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sabato 11 novembre 2017

SPENDONO E SPANDONO E NOI PAGHIAMO: IL DISASTRO DEI CONTI PUBBLICI DI TORINO, ROMA E NAPOLI


Attenti a quei tre. No, non è il remake di un fortunato film di qualche tempo fa. Ma, ben meno amenamente, un riferimento ai disastri contabili dei comuni di Torino, Roma e Napoli e denunciati da tempo dalla Corte dei Conti. Un argomento di cui si è colpevolmente sottaciuto, ma che rischia di mandare letteralmente in default queste tre grandi metropoli, in cui appaiono evidenti oltre che gravissimi gli errori e le omissioni dei rispettivi primi cittadini che stanno dando sconcertanti prove di incapacità gestionale.
Chiara Appendino, Virginia Raggi e Luigi De Magistris stanno letteralmente portando al disastro i conti pubblici dei capoluoghi di regione di Piemonte, Lazio e Campania, alle prese con enormi difficoltà nel trovare la quadra necessaria per un bilancio che potrebbe decretarne il fallimento, non solo finanziario ma anche e soprattutto politico.

Merito (o colpa, dipende dai casi) di un articolo pubblicato sul quotidianoIl Sole 24 Ore” qualche giorno fa, in cui sono state messe sul banco degli imputati certe worst practice perpetrate da quegli amministratori pubblici che continuano allegramente a sperperare il denaro dei contribuenti, non solo fornendo beni e servizi pubblici che troppo spesso sono di qualità orrenda. Ma addirittura utilizzando tali soldi per far felici solo ed esclusivamente quegli “amici degli amici” che garantiscono quei voti necessari per continuare ad essere appollaiati sugli scranni. Il tutto in barba, anche ai rigidi parametri fissati in materia di equilibrio contabile e gestionale dall’Unione Europea, che richiede una certa sobrietà nell’utilizzo delle risorse di cui si dispone (il cosiddetto Patto di Stabilità, per intenderci).
Insomma, ancora una volta è stato tradito il mandato degli elettori che chiedono solo che la res venga gestita ed amministrata in maniera sana, oculata, efficiente e razionale. Concetti che evidentemente non albergano nelle menti e nei cuori di questi personaggi, dediti come sono a fare facile demagogia ed a non dare risposte concrete ai cittadini che pure avrebbero il diritto di essere edotti in merito all’operato di chi si ricorda di loro, solo quando c’è da elemosinare il voto. Salvo poi fregarsene altamente quando si tratta di agire, nel vero senso della parola.

In comune, questi tre guitti hanno la loro rinomata incapacità nel gestire e risolvere i problemi di altrettante città, che andrebbero certamente affrontati con maggiore concretezza e minor demagogia.
Da chi si autoproclama unilateralmente rappresentante del “nuovo che avanza” o della “parte onesta della società”, del resto, abbiamo sempre abbondantemente diffidato. Tanto Giggino “o’ sindachino”, quanto le due esponenti del M5S non ci hanno mai totalmente convinto, ed anzi sono stati oggetto delle nostre critiche. Anche stavolta, come potrete leggere ed evincere, a ragion veduta.
Ma andiamo nel dettaglio e vediamo cosa rientra nell’attenta analisi condotta dal giornale economico. Partiamo dalla sabauda e grigia Torino, nella quale da circa due anni Chiara Appendino svolge il ruolo di primo cittadino essendo stata eletta nel movimento grillino. Ovvero il contenitore utile al regime per tenere in un alveo ben controllato le pulsioni provenienti dall’estrema sinistra. Non staremo qui a ripercorrere le mirabolanti gesta con cui quello che ad un tempo era uno stimato comico, è sceso nell’agone politico con tanto di visita documentata da foto e testimonianze dirette sullo yacht massone “Britannia”, nel lontano 1992.
Fatto sta che – si legge nel quotidiano economico - il capoluogo piemontese, si ritrova con una bella voragine nei propri conti causata dall’azienda di trasporti (GTT) che non riesce a riscuotere i crediti. Circostanza che sta trascinando il Comune di Torino inesorabilmente verso il default, mentre la Magistratura ha contestato alla Sindaca ed all’assessore al bilancio anche il falso ideologico (ovvero quello che è per un’azienda privata, il falso in bilancio) sui 5 milioni di euro non restituiti alla REAM, la società che acquisì la prelazione (poi andata ad altri) su quell’area in cui dovrebbe sorgere il nuovo centro congressi della città.

Ma non è tutto. La seguace grillina sta deludendo le aspettative dei torinesi anche per il non essere stata in grado di risolvere l’annoso problema della sicurezza pubblica, dal momento che è una delle città maggiormente a rischio criminalità. Grazie anche e soprattutto all’inaccettabile lassismo nei confronti di malintenzionati e delinquenti di ogni risma e “risorse” che infestano le aree antistanti alle stazioni ferroviarie che pullulano dunque di gente poco raccomandabile. Sono altresì note anche le discutibili posizioni a favore della finanza islamica, spacciata per opportunità di integrazione per scopi, che ci appaiono alquanto nebulosi ed assai poco chiari.
Non vanno poi tanto diversamente le cose a Roma, in cui Virginia Raggi non è riuscita che ad incassare solo ¼  delle contravvenzioni e le sanzioni elevate agli automobilisti o ai titolari di bar e ristoranti che posizionano i propri tavolini al di fuori degli spazi loro consentiti. Per non parlare poi delle rette degli asili nido o il trasporto scolastico che pure dovrebbero alimentare il bilancio comunale che risulta essere in sofferenza, anche per i crediti vantati nei confronti della municipalizzata del trasporto pubblico (l’ATAC) che si trova a metà strada fra il concordato ed il fallimento. Per il resto, la mala gestione della capitale è sotto gli occhi di tutti con la storia delle nomine che è a dir poco grottesca oltre che umiliante, e che ancora deve dirci molte cose.
E per finire, eccoci a Napoli. La capitale del sud è gestita in modo a dir poco vergognoso oltre che approssimativo da Giggino “o’ sindachino” De Magistris che rappresenta meno del 20% del corpo elettorale partenopeo.

In questi anni, non abbiamo mai lesinato critiche a questo primo cittadino, letteralmente incapace di dare risposte ai napoletani e più aduso a gettare fumo negli occhi, che non ad impegnarsi realmente per migliorare la reputazione e la vivibilità di una città bellissima. Ma purtroppo piena di problemi che nessuno ha mai voluto seriamente affrontare e risolvere.
E non ci riferiamo solo a quelli atavici della camorra o della disoccupazione, ma anche alle criticità in termini di qualità servizi pubblici, in cui siamo perennemente in territorio negativo. Basti pensare allo stato comatoso ad esempio dei mezzi di trasporto che non garantiscono per niente il diritto allo spostamento che eppure è esiziale per chi lavora, studia o viaggia solo per piacere. O anche delle strade che, in alcuni quartieri della città, presentano gravi segni di dissesto.

A Napoli la situazione è peggiore se possibile di Roma e Torino, anche dal punto di vista finanziario. Ma di questo non avevamo dubbi e non sappiamo davvero se ridere o piangere, stando a quello che di seguito racconteremo.
La Corte dei Conti ha infatti calcolato che nello scorso anno, Palazzo San Giacomo è riuscita – udite udite – a recuperare solo l’1,75% delle entrate previste nei bilanci degli anni precedenti ma non ancora (?!) incassate.
La domanda a questo punto sorge spontanea: sulla base di quali elementi, il genio che ha redatto il bilancio ha previsto tali entrate? Quali sono le voci che avrebbero dovuto permettere a questo ente di poter disporre delle risorse economiche necessarie per poter poi provvedere alle spese? I vigili urbani, per fare l’esempio che maggiormente viene in mente, quanti verbali devono redigere affinché il Comune di Napoli riesca a rispettare queste fantomatiche previsioni? Insomma, siamo di fronte ad un qualcosa di veramente assurdo e paradossale, e non è davvero difficile immaginare il perché.
Le regole contabili in tema di bilanci degli enti pubblici, sono molto chiare in tal senso e ricalcano le norme che la Costituzione (ed anche l’ancor più rigido Patto di Stabilità) prevede all’articolo 81: non è possibile spendere, se prima non si hanno i soldi necessari per poterlo fare.

Molto semplice, anche per la massaia o per chi comunque deve portare il piatto a tavola a fine mese e deve trovare il modo per far quadrare i conti. Ma non certo per chi ha il compito di amministrare in nome e per conto dei cittadini, dimenticando spesso e volentieri che è proprio da questi ultimi che viene profumatamente pagato. E che dunque ha l’obbligo morale anche di essere trasparente, quando si tratta di amministrare le tasse loro estorte.
Contravvenendo a ogni elementare principio anche di semplice buonsenso, a Napoli non mai è stato così. Perché mentre di queste presunte entrate non si incamerava che una cifra irrisoria, si è continuato a spendere ed a dilapidare soldi pubblici in opere inutili che di sicuro non hanno arrecato alcun beneficio ai cittadini. I quali, nel frattempo, hanno continuato, continuano )e continueranno a farlo anche in futuro) a pagare la tassa sulla spazzatura più alta del paese e ad usufruire di servizi pubblici che - come abbiamo già avuto modo di evidenziare precedentemente - versano in massima parte in condizioni a dir poco pietose. Le responsabilità di Giggino e dell’armata Brancaleone che compone la sua squadra di governo, sono evidenti e sotto gli occhi di tutti. In un paese normale, il Comune di Napoli sarebbe già stato commissariato da tempo.

Da prassi tipicamente itagliana, però, abbiamo ormai imparato in questi anni che chi spreca non paga. Perché il serio rischio che si corre è che alla fine sarà come al solito chi lavora e produce, a dover mettere la proverbiale toppa a tutto vantaggio di chi invece dilapida e continuerà a farlo, in maniera indefessa ed indisturbata. E noi paghiamo…

Francesco Montanino

Lega Sud - Ausonia

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