La sempre più
probabile formazione del nuovo esecutivo, a trazione grullo-salviniana, sarà la
definitiva pietra tombale di un progetto (quello, a dir poco, fallimentare
dell’unificazione forzosa e forzata) di un’Itaglia, in avanzato stato di
decomposizione?
È l’interrogativo che
chi ha un minimo di sale in zucca in questo malandato e sgangherato paese si è
razionalmente posto, considerando le promesse da marinaio con cui siamo stati
deliziati dai leader di due partiti (movimento 5 stelle e Lega di Salvini) che,
solo apparentemente sono espressione del malcontento strisciante di ampi strati
della popolazione nei confronti di un establishment formato soprattutto dal PD,
da Forza Itaglia e da altri partiti prevalentemente di centro e di sinistra. Ma
che in realtà – così come abbiamo altrettanto facilmente previsto, oltre che
smascherato – rappresentano un alveo del tutto controllabile, attraverso cui
veicolare la protesta ed il clima di antipolitica che ormai si respira da
diversi anni a questa parte.
Merito (o colpa, a
seconda dei punti di vista) della perdita di sovranità nazionale, voluta ed
imposta dall’Unione Europea e resa possibile dal tradimento di alcuni autentici
mercenari della politica che hanno pensato bene di sacrificare sull’altare dei
propri interessi particolari, il destino e la dignità di un’intera generazione
(quella di chi oggi ha fra i 35 ed i 50 anni) che si ritrova con un pugno di
mosche in mano, e che pagherà per tutti il conto di interi decenni di intrallazzi,
scelleratezze e sprechi.
Tornando
all’attualità, l’alleanza fra i due bambocci della politica itagliana Di Maio e
Salvini potrebbe dare la spallata decisiva ad un paese che, almeno dal punto di
vista meramente elettorale, risulta essersi spaccato in due.
Come avevamo già
evidenziato non più tardi di due mesi fa, dopo il referendum sull’autonomia di
Lombardia e Veneto è apparso chiaro a tutti che il Nord sta chiedendo a gran
voce di liberarsi della cappa oppressiva di Roma ladrona che ormai con lo
statalismo ha strangolato l’economia di un territorio desideroso di affrancarsi
dalla tenaglia centralista. Assodato che non potrà certo essere la Lega Nord
diventata sotto l’egida di Salvini intanto un partito statalista e
nazionalista, resta inequivocabile il dato di fatto che sono soprattutto le
regioni più operose a soffrire e non poco la voglia di assistenzialismo che
anima invece un Sud improduttivo, sprecone e piagnone che si è stretto intorno
alle balle spaziali dell’ex bibitaro dello stadio San Paolo.
Al secolo, Giggino
(anche qui un nome, una garanzia come per De Magistris) Di Maio che ha pensato
bene di promettere il reddito di cittadinanza per tutti, dimenticandosi però
che nel frattempo il debito pubblico itagliano ha sfondato quota 2,5 miliardi
di euro ed è anzi destinato ancora a crescere, con conseguenze a dir poco
disastrose per i cittadini.
Se almeno la proposta
di introdurre una Flat tax, avanzata dal centrodestra e dal fannullone padano,
può trovarci in linea di massima d’accordo (a patto però che vengano una volta
e per tutti soppressi, i tanti carrozzoni statali e mandati finalmente a
lavorare quei lavativi e quei fannulloni che con il loro fancazzismo rubano
lavoro e denaro pubblico), è la folle promessa elettorale dei grullini che
francamente genera la nostra ilarità, visto e considerato che non siamo nelle
benché minime condizioni di alimentare una spesa pubblica che, anzi, è già di
per se mastodontica.
Due misure che – come
si sarà potuto evincere – sono in totale e netto contrasto fra di loro perché
per distribuire una qualsiasi forma di reddito di cittadinanza disincentivando
evidentemente dal cercare un lavoro visto che nelle idee dei promotori si parla
di cifre che si aggirano intorno ai 1.000 euro mensili, è necessario avere
delle coperture di bilancio che esistono solo nel mondo dei sogni. A meno che,
non si decida di introdurre patrimoniali o varare l’ennesimo ritocco verso
l’alto ad esempio di imposte come l’IVA. Sta infatti circolando con una certa
insistenza l’idea di incrementare le aliquote agevolate ed ordinarie portandole
dalle attuali 10% e 22% (che già di per se, rappresentano un’insopportabile
forma di estorsione fiscale) all’11,2% ed al 24% ad inizio 2019. Sino ad
arrivare per le ordinarie al 25,5% che graverebbe tutto sulle imprese ed i
percettori di reddito fisso (pensionati e lavoratori), con la prevedibile
riduzione dei consumi ed il calo della domanda.
Le piccole e medie
imprese che ancora sono rimaste in questo letamaio, sono preoccupate ed a
ragion veduta perché il rischio di vedere mandati ancora una volta all’aria i
propri sforzi, a causa dell’ingordigia di uno stato pappone ed ingordo che
proprio non ne vuol sapere di utilizzare razionalmente i soldi dei cittadini,
e’ davvero elevato.
Eventualità - quella
di un ulteriore inasprimento tributario - assolutamente da evitare perché è
solo dando respiro all’economia con misure di segno esattamente opposto, che
possiamo sperare di lasciarci alle spalle una crisi che è tutt’altro che è
terminata, a dispetto di ciò che i soliti gazzettieri di regime vogliono farci
credere. Ma che purtroppo non è affatto da scartare, perché il debito pubblico
è salito a livelli ormai insostenibili e se si vuole tener fede alle colossali
fesserie di Di Maio e dei suoi adepti, i soldi verranno come al solito spillati
da chi lavora e produce. A tutto vantaggio di chi non faceva e continuerà a non
fare un cazzo dalla mattina alla sera!
Ad un Nord produttivo
e voglioso di trovare soluzioni (come quelle dell’internazionalizzazione e
dello sviluppo dell’export) per tirarsi
fuori dal pantano centralista romano oltre che da una crisi voluta a tavolino
dai poteri forti e dalle massonerie internazionali, farà sempre più da
contraltare un meridione, facile preda della povertà e di chi, con trovate demagogiche
ed improbabili, vorrebbe indossare i panni del Masaniello e del rivoluzionario
di turno, promettendo ciò che è IRREALIZZABILE! La tanto deprecata pratica del
voto di scambio, è stato l’uovo di colombo utilizzata dai 5 stelle ed alla
quale hanno abboccato davvero in tanti, a giudicare dalle percentuali quasi
“bulgare” ottenute dal movimento fondato da CasaLoggia...
Ma come se ne esce
fuori? Appare chiaro che paradossalmente la situazione che si sta creando
proprio perché acuirà i contrasti fra Nord e Sud, potrebbe essere una sorta di
“tana libera tutti”nel senso che il costo sarà così insostenibile da creare una
profonda frattura fra le parti di questo paese che, dal 1861 in avanti, non
hanno mai smesso di guardarsi con diffidenza. Se non addirittura in cagnesco,
se pensiamo al razzismo ancora esistente nei confronti di chi proviene dai
territori posti al sud del Garigliano, secondo un retaggio ancora duro a morire
ed al quale ha senz’altro contribuito l’esistenza di quelle stesse
organizzazioni malavitose e delinquenziali che nel meridione rappresentano il
braccio armato di un regime (quello statalista itagliano, di ispirazione
massone e giacobina) che e’ nato e continua a sguazzare nella più putrida delle
menzogne.
E che si è sempre
preoccupato di tenere il meridione in uno stato di subalternità e di
sfruttamento, manipolandolo sapientemente con l’assistenzialismo ed il
clientelismo, utili per comprarsi il consenso di ampi strati di una popolazione
che da sempre ha vissuto nell’ignoranza e nell’illusione dello sviluppo calato
dall’alto. Senza mai perciò essere in grado di esprimere una propria classe
produttiva, in grado di garantire quella ricchezza e quello sviluppo, che sono
sempre strati una chimera.
Chi poi ha provato a
ribellarsi, denunciando tale stato di cose, è stato indotto al silenzio, se non
addirittura eliminato (Siani, Falcone, Borsellino, Livatino ed i tanti martiri
di mafia, camorra ed altre sigle criminali esistenti nel Mezzogiorno e che
hanno allungato le proprie malefiche diramazioni sin dentro i palazzi del
potere romano).
Il federalismo (quello
vero, e non certo la boutade da operetta utilizzata dalla Lega Nord ai suoi
albori) potrebbe essere l’unica via d’uscita per tutti. La secessione da
fallitaglia, appare ormai come un qualcosa con cui dovremo - più prima che poi
– fare inevitabilmente i conti e sarà una grande ed irripetibile opportunità, che
può regalare un futuro migliore alle generazioni che verranno.
Affinché però anche
questo continui a non essere relegato come uno dei tanti sogni nel cassetto che
agitano gli animi di chi vorrebbe sovvertire questo insopportabile status quo,
sarebbe necessario che tutte le sigle indipendentiste esistenti lungo la
penisola trovino la quadra, condividendo un comune programma sotto cui
federarsi per provare ad entrare nei palazzi del potere romani e distruggerne quella
deleteria impalcatura liberticida e centralista che sta strangolando, dal punto
di vista economico e non solo, chi chiede solo di vivere in maniera onesta e
dignitosa!
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