Napoli - Un gravissimo rischio per milioni
di persone, di cui poco o niente si sa. Come se già non bastassero gli atavici
problemi legati alla mancanza di occupazione e di sicurezza, la più
imprevedibile e terrificante delle minacce per il capoluogo partenopeo ed i
suoi immediati dintorni, è probabilmente costituita dal ritrovarsi nel bel
mezzo di un’area dall’elevata pericolosità vulcanica.
Se mentre
quella del Vesuvio è ben nota alla popolazione, in considerazione delle
eruzioni comunque drammatiche di cui non mancano anche illustri testimonianze
storiche, assai meno sappiamo invece in merito al super vulcano dei Campi
Flegrei che sorge a Pozzuoli. Si tratta di un’autentica “bomba” ad orologeria che
si trova a pochissimi chilometri dalla capitale del Sud e le cui peculiarità,
non sono state ad oggi ancora ben definite dagli esperti, causa dell’estrema
dinamicità del sottosuolo. E che per questo desta una certa preoccupazione,
anche in considerazione della rinomata propensione al fancazzismo ed al
menefreghismo dei politicanti di regime, che induce a dormire sonni tutt’altro
che tranquilli.
Una
situazione assai delicata che però va estesa a tutto il Mezzogiorno, dal
momento che anche i vulcani sottomarini del Marsili o del Palinuro, che si
trovano a centinaia di chilometri di profondità nell’area meridionale del Mar
Tirreno, rappresentano anch’essi delle pericolosissime minacce per la
popolazione dal momento che, in caso di
loro risveglio, potrebbero essere in grado di scatenare dei micidiali
tsunami con cui scomparirebbero interi tratti di costa della Calabria, della
Campania e della Lucania.
Già con
l’ipotesi di un’eventuale (e speriamo procrastinata il più possibile nel tempo)
eruzione del Vesuvio, abbiamo visto come in questi anni la classe dirigente
napoletana e campana in generale, non abbia trovato il modo di allestire
un’efficace politica di prevenzione ed anche di preparazione della popolazione,
di fronte ad uno scenario del genere. I piani di evacuazione, di cui tanto si è
parlato negli ultimi anni, da soli non possono certo bastare se non sono accompagnati
da una serie di misure volte alla tutela ed al rispetto del territorio,
partendo dalla lotta alla piaga dell’abusivismo edilizio che riguarda
soprattutto di quegli edifici spuntati come funghi negli ultimi 20-30 anni alle
pendici del vulcano.
Ne avevamo
del resto avuta una riprova ben tangibile nella gestione sciagurata e
scellerata della ricostruzione post-sisma del 1980 quando l’incredibile
erogazione di denaro pubblico, che doveva trasformare un’immane tragedia in una
possibilità di sviluppo e di riscatto per un territorio in grosse difficoltà,
si è trasformata nella più spregevole e vigliacca delle occasioni di
arricchimento per burocrati e camorristi.
L’altro lato
di questa medaglia di merda di cui ci occupiamo in questo articolo riguarda, dunque,
lo scandalo legato alla mancata ricostruzione delle aree colpite da eventi
tellurici, con i soldi pubblici che non si sa bene in quali tasche sono andati
a finire.
Non è solo
con la tragedia dell’Irpinia del 1980 che siamo stati alle prese con esempi di
cattiva gestione e sprechi senza limiti di danaro pubblico: volendo fare un
salto indietro in un tempo non troppo lontano, possiamo citare i tremendi
terremoti che hanno messo in ginocchio l’Abruzzo nel 2009 e nel 2016,
soprattutto nell’aquilano. Oltre al danno rappresentato dalle solite manovre
finanziarie che hanno ulteriormente prosciugato le nostre già esangui tasche,
si è pure aggiunta la beffa degli SMS solidali attraverso cui, con piccole
donazioni spontanee si sarebbe dovuto provvedere alla ricostruzione di scuole,
strade, edifici ed ospedali. E che invece, sono stati vigliaccamente trattenuti
da banchieri avidi e senza scrupoli che godono delle nauseabonde protezioni
politiche poste in essere da questo esecutivo composto da abusivi e delinquenti
della peggiore specie.
Un altro
schifo che ormai è diventato spregevole consuetudine e marchio di fabbrica di
questa repubblica delle banane, dove la tutela dei più elementari diritti dei
cittadini è considerata ormai un optional. Perché qualcuno deve pur dirci che
fine fanno questi soldi e come vengono impiegati, così come sarebbe la norma in
un paese realmente democratico e civile. Ad oggi, non possiamo fare a meno di
constatare come molte persone trascorreranno un altro inverno all’addiaccio dal
momento che delle case promesse da quei due pagliacci di Renzi e Gentiloni non
si vede neanche l’ombra. Ha destato scalpore nelle scorse settimane,
l’incresciosa vicenda di Nonna Peppina che a 96 anni è stata sfrattata dalla
sua abitazione per un cavillo giuridico riguardante….il vincolo paesaggistico!
Così come non è stata ancora fatta giustizia in merito all’assurda vicenda
dell’Hotel Rigopiano travolto da una slavina staccatasi in seguito ad una forte
scossa di terremoto verificatasi a Gennaio di quest’anno ed in cui hanno perso
la vita - è sempre bene ricordarlo - quasi 30 persone e ben 11 sono state
salvate dai soccorritori in condizioni quasi al limite. Chi ha sbagliato
dovrebbe pagare, ma sappiamo purtroppo benissimo che difficilmente sarà così.
Tornando alla
querelle del bradisismo dell’area flegrea, ciò che non ci convince è che quasi
ci sia la volontà di tenere nascoste molte, importanti cose ai cittadini così
come avrete modo di leggere. Non possiamo fare a meno di pensare questo,
considerando che se da un lato l’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia) continua a rassicurarci che la situazione è totalmente sotto
controllo, dall’altro lato ci chiediamo come mai ad esempio il video di un
convegno che si è tenuto quasi un mese fa su questo tema sia stato fatto sparire,
adducendo quale patetica spiegazione che si trattava di materiale ad uso
“interno”….
Il tutto come
se si trattasse di un tabù di cui è meglio non parlare, per ragioni che
francamente fatichiamo a comprendere. Un silenzio assordante che instilla
sconcertanti dubbi nei riguardi di chi avrebbe quantomeno il dovere di
diffondere queste conoscenze, anche a chi addetto ai lavori non è.
Resta un
autentico rebus inoltre la telefonata (diffusa dal Corriere del Mezzogiorno,
solo pochi mesi fa) dai toni assai allarmistici intercorsa fra due ricercatori
dell’Osservatorio Vesuviano, in merito alla situazione del sottosuolo flegreo,
ed attualmente al vaglio della Procura di Napoli. Ed in cui venivano anche denunciate
carenze organizzative, insieme alla mancanza di strumentazioni particolarmente
utili per studiare in maniera più dettagliata le variazioni e le evoluzioni del
sottosuolo, che sono di competenza di questo istituto preposto alla conoscenza
ed alla divulgazione scientifica dei vulcani che circondano Napoli ed il suo
intero hinterland.
La storiella
del non voler allarmare la popolazione dunque non regge, se pensiamo che alcuni
esperti hanno ammesso che i Campi Flegrei potrebbero dare vita - come si può del
resto rilevare ne “Il Fatto Quotidiano” - ad espulsioni freatiche, da un
momento all’altro e senza alcun preavviso. E che sarebbe dunque il caso di
predisporre un apposito ed elaborato piano per l’evacuazione di milioni e
milioni di persone che potrebbero ritrovarsi improvvisamente ed
inconsapevolmente coinvolte, in un evento dalle proporzioni apocalittiche. Prevenzione
che però è ferma, quale pianificazione, ancora al progetto del 1984: un
ulteriore elemento di inquietudine che va a sommarsi ad un quadro della
situazione che presenta già di per sé tante contraddizioni.
Questo perché
la Solfatara presenta - a detta dei massimi esponenti di geofisica e
vulcanologia - una caldera con caratteristiche del tutto similari a quella
presente nell’altrettanto temibile Yellowstone, che si trova negli Stati Uniti.
Ovvero una montagna sotto cui cova tantissimo magma (si è passati dalle 7-800
alle 3.000 tonnellate di flussi di gas al giorno) che, nel momento in cui
dovesse trovare uno sbocco verso l’esterno, lo farebbe con conseguenze così
nefaste da essere in grado di cambiare il clima, addirittura in buona parte del
pianeta. Non a caso, in un indice di rischiosità i Campi Flegrei si trovano ai
primissimi posti, e rappresentano a tutti gli effetti il super vulcano più
pericoloso esistente in Europa.
Ciò da solo,
basta ed avanza per affrontare tali, evidenti criticità in maniera seria, e non
più nascondendo ed omettendo notizie ai cittadini, dando la netta impressione
che la situazione sia già purtroppo totalmente sfuggita di mano, a chi di
dovere.
Perché mentre
il grido di allarme di esperti e studiosi di mezzo mondo si sta levando sempre
più forte, le istituzioni e buona parte di media stanno lasciando incredibilmente
cadere nell’oblio una notizia che meriterebbe - come si sarà ben intuito - ben
altra considerazione. Ed invece si continua ad imporre la consegna del silenzio,
quasi come se si trattasse di un vero e proprio affare di stato con cui si sta
allegramente scherzando sulla pelle di tanti, ignari cittadini.
Non intendiamo
fare in questa sede inutili quanto deleteri allarmismi, ma semmai evidenziare
come - ancora una volta - il compito della politica locale e nazionale (che
sarebbe quello di agire in nome e per conto della popolazione, assumendosi il
ruolo e la responsabilità di risolverne i problemi) in realtà continui
colpevolmente a latitare.
Francesco Montanino
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