Morire per non aver
voluto pagare le tasse allo stato sanguisuga itagliano ed ai suoi ineffabili
boiardi e servi sciocchi! La morte annunciata del patriota sardo Doddore
Meloni, in carcere da poco più di due mesi – udite udite – per “reati fiscali”
(non ha voluto pagare 7 milioni di euro a questi strozzini perché non ha mai
riconosciuto l’esistenza dell’itaglietta) conferma - casomai ce ne fosse ancora
bisogno - come nella repubblica delle banane, dove sventola imperterrito il
tricoglione massonico, chi prova ad affamare la pletora di parassiti che campa
alle spalle di chi lavora e produce, viene punito con la massima punizione
possibile. Seguendo la logica, tipica dei più criminali e liberticidi regimi
autoritari, del “punirne uno, per educarne cento”.
Mentre invece se vai
a rapinare a mano armata, giri magari con un piccone o altro strumento di
minaccia ed offesa, aggredisci senza una valida ragione, adeschi e/o stupri minori
e donne, sei quasi santificato ed anzi passi come vittima della società con
l’indignazione dei buonisti idioti di turno. E la benedizione del solito
giudice in cerca di facile protagonismo e che si sente “unto” ed “illuminato”
non si sa bene a quale titolo, mentre partorisce autentici obbrobri giuridici!
Nel giorno in cui
ricorre – come un’altra beffa atroce del destino – l’anniversario della morte
di Salvatore Giuliano, lo stato capeggiato da mariuoli e accattoni, alla fine
ha fiaccato la resistenza di questo indomito e coraggioso indipendentista che
si è immolato in nome di un ideale di libertà e di dignità. Un’altra morte di
stato, sopraggiunta questa volta senza spargimenti di sangue o gesti che
abbiano messo a repentaglio chicchessia!
Gli erano stati
negati – pensate un po’ – gli arresti domiciliari solo perché era accusato di
“reati fiscali”, e dunque era per questo motivo meritevole di marcire in
galera! In un paese realmente civile, lo Stato semmai dovrebbe degnarsi di
rendere conto ai cittadini di come utilizza i soldi coattivamente loro
prelevati, in nome del sacrosanto principio di consapevolezza fiscale
attraverso cui ciascuno di noi ha il diritto di sapere dai pubblici
amministratore che fine fa il sudore della propria fronte ed il frutto dei
sacrifici di una vita.
E non invece di
continuare ad imporre, in maniera implacabile, gabelle e balzelli assortiti,
senza fornire beni e servizi che valgano effettivamente quanto richiesto e
pagato! La logica ed il buonsenso ci dicono che in fondo dovrebbe essere così,
ma non in itaglia: mentre Doddore è rimasto in carcere manco fosse un serial
killer o un efferato criminale, abbiamo invece assistito alla farsa della
richiesta di una morte più “dignitosa” per il “capo dei capi” della mafia.
Ovvero, quel Totò
Riina che – ricordiamolo – non si è fatto scrupolo di sciogliere nell’acido un
bambino di 8 anni solo perché era figlio di un pentito! Si sa che fra pendagli
da forca ci si intende, ed ecco perché non ci stupiamo affatto pensando che il
boss continuerà a ricevere i salamelecchi da questi criminali legalizzati!
Tornando alla vicenda
del povero Doddore, tutto era iniziato lo scorso 28 aprile quando l’anziano
sardista si era spontaneamente consegnato mentre i carabinieri lo avevano
inseguito. Vi era entrato dichiarandosi prigioniero politico sventolando il
libro di Bobby Sands, il giovane patriota irlandese che aveva anch’esso
inscenato un mortale sciopero della fame per protestare contro le vessazioni
della Corona britannica, ed a cui si era ispirato. Sin da subito aveva infatti
annunciato che quella sarebbe stata la strada che avrebbe percorso per smuovere
le coscienze addormentate del popolo sardo.
A nulla sono bastate
le richieste dell’avvocato Puddu di concedergli quantomeno gli arresti
domiciliari, dal momento che alcuni ottusi burocrati non hanno minimamente
tenuto conto dell’età avanzata di Doddore, della sua ferma volontà di
intraprendere questo gesto estremo ed infine delle condizioni meteorologiche
delle ultime settimane, che ne hanno fiaccato in maniera irrimediabile il
fisico!
O magari della figlia
che si è incatenata davanti al carcere di Cagliari-Uta dove intanto era stato
tradotto e di tutto il mondo politico sardo. Vale più la vita di un
pluriomicida che non di uno dei tanti che ne ha le palle piene di questo regime
di ladri e sciacalli che, giorno dopo giorno, ci sta togliendo pezzi di
libertà.
Sino ad arrivare al
tragico quanto scontato epilogo. L’itaglia e Roma ladrona, nel suo
inequivocabile marciume, hanno dimostrato ancora una volta di saper discriminare
fra figli e figliastri visto e considerato che i peggiori criminali di questo
mondo sono assai più osannati e trattati con i guanti gialli rispetto, a chi
invece chiede solo giustizia e libertà! Se questa classe politica crede che facendo
volutamente morire Meloni, chiunque reclami libertà, dignità e rivalsa possa
essere zittito, si sbaglia però di grosso!
Dal canto nostro,
proseguiremo la nostra battaglia che un giorno ci condurrà all’indipendenza del
Sud ed alla fine di questo regime oscurantista e criminale che da 150 anni a
questa parte sta asfissiando la nostra terra. Verrà prima o poi il giorno in
cui il popolo meridionale finalmente aprirà gli occhi, e farà pagare a
carissimo prezzo il fio della scelleratezza e della vigliaccheria a questi
miserabili satrapi da quattro soldi!
F.M.
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