Iniziamo questo
articolo di riflessione, con questa domanda alla quale è difficile dare una
compiuta e sensata risposta. La settimana che ci siamo appena lasciati alle
spalle, passerà senz’altro alla storia come quella di una politica nostrana,
ormai ridotta al rango di commedia di terz’ordine su cui non sappiamo davvero
se ridere o piangere.
Merito (o colpa, a
seconda di come la si voglia intendere) dei guitti che ogni giorno non perdono
davvero occasione per far parlare di sé, in negativo. Dando l’impressione ad un
osservatore esterno di essere di fronte a qualcosa di assai simile ai clown che
divertono nei circhi. E come potrebbe essere altrimenti, pensando alle
figuracce collezionate in serie da due esponenti di “spicco” della classe
politica napoletana? Ogni riferimento a Giggino “o’ sindachino” per gli amici
De Magistris e a Giggino “o’ bibitaro” Di Maio, non è ne voluto, né casuale.
Partiamo dal primo
cittadino di Napoli, che ha trasformato in un’autentica latrina a cielo aperto,
quella che ad un tempo era la Capitale del Sud. Come avevamo del resto
ampiamente annunciato non più tardi di alcuni mesi fa, il capoluogo partenopeo è
ad un passo dal crac.
Le vacue promesse di
risanamento del sindaco che rappresenta solo ed esclusivamente i cessi
(a)sociali, sono miseramente fallite di fronte all’inflessibilità della Corte
dei Conti che ha contestato al Comune di Napoli un dissesto pari ad oltre 120
milioni di euro, che trovano origine in un debito mai saldato risalente –
pensate un po’ – al lontano 1981!
Al di là del fatto
che il “sindachino” ha ereditato una situazione che gli è stata lasciata dai
suoi predecessori, ciò che francamente è grottesco è vedere come questo signore
stia cercando in maniera vergognosa di non ammettere le proprie responsabilità,
incitando gli stessi napoletani vittime della sua negligenza e della sua
inettitudine ad una rivolta……Varrebbe la pena solo ricordargli che esiste una
prassi attraverso cui si può concordare il rientro dall’esposizione debitoria
con chi vanta un credito, provando magari a spalmare ed a dilazionare nel tempo
quanto dovuto.
Ed invece, nulla di
tutto ciò è avvenuto. Perché non solo le casse comunali sono state svuotate
inesorabilmente facendo finta di niente, ma la qualità di vita dei cittadini è
ulteriormente peggiorata. Basta del resto farsi un giro su pullman
sovraffollati, sgarrupati, e quasi sempre in ritardo, per capire perché il
presidente dell’ANM (Azienda Napoletana Mobilità) abbia presentato le
dimissioni. La municipalizzata del trasporto pubblico è diventata un autentico
pozzo senza fondo, e saranno i napoletani a dover farsi come al solito carico
di sprechi, negligenze ed omissioni di chi sarebbe preposto ad amministrare
quello che è un bene pubblico. Ed invece, non adempie al compito che gli è
stato assegnato.
Appare dunque fuori
luogo, da parte del caro “sindachino” questo volersi atteggiare a Masaniello
non avendo la levatura morale per considerarsi capopopolo, quando chiunque
dotato di senno non può fare a meno di notare come si aprano voragini come
gruviera nelle strade ed i mezzi pubblici funzionino, come sopra accennato, a
mala pena ed a giorni alterni. Per non parlare dello stato comatoso in cui
versano le periferie, sempre più lontane da uno standard di vivibilità, che
possa definirsi accettabile e degno di una città europea. Invece di organizzare
feste e festicciole per far contenti i suoi sodali, si sarebbe dovuto
preoccupare di garantire ai suoi concittadini una migliore vivibilità. Ovvero,
il minimo sindacale per poter dire di essere con la coscienza a posto, ammesso
e non concesso che il sindaco in carica ne abbia poi una…..
Il discorso riguarda senz’altro
De Magistris. Ma in questa sede va esteso – per onestà intellettuale – anche a
chi ha gettato fumo negli occhi dei più sprovveduti, riempiendosi la bocca con
la parola “rinascimento”. Quando in realtà, l’unico “rinascimento” che gli
possiamo riconoscere è stato quello dei cumuli di spazzatura (vero, Berisha e
Rosetta?) che hanno fatto parte del paesaggio e del panorama partenopeo per
tanti, troppi mesi…..
Giggino “o’
sindachino”, ad ogni buon conto, non poteva non sapere e, per quello che ci
riguarda, dovrebbe pagare di tasca propria. Unitamente a chi lo ha preceduto ed
a quei manager che si sono indegnamente intascati stipendi da nababbo (in
totale dispregio della crisi che sta mandando sul lastrico tantissime imprese e
famiglie) con cui hanno letteralmente svuotato le, già di per sé, esangui casse
comunali.
Quello che ha fatto
Giggino “o’ sindachino”, però potrebbe essere replicato su scala addirittura
nazionale, da un suo conterraneo che sino a qualche anno fa era conosciuto,
quale addetto alla vendita ed alla somministrazione di bibite all’interno dello
Stadio San Paolo, quando gioca la SSC Napoli.
L’altro “esponente di
spicco” della classe politica napoletana 2.0 che tanto di sé sta facendo parlare
in questi ultimi giorni è, infatti, Giggino “o’ bibitaro” detto Di Maio.
L’esponente grullino impazza in tv e giornali, e non certo perché in campagna
elettorale abbia parlato di cose serie, anzi…..cosa che lo rende una new entry
in assoluto nella nostra particolare classifica di sgradimento politico. E che
si va ad aggiungere all’ebetino di Firenze, al fannullone padano ed al
sindachino napoletano.
Tornando al bibitaro,
come da costume consolidato nella Repubbliche delle banane italiota, è bastato
promettere il reddito di cittadinanza per ottenere il pieno di voti. La
scoperta dell’uovo di colombo che, però, ha fatto presa sulla parte più stupida
ed ignorante dell’elettorato che è caduto nel tranello, sapientemente ordito da
chi dispone anche di poderosi strumenti comunicativi per fare facilmente presa
su chi crede ancora alle favole…
Credevamo che solo
personaggi di fantasia come Cetto La Qualunque (magistralmente interpretato da
Antonio Albanese) potessero essere gli unici a spararla più grossa. Ma siccome
la realtà va ben oltre la fantasia, ecco che è la politica a diventare essa
stessa comicità e dunque non bisogna meravigliarsi se uno dei candidati premier
trova il tempo di deliziarci con quella che è una vera e propria boutade
propagandistica.
Il reddito di
cittadinanza, tradotto – è proprio il caso di dire – in soldoni, vuol dire che
anche chi non lavora può avere un reddito a disposizione. Un’autentica manna
dal cielo per chi non ha voglia di fare un cazzo dalla mattina alla sera (e
sono in tanti….), perché tanto saranno i soliti fessi che lavorano, a metterli
nelle condizioni di avere qualcosa con cui mangiare…..
Una misura di stampo
assolutamente assistenzialista e clientelare che, se attuata, darebbe il
definitivo colpo di grazia ad un bilancio dello stato con un buco ormai
incolmabile, come attestano gli oltre 2 miliardi di euro. Infatti, anche qui
come avevamo a suo tempo evidenziato per il Comune di Napoli, c’è la conditio sine qua non di disporre delle necessarie
coperture finanziarie per poter erogare somme che – per quello che si sa - possono
arrivare anche ai 1.600 euro mensili per i nuclei familiari composti da due
bambini.
E non è difficile
intuire che – a dispetto dei roboanti proclami dei pentastellati che parlano di
un’operazione da circa 17 miliardi di euro all’anno, mentre in realtà il conto
sarebbe ben più salato – l’operazione ricadrà sulle spalle di chi lavora e
produce. Perché l’abolizione dei vitalizi ed il dimezzamento dello stipendio
dei parlamentari, ci appaiono delle lodevoli intenzioni e nulla più,
considerando il prevedibile fuoco di sbarramento che la casta opporrà.
E dunque saranno i
già abbondantemente spremuti imprenditori a pagare il conto ai tanti
fancazzisti presenti nel nostro paese. Con conseguenze del tutto immaginabili,
perché un ulteriore inasprimento fiscale invoglierebbe quelle poche imprese
nostrane ancora presenti in questo maledetto paese, a scapparsene all’estero. Con
un tasso di disoccupazione destinato fatalmente ad attestarsi anche oltre il
30% e che farebbe assomigliare l’itaglia più al Venezuela di Chavez e Maduro,
che non ad un paese europeo…
Fatta questa doverosa
premessa, hanno riempito le prime pagine di giornali e telegiornali le notizie
provenienti dai CAF (Centri Assistenza Fiscale) sparsi soprattutto al sud,
letteralmente presi d’assalto da chi riteneva che – siccome il Movimento 5
stelle aveva ottenuto il maggior numero di voti come lista e dunque aveva vinto
le elezioni – era già pronto il modulo per chiedere l’erogazione di queste
somme…..
Ci sarebbe da ridere
per non piangere, e non solo per l’assurdità della situazione (il nuovo governo
non è stato, al momento, ancora formato e bisognerà capire cosa intende fare il
presidente della repubblica di Bananaland Mattarella….), ma anche perché questo
è solo ed esclusivamente il frutto di una vera e propria menzogna dal momento
che questo sgangherato paese è sull’orlo del default e non può assolutamente
permettersi una misura di questo tipo!
Questa promessa di
Giggino “o’ bibitaro” è da catalogare alla voce LIBRO DEI SOGNI, e non ha
davvero nulla di diverso – dal punto di vista morale - dai pacchi di pasta
distribuiti dal comandante Achille Lauro, ai tempi in cui era sindaco di
Napoli. Anzi, c’è qualcosa qui che è anche peggiore perché si sta giocando con
i sacrifici di chi ancora ritiene che lavorare per davvero, sia uno dei modi
più importanti con cui nobilitare la propria esistenza e provvedere al proprio
sostentamento, senza elemosinare niente da nessuno.
DEMA, come DEMAgogia e populismo spicciolo allo stato liquido... |
Promettere, illudere
ed ingannare il prossimo con qualcosa di semplicemente irrealizzabile gli
elettori ci fa ben capire con quali pericolosi personaggi abbiamo a che fare, e
non ci induce affatto ad essere ottimisti. L’andare poi ad ammettere che
occorrerà però del tempo, affinché gli uffici di collocamento possano essere
riformati allo scopo di provvedere a dare soldi a tutti senza (e lo ribadiamo a
caratteri cubitali) FARE UN CAZZO, rende ancor più squallido e meschino, chi si
autoproclama e si autoreferenzia unilateralmente non si sa in base a quale
parametro, quale simbolo indiscusso del “nuovo che avanza”.
Quando in realtà ci
appare del tutto evidente – parafrasando Tomasi di Lampedusa – che il regime in
maniera gattopardesca vuol far credere che “tutto cambia”, quando in realtà non
sta cambiando proprio nulla! Il canovaccio noi però ormai lo abbiamo capito, e
non certo da oggi.
Il problema è che la gara fra chi è più Defi, purtroppo, non
è però riservata solo a DeMa e DiMa… e basta vedere la contestazione della stessa Corte dei Conti per l'ex sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che è indagato per danno erariale di 2,2 milioni di euro per l'assegnazione diretta della fornitura di alberi alla Mantovani S.p.A. , per non parlare di miss Virginia Raggi a Roma.
Insomma, se Atene piange, Sparta non ride...
Francesco Montanino
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