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mercoledì 31 maggio 2017

IL FEDERALISMO PUO’ TORNARE AL CENTRO DEL DIBATTITO POLITICO?



Tanto tuonò che alla fine piovve, recita un detto della saggezza popolare. La Lega Nord dallo scorso 27 maggio ha un problema di identità in più: il suo leader storico Umberto Bossi ha tenuto a battesimo “Grande Nord”.
Un movimento di ispirazione settentrionalista che pare intenda rilanciare i temi dell’indipendentismo e del federalismo che sono spariti dai radar della discussione politica, soprattutto in questi ultimi anni. La separazione di fatto all’interno del Carroccio fra indipendentisti e federalisti da un lato e salviniani-lepenisti dall’altro, in effetti era nell’aria da troppo tempo. L’ultimo Congresso Federale non è stato altro che il passo d’addio dei leghisti della prima ora nei confronti di un partito che si è troppo appiattito su posizioni centraliste e nazionaliste per poter ancora essere considerato quale valido interlocutore con cui poter discutere dei temi che a noi stanno più a cuore. E che, per essere chiari, sono sempre gli stessi da oltre 20 anni a questa parte.
Ovvero, libertà ed affrancamento dall’opprimente, decrepito e dispotico stato centralista romano, Sud indipendente e confederato secondo una logica in cui vengano create le condizioni per lo sviluppo non più con interventi economici calati dall’alto, bensì generando un clima favorevole per lo sviluppo del nostro territorio, con misure volte anche a liberarlo dalla cappa mafiosa e camorristica. 
Ciò non significa che naturalmente non possano essere stretti accordi con quei movimenti che perseguiranno obiettivi affini ai nostri, pur appartenendo a differenti realtà geografiche. Sia in questa penisola come in qualsiasi altro paese, siamo e continueremo ad essere aperti con chi perseguirà i nostri stessi obiettivi. Anche e soprattutto nell’ottica della costruzione dell’Europa dei popoli liberi e sovrani dalla canaglia di Bruxelles.
Con la stessa coerenza che  da sempre ci contraddistingue, con chi invece non starà agli accordi presi saranno immediatamente troncati i rapporti. Con la Lega Nord, questo è accaduto già diverse volte in passato: l’ultimo episodio, in ordine di tempo ed in tal senso, risale al 2014 quando – all’indomani delle elezioni europee – abbiamo preso decisamente le distanze dall’abiura delle posizione federaliste, da parte di Matteo Salvini. E sarà così con chiunque anche in futuro, indipendentemente da chi si tratti.
Tornando alla nascita di “Grande Nord”, seguiremo con interesse le mosse di questo neonato soggetto politico, senza pregiudizi o facili entusiasmi di sorta perché ne valuteremo l’operato solo ed esclusivamente sui fatti concreti, com’è del resto giusto che sia. Solo il tempo potrà dirci se siamo davanti all’ennesima operazione di ricompattamento del centro-destra attorno alla collaudata asse Bossi-Berlusconi oppure ad un qualcosa di finalmente più serio e concreto.
Lo spirito che continuerà a contraddistinguerci sarà sempre quello di dialogare, in maniera costruttiva, con chi vorrà concretamente concorrere alla creazione di un serio progetto politico incentrato, come sopra evidenziato, solo su tematiche marcatamente federaliste. Il resto, per quello che ci riguarda, può tranquillamente essere gettato nella pattumiera. 
Pur nella consapevolezza che far passare questo tipo di idee, non sarà per nulla facile. E questo per almeno due ragioni.
Come ha avvertito lo stesso Bossi quando nasce un partito pericoloso per il regime, subito la Magistratura ed i Servizi Segreti si mettono all’opera per far crollare ogni proposito di ribellione civile e pacifica contro questa republichetta delle banane, serva sciocca di lobby e massonerie. In tal senso, segnaliamo con malcelata rabbia l’atteggiamento di totale servilismo mostrato dal premier abusivo Gentiloni che di fatto ha reso cinquantatreesima colonia americana il Belpaese. Non che già questo ridicolo e sgangherato paese non fosse da oltre di 70 anni sotto lo schiaffo di Washington. Ma sostenere – come ha fatto l’attuale premier - che gli Stati Uniti abbiano giurisdizione su ciò che possiamo o non possiamo fare a casa nostra, è a dir poco inaccettabile. Per non parlare poi del mancato invito a Taormina del premier russo Vladimir Putin, sul quale preferiamo volutamente stendere un velo pietoso.
L’altra ragione che renderà sicuramente irto di difficoltà questo percorso già di per se tortuoso, è identificabile nel fatto che buona parte della popolazione che vive in questo stivale vegeta in uno stato di completa ed acclarata lobotomizzazione, visto che si distrae di fronte ad una partita di calcio o ad un inutile reality-show. 
Al Sud, il problema è inoltre amplificato dalla mefitica presenza di personaggi da operetta come Giggino o’ magistrato e Don Vincenzo De Luca, campioni di demagogia e di spacconerie da bar dello sport. L’ultima in ordine di tempo va senz’altro riportata visto che – udite udite – hanno dichiarato di essere favorevoli al prossimo referendum sull’autonomia di Veneto e Lombardia che si terrà nel mese di ottobre. E questo perché a loro volta vorrebbero che anche Napoli possa godere un po’ dello stesso status di Roma Capitale. Insomma, ci sarebbe da ridere per non piangere perché non vediamo proprio con quali risorse la capitale del Mezzogiorno possa andare avanti da sola, dopo interi decenni di assistenzialismo e clientelismo che ne hanno prosciugato risorse ed energie.
Una sparata propagandistica che - sommata alle dichiarazioni del Ministro dell’Economia Padoan che ha apertamente parlato di un Euro destinato al fallimento - è sintomatica in maniera assai significativa di come le avvisaglie per un crollo del sistema itaglia sempre più imminente, siano tutt’altro che le fantasie dei più incalliti catastrofisti.
Il federalismo e le idee di Miglio torneranno dunque nella discussione politica e ad essere rilanciati sotto forma di un serio progetto politico? Solo il tempo potrà dirlo con certezza.

Francesco Montanino

Lega Sud - Ausonia

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