più
gravi possono accadere dovunque. Ma poiché a Napoli purtroppo episodi simili
sono già avvenuti in passato (ricordiamo Annalisa Durante o Silvia Ruotolo,
solo per mantenere viva la memoria) ed hanno visto coinvolta la camorra, è
naturale chiedersi cosa si stia in concreto facendo per rendere più sicura
questa città. Perché, se non vengono predisposte delle misure adeguate in
termini di protezione dei cittadini, il rischio concreto che si corre è quello
di allontanare, e non certo di attrarre, i turisti che vengono ad ammirare le
bellezze paesaggistiche, culturali e gastronomiche che la nostra terra, ancora
oggi, riesce ad offrire. In tal senso, poi, sarebbe senz’altro interessante
sapere come vengono spesi i soldi dei cittadini, cui farebbe naturalmente più
piacere vedere migliorati tanto la vivibilità, quanto la qualità dei servizi
pubblici offerti.
Invece di ritrovarsi con autentici scempi estetici
come quella specie di pagoda spacciata per gigantesco albero di Natale che è
stata predisposta da questa amministrazione comunale. Il maldestro tentativo di
ispirarsi all’esperienza della Tour Eiffel di Parigi, rappresenta in realtà
l’ennesima disgustosa pacchianata fatta passare per opera d’arte, con in più lo
schifo dell’estorsione di un obolo per accedervi. Infatti, dopo le montagne di
sale ed i teschi disseminati su Piazza del Plebiscito di bassoliniana memoria,
è stata rispolverata l’esecrabile abitudine di installare autentici obbrobri in
vari angoli della città, in occasione delle festività di fine anno. La pagoda
è sorta infatti per il periodo natalizio nella Rotonda Diaz, all’altezza del lungomare ed è stata ben visibile
da chiunque.
E se è vero che al Comune non è costata nulla, è
altrettanto innegabile che basta solo accedervi per capire che è un modo
squallido con cui raccattare ancora soldi. All’interno, come vi si entra, vi
sono anche ristoranti, bar e temporary store in cui, oltre al biglietto di
ingresso, tutto costa sino a 2-3 volte più del normale. Senz’altro
un’esperienza particolare, ma non ci risulta che per poter accedere ad un
qualcosa di simile più ad un centro commerciale che non ad una vera e propria
attrazione turistica, in qualsiasi altra città si debba addirittura pagare un
biglietto di ingresso che varia dai 5 (per i bambini) agli 8 euro (per gli
adulti)! Insomma oltre al danno estetico anche la beffa perché, come al solito,
non sapremo mai per cosa verranno spesi questi soldi.
Un discorso a parte, infine, lo facciamo per il penoso
stato in cui si trovano gli impianti sportivi cittadini. La querelle dello
Stadio “San Paolo”, che fra poche settimane vedrà di scena nientemeno che la
squadra calcistica più titolata e forte del mondo, ovvero il Real Madrid dei
fuoriclasse Cristiano Ronaldo e Gareth Bale, si presenta in condizioni a dir
poco raccapriccianti. Un impianto vetusto, ulteriormente rovinato dai lavori
che furono effettuati prima dei Mondiali del lontano 1990, e che ad oggi non ha
una tribuna stampa degna di questo nome, dei servizi igienici puliti ed
all’altezza di una competizione prestigiosa come la Champions League. Ed
infine, di un’adeguata copertura che ripari gli spettatori dalle intemperie dal
momento che quella attualmente esistente fa letteralmente acqua da tutte le
parti.
Responsabilità da dividersi equamente con la SSC
Napoli che usufruisce della gestione dell’impianto sportivo attraverso una
convenzione, nel più classico e pilatesco gioco del rimpallo di responsabilità.
Ma con un risultato purtroppo umiliante per la città, che è sotto gli occhi di
tutti.
Perché non sono soltanto le pessime condizioni in cui
versa il “San Paolo”, a decretare il fallimento di Giggino e della sua
sgarrupata squadra di governo, alla voce “gestione impianti sportivi”.
Gradiremmo infatti sapere se, come e quando sarà restituito alla città ad
esempio il “Mario Argento”, un tempo prestigioso catino in cui erano ospitati i
concerti (ricordiamo quello di Antonello Venditti) gli incontri di basket, di
volley ed anche di tennis, quando agli Internazionali vennero fuoriclasse del
calibro di Ivan Lendl, Adriano Panatta e Bjorn Borg). Ed oggi invece ridotto ad
un autentico rudere, di cui non si sa cosa farne. Quasi 20 anni fa, sono
iniziati i lavori di ristrutturazione e di adeguamento alle norme antisismiche,
che avrebbero dovuto restituire lustro al palazzetto dello sport. Ed invece, come
al solito, sono trascorsi gli anni e si sono alternate anche le amministrazioni
comunali, ma nulla è cambiato. Nelle vicinanze, è sorta la tensostruttura del
PalaBarbuto che ospita appena 3.500 spettatori e che è indegna di una città di
oltre 1 milione di abitanti.
Francesco Montanino
Posta un commento