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domenica 25 giugno 2017

40 ANNI DI PRIMATI DELLA CLASSE POLITICA NAPOLETANA...




Napoli – Dall’emergenza colera al rinascimento bassoliniano, passando per lo scandalo della ricostruzione post terremoto 1980. Fino ad arrivare ai giorni nostri con l’era del degrado targata De Magistris, cui ha fatto da preludio il nulla di Rosetta Russo Jervolino. Negli ultimi 40 anni, nella capitale del sud si sono alternate amministrazioni comunali di sinistra che con la loro incuria e la colpevole e compiaciuta complicità della pseudo destra pappona, statalista e (s)fascistoide, hanno ridotto il capoluogo partenopeo ad un’autentica latrina e cloaca a cielo aperto.
Un triste e crudele destino, per quella che fino a qualche secolo fa era considerata a giusta ragione un gioiello incastonato nel cuore del Mediterraneo, oltre che prestigioso attrattore culturale. I primi prodromi di un peggioramento e di una decadenza che non sembrano conoscere mai fine, partono dall’epoca dei Borboni contrassegnata non solo da luci, ma anche da tante ombre. A dispetto di ciò che da sempre affermano i seguaci della casata spagnola,  anche Franceschiello & C. hanno la loro bella fetta di responsabilità nell’aver concorso all’attuale sfascio di Napoli.
Ma nulla al confronto di ciò che invece è iniziato oltre 150 anni fa, in cui i Savoia, alimentati dalle massonerie inglesi e francesi, con uno scellerato patto con la camorra hanno di fatto condannato l’antica Partenope ad un futuro di subalternità, miseria, disperazione, povertà e disoccupazione.
Né a qualcosa è servito l’avvicendarsi del regime fascista o questa “democrazia”, in cui siamo diventati a tutti gli effetti una vera e propria colonia americana come del resto comprova l’esistenza – ancora oggi, nonostante che la Guerra Fredda sia ormai finita da oltre un quarto di secolo – della base NATO a Bagnoli.

Ma quali sono stati i primati di questa classe politica composta da ascari, vigliacchi ed accattoni della peggiore specie? Era l’ormai lontano 1973, quando Napoli venne – come sarebbe poi diventata una sgradevole abitudine – sbattuta in prima pagina perché a causa di una partita di cozze tunisine, si diffuse questo terribile virus che, ad onor del vero, come riportarono le cronache dell’epoca, interessò anche – pensate un po’ – Barcellona che dovette fare i conti con il vibrione per ben due anni! Ma nell’immaginario collettivo, i napoletani erano diventati “colerosi” e la politica di casa nostra brillò per la sua assenza e l’incapacità di tutelare la reputazione della nostra città. Oggi questo dispregiativo ci viene ancora dispensato in maniera gratuita, tutte le volte che mettiamo piede in un qualunque stadio, solo perché osiamo sostenere e tifare i colori della nostra terra.
Proseguendo questo particolare viaggio nel tempo, arriviamo allo scandalo del fiume di danaro pubblico che è scorso dopo il terribile e devastante terremoto del 23 novembre 1980. Una micidiale scossa tellurica di magnitudo 6.9 mise in ginocchio in soli 90 secondi una vasta area compresa fra Irpinia e Lucania.
Gli effetti del sisma si fecero sentire anche a Napoli, dove tantissimi palazzi erano così lesionati e gravemente danneggiati, che numerose famiglie furono costrette ad essere sfollate. Fu istituito quel carrozzone chiamato CASMEZ (Cassa per il Mezzogiorno) che nelle pie intenzioni dei suoi creatori, avrebbe dovuto velocizzare la ricostruzione. Il tutto portando quale esempio il Friuli, anch’esso colpito alcuni anni prima da una serie di movimenti tellurici particolarmente violenti.

Peccato però che dietro le buone parole, la realtà avrebbe poi raccontato una storia fatta di gravissime collusioni fra istituzioni locali ed organizzazioni malavitose che intascarono buona parte del malloppo, grazie alla complicità di amministratori pubblici, particolarmente disonesti ed accattoni. Corruzione e tangenti hanno portato alla costruzione di tante cattedrali nel deserto ed opere perfettamente inutili, così come anche l’evento dei Mondiali di Calcio del 1990 si è rivelato essere un enorme fallimento sotto questo punto di vista.
Intanto scoppia Tangentopoli, ma il sistema in maniera gattopardesca “cambia, affinché nulla cambi”: infatti, ai posti di comando troviamo sì volti nuovi, ma non le logiche che restano decrepite e che, come l’erba gramigna, tendono a non morire mai. E così fa la sua comparsa Don Antonio “Berisha” detto Bassolino, l’inventore della “cultura della legalità” con la quale – per sedersi sullo scranno di Palazzo San Giacomo – non ha esitato a scendere a compromessi con i clan camorristici.
Ricordiamo fra i suoi capolavori, la creazione della cooperativa dei parcheggiatori abusivi con prezzo della sosta salito per i cittadini a cifre improponibili, l’indebitamento del bilancio comunale, il peggioramento della viabilità.
Ma soprattutto certe brutture fatte passare, con l’asservimento complice e colpevole di certi pennivendoli ascari ed asserviti al potere, per capolavori artistici. Di sicuro, non abbiamo certo dimenticato nei periodi natalizi degli anni ’90, la montagna di sale ed i teschi disseminati lungo Piazza del Plebiscito, così come la falce rossa della vergogna che campeggia al di fuori del Castel dell’Ovo o una mostra di tazze del cesso e lettini di ospedali. Il tutto solo per foraggiare qualche pseudo “artista” privo di materia grigia ed intelligenza, insieme agli “amici degli amici”. Ovvero a certi intellettualoidi da strapazzo, affetti da presunte manie di superiorità e di onnipotenza. 

Nella realtà, i servizi pubblici hanno continuato ad essere di infimo livello e le periferie sono state abbandonate a sé stesse, nonostante alcune patetiche operazioni di facciata come l’abbattimento delle Vele a Secondigliano, che ancora oggi continuano a deturpare quel quartiere a mo’ di sberleffo nei confronti di chi, negli anni, ha perpetuato nel dare il voto a tali mefitici personaggi. “Berisha”, come facilmente intuibile, fece carriera fino a diventare Governatore della Campania ed a collezionare altre perle come la rovina del già disastrato sistema sanitario regionale o l’emergenza rifiuti, che a Napoli e dintorni ancora oggi sta provocando tumori e leucemie.
In quel tempo, nel segno di una deleteria continuità politica, il suo posto quale primo cittadino partenopeo è stato poi preso da Rosetta Russo Jervolino.
Il nulla fatto persona, per intenderci. La ricorderemo non solo per la sua innata vacuità ma anche per non aver mosso nemmeno un dito quando, nell’ormai lontana estate del 2004, il Calcio Napoli fu fatto fallire e ripartire dalla terza serie. La rabbia dei supporters azzurri che si vedevano privati di un pezzo del loro cuore, stava per dirigerli a Roma quando arrivò l’insopportabile starnazzio e gracchio di Rosetta che temeva questo tipo di manifestazione perché, a suo dire, erano “di stampo leghista”!
Un esempio di come la classe politica di centro-sinistra consideri il sentimento di rivalsa di chi vuole ribellarsi ad un’enorme ingiustizia, quasi come se si trattasse di qualcosa di plebeo ed intollerabile. Gli ambienti radical-chic, del resto, si sono sempre contraddistinti per l’aver pontificato dai loro fetidi e nauseabondi pulpiti, rivelandosi essere sempre formidabili nel fare “i froci con il culo degli altri”.

Ma se pensavamo di aver toccato il fondo, evidentemente ci sbagliavamo. Perché negli ultimi anni fa la propria comparsa, nel firmamento dei politici che sono buoni solo a fare demagogia, il nostro Giggino “o’ sindachino”. Beniamino indiscusso dei fuoriusciti dei cessi (a)sociali ed eletto da quasi il 20% dei napoletani aventi diritto al voto, questo primo cittadino ha collezionato una serie di perle, sulle quali è davvero difficile sottacere: cornicioni di palazzi che crollano come pere mature in pieno centro ed uccidono un ragazzino colpevole di essere passato al posto sbagliato al momento sbagliato, topi in libera uscita all’altezza del lungomare di Via Caracciolo, un gigantesco uovo di Pasqua piazzato durante il periodo natalizio cui farà seguito – stando a quelli che sono i rumors – un corno anti-jella, impianti sportivi fatiscenti (Stadio San Paolo) se non addirittura ridotti a veri e propri ruderi (PalArgento). Ed infine, quali ciliegine su una disgustosa torta troviamo un servizio pubblico praticamente dimezzato durante il periodo estivo (alla faccia della vocazione turistica, tanto sbandierata da questa insulsa amministrazione comunale). Oltre che infine la possibilità di abbandonarsi ad atti osceni in luogo pubblico, come ha comprovato la consumazione di un atto sessuale nel pieno centro storico di Napoli, davanti a tantissime persone in un video che ha fatto letteralmente il giro del web. E che di sicuro arreca un ulteriore, mortificante colpo ad una reputazione tutt’altro che intonsa e già gravemente colpita dalle nefandezze camorristiche e di una parte consistente della cittadinanza. Che magari è quella che ha votato questo primo cittadino e che si arroga il diritto di fare quello che vuole e di gambizzare, con i propri comportamenti e le proprie furberie, la parte buona e con tanta nobiltà d’animo di Napoli che è costretta a sopportare ed a turarsi il naso.
Non staremo mai zitti di fronte a tali manifestazioni di volgarità e di ostentazione così palese di un qualcosa che dovrebbe restare confinato nella riservatezza come le proprie scelte sessuali. In passato, siamo stati assai duri nello stigmatizzare le sfilate e le carnevalate inscenate dalla potente lobby rikkionesca, criticandone non solo la cafonaggine ma anche lo spreco di danaro pubblico, in un momento in cui tante famiglie fanno una fatica tremenda a portare il piatto a tavola. Nel caso dell’uomo e della donna che a Piazza San Domenico Maggiore hanno dato vita ad uno squallido ed indecente spettacolo pornografico, oltre allo schifo che proviamo, non possiamo non biasimare questa amministrazione comunale per la totale assenza di controlli validi e seri in un luogo adibito al pubblico passaggio. La preoccupazione di De Magistris e dei suoi sodali, evidentemente, è quella di sguinzagliare vigili e forze dell’ordine solo quando c’è da rompere le scatole agli esercizi pubblici sul rispetto delle norme che riguardano gli spazi loro preposti. Tralasciando invece autentiche oasi di illegalità, come i tanti venditori abusivi di chincaglierie di bassa qualità che si assiepano sulle strade. Oppure, situazioni come quelle sopra descritte sintomatiche di un degrado che appare ormai irreversibile. 

Insomma, uno scenario per nulla paradisiaco: Napoli è in uno stato comatoso, del quale sembra essere eterna prigioniera. Causato anche dall’insipienza di una finta opposizione di destra che poco o nulla ha fatto in questi decenni per porre un argine ad uno sfacelo che ormai è sotto gli occhi di tutti. I chiattilli e papponi (s)fascistelli più di inneggiare ad un passato morto e sepolto, fatto di croci celtiche e richiami ad un regime ugualmente statalista ed oppressore come quello fascista, di più non sono stati in grado di fare. Da veri ascari quali sono, li troviamo a sventolare un tricoglione massonico, che in realtà è più simbolo di oppressione e subalternità che non di democrazia e libertà!
La vera alternativa è quella che abbiamo sempre proposto noi, da oltre 20 anni a questa parte. Ma che è stata avversata con inusitata violenza da chi non solo ha preferito tenere il proprio fetido culo saldamente incollato sugli scranni, rubando un lauto stipendio dalle tasche della collettività. Ma ha anche disatteso nella sostanza all’amministrare in nome e per conto dei cittadini, preoccupandosi solo ed esclusivamente di fare i loro interessi.
Quello che, a ben guardare, è in realtà l’essenza dell’attività politica e che a Napoli, come nel resto di questo ridicolo e sgangherato paese, si è trasformato in uno strumento attraverso cui una ristretta oligarchia ha pensato bene di fare solo ed esclusivamente gli stracazzi propri!

F.M.

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