In queste ultime
settimane, ci siamo occupati del ritorno in auge di temi come l’indipendentismo
ed il federalismo nella discussione politica. La profonda spaccatura all’interno
della fu Lega Nord fra l’ala nazionalista itali(di)ota dei salviniani-lepenisti
da un alto, e gli indipendentisti bossiani dall’altro, ha riproposto con un
certo vigore un dibattito che sembrava essersi definitivamente assopito,
nonostante i segnali di ben altro tenore provenienti soprattutto dalla Scozia e
dalla Catalogna.
Non siamo però
diventati – e questo lo teniamo a sottolineare – la Gazzetta della Padania,
come qualcuno erroneamente potrebbe essere indotto a pensare. Anche perché
dalle nostre parti, non mancano certi argomenti e personaggi su cui discutere.
Infatti, è notizia di questi giorni – udite udite - l’idea di creare una
Repubblica Partenopea con ampia autonomia, lanciata da Giggino o’ Sindachino e
dal Governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca.
Provando a
scimmiottare ciò che accadrà fra qualche mese in Lombardia ed in Veneto dove si
voterà per l’autonomia, i due mefitici personaggetti della scena politica di
casa nostra, reclamano una forma di federalismo del tutto nuova: quello a pane
e puparuoli, basato sul principio “ci facciamo i cazzi nostri”.
Eh, sì. In una
realtà come quella napoletana (e meridionale in generale), contraddistinta da
sprechi incredibili di danaro pubblico, clientele, elevato tasso di
disoccupazione, piaga della criminalità organizzata e non sempre incombente,
bilancio comunale disastrato e presenza ingombrante di tantissimi clandestini,
oltre che irrisolti problemi in termini di viabilità ed infrastrutture anche
ricreative, ci riesce davvero difficile non immaginare il trionfo del solito
patto alimentare fra i partiti di regime che hanno decretato il disastro di
Napoli. Basta gettare il fumo negli occhi di questo inebetito e lobotomizzato
popolo, et voilà il gioco è fatto.
Da Giggino sindachino a Giggino o' rattusino... |
I risultati
ottenuti da questo sindachino del resto sono sotto gli occhi di tutti: interi
quartieri (quelli della periferia) totalmente abbandonati all’incuria, alla
sporcizia ed al più totale degrado, centinaia di migliaia di napoletani che se
ne sono letteralmente scappati a gambe levate dalla propria città natia che
ormai non riesce a superare il milione di abitanti (fonte ISTAT) da circa 15
anni, emergenza lavoro, diritto alla sicurezza pubblica non più garantito,
carenza di strutture sportive, strade dissestate ed infine – quale ciliegina su
una già di per se disgustosissima torta – la presenza di un elevato numero di
clandestini che fanno la gioia di quelle cooperative che stanno vergognosamente
speculando sul business dell’immigrazione selvaggia ed incontrollata.
Unitamente alla criminalità organizzata che può così contare su nuova
manovalanza, dal momento che la mancanza di validi sbocchi occupazionali rende
questi disperati (o presunti tali) facile preda dei clan camorristici, che
fanno leva sul loro istinto di sopravvivenza per assoldare ladri, estorsori e
pusher.
C’è davvero
l’imbarazzo della scelta sul dove partire, ma alcuni episodi accaduti di
recente meritano senz’altro la nostra considerazione. Napoli continua ad essere
una città non a misura d’uomo. Le classifiche che la pongono impietosamente
agli ultimi posti in termini di qualità della vita tengono naturalmente conto
anche della totale assenza di luoghi ricreativi, ed in particolare degli
impianti sportivi.
In passato ci
siamo occupati dello scandalo legato all’indifferenza mostrato da questa e
dalle passate amministrazioni comunali, a proposito delle strutture che
dovrebbero essere adibite ad ospitare manifestazioni ludiche (anche concerti
musicali) di un certo livello.
Se si eccettua
la ormai annosa “querelle” dello Stadio San Paolo (in condizioni semplicemente
raccapriccianti e pietose, causa la mancanza di servizi igienici e di uno
spazio adeguato per gli operatori dell’informazione) dove prosegue il braccio
di ferro fra il Comune di Napoli e la SSC Napoli, per il resto c’è il deserto.
Il glorioso e
storico stadio “Collana” che sorge nel cuore del quartiere collinare del Vomero
è ridotto ad un malandato rudere, mentre il “Mario Argento” è chiuso da oltre
20 anni, così come il PalaPartenope. Per la rabbia degli appassionati di
basket, che nei giorni scorsi sono stati costretti ad “emigrare” in una
palestra di Casalnuovo (che conta appena 800 posti) per poter assistere alla
prima finale della squadra cestistica cittadina. E questo solo perché il
“PalaBarbuto” era già stato precettato per lo svolgimento di un triangolare di
volley che vedeva impegnata la nazionale azzurra!
Una situazione a
dir poco grottesca e paradossale dove sono apparse, in maniera semplicemente
imbarazzante, la disorganizzazione e la superficialità con cui, l’assessore
competente, ha gestito questa vicenda.
Non era del
resto un mistero ai più, che la Ge.vi. Cuore Napoli Basket potesse arrivare
fino in fondo al proprio campionato, dovendosi giocare fra le mura amiche la
possibilità di riportare finalmente in massima serie i colori azzurri. La palla
a spicchi – e la storia sportiva lo dimostra a chiare lettere – ha sempre
esercitato un certo fascino nell’immaginario degli appassionati partenopei che
non hanno mai smesso di seguire le vicende della propria squadra del cuore.
Non così invece
per quest’amministrazione comunale per la quale, le priorità sono ben altre:
improbabili sfilate e pagliacciate delle lobby rikkionesche, strade invase in
passato anche dai ratti, cornicioni che se ne cadono a pezzi per le vie dello
shopping senza che si provveda a fare una seria opera di prevenzione e di
manutenzione, accoglienza sfrenata di clandestini…..questi solo alcuni dei
primati detenuti da Giggino e dai suoi sodali, negli ultimi anni.
Sull’ultimo
punto – lo sbarco di 1.500 risorse che andranno ad ingrossare la già numerosa
schiera di disperati e sbandati di casa nostra – non possiamo fare a meno di
notare come sia un’autentica follia. Non certo per ragioni razzistiche come fa
Salvini, ma semplicemente perché in una realtà in cui circa la metà dei giovani
è a spasso e vive ancora con i propri genitori, qualcuno ci dovrà pur spiegare
in maniera lucida e razionale come si fa a mantenere questi clandestini, perché
di questo si tratta.
La mancanza di
identità e di controlli poi fa il resto, perché è facile immaginare che chi è
allegramente sbarcato nel porto di Napoli accolto alla stregua di un liberatore
da parte dei fuoriusciti dei cessi (a)sociali e degli scherani di quelle
cooperative che si stanno fregando le mani pesando ai tantissimi soldi
(naturalmente nostri) incassati per tenere in vita quello che era, è e
continuerà ad essere un autentico mercimonio, alla fine si ritroverà
protagonista delle prime pagine di giornali e telegiornali dopo una rapina, uno
stupro o comunque un qualsiasi tentativo di violenza. O magari ce lo
ritroveremo (aizzato dagli squallidi personaggi di cui sopra) a rovesciare i
cassonetti in mezzo alla strada, protestando perché il cibo non era di suo
gradimento…..
Ora, lasciando
stare questo problema sul quale comunque abbiamo già avuto modo di dire la
nostra, c’è da chiedersi il senso di questa cervellotica decisione presa da un
primo cittadino che – ricordiamolo – rappresenta a mala pena il 20% degli
aventi diritto al voto a Napoli. Sappiamo chi sono, cosa faranno ed in che modo
riusciranno a sostentarsi?
E’ molto facile
e fa decisamente chic riempirsi la bocca di bei propositi in nome di un
buonismo insopportabilmente ipocrita e melenso, quando poi il conto lo pagherà
– come sempre del resto – chi già fa una fatica incredibile a portare il piatto
a tavola.
Ma queste
“risorse” servono come già ribadito per tanti scopi: a chi governa per
alimentare uno schifoso business, a garantirsi i voti per mantenere il culo
incollato saldamente sulla cadrega, a distrarci dalle loro inenarrabili
malefatte ed infine a scatenare una vera e propria guerra fra poveri. A chi
invece si trova all’opposizione per far leva su un sentimento di malcontento
che cova sempre più sotto la cenere e che è prossimo ad esplodere in tutto il
proprio fragore.
Napoli, nella città degli olimpionici 18 anni senza un Palasport |
Perché passi una
volta, anche due. Ma alla terza, i cittadini iniziano a difendersi con le
proprie forze visto e considerato che chi dovrebbe proteggerli con
l’applicazione delle leggi (la Magistratura), al contrario si sta distinguendo
per sbattere in galera gli innocenti e proteggere al contrario ladri e
delinquenti! Un vero e proprio delirio di onnipotenza di quel ambiente dal
quale proviene questo sindachino. Che sta troppo scherzando con il fuoco,
perché – la storia ce lo insegna – la rabbia delle persone miti e perbene se
esplode può dar vita a vere e proprie rivoluzioni……
Alla luce di
questa che è solo la punta dell’iceberg di un sistema che è totalmente marcio
per poter essere recuperato, è spontaneo chiedersi quale attendibilità possa
mai avere l’idea di questi personaggi di creare una Repubblica Partenopea
autonoma.
Di sicuro non
posso e non potranno mai essere loro ad essere portavoci di tematiche così
importanti ed avanzate perché l’integrale applicazione della secessione del Sud
- per come l’abbiamo sempre intesa sin da quando siamo presenti –
significherebbe per loro ed il pattume umano rappresentato da questa classe
politica meridionale composta da ascari, sciacalli, opportunisti e traditori
della peggiore specie, un processo che farebbe impallidire anche ciò che è
stato Norimberga per i gerarchi nazisti al termine del secondo conflitto
mondiale! Il nulla acclarato e conclamato, è l’unica cosa realmente tangibile
che contraddistingue l’operato dell’ineffabile sindachino, buono per tutte le
stagioni.
Di fronte a
quello che è uno squallido e risibile tentativo di fare propri un sentimento
anti-itagliano che inizia ad essere sempre più marcato e tangibile, rilanciamo
con forza l’idea di una grande aggregazione di movimenti indipendentisti che
possa finalmente mandare a casa, quelli che considereremo ora e per sempre
nemici della libertà e dello sviluppo di una terra meravigliosa come la nostra!
Francesco Montanino
Posta un commento