Il primo giorno
dell’anno, è quello in cui idealmente si chiude una pagina e se ne apre
un’altra. Nei pensieri di ognuno di noi, c’è posto e spazio per buoni propositi
e promesse di migliorare la nostra vita. Non sfuggono a questo rituale nemmeno
i politicanti di casa nostra che, come al solito, parlano e straparlano al solo
scopo di gettare fumo negli occhi degli ingenui che abboccano alle loro
promesse da marinaio, arricchita da tanta insulsa prosopopea.
Doveroso partire dal
capo dello stato entità che, come ben sappiamo non è rappresentativa dei
cittadini, dal momento che da sempre è frutto di un accordo fra i partiti di
questo regime liberticida ed oppressivo. E che dunque risponde ad interessi che
non potranno mai essere coincidenti con quelli di chi fa, quotidianamente,
fatica a portare il piatto a tavola e si vede inesorabilmente erosi i più elementari
diritti.
Il massone Mattarella ha, e su questo non avevamo
affatto dubbi in tal senso, annoiato gli spettatori con il solito discorso
vuoto ed inconcludente. Il trionfo dell’ovvio e dello scontato pieno di una
retorica pomposa e banale, che porta la firma di chi ha avuto il fratello
ammazzato dalla mafia ed il cui padre ha assunto un ruolo che ancora è avvolto
nel mistero, nell’esecuzione di quel grande Patriota che è stato Salvatore Giuliano!
Tanti concetti vacui
e noiosi come l’occupazione che negli ultimi esecutivi - di cui ricordiamo è lui stesso espressione - è stata
letteralmente distrutta e sacrificata sull'altare dei desideri e degli
interessi delle multinazionali e delle lobby; la costituzione (che andrebbe
rivoltata come un calzino, poiché è vecchia e decrepita) ed infine un invito a
votare il prossimo 4 marzo quando dovremmo (il condizionale è d’obbligo,
considerando i satrapi con cui abbiamo a che fare) tornare alle urne, perché
l’attuale legislatura ha terminato il proprio mandato.
Salvo colpi di coda
che sono sempre da mettere in conto, quando si tratta di gentaglia che non esita
ad inventarsi – con la colpevole complicità di certi scribacchini, pennivendoli
e mezzibusti asserviti al potente padrone – qualsiasi pretesto, pur di
continuare a comandare ed a governare senza il necessario consenso del popolo.
Ma solo ed esclusivamente in virtù di una non meglio specificata autoreferenziazione
che deforma quella che a parole dovrebbe essere una democrazia. E che nella
realtà dei fatti, piuttosto, la fa assomigliare alla più spregevole e viscida
delle dittature.
Potrebbe anche fare a
meno di muovere la bocca, perché ormai il suo insignificante sermone scade
nella più totale indifferenza, ed anzi rischia di mettere a repentaglio e far
rivoltare gli stomaci di tutte quelle persone che ormai non si fanno incantare
più.
Restando nel tema
degli attacchi agli organi digerenti, anche Beppe Grillo non è stato certo da meno. Dopo aver fatto cenno all’umorismo
ed alla sua naturale vocazione che gli consigliamo espressamente di riprendere
(fare il comico), parla di “diarrea politica” riferendosi alla possibilità tutt’altro
che remota di un ennesimo inciucio fra i due schieramenti. Senza citare
espressamente chi sta tessendo la tela dietro le quinte di un accordo
sottobanco, che renderebbe le elezioni un’incredibile e nauseabonda farsa.
Poi un delirio di
onnipotenza senza né capo, né coda. In cui vengono tirati in ballo i robot quale
esaltazione della tecnologia che dovrebbero sostituire l’uomo, e l’introduzione
– udite udite - di un reddito quale “diritto acquisito” sin dalla nascita, per
tutti. Magari fabbricando soldi dal nulla, ed alimentando quel demone tanto
temuto dagli economisti che è l’inflazione!!!
Insomma, il popolo di
cui lui parla è composto da scansafatiche e lobotomizzati della peggiore
specie. E dovrebbe essere composto da un miscuglio incontrollato di razze che
andrebbe a colpire ed a distruggere secoli e secoli di conquiste e di lotte,
costate davvero tantissimo. Messaggio rivolto dunque a gran parte del suo
elettorato che ha abboccato al trappolone virtuale che ha sapientemente saputo
porre in essere, in questi anni in cui i pentastellati si sono affacciati
sull’agone politico. Salvo poi brillare per totale incapacità, quando si è
trattato di andare a gestire ed a governare, così come dimostrano gli eclatanti
casi di Roma e Torino, diventate autentiche latrine a cielo aperto ed in cui è
assai forte il dissenso da parte di chi vive in periferie sempre più degradate
ed in cui la sicurezza è diventata ormai un optional.
Avremmo gradito che
parlasse dei tanti “primati” negativi ottenuti da quelle due oche giulive che
sono la Raggi e la Appendino in questi anni, ma si sa che
quando la realtà ti dice che hai fallito, è molto più facile nascondersi dietro
un dito, che non ammettere di aver sbagliato e di fare ammenda dei propri
errori. Con tale sicumera, siamo comunque certi che questo fenomeno da
baraccone man mano inizierà ad essere smascherato e ridimensionato. Sino ad
essere smantellato ed a sparire del tutto dai radar della politica, per propria
naturale ed autonoma implosione.
A fare da contraltare
ai due clown di cui abbiamo abbondantemente scritto sopra, immancabile è il
fannullone padano Matteo Salvini. Da
una non meglio precisata camera d’albergo della località sciistica di Bormio, il leader della lega
naziunalista itagliana abbandona –
meglio tardi che mai - le proverbiali ruspe, e si lancia nelle solite promesse
da marinaio. Tanta demagogia trita e ritrita, arricchita da veri e propri spot
come la riduzione delle tasse, il miglioramento della sicurezza dei cittadini, l’emergenza
clandestini e la difesa dei risparmi di cittadini ed imprenditori.
Propositi senz’altro
condivisibili, peccato però che la totale abiura delle tematiche autenticamente
federaliste in nome di un’alleanza di stampo centralista con gli sfigati
(s)fascistelli e gli ex fuoriusciti di arroganza nazionale (che lo avversavano
agli albori della sua carriera politica) renda i suoi buoni propositi, in realtà
un modo neppure tanto velato per fare presa su una parte di popolazione che non
si sente più rappresentata dalle istituzioni.
Non una sola parola
spesa, invece, per la Catalogna e la
Corsica che in questi ultimi mesi
sono andate al voto ed hanno lanciato un chiarissimo segnale alle istituzioni
europee, affondando con la volontà popolare lo statalismo di chi (Spagna e
Francia) crede che quei territori appartengono loro per divina concessione,
infischiandosene totalmente della volontà popolare (vero, Rajoy?).
O magari, per non
allontanarsi troppo dai confini nazionali italioti cui lui ci tiene davvero
tanto, dei referendum sulla richiesta di maggiore autonomia di Lombardia e Veneto che hanno evidenziato la volontà ed il pensiero di circa 6
milioni di cittadini, in merito soprattutto alla questione del residuo fiscale
che dovrebbe permanere nei territori in cui la ricchezza viene prodotta. Ma di
questo non ne avevamo il benché minimo dubbio, avendo imparato a conoscere bene,
sia il personaggio che i sodali che lo affiancano e lo sostengono.
Vogliamo, ad ogni
buon conto, solo ricordargli che alla riduzione delle tasse va doverosamente
accompagnata anche da un ridimensionamento della spesa pubblica, arrivata a
livelli insostenibili e non certo in linea con i rigidi parametri imposti dal Trattato di Maastricht. È vero che l’UE è la più grande truffa degli ultimi 30
anni, ma non è più ammissibile vedere frotte di parassiti e lavativi continuare
a campare alle spalle di chi lavora e produce, come se niente fosse….
Per una semplicissima
regola matematica ed anche di bilancio, riducendo il carico fiscale che in
itaglia oltrepassa per tutti il 50% ed arriva anche ad erodere ¾ del reddito
prodotto da un’impresa (circostanza che costringe un sempre maggior numero di
produttori a delocalizzare ed a cercare nuovi business all’estero), si deve
forzatamente ridurre la spesa pubblica improduttiva. Da sempre fonte di sprechi
e disservizi che poi vanno a ricadere sulle spalle di chi si fa in quattro
dalla mattina alla sera, o di chi lo ha fatto per una vita e adesso vorrebbe
solo godersi i frutti di un meritato riposo. Risultati ottenibili solo ed
esclusivamente con un sistema realmente federale (l’esempio che portiamo avanti
è sempre quello della vicina e civile Svizzera) che dia spazio alle esigenze di
quelle realtà territoriali virtuose ed in grado di essere maggiormente vicine
agli amministrati, risolvendone al meglio i problemi principali.
L’inetto Salvini ormai
utilizza impropriamente il termine Lega, dal momento che non rappresenta più
chi – in nome di un ideale di libertà e di dignità – non ha esitato a mettersi
in discussione ed a sacrificarsi. Non smetteremo mai di ricordarglielo, visto e
considerato che in maniera del tutto presuntuosa crede di poter rappresentare
chi avversa il sistema, perché ha capito quanto faccia schifo. È lui stesso
espressione del regime che cerca di tenere, in un alveo facilmente
controllabile, un dissenso ed una protesta che covano sotto la cenere e che
rappresentano una variabile impazzita che potrebbe portare alla sua stessa
disgregazione e distruzione.
Concludiamo questa
panoramica sui peti al vento di fine anno con l’immarcescibile e recidivo “sindachino”, al secolo Giggino De Magistris, e Papa Bergoglio,
autentica new entry nella nostra particolare classifica di sgradimento.
Chi ci conosce, ormai
ben sa che il caro Giggino “o’ sindachino” è diventato uno dei nostri bersagli
preferiti. Titolo conquistato – mai come nel suo caso – sul campo, considerando
le tante perle che ha saputo regalarci in questi anni in cui ha rivestito la
carica di primo cittadino di Napoli.
Il periodo natalizio
e di fine anno poi, sotto questo punto di vista, è sempre stato particolarmente
fecondo, pensando agli obbrobri ed alle figuracce rimediati da chi indegnamente
siede sullo scranno più importante di Palazzo
San Giacomo. Una particolare
“tradizione” inaugurata da Don Antonio
Berisha detto “Bassolino” e proseguita
poi da Rosetta Russo Jervolino. Sino
a sublimarsi totalmente in De Magistris che si ritiene novello Masaniello,
quando in realtà sarà ricordato dalla maggioranza dei cittadini partenopei per
la sua sciatteria ed incapacità di fornire risposte e soluzioni valide ai tanti
problemi che assillano la capitale del Sud.
In queste ultime
settimane che hanno scandito la fine del 2017, è stato un crescendo - potremmo
dire - rossiniano di umiliazioni e mortificazioni inflitte ad una Napoli, cui
quest’anno è stato negato persino il diritto di avere un proprio albero di
Natale, esposto in un luogo che dovrebbe essere adibito al pubblico passaggio.
Nel cuore della
città, ridotto già ad una maleodorante cloaca a cielo aperto con la sporcizia e
l’incuria che la fanno vergognosamente da padroni, ecco che scorrazzano
indisturbati i piccoli camorristi in erba che si prendono gioco di pseudoistituzioni
e forze dell’ordine, vandalizzando a più riprese l’albero appositamente
allestito per le festività di fine anno e che tradizionalmente accoglie sui
propri rami i desideri ed i sogni dei napoletani.
Stavolta però, così
non è stato, perché alla fine l’attuale amministrazione comunale invece di
recintare e sorvegliare l’area in oggetto, provvedendo magari – già che si
trovava – ad una sua opportuna riqualificazione e pulizia, ha alzato bandiera
bianca lasciando alla mercé delle baby gang, che infestano il quartiere,
quell’albero che non avrebbe fatto del male a nessuno. Hanno fatto il giro del
web e del mondo le immagini del pino vigliaccamente abbattuto e scaraventato
per terra, da questi piccoli topi di fogna figli di madri ignote e padri altrettanto
bastardi! Non certo un bel biglietto da visita per una città ricca di storia,
arte e cultura come la nostra, e che dovrebbe garantire le minime condizioni di
sicurezza tanto per i cittadini, quanto per i turisti che decidono di
trascorrere le proprie vacanze nell’antica Partenope.
La cosa più assurda,
disgustosa e schifosa, è che lo stesso De Magistris mentre era in una Piazza
del Plebiscito transennata per motivi di sicurezza e di ordine pubblico, si è
permesso sulla web-tv comunale – con incredibile sfacciataggine - addirittura
di criticare e fare le pulci a chi ha deciso di innalzare il livello di
controllo, per la minaccia sempre incombente di possibili attentati!
Un’altra ottima occasione
persa per starsene zitto, dal momento che lui stesso non è stato in grado di
garantire le minime condizioni di civiltà e di sorveglianza, ad esempio per il
povero Arturo. Ovvero, il 17enne selvaggiamente aggredito da un branco di
piccoli topi di fogna che non hanno esitato a picchiarlo ed a ridurlo in fin di
vita, nella centralissima Via Foria.
Il tutto naturalmente senza un valido motivo e grazie alla vergognosa impunità
di cui delinquenti e criminali di ogni risma, godono a pieno titolo in quella
che consideriamo, purtroppo, la capitale mondiale della più completa anarchia.
Ed in cui, ormai, nessuno può ritenersi al sicuro in qualsiasi momento e punto
della città in cui si trovi.
Se già non si è in
grado di garantire la sicurezza ad un ragazzo che sta passeggiando per fatti
propri e senza rompere le scatole a nessuno, non ci stupiamo affatto se poi un
albero di Natale venga distrutto, senza che venga neppure mosso un dito da chi
di dovere! Così come vorremmo capire dov’erano le forze dell’ordine mentre un
bambino di appena 12 anni è rimasto ferito al polpaccio la notte di San
Silvestro a causa di un proiettile vagante. Merito della solita BESTIA che si è
sentita in dovere di prendere una pistola ed andare ad esplodere colpi di arma
da fuoco, incurante e strafottente di tutto e tutti!
Negli stessi momenti
in cui si stava consumando la solita barbarie, il caro sindachino ha poi
parlato di una piazza piena, omettendo però di dire che chi era presente lì ed
al lungomare di Via Caracciolo, per
tornarsene a casa avrebbe dovuto farsela a piedi. Questo perché gli autisti dei
mezzi pubblici non hanno garantito il servizio di trasporto pubblico, che ormai
è arrivato – è proprio il caso di dirlo – al capolinea ed al collasso
finanziario, così come abbiamo denunciato a più riprese negli ultimi mesi! Non
ci sono più soldi nelle dissanguate e depauperate casse comunali, e quel poco
che si conta di raccogliere va ad ingrossare i portafogli degli “amici degli
amici”. Tipo quelli che si sono esibiti nella notte dell’ultimo dell’anno, di
cui non sappiamo naturalmente se e di quale cachet abbiano beneficiato.
Feste, farina e forca
a gogo dunque per quella parte di Napoli mentalmente ancorata alla spregevole
logica del “chiagne e fotti”, che ha
permesso a questo impresentabile personaggio di stare lì, a fare danni
inenarrabili ed incalcolabili. Anche l’eterna e stucchevole querelle dello Stadio San Paolo non è stata ancora
risolta, ed anzi appare molto concreta l’ipotesi che il Presidente della SSC
Napoli Aurelio De Laurentiis possa
un giorno portare la squadra azzurra lontano dalla città.
Secondo il sindaco di
Melito Amente, cui è legato da una
forte amicizia, pare che il produttore cinematografico abbia individuato un
lotto di terreni posti nell’hinterland a nord del capoluogo, sui quali poter
edificare i campi che ospiteranno gli allenamenti dei calciatori. Cui si
affiancherà probabilmente anche la costruzione di una struttura sportiva capace
di contenere fra i 40 ed i 50mila spettatori. Sarà solo il tempo a dirci se ciò
diventerà o meno realtà.
Fatto sta che, non
possiamo fare a meno di notare che il “San Paolo”, che ormai ha più di 50 anni,
versa in condizioni a dir poco pietose e che necessiterebbe di un vero e
proprio restyling, dai costi che però si prospettano elevatissimi. Una
situazione che è comune anche ad altre strutture storiche come ad esempio il Collana (teatro delle partite del
Napoli, fino alla costruzione del San Paolo) che sorge nel cuore del popoloso
quartiere del Vomero e che ormai è ridotto ad un autentico rudere. L’ennesimo
durissimo colpo per lo sport partenopeo, che già deve fare i conti con spazi
che in pratica sono ridotti ai minimi termini, e che vede letteralmente morire
sul nascere ogni velleità di riscatto e di rilancio.
In tutto questo,
notiamo la totale e rinomata incapacità del Comune di Napoli di dare valide
risposte attraverso cui rispondere con i fatti a quello che comunque è un
imprenditore che cura i propri interessi, prima ancora di essere vero tifoso di
quello che è probabilmente nel cuore dei napoletani, uno degli elementi
inscindibili della propria esistenza e del senso di appartenenza alla propria
terra.
A dare mano forte a
questo sindachino insipido ed inconcludente, però non c’è soltanto la parte
peggiore della popolazione poiché ci pensano tanto la finta opposizione che
brilla per la sua totale latitanza ed inettitudine. Quanto certi pennivendoli
che non lesinano affatto lodi (?!) e leccate di culo a chi sta assestando il
colpo di grazia ad una città ormai agonizzante, e che necessiterebbe di
un’opera di bonifica per la quale non sarebbero sufficienti interi decenni. Chi
è preposto a fare informazione dovrebbe quantomeno ricordarsi che uno dei
propri compiti è quello di essere imparziale, e di non essere certo al soldo e
quindi strumento in mano ai potenti. Cosa che invece non possiamo dire della
stampa napoletana (e non solo lei) che proprio non riesce a togliersi il
prosciutto dagli occhi, continuando a fare da cassa da risonanza a chi sta impunemente
ingannando i cittadini.
Dal canto nostro, anche
nel 2018 che è appena cominciato, ci ripromettiamo che continueremo ad essere
la spina del fianco di questo regime composto da accattoni e delinquenti della
peggiore specie. Con la certezza, che sempre forte e vigoroso sarà il dissenso
nei confronti di chi ci ha negato speranze e dignità, per il futuro nostro e
delle generazioni che verranno!
Per finire in
bellezza, eccoci al Papa che difende i clandestini e si dimentica dei
terremotati. Anche noi, come tantissimi altri cittadini, siamo rimasti
letteralmente disgustati e nauseati dal buonismo melenso ed ipocrita dispensati
a piene mani da Bergoglio, che nel
suo monologo natalizio ha avuto l’ardire di affermare che Gesù Cristo sarebbe nei volti delle tante risorse che sbarcano in
maniera clandestina tutti i giorni, sulle nostre coste.
Un’uscita infelice,
se pensiamo che i terremotati di Marche, Umbria, Lazio ed Abruzzo che non più
tardi di oltre un anno fa hanno perso praticamente tutto, a seguito delle
violentissime scosse telluriche che hanno messo in ginocchio quei luoghi. Dopo
essere stati presi in giro a più riprese dal pinocchio fiorentino Renzi prima e dal suo indegno
successore Gentiloni poi, ecco che
anche chi con la preghiera avrebbe dovuto regalare un momento di conforto, si
dimentica totalmente di chi trascorrerà il secondo inverno di seguito, alla
neve ed al gelo.
La spiritualità è un
qualcosa che ognuno di noi può professare nel profondo e nella piena
consapevolezza di doverla poi applicare quotidianamente in maniera concreta, e
non certo ostentandola ed a parole. Nel caso in esame, da questo Pontefice ci
saremmo aspettati anche fatti concreti non solo nei confronti dei migranti che
entrano clandestinamente in questo sgangherato paese, andando ad ingrossare le
fila di dei già numerosi disperati presenti.
Ma anche e
soprattutto una netta e decisa presa di posizione contro quei pretacci che
adescano e si macchiano di atti schifosi e vergognosi nei confronti dei
bambini. La piaga dei prelati pedofili e pervertiti purtroppo è dura da
estirpare, ma restiamo sempre dell’idea che anche per essi occorrerebbe la
castrazione fisica e chimica, quale deterrente ideale per scoraggiare qualsiasi
tipo di idea malata ed insana.
Anche qui, nulla di
tutto questo. Perché pure alla Chiesa
Cattolica conviene lucrare business dorati sull’immigrazione selvaggia e
clandestina, visto e considerato che non si spiegherebbero in altro modo i
reiterati appelli all’accoglienza di chi non solo non fa proprio nulla per
integrarsi ma contribuisce ad aggiungere ulteriori problemi di carattere
sociale e di ordine pubblico. Quell’abominio che risponde al nome di Piano Kalergi trova in Bergoglio e
nella sua combriccola, altri validi alleati che hanno perso di vista la loro
vera missione.
Così come, si
preferisce non scoperchiare quel vaso di Pandora rappresentato dalla piaga dei
preti pedofili, vera e propria lobby intoccabile e che invece meriterebbe le
peggiori punizioni mai concepite dall'uomo per il profondo schifo che suscitano
da autentici maiali quali sono!
Insomma, non c’è
davvero mai limite al peggio e sperare in un 2018 migliore dell’anno che ci
siamo da poco lasciati alle spalle sembra essere quasi un grido di dolore…
Francesco Montanino
Posta un commento