Tanto tuonò che alla
fine piovve, recita un detto della saggezza popolare. La Lega Nord dallo scorso 27 maggio ha un problema di identità in più: il suo leader storico Umberto Bossi ha
tenuto a battesimo “Grande Nord”.
Un movimento di
ispirazione settentrionalista che pare intenda rilanciare i temi
dell’indipendentismo e del federalismo che sono spariti dai radar della
discussione politica, soprattutto in questi ultimi anni. La separazione di fatto
all’interno del Carroccio fra indipendentisti e federalisti da un lato e
salviniani-lepenisti dall’altro, in effetti era nell’aria da troppo tempo.
L’ultimo Congresso Federale non è stato altro che il passo d’addio dei leghisti
della prima ora nei confronti di un partito che si è troppo appiattito su
posizioni centraliste e nazionaliste per poter ancora essere considerato quale
valido interlocutore con cui poter discutere dei temi che a noi stanno più a
cuore. E che, per essere chiari, sono sempre gli stessi da oltre 20 anni a
questa parte.
Ovvero, libertà ed
affrancamento dall’opprimente, decrepito e dispotico stato centralista romano,
Sud indipendente e confederato secondo una logica in cui vengano create le
condizioni per lo sviluppo non più con interventi economici calati dall’alto,
bensì generando un clima favorevole per lo sviluppo del nostro territorio, con
misure volte anche a liberarlo dalla cappa mafiosa e camorristica.
Ciò non significa che
naturalmente non possano essere stretti accordi con quei movimenti che
perseguiranno obiettivi affini ai nostri, pur appartenendo a differenti realtà
geografiche. Sia in questa penisola come in qualsiasi altro paese, siamo e
continueremo ad essere aperti con chi perseguirà i nostri stessi obiettivi.
Anche e soprattutto nell’ottica della costruzione dell’Europa dei popoli liberi
e sovrani dalla canaglia di Bruxelles.
Con la stessa
coerenza che da sempre ci
contraddistingue, con chi invece non starà agli accordi presi saranno immediatamente
troncati i rapporti. Con la Lega Nord, questo è accaduto già diverse volte in
passato: l’ultimo episodio, in ordine di tempo ed in tal senso, risale al 2014
quando – all’indomani delle elezioni europee – abbiamo preso decisamente le
distanze dall’abiura delle posizione federaliste, da parte di Matteo Salvini. E
sarà così con chiunque anche in futuro, indipendentemente da chi si tratti.
Tornando alla nascita
di “Grande Nord”, seguiremo con interesse le mosse di questo neonato soggetto
politico, senza pregiudizi o facili entusiasmi di sorta perché ne valuteremo
l’operato solo ed esclusivamente sui fatti concreti, com’è del resto giusto che
sia. Solo il tempo potrà dirci se siamo davanti all’ennesima operazione di
ricompattamento del centro-destra attorno alla collaudata asse Bossi-Berlusconi
oppure ad un qualcosa di finalmente più serio e concreto.
Lo spirito che
continuerà a contraddistinguerci sarà sempre quello di dialogare, in maniera
costruttiva, con chi vorrà concretamente concorrere alla creazione di un serio progetto
politico incentrato, come sopra evidenziato, solo su tematiche marcatamente
federaliste. Il resto, per quello che ci riguarda, può tranquillamente essere
gettato nella pattumiera.
Pur nella
consapevolezza che far passare questo tipo di idee, non sarà per nulla facile. E
questo per almeno due ragioni.
Come ha avvertito lo
stesso Bossi quando nasce un partito pericoloso per il regime, subito la
Magistratura ed i Servizi Segreti si mettono all’opera per far crollare ogni
proposito di ribellione civile e pacifica contro questa republichetta delle
banane, serva sciocca di lobby e massonerie. In tal senso, segnaliamo con
malcelata rabbia l’atteggiamento di totale servilismo mostrato dal premier
abusivo Gentiloni che di fatto ha reso cinquantatreesima colonia americana il
Belpaese. Non che già questo ridicolo e sgangherato paese non fosse da oltre di
70 anni sotto lo schiaffo di Washington. Ma sostenere – come ha fatto l’attuale
premier - che gli Stati Uniti abbiano giurisdizione su ciò che possiamo o non
possiamo fare a casa nostra, è a dir poco inaccettabile. Per non parlare poi
del mancato invito a Taormina del premier russo Vladimir Putin, sul quale
preferiamo volutamente stendere un velo pietoso.
L’altra ragione che
renderà sicuramente irto di difficoltà questo percorso già di per se tortuoso,
è identificabile nel fatto che buona parte della popolazione che vive in questo
stivale vegeta in uno stato di completa ed acclarata lobotomizzazione, visto
che si distrae di fronte ad una partita di calcio o ad un inutile reality-show.
Al Sud, il problema è
inoltre amplificato dalla mefitica presenza di personaggi da operetta come
Giggino o’ magistrato e Don Vincenzo De Luca, campioni di demagogia e di
spacconerie da bar dello sport. L’ultima in ordine di tempo va senz’altro
riportata visto che – udite udite – hanno dichiarato di essere favorevoli al
prossimo referendum sull’autonomia di Veneto e Lombardia che si terrà nel mese
di ottobre. E questo perché a loro volta vorrebbero che anche Napoli possa
godere un po’ dello stesso status di Roma Capitale. Insomma, ci sarebbe da
ridere per non piangere perché non vediamo proprio con quali risorse la
capitale del Mezzogiorno possa andare avanti da sola, dopo interi decenni di
assistenzialismo e clientelismo che ne hanno prosciugato risorse ed energie.
Una sparata
propagandistica che - sommata alle dichiarazioni del Ministro dell’Economia
Padoan che ha apertamente parlato di un Euro destinato al fallimento - è
sintomatica in maniera assai significativa di come le avvisaglie per un crollo
del sistema itaglia sempre più imminente, siano tutt’altro che le fantasie dei
più incalliti catastrofisti.
Il federalismo e le
idee di Miglio torneranno dunque nella discussione politica e ad essere
rilanciati sotto forma di un serio progetto politico? Solo il tempo potrà dirlo
con certezza.
Francesco Montanino
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