Un paese
ingovernabile e politicamente (e non più geograficamente) diviso in due
distinte realtà, con la concreta prospettiva di un immediato ritorno al voto.
Non crediamo di allontanarci eccessivamente dalla verità, se volessimo
liquidare in poche ma stringate battute l’esito di questa tornata elettorale
che ha visto i successi dei due lati dell’inconsistenza e del nulla politico
rappresentati rispettivamente da Matteo Salvini e da Luigi Di Maio. Cui hanno
fatto da contraltare il crollo del PD e della sinistra e la tenuta assai
stentata di Forza Ita(g)lia.
Alla fine, le
urne hanno partorito il topolino della mancanza di una maggioranza con i numeri
necessari per governare, dal momento che tanto alla Camera quanto al Senato il
Movimento 5 Stelle e la coalizione di centrodestra non avrebbero il via libera
per dar vita ad un esecutivo. Lo scenario più probabile è dunque quello di
nuove elezioni, a meno che i partiti di regime non ci delizino con nuovi
inciuci attraverso cui prendere in giro gli elettori che stavolta sono accorsi
in massa ai seggi, come attesta la percentuale del 74% di affluenza.
Tornando
all’analisi del risultato politico, stiamo notando in queste ore come tanto il
fannullone padano Salvini, quanto il bimbominkia Di Maio chiedono a gran voce il
mandato “esplorativo” attraverso cui formare il nuovo governo.
Indipendentemente da chi per primo riceverà tale incombenza, appare chiaro agli
occhi di tutti che mai questa volta, il concetto di unità d’itaglia sia quanto
meno lontano. Vediamo il perché. Al Nord, il centrodestra ha – come da
previsioni – fatto il pieno di voti, conquistando anche regioni storicamente di
sinistra come l’Emilia Romagna, sulla scia dei referendum sull’autonomia dello
scorso mese di ottobre con cui Lombardia e Veneto hanno fatto chiaramente
capire a Roma di essere stufe di vedersi trattenere le proprie risorse dallo
stato centrale. Da qui però a dire che le tematiche secessioniste possano
trovare vigore ce ne passa. Perché la Lega di Salvini ha abiurato qualsiasi
istanza indipendentista con la quale era invece nata, alleandosi con gli
sfigati (s)fascistelli della Meloni e ricadendo comunque nell’area di influenza
berlusconiana, dopo che il parassita padano aveva urlato e promesso ai quattro
venti ed a più riprese che non si sarebbe mai alleato con l’ex Cavaliere di
Arcore.
Invece,
abbiamo assistito ad una riproposizione 3.0 di un’alleanza che abbiamo imparato
purtroppo a conoscere a metà degli anni ’90 e sino al 2011, quando Berlusconi
fu costretto alle dimissioni da un complotto ordito dagli eurocrati che
pensarono bene di piazzare Monti ed altri mefitici personaggi come i Letta, i
Renzi o i Gentiloni che non hanno mai ricevuto la necessaria investitura
popolare.
Le promesse
di una riduzione delle tasse e di maggiore sicurezza, seppure condivisibili,
potrebbero essere attuate solo in un contesto realmente federale e non certo in
un paese come questo, malato di assistenzialismo, burocrazia e statalismo.
Dall’altro
capo della barricata, possiamo tranquillamente affermare – e senza timore di
essere smentiti – che molti dei voti conquistati in precedenza dal PD sono
stati fagocitati dal Movimento 5 Stelle che al Sud ha dilagato in maniera
clamorosa.
Per Renzi,
Gentiloni e l’intera sinistra si è trattata di una batosta dalle proporzioni
tutto sommato prevedibili, dal momento che tale coalizione non solo ha riempito
a dismisura il nostro paese di immigrati irregolari creando gravissimi problemi
di ordine pubblico, ma ha peggiorato in maniera sensibile la condizione
economica di ampi strati della popolazione, impoverendola a suon di tasse e
gabelle che sono servite per alimentare quello che in realtà può essere
catalogato quale spregevole e vergognoso mercimonio. Attraverso cui si sono
arricchite certe cooperative e pseudo associazioni umanitarie, a scapito di chi
produce e fa sempre più fatica a far quadrare i conti a fine mese. Sono apparsi
stucchevoli e patetici gli squallidi tentativi di rispolverare gli spettri del
fascismo, quando le sigle di estrema destra hanno raccattato percentuali da
prefisso telefonico e certi episodi come quelli di Macerata - seppur
deprecabili e condannabili senza se e senza ma - sono stati la reazione
(ribadiamo, sbagliata) di una delle tante bravate delle risorse che certe anime
belle come la Boldrini non si sono mai prese la briga di condannare, nonostante
fossimo stati in presenza di un orrore commesso ai danni di una donna!
Non è
difficile per tali motivi intuire che è bastato promettere la luna (nella
fattispecie il reddito di cittadinanza a disoccupati, precari e giovani) per
ottenere quei voti che hanno reso il partito di Grillo, il primo per numero di
consensi conquistati. Insomma, siamo tornati ai tempi del voto di scambio
attraverso cui all’elettore bastava contrassegnare il simbolo del partita che
ne andava elemosinando il voto, per avere in cambio un favore. Qualcuno ha
tirato in ballo i pacchi di pasta elargiti da Achille Lauro ai tempi in cui è
stato primo cittadino di Napoli, ma tutti sanno che qui stiamo disquisendo di
qualcosa di ben più grande. Stavolta si parla di una cospicua somma di denaro,
presa non si sa bene da dove, allo scopo di illudere milioni e milioni di
persone che considerano l’ex venditore di bibite Di Maio, quale il loro nuovo
Messia sceso dal cielo……
Nel programma
pentastellato, al di là di queste facili promesse e di un atteggiamento ancora
ambiguo in merito al gravissimo problema rappresentato dall’immigrazione
selvaggia, non c’è alcuna traccia di misure volte a sviluppare l’imprenditoria
al Sud. Perché la nostra terra ha sì sicuramente bisogno di lavoro e benessere,
ma non certo nel modo con cui in maniera assai illusoria e demagogica qualcuno
ha pensato bene di fare, in queste ultime settimane.
Occorre
infatti creare le condizioni affinché chi voglia fare impresa dalle nostre
parti lo possa fare, contando su un fisco non più oppressivo, potendo contare
sullo snellimento delle procedure burocratiche ed infine un pacchetto di misure
attraverso cui eliminare ed estirpare totalmente la criminalità presente ancora
sul nostro territorio. Non abbiamo sentito da nessuno pronunciare tali
concetti, e ciò non ha fatto altro che attestare la mentalità tipicamente
assistenzialista e parassitaria di ampi strati della popolazione meridionale,
che non ha perso il deprecabile vizio di stare dietro ad improbabili pifferai
magici. Dando dunque per l’ennesima volta il peggio di sé.
Dopo la
Democrazia Cristiana ed i nipotini dei comunisti, adesso è il turno di chi sta
promettendo mari e monti, ben sapendo che si tratta di un libro dei sogni di
difficile realizzazione. Non basta in maniera demagogica dire che saranno
ridotti gli stipendi dei parlamentari o eliminati i vitalizi. Certo, si tratta
di una best practice che doveva
essere adottata già da alcuni lustri. Ma sino a quando esisteranno dei carrozzoni
che campano grazie alle tasse estorte da questo stato sciacallo e criminale,
riteniamo che la riduzione del deficit e del debito pubblici siano obiettivi molto
difficili da raggiungere. E che ancora peseranno sulle nostre già esangui
tasche chissà per quanto tempo ancora!
Il Movimento
5 Stelle, lo ribadiamo con forza e rinnovato vigore, non può assurgere al rango
di entità meridionalista dal momento che è mosso dalla massoneria internazionale,
storicamente nemica della nostra terra e che ha sempre visto con grande
preoccupazione le istanze indipendentiste provenienti ad esempio da realtà come
la Catalogna, la Scozia o i Paesi Baschi.
Siamo sempre
dell’idea che il Mezzogiorno per potersi finalmente affrancare da tale
condizione di subalternità, debba innanzitutto secedere da un’itaglia che lo ha
letteralmente spolpato, sotto tutti i punti di vista in oltre 150 anni di unità
fittizia. Non chiediamo affatto la guerra civile, così come qualche allocco di
regime vorrebbe far credere al solo scopo di continuare a preservare la propria
immeritata posizione di privilegio. Ma molto più semplicemente applicare un
diritto – quello all’autodeterminazione dei popoli – che è sancito anche
dall’ONU e che dunque dovrebbe spettarci. Un Sud federale ed in grado di
sviluppare autonomamente le proprie immense risorse e di darsi proprie leggi
tanto in materia di sicurezza (anche ricorrendo a provvedimenti eccezionali,
pur di espellere il pus rappresentato dalle organizzazioni criminali presenti
sul suo territorio che ne hanno sempre tarpato qualsiasi voglia di riscatto e
di rivalsa), quanto di misure volte ad attrarre capitali dall’estero attraverso
la sburocratizzazione e un regime fiscale agevolato sulla scia di quanto sta ad
esempio accadendo in realtà come Svizzera, Russia, Bulgaria ed altri paesi
dell’est europeo e non solo, nei quali molti imprenditori nostrani si sono
recati per poter sviluppare i propri business. Il tutto accompagnato
dall’uscita dall’Euro (moneta che ha letteralmente messo in ginocchio il Sud) e
la revisione di certi trattati internazionali che si sono rivelati essere solo
perniciosi per i nostri interessi.
Ecco,
basterebbe questo solo per cominciare. Si tratta di misure semplici e dettate
dal buonsenso che però in questo paese difficilmente fanno presa perché ci sono
interessi particolari ancora duri ad essere estirpati ed ognuno pensa
egoisticamente al proprio orticello. Perché anche quei nostri conterranei che
pensano di campare alle spalle di chi lavora e produce, senza fare un cazzo
dalla mattina alla sera non sono poi molto diversi da chi invece, in maniera
superba ed arrogante, ritiene di appartenere ad una razza superiore.
Si prospetta,
dunque, un futuro assai nebuloso per questo paese che è sul punto di esplodere
definitivamente, con una spaccatura che lascia comunque presagire uno spazio
per i movimenti che si ispirano a tematiche federaliste ed indipendentiste che
rilancino un tema che è l’unica strada da percorrere per evitare un disastro
che vediamo sempre più imminente. A patto però che il coordinamento che abbiamo
proposto con Popoli Sovrani trovi
finalmente espressione in una cartello in cui ci sia chi veramente sia mosso da
una reale volontà di cambiamento. I tempi però sono risicati perché gli
appuntamenti elettorali nello stretto giro di un anno potrebbero essere due
(non più dunque le sole elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo), per le
ragioni che abbiamo provato ad esporre.
F.M.
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