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domenica 11 marzo 2018

POLITICA CON AMMINISTRATORI PUBBLICI IMPRESENTABILI: FRA DEMA E DIMA, CHI E’ IL PIU’ DEFI?


Iniziamo questo articolo di riflessione, con questa domanda alla quale è difficile dare una compiuta e sensata risposta. La settimana che ci siamo appena lasciati alle spalle, passerà senz’altro alla storia come quella di una politica nostrana, ormai ridotta al rango di commedia di terz’ordine su cui non sappiamo davvero se ridere o piangere.
Merito (o colpa, a seconda di come la si voglia intendere) dei guitti che ogni giorno non perdono davvero occasione per far parlare di sé, in negativo. Dando l’impressione ad un osservatore esterno di essere di fronte a qualcosa di assai simile ai clown che divertono nei circhi. E come potrebbe essere altrimenti, pensando alle figuracce collezionate in serie da due esponenti di “spicco” della classe politica napoletana? Ogni riferimento a Giggino “o’ sindachino” per gli amici De Magistris e a Giggino “o’ bibitaro” Di Maio, non è ne voluto, né casuale.
Partiamo dal primo cittadino di Napoli, che ha trasformato in un’autentica latrina a cielo aperto, quella che ad un tempo era la Capitale del Sud. Come avevamo del resto ampiamente annunciato non più tardi di alcuni mesi fa, il capoluogo partenopeo è ad un passo dal crac.

Le vacue promesse di risanamento del sindaco che rappresenta solo ed esclusivamente i cessi (a)sociali, sono miseramente fallite di fronte all’inflessibilità della Corte dei Conti che ha contestato al Comune di Napoli un dissesto pari ad oltre 120 milioni di euro, che trovano origine in un debito mai saldato risalente – pensate un po’ – al lontano 1981!
Al di là del fatto che il “sindachino” ha ereditato una situazione che gli è stata lasciata dai suoi predecessori, ciò che francamente è grottesco è vedere come questo signore stia cercando in maniera vergognosa di non ammettere le proprie responsabilità, incitando gli stessi napoletani vittime della sua negligenza e della sua inettitudine ad una rivolta……Varrebbe la pena solo ricordargli che esiste una prassi attraverso cui si può concordare il rientro dall’esposizione debitoria con chi vanta un credito, provando magari a spalmare ed a dilazionare nel tempo quanto dovuto.
Ed invece, nulla di tutto ciò è avvenuto. Perché non solo le casse comunali sono state svuotate inesorabilmente facendo finta di niente, ma la qualità di vita dei cittadini è ulteriormente peggiorata. Basta del resto farsi un giro su pullman sovraffollati, sgarrupati, e quasi sempre in ritardo, per capire perché il presidente dell’ANM (Azienda Napoletana Mobilità) abbia presentato le dimissioni. La municipalizzata del trasporto pubblico è diventata un autentico pozzo senza fondo, e saranno i napoletani a dover farsi come al solito carico di sprechi, negligenze ed omissioni di chi sarebbe preposto ad amministrare quello che è un bene pubblico. Ed invece, non adempie al compito che gli è stato assegnato.

Appare dunque fuori luogo, da parte del caro “sindachino” questo volersi atteggiare a Masaniello non avendo la levatura morale per considerarsi capopopolo, quando chiunque dotato di senno non può fare a meno di notare come si aprano voragini come gruviera nelle strade ed i mezzi pubblici funzionino, come sopra accennato, a mala pena ed a giorni alterni. Per non parlare dello stato comatoso in cui versano le periferie, sempre più lontane da uno standard di vivibilità, che possa definirsi accettabile e degno di una città europea. Invece di organizzare feste e festicciole per far contenti i suoi sodali, si sarebbe dovuto preoccupare di garantire ai suoi concittadini una migliore vivibilità. Ovvero, il minimo sindacale per poter dire di essere con la coscienza a posto, ammesso e non concesso che il sindaco in carica ne abbia poi una…..
Il discorso riguarda senz’altro De Magistris. Ma in questa sede va esteso – per onestà intellettuale – anche a chi ha gettato fumo negli occhi dei più sprovveduti, riempiendosi la bocca con la parola “rinascimento”. Quando in realtà, l’unico “rinascimento” che gli possiamo riconoscere è stato quello dei cumuli di spazzatura (vero, Berisha e Rosetta?) che hanno fatto parte del paesaggio e del panorama partenopeo per tanti, troppi mesi…..
Giggino “o’ sindachino”, ad ogni buon conto, non poteva non sapere e, per quello che ci riguarda, dovrebbe pagare di tasca propria. Unitamente a chi lo ha preceduto ed a quei manager che si sono indegnamente intascati stipendi da nababbo (in totale dispregio della crisi che sta mandando sul lastrico tantissime imprese e famiglie) con cui hanno letteralmente svuotato le, già di per sé, esangui casse comunali.

Quello che ha fatto Giggino “o’ sindachino”, però potrebbe essere replicato su scala addirittura nazionale, da un suo conterraneo che sino a qualche anno fa era conosciuto, quale addetto alla vendita ed alla somministrazione di bibite all’interno dello Stadio San Paolo, quando gioca la SSC Napoli.
L’altro “esponente di spicco” della classe politica napoletana 2.0 che tanto di sé sta facendo parlare in questi ultimi giorni è, infatti, Giggino “o’ bibitaro” detto Di Maio. L’esponente grullino impazza in tv e giornali, e non certo perché in campagna elettorale abbia parlato di cose serie, anzi…..cosa che lo rende una new entry in assoluto nella nostra particolare classifica di sgradimento politico. E che si va ad aggiungere all’ebetino di Firenze, al fannullone padano ed al sindachino napoletano.
Tornando al bibitaro, come da costume consolidato nella Repubbliche delle banane italiota, è bastato promettere il reddito di cittadinanza per ottenere il pieno di voti. La scoperta dell’uovo di colombo che, però, ha fatto presa sulla parte più stupida ed ignorante dell’elettorato che è caduto nel tranello, sapientemente ordito da chi dispone anche di poderosi strumenti comunicativi per fare facilmente presa su chi crede ancora alle favole…

Credevamo che solo personaggi di fantasia come Cetto La Qualunque (magistralmente interpretato da Antonio Albanese) potessero essere gli unici a spararla più grossa. Ma siccome la realtà va ben oltre la fantasia, ecco che è la politica a diventare essa stessa comicità e dunque non bisogna meravigliarsi se uno dei candidati premier trova il tempo di deliziarci con quella che è una vera e propria boutade propagandistica.
Il reddito di cittadinanza, tradotto – è proprio il caso di dire – in soldoni, vuol dire che anche chi non lavora può avere un reddito a disposizione. Un’autentica manna dal cielo per chi non ha voglia di fare un cazzo dalla mattina alla sera (e sono in tanti….), perché tanto saranno i soliti fessi che lavorano, a metterli nelle condizioni di avere qualcosa con cui mangiare…..
Una misura di stampo assolutamente assistenzialista e clientelare che, se attuata, darebbe il definitivo colpo di grazia ad un bilancio dello stato con un buco ormai incolmabile, come attestano gli oltre 2 miliardi di euro. Infatti, anche qui come avevamo a suo tempo evidenziato per il Comune di Napoli, c’è la conditio sine qua non di disporre delle necessarie coperture finanziarie per poter erogare somme che – per quello che si sa - possono arrivare anche ai 1.600 euro mensili per i nuclei familiari composti da due bambini.

E non è difficile intuire che – a dispetto dei roboanti proclami dei pentastellati che parlano di un’operazione da circa 17 miliardi di euro all’anno, mentre in realtà il conto sarebbe ben più salato – l’operazione ricadrà sulle spalle di chi lavora e produce. Perché l’abolizione dei vitalizi ed il dimezzamento dello stipendio dei parlamentari, ci appaiono delle lodevoli intenzioni e nulla più, considerando il prevedibile fuoco di sbarramento che la casta opporrà.
E dunque saranno i già abbondantemente spremuti imprenditori a pagare il conto ai tanti fancazzisti presenti nel nostro paese. Con conseguenze del tutto immaginabili, perché un ulteriore inasprimento fiscale invoglierebbe quelle poche imprese nostrane ancora presenti in questo maledetto paese, a scapparsene all’estero. Con un tasso di disoccupazione destinato fatalmente ad attestarsi anche oltre il 30% e che farebbe assomigliare l’itaglia più al Venezuela di Chavez e Maduro, che non ad un paese europeo…

Fatta questa doverosa premessa, hanno riempito le prime pagine di giornali e telegiornali le notizie provenienti dai CAF (Centri Assistenza Fiscale) sparsi soprattutto al sud, letteralmente presi d’assalto da chi riteneva che – siccome il Movimento 5 stelle aveva ottenuto il maggior numero di voti come lista e dunque aveva vinto le elezioni – era già pronto il modulo per chiedere l’erogazione di queste somme…..
Ci sarebbe da ridere per non piangere, e non solo per l’assurdità della situazione (il nuovo governo non è stato, al momento, ancora formato e bisognerà capire cosa intende fare il presidente della repubblica di Bananaland Mattarella….), ma anche perché questo è solo ed esclusivamente il frutto di una vera e propria menzogna dal momento che questo sgangherato paese è sull’orlo del default e non può assolutamente permettersi una misura di questo tipo!
Questa promessa di Giggino “o’ bibitaro” è da catalogare alla voce LIBRO DEI SOGNI, e non ha davvero nulla di diverso – dal punto di vista morale - dai pacchi di pasta distribuiti dal comandante Achille Lauro, ai tempi in cui era sindaco di Napoli. Anzi, c’è qualcosa qui che è anche peggiore perché si sta giocando con i sacrifici di chi ancora ritiene che lavorare per davvero, sia uno dei modi più importanti con cui nobilitare la propria esistenza e provvedere al proprio sostentamento, senza elemosinare niente da nessuno.
DEMA, come DEMAgogia e populismo spicciolo allo stato liquido...

Promettere, illudere ed ingannare il prossimo con qualcosa di semplicemente irrealizzabile gli elettori ci fa ben capire con quali pericolosi personaggi abbiamo a che fare, e non ci induce affatto ad essere ottimisti. L’andare poi ad ammettere che occorrerà però del tempo, affinché gli uffici di collocamento possano essere riformati allo scopo di provvedere a dare soldi a tutti senza (e lo ribadiamo a caratteri cubitali) FARE UN CAZZO, rende ancor più squallido e meschino, chi si autoproclama e si autoreferenzia unilateralmente non si sa in base a quale parametro, quale simbolo indiscusso del “nuovo che avanza”.
Quando in realtà ci appare del tutto evidente – parafrasando Tomasi di Lampedusa – che il regime in maniera gattopardesca vuol far credere che “tutto cambia”, quando in realtà non sta cambiando proprio nulla! Il canovaccio noi però ormai lo abbiamo capito, e non certo da oggi.

Il problema è che la gara fra chi è più Defi, purtroppo, non è però riservata solo a DeMa e DiMa… e basta vedere la contestazione della stessa Corte dei Conti per l'ex sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che è indagato per danno erariale di 2,2 milioni di euro per l'assegnazione diretta della fornitura di alberi alla Mantovani S.p.A. , per non parlare di miss Virginia Raggi a Roma.
Insomma, se Atene piange, Sparta non ride...

Francesco Montanino



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