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mercoledì 2 gennaio 2019

ANCORA DISCORSI E PETI AL VENTO DI FINE ANNO


Come ogni fine anno, la tradizione che vuole la comparsa di certi personaggi in televisione e – da alcuni anni a questa parte – sui social, è stata abbondantemente rispettata.
I buoni propositi e le tante promesse di un anno migliore, scorrono a fiumi come le bevande ad alta gradazione alcolica consumate dai nostri “eroi” che non perdono l’occasione di infastidirci e molestarci nemmeno l’ultimo giorno dell’anno, quasi a volerci ricordare che romperanno "i cosiddetti" anche nei prossimi 365 giorni.

Iniziamo questa parata di gas intestinali che si sprigionano, con il discorso del presidente della repubblica di Bananaland, Mattarella. Preceduto come di consueta, dalla solita orrenda marcetta massonica abbiamo notato come, rispetto agli anni scorsi in cui era una continua scorreggia, quest’anno è diventato una loffa.
Durata di pochissimi minuti, quasi impalpabile accompagnato però dal solito puzzo di retorica. Fa capolino la parola comunità, sulla quale le interpretazioni le lasciamo a voi. Quel che è certo, è che non può venirci a parlare di sicurezza, quando con il suo avallo negli anni scorsi sono state approvate le leggi che hanno spalancato le porte di questo sgangherato paese, già afflitto dai cancri rappresentati da mafia, camorra e ‘Ndrangheta, non solo esclusivamente a chi scappava dalla guerra. Ma anche e soprattutto a chi ha pensato bene di venire a trascorrere una vacanza, con i nostri soldi. E non solo. Non contento, ha iniziato a fare i porci comodi suoi anche grazie alla protezione che gli è stata garantita da partiti ed organizzazioni che sul business dell’immigrazione selvaggia hanno lucrato ricchi profitti. Oltre che da giudici che, hanno punito le persone oneste e perbene salvo poi premiare delinquenti e criminali, quando sono anch'essi lautamente pagati dalla collettività.

Ha poi parlato di odio, quando questo è un doveroso sentimento che alberga nei cuori di chi ha un minimo di buonsenso, nei confronti di chi gli ha consegnato un paese che ha negato un futuro fatto di dignità e speranza. Ci riferiamo a quella generazione che oggi ha fra i 40 ed i 50 anni, e si ritrova con un pugno di mosche in mano: lavoro precario e prospettiva di non vedere la pensione nonostante abbia versato contributi, a dispetto di chi non fa una beata minchia dalla mattina alla sera e pretende pure di essere mantenuto!
Infine, ha parlato di tutela del territorio martoriato e devastato da interi decenni di cattive politiche nella sua gestione, che potrebbe trovare una risposta solo attraverso l’avvio di un serio progetto di riforma in senso realmente federale dello stato sul modello della vicina Svizzera, in cui sono gli enti più vicini ai cittadini a dover gestire le risorse ed anche lo spazio in cui vivono. Ed anche dell’approvazione della legge di bilancio che ha scongiurato la procedura d’infrazione da parte di un’Unione Europea sulla quale – è bene sempre ricordargli – NON SIAMO MAI STATI CHIAMATI AD ESPRIMERCI!

Come tante altre cose, l’Europa ci è stata imposta da una pletora di sciacalli e di accattoni che hanno pensato bene di trasformare quella che inizialmente era un’area economica di libero scambio (e tale doveva continuare a rimanere) in una gabbia liberticida, che ci ha eroso giorno dopo giorno diritti e dignità. Oltre che rappresentare un consesso composto da altri parassiti e fannulloni, che vanno ad aggiungersi a quelli (e sono decisamente troppi) che già sfamiamo alle nostre latitudini.
Di vera e propria "scorreggia", possiamo parlare invece se spostiamo il discorso su Salvini. Il fannullone padano ha ringraziato sentitamente i suoi sostenitori, parlando di risultati raggiunti come la diminuzione degli sbarchi dei clandestini o l’introduzione della tax flat, solo per una ristretta platea contributiva. Peccato, però, che poco o nulla abbia fatto per espellere tutti quegli immigrati clandestini di cui ignoriamo le generalità e l’identità e che si sono macchiati di crimini orrendi. E che l’introduzione del reddito di nullatenenza, a scapito dell’allargamento anche a lavoratori dipendenti e pensionati dell’area di ridotta contribuzione, non farà altro che alimentare fenomeni assistenzialistici e clientelari.
Il leader della lega naziunalista itagliana, ha ormai abiurato ogni riferimento al federalismo e prova, furbescamente, ad ingraziarsi la base storica del Carroccio parlando blandamente di “autonomia regionale”. Peccato che Lombardia e Veneto, dopo il referendum del 22 ottobre 2017, stiano ancora aspettando risposte dal governo centrale che da ormai sei mesi, vede al proprio interno appunto il movimento di Salvini.
Insomma, il solito nulla come ormai abbiamo imparato a conoscere da diversi anni a questa parte ma non ce ne stupiamo più.
Non possiamo non parlare di una loffa per Beppe Grillo. Il leader pensastellato si presenta con una “maschera” (ma andava bene anche un cappuccio, considerando la provenienza del co-fondatore Casaleggio) sul corpo di un body-builder e cerca di connettere, perché non ha ancora trovato la propria identità e dimensione. Insomma, una delirante supercazzola con scappellamento in piena regola, dalla quale l’unica cosa che a stento si riesce a capire è l’appello di essere più umani, in uno stile quasi fantozziano.

Peti fragorosi e doppi, per i suoi discepoli Di Maio e Di Battista che possono così digerire i propri abbondanti e lauti cenoni dando vita ad eruttazioni intestinali che si possono udire sino a Lampedusa. Nemmeno nel primo giorno dell’anno, il bibitaro riesce a tenere a freno la propria propensione a prendersi gioco dei tanti allocchi che ancora credono alle favolette che continua a raccontare. In questo è spalleggiato dal “Dibbabbeo”, reduce dal prolungato esilio dorato in Sudamerica. Sulle nevi di una località sciistica del Trentino, i due grullini non hanno detto nulla di nuovo, se non confermato che anche in questo 2019 appena iniziato ci regaleranno tanta, tanta demagogia. Al di là delle solite sparate sul taglio dei vitalizi, non sono andati oltre manifestando la vacuità della loro proposta politica. Le uniche varianti sul tema riguardano l’ambiente (che hanno impestato) e la politica estera che sicuramente continuerà ad essere accondiscendente e scodinzolante nei confronti di Unione Europea e Stati Uniti, quando piuttosto sarebbe il caso di affrancarsi e defilarsi dalle assurde sanzioni comminate contro la Russia ed il suo ricco e sterminato mercato.
Continua, infine, a sparare puzzolenti scorregge il sindachino di Napoli, al secolo Giggino De Magistris che, preso dai continui deliri su una città che esiste solo nella sua fantasia perversa, si dimentica di risolvere i tanti problemi che l’attanagliano e che sono, anzi, ulteriormente peggiorati da quando è iniziato il suo mandato. Oltre ai servizi pubblici numericamente insufficienti oltre che inefficienti (metropolitane e funicolari ferme nell’ultima giornata dell’anno a partire addirittura dalle 19), dobbiamo fare i conti con una grossa figuraccia fatta (e non è la prima volta) con i turisti provenienti dalla Russia. Non contento di tutto questo, oltre al danno aggiunge la beffa relativa alla promessa di migliorare i servizi ai turisti presenti nella capitale del Sud anche in questi giorni festivi. L’ennesima bugia e presa per i fondelli, perché sappiamo fin troppo bene che non cambierà nulla e che anzi le cose sono destinate ulteriormente a peggiorare, perché al peggio purtroppo non ci sarà mai limite.

Dopo la vergogna di alcuni mesi fa, tornando alla fredda cronaca, con gli oltre 200 moscoviti fermi al porto di Napoli ad aspettare invano un traghetto per Ischia, senza ricevere uno straccio di assistenza dalle istituzioni comunali, adesso è il turno di una famiglia di San Pietroburgo cui è stata scippata una borsa contenente i biglietti, le carte di credito, le chiavi di casa e gli effetti personali di tre sventurate persone che, non appena hanno messo piede alla Stazione Centrale, hanno vissuto questa pessima esperienza. Ha fatto il giro del web, il disperato appello della figlia che ha chiesto almeno la restituzione dei passaporti e dei biglietti aerei per tornare a casa.
In entrambi i casi, nessuna dichiarazione da parte del primo cittadino che, dal canto suo, continua a sproloquiare di lungomare liberato, di città dell’accoglienza (per delinquenti e sbandati di tutte le latitudini, semmai) e di altre supercazzole assortite, invece di garantire condizioni di vivibilità e servizi efficienti degni di una metropoli. Compreso il diritto a godere di condizioni minime di sicurezza, che l’Amministrazione Comunale dovrebbe essere tenuta a garantire, con tutti i soldi estorti ogni anno sotto forma di tasse, gabelle e balzelli vari ai cittadini.

Così come ci ha stupito, e non poco, il totale silenzio da parte del Consolato russo presente nel capoluogo partenopeo, in entrambe le circostanze. A luglio come in questi giorni, nessun cenno di vita. Quando, invece, ci saremmo aspettati delle dichiarazioni e delle reazioni di sdegno di fronte a situazioni nelle quali alla credibilità di Napoli, sono stati assestati durissimi colpi. Non ci stupiremmo, se tanto nell’opinione di quei moscoviti quanto in quella della famiglia di San Pietroburgo, il nome di Napoli evochi qualcosa di negativo, oltre che di sgradevole. E non è, ne sarà, la prima volta fino a quando la capitale del Sud sarà gestita in maniera così sciatta ed approssimativa da personaggi di infimo cabotaggio come Giggino “o’ sindachino”.

Non mancano all’appello, neppure le loffe papali in cui fanno la comparsa gli artigiani di pace. Facendo però un torto alla categoria produttiva, perché il pontefice non ha specificato se si tratta di carrozzieri, meccanici, gommisti, falegnami…..I soliti predicozzi, insomma, quando ben sappiamo che il Vaticano dispone del tesoro dello IOR con il quale potrebbe aiutare per davvero, ed in misura tangibile e concreta, i paesi più poveri. Così come, il caro pontefice avrebbe potuto magari fare anche un cenno alla vergogna dei preti pedofili, contro i quali troppo poco ha sinora fatto.

Concludiamo questa nostra carrellata sulle promesse da marinaio di fine anno, con il discorso di fine anno del presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin che, al confronto con i guitti nostrani, appare come vera e propria ventata di aria fresca. Altro spessore e poche, ma semplici parole così come vorremmo da chi assume ruoli politici.
Un discorso concreto in cui, ha espresso il concetto di unità e di vicinanza per i propri connazionali, con un tono ed un linguaggio diretti e senza fronzoli o tecnicismi. Non compaiono spread, PIL, bilanci e procedure d’infrazione o governi provvisori: parole che vanno dritte al cuore di quella che davvero può essere considerata una comunità. E non certo, un’accozzaglia di etnie unite nel sangue e con incredibili menzogne storiche, com’è invece il caso dell’Itaglia che, per quello che ci riguarda, ha solo nociuto ai nostri territori.

F.M.

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