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mercoledì 23 agosto 2017

LA STRATEGIA DELLA TENSIONE PER ARGINARE L’INDIPENDENTISMO




Le immagini di morte e disperazione per l’attentato compiuto dai terroristi dell’ISIS a Barcellona, hanno fatto il giro del mondo e ci inducono ad una serie di riflessioni. Secondo un cliché ormai consolidato e che abbiamo imparato ben a conoscere, da un lato si è subito levato il fuoco di fila da parte di chi invoca magari un nuovo intervento militare orchestrato da quegli stessi americani che in realtà hanno creato questa organizzazione militare inizialmente per scalzare, secondo il sacro principio che “la democrazia va esportata” il governo legittimo di Assad, in Siria. Dall’altro, invece, stiamo assistendo alle solite, stucchevoli e patetiche reazioni dei “buonisti” d’accatto per i quali occorrono porcate come lo “ius soli” ed altri strumenti inutili di questo tipo per limitare tali episodi.
Così come preferiamo stendere un velo pietoso su sciocchezze ridicole ed immani come i gessetti colorati, i gattini, le bandiere arcobaleno e le marce della pace inscenati da quegli stessi personaggi che si comportano alla stregua delle peggiori marionette, in mano al burattinaio Soros che è lo stesso delinquente a piede libero, dietro al quale si muovono le ONG che stanno lucrando il più schifoso dei mercimoni attraverso il commercio e la tratta dei nuovi schiavi provenienti da paesi non in guerra!
Un aspetto che però sta sfuggendo a tutti è quello che a Barcellona ed in Catalogna fra poco più di un mese (l’1 ottobre) si voterà per l’indipendenza dall’arrogante regime centralista spagnolo.
Non abbiamo certo timore nell’affermare che, dietro a tragedie come quelle delle Ramblas, ci possa essere la longa manus dei servizi segreti con la connivenza delle autorità centrali di Madrid, per aumentare il senso di insicurezza dei cittadini. L’espressione del volto e le parole pronunciate dal premier iberico Rajoy, ci hanno molto ricordato la falsità e l’ipocrisia del leader della lega (s)fascio-naziunalista itagliana, Matteo Salvini.
Il timore di dover convivere con chi fino ad ieri ritenevi essere una persona affidabile e seria, salvo poi scoprire che in realtà avevi a che fare con un efferato assassino, non fa altro che aumentare la percezione di scarsa protezione. E dunque di essere disposti anche a cedere parte delle proprie libertà personali, pur di essere tranquillo e sicuro anche e soprattutto a casa tua. Con questo, naturalmente, non intendiamo dire che non siamo a favore di un controllo e di un presidio del territorio serrato ed efficiente che estirpi sul nascere ogni fatto criminoso.
Ma che ci disgusta e non poco venire a sapere che la CIA aveva pure avvertito le autorità spagnole diverso tempo fa sul pericolo di possibili attentati, soprattutto in quella Barcellona che ha sempre dato prova di essere libera ed aperta con tutti. 
Si stima che nella capitale catalana risiedano una nutrita comunità di musulmani (circa 900.000 unità), insieme a tanti giovani provenienti da ogni parte d’Europa attratti dalle opportunità lavorative e professionali che questa città riesce a dare. Questo fa capire quanto la Catalogna sia importante per portare avanti la baracca spagnola e perché Madrid si oppone – sin dai tempi della dittatura fascista del generale Francisco Franco – a concedere quella libertà, che pure spetterebbe a questa ricca regione che si affaccia sul Mediterraneo.
Un po’, facendo i debiti paragoni, quel che accade con la Lombardia ed il Veneto dalle nostre parti. Anch’essi, nell’ormai imminente autunno, celebreranno un referendum (senza quorum, basterà la semplice maggioranza dei votanti) con cui si chiederà ai cittadini se vogliono maggiore autonomia da Roma ladrona.
Un aspetto non secondario e da non sottovalutare riguarda l’annosa questione del residuo fiscale (ovvero la differenza fra quanto viene prelevato dallo Stato e dalle Pubbliche Amministrazioni in quel territorio sotto forma di tasse ed altre gabelle e ciò che viene effettivamente speso) che ammonta rispettivamente a 54 miliardi di euro per la Lombardia e circa 18 miliardi per il Veneto (dati riferiti al 2015). Cifre che da sole basterebbero non solo a garantire lo sviluppo del tessuto di piccole e medie imprese attraverso cui si è affermato con successo un modello di governance aziendale che ha garantito ricchezza e benessere. Ma anche a fornire ai cittadini beni e servizi pubblici di qualità, migliorandone anche la qualità della vita.
È senza dubbio, un malloppo troppo consistente e ghiotto per i cari parassiti di casa nostra che pensano di continuare a gozzovigliarsi sulle spalle di chi lavora e produce. La maggiore preoccupazione per costoro è che la richiesta di autonomia da parte delle due regioni più ricche del Bel Paese possa dare la stura ad altre realtà ad affrancarsi dallo stato centralista e sanguisuga, dando il via ad un processo disgregativo che riteniamo essere ormai inevitabile. Oltre che l’unica speranza di salvezza anche per un Sud che per riflesso – e non certo quale reale volontà, considerata la sua mentalità parassitaria ed assistenzialista – possa finalmente destarsi da un torpore che dura ormai da oltre 150 anni.
La nostra attenzione, in tal senso, va senz’altro posta sulle prossime elezioni che rinnoveranno l’Assemblea Regionale Siciliana anch’esse in agenda fra pochi mesi e da cui capiremo se la Sicilia (che da sempre consideriamo una nazione a sé stante) finalmente si affrancherà dal giogo centralista e statalista itagliano. 
Abbiamo sempre caldeggiato che nella terra che ha visto il compiersi delle epiche gesta del patriota Salvatore Giuliano, possa esserci qualcuno che si decida a rinvigorirne il mito. Magari proclamando la piena attuazione di uno Statuto che – ricordiamolo – rappresenta già di per sé uno strumento fantastico con cui l’antica Trinacria può davvero diventare la tigre del Mediterraneo, senza più dover forzatamente sottostare ai diktat provenienti dai palazzi romani.
Catalogna, Lombardia, Veneto, Sicilia. Ed ancora Scozia, Corsica e Paesi Baschi. Il futuro per la costruzione di una nuova Europa basata sulla trasparenza, il rispetto dei popoli e la fine di certe logiche perverse e liberticide, passa per scadenze elettorali di grandissima importanza. 
La lotta però sarà durissima. Proprio perché sappiamo benissimo che la posta in gioco è altissima, si stanno già muovendo i padroni del vapore. Le minacce non più velate da parte dei terroristi del Daesh a libro paga di Washington rivolte al nostro paese, all’indomani degli attentati in Catalogna, ci lasciano pensare che anche qui faranno di tutto per arginare la crescente voglia di affrancamento dagli stati centralisti da parte di un sempre maggiore numero di cittadini. Occorrerà tenere senz’altro alta la guardia, perché la sensazione che abbiamo è che il momento della resa dei conti si stia sempre più avvicinando!

Francesco Montanino

Lega Sud - Ausonia

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