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domenica 20 settembre 2015

INTERVISTA ESCLUSIVA AL NIPOTE DI SALVATORE GIULIANO: "FURONO I SERVIZI SEGRETI E LA MAFIA A DECRETARNE LA MORTE..."



Montelepre (Palermo) – La Sicilia punto di partenza della battaglia indipendentista, sul solco tracciato da Salvatore Giuliano. L’antica Trinacria può diventare realmente un esempio da imitare per tutti quei popoli che vogliono affrancarsi dal giogo centralista? Se si volesse giudicare dalle immense ricchezze presenti in questa terra, non esiteremmo a rispondere in maniera affermativa.
Eppure, a dispetto delle importantissime battaglie condotte da Salvatore Giuliano oltre mezzo secolo fa, di strada da fare ce n’è davvero tanta. Sigle e siglette che richiamano il nazionalismo siciliano spuntano ogni giorno come funghi, anche sui social network ormai divenuti vero e proprio sfogatoio per chi non accetta più i quotidiani soprusi di un regime, sempre più liberticida e tiranno, che ha esteso i propri confini.
L’occasione mi è fornita da una visita fatta sui luoghi che richiamano alla memoria, le gesta e le battaglie portate avanti da chi – Salvatore Giuliano - è ormai da considerarsi a tutti gli effetti quale parte integrante ed imprescindibile, della millenaria storia di questa straordinaria terra. Fra suggestione e rabbia per quello che ancora non è stato fatto, nonostante il sacrificio e lo spirito di giustizia di chi ha dato la vita per il proprio popolo.
“Abbiamo gli strumenti per poter decollare e siamo ricchi di risorse, ma non riusciamo a rendercene conto” – mi racconta con una punta di amarezza Giuseppe Sciortino Giuliano, discendente diretto del patriota che alla fine della seconda guerra mondiale fece tremare e non poco le cancellerie itagliane ed americane, solo perché voleva rendere la Sicilia una terra libera ed indipendente.
“E sulla cui vicenda – aggiunge – sono state volutamente raccontate un sacco di menzogne. Sono stati i servizi segreti e la mafia a decretarne la morte, perché una Sicilia che si affranca da certe logiche faceva paura. Ieri come oggi. Salvatore Giuliano non avrebbe mai sparato sulla sua gente, ma lo hanno sempre fatto passare per un criminale”.
Passeggiando all’interno del suo Castello, qualunque cosa parla di questo eroe il cui nome ancora oggi suscitano profonda ammirazione e rispetto sia fra i tanti turisti che ogni anno vengono a rendergli omaggio da ogni parte del mondo che in quei siciliani, che mal volentieri vedono l’invasione itagliana.
Ma per fare ciò occorre che l’intera nazione siciliana prenda coscienza di un ritrovato orgoglio e spirito di appartenenza, anche attraverso un’importante opera divulgativa e di conoscenza. “Il mio progetto – conferma Sciortino in maniera secca e decisa - è quello di diffondere la verità sulla storia di mio zio con degli opuscoli che saranno presto distribuiti a tutti i siciliani. Stiamo parlando di un personaggio conosciuto a livello planetario, e la sceneggiatura del film che sarà realizzato, pensi, avrà come scenario la Romania. Occorrerebbero anni ed anni per raccontare la storia della nostra terra ed in particolare quella di mio zio il cui mito resiste ancora ai giorni nostri, nonostante siano trascorsi quasi 70 anni”.
Il racconto di Sciortino prosegue, ed inevitabilmente i discorsi cadono anche sulle angherie perpetrate da questa Unione Europea, sempre più arrogante e prepotente. Non prima di avermi descritto altri interessanti particolari sulla sua famiglia che non ha esitato nemmeno per un istante nello stare a fianco di Turiddu, così come era chiamato da chi gli ha voluto bene.
“Mia madre – puntualizza - ad esempio era a capo del gruppo femminile, mentre mio padre era l’ufficiale di collegamento fra il Movimento Indipendentista Siciliano e l’EVIS. Salvatore Giuliano era il simbolo dell’affrancamento del Sud e dell’intero Mezzogiorno, contro l’invasore itagliano. Se questo stato oppressore non avesse ricevuto le batoste da Giuliano, non avremmo mai avuto l’autonomia di cui godiamo oggi. Mi piange il cuore nel vedere che tutto ciò non è servito a niente, perché lo stato itagliano non ha fatto proprio nulla per renderla effettiva, così come ci era stato promesso. A questo punto, le cose sono due: o si applica integralmente lo statuto, oppure proclamiamo l’indipendenza! Il nemico oggi è l’Europa di questi quattro banchieri di merda che decidono per noi cosa è giusto, e cosa invece non è giusto! Certo, rispetto ad interi decenni fa c’è una maggiore consapevolezza ed una ritrovata sicilianità in strati della popolazione sempre più ampi. Ma è ancora troppo poco, perché è necessario che l’intero popolo prenda coscienza del fatto che non possiamo per nulla permetterci di consegnare la Sicilia a questa massa di persone inette ed inutili, che di sicuro non fanno i nostri interessi”.
Il principale problema però è la mancanza di coordinamento fra le tante sigle sicilianiste presenti. “Nel 1974, mio padre – prosegue Sciortino - andò in giro per provare a metterle insieme ma è stato inutile. Ci ho provato anche io nel 1986 e nel 1990 ed ho riscontrato le stesse problematiche, nel senso che non c’è la volontà di affidarsi ad un unico soggetto in grado di mettere insieme tutte le istanze. Sino a quando esisterà tale frammentazione, il compito che ci attende sarà complesso. Intendo – conclude - andare avanti fino a quando ne avrò le forze”.
La mia giornata sui luoghi del mito di Giuliano continua, e la tappa successiva è la casa in cui ha vissuto il patriota siciliano. Al di fuori, campeggia un’enorme lapide che ci ricorda come lì il tempo si sia praticamente fermato. Nella camera di Salvatore ed in quella della sorella, così come nella dispensa e nel nascondiglio, tutto è rimasto esattamente com’era allora. Letto, televisore, radio, armadi….non c’è alcuna traccia di modernità. Solo la camera dei genitori è stata soggetta ad un restauro per evitare che potesse risultare totalmente non fruibile per i visitatori. Non possono essere fatte foto, ma un’altra lapide dell’EVIS cattura la mia attenzione. Chiedo cortesemente il permesso – che mi viene eccezionalmente accordato - di fotografarla, così come potete notare. La mente si ferma un attimo ad immaginare la vita quotidiana della famiglia Giuliano, e delle condizioni di estrema povertà in cui la popolazione siciliana ha vissuto quegli anni. 
L’ultima tappa obbligata è il cimitero cittadino dov’è sepolto nella cripta di famiglia, Salvatore. Una grossa bandiera con il simbolo della Trinacria avvolge la tomba dove riposa per sempre, insieme agli altri cari. “Chissà se l’anno prossimo – mi racconta il custode – sapremo finalmente la verità, o se invece decideranno ancora di prorogare questo segreto di stato. Quel che è certo è che qui a Montelepre, il suo mito e le sue gesta continuano ad esistere, e ad essere tramandati alle generazioni più giovani. E che il dolore di questo paese è ancora molto presente, soprattutto fra i più anziani che mai lo hanno tradito e che facevano parte della sua banda. Ogni anno, vengono in tantissimi da ogni angolo del pianeta per rendergli omaggio e per conoscere la vera storia di un uomo che amava la propria gente, come nessun altro”
La presenza di un grosso registro che raccoglie le dediche di chi si è sobbarcato anche migliaia e migliaia di chilometri, pur di scoprire chi era veramente Salvatore Giuliano, è li a confermarlo! Ed a ricordarci come il suo ricordo sia destinato a vivere per sempre nei cuori di chi ama la libertà, e non accetta i soprusi e le ingiustizie!

Francesco Montanino 





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