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sabato 12 maggio 2018

FALLITAGLIA: LA RESA DEI CONTI?



La sempre più probabile formazione del nuovo esecutivo, a trazione grullo-salviniana, sarà la definitiva pietra tombale di un progetto (quello, a dir poco, fallimentare dell’unificazione forzosa e forzata) di un’Itaglia, in avanzato stato di decomposizione?
È l’interrogativo che chi ha un minimo di sale in zucca in questo malandato e sgangherato paese si è razionalmente posto, considerando le promesse da marinaio con cui siamo stati deliziati dai leader di due partiti (movimento 5 stelle e Lega di Salvini) che, solo apparentemente sono espressione del malcontento strisciante di ampi strati della popolazione nei confronti di un establishment formato soprattutto dal PD, da Forza Itaglia e da altri partiti prevalentemente di centro e di sinistra. Ma che in realtà – così come abbiamo altrettanto facilmente previsto, oltre che smascherato – rappresentano un alveo del tutto controllabile, attraverso cui veicolare la protesta ed il clima di antipolitica che ormai si respira da diversi anni a questa parte.
Merito (o colpa, a seconda dei punti di vista) della perdita di sovranità nazionale, voluta ed imposta dall’Unione Europea e resa possibile dal tradimento di alcuni autentici mercenari della politica che hanno pensato bene di sacrificare sull’altare dei propri interessi particolari, il destino e la dignità di un’intera generazione (quella di chi oggi ha fra i 35 ed i 50 anni) che si ritrova con un pugno di mosche in mano, e che pagherà per tutti il conto di interi decenni di intrallazzi, scelleratezze e sprechi.
Tornando all’attualità, l’alleanza fra i due bambocci della politica itagliana Di Maio e Salvini potrebbe dare la spallata decisiva ad un paese che, almeno dal punto di vista meramente elettorale, risulta essersi spaccato in due.

Come avevamo già evidenziato non più tardi di due mesi fa, dopo il referendum sull’autonomia di Lombardia e Veneto è apparso chiaro a tutti che il Nord sta chiedendo a gran voce di liberarsi della cappa oppressiva di Roma ladrona che ormai con lo statalismo ha strangolato l’economia di un territorio desideroso di affrancarsi dalla tenaglia centralista. Assodato che non potrà certo essere la Lega Nord diventata sotto l’egida di Salvini intanto un partito statalista e nazionalista, resta inequivocabile il dato di fatto che sono soprattutto le regioni più operose a soffrire e non poco la voglia di assistenzialismo che anima invece un Sud improduttivo, sprecone e piagnone che si è stretto intorno alle balle spaziali dell’ex bibitaro dello stadio San Paolo.
Al secolo, Giggino (anche qui un nome, una garanzia come per De Magistris) Di Maio che ha pensato bene di promettere il reddito di cittadinanza per tutti, dimenticandosi però che nel frattempo il debito pubblico itagliano ha sfondato quota 2,5 miliardi di euro ed è anzi destinato ancora a crescere, con conseguenze a dir poco disastrose per i cittadini.
Se almeno la proposta di introdurre una Flat tax, avanzata dal centrodestra e dal fannullone padano, può trovarci in linea di massima d’accordo (a patto però che vengano una volta e per tutti soppressi, i tanti carrozzoni statali e mandati finalmente a lavorare quei lavativi e quei fannulloni che con il loro fancazzismo rubano lavoro e denaro pubblico), è la folle promessa elettorale dei grullini che francamente genera la nostra ilarità, visto e considerato che non siamo nelle benché minime condizioni di alimentare una spesa pubblica che, anzi, è già di per se mastodontica.
Due misure che – come si sarà potuto evincere – sono in totale e netto contrasto fra di loro perché per distribuire una qualsiasi forma di reddito di cittadinanza disincentivando evidentemente dal cercare un lavoro visto che nelle idee dei promotori si parla di cifre che si aggirano intorno ai 1.000 euro mensili, è necessario avere delle coperture di bilancio che esistono solo nel mondo dei sogni. A meno che, non si decida di introdurre patrimoniali o varare l’ennesimo ritocco verso l’alto ad esempio di imposte come l’IVA. Sta infatti circolando con una certa insistenza l’idea di incrementare le aliquote agevolate ed ordinarie portandole dalle attuali 10% e 22% (che già di per se, rappresentano un’insopportabile forma di estorsione fiscale) all’11,2% ed al 24% ad inizio 2019. Sino ad arrivare per le ordinarie al 25,5% che graverebbe tutto sulle imprese ed i percettori di reddito fisso (pensionati e lavoratori), con la prevedibile riduzione dei consumi ed il calo della domanda.

Le piccole e medie imprese che ancora sono rimaste in questo letamaio, sono preoccupate ed a ragion veduta perché il rischio di vedere mandati ancora una volta all’aria i propri sforzi, a causa dell’ingordigia di uno stato pappone ed ingordo che proprio non ne vuol sapere di utilizzare razionalmente i soldi dei cittadini, e’ davvero elevato.
Eventualità - quella di un ulteriore inasprimento tributario - assolutamente da evitare perché è solo dando respiro all’economia con misure di segno esattamente opposto, che possiamo sperare di lasciarci alle spalle una crisi che è tutt’altro che è terminata, a dispetto di ciò che i soliti gazzettieri di regime vogliono farci credere. Ma che purtroppo non è affatto da scartare, perché il debito pubblico è salito a livelli ormai insostenibili e se si vuole tener fede alle colossali fesserie di Di Maio e dei suoi adepti, i soldi verranno come al solito spillati da chi lavora e produce. A tutto vantaggio di chi non faceva e continuerà a non fare un cazzo dalla mattina alla sera!
Ad un Nord produttivo e voglioso di trovare soluzioni (come quelle dell’internazionalizzazione e dello sviluppo dell’export)  per tirarsi fuori dal pantano centralista romano oltre che da una crisi voluta a tavolino dai poteri forti e dalle massonerie internazionali, farà sempre più da contraltare un meridione, facile preda della povertà e di chi, con trovate demagogiche ed improbabili, vorrebbe indossare i panni del Masaniello e del rivoluzionario di turno, promettendo ciò che è IRREALIZZABILE! La tanto deprecata pratica del voto di scambio, è stato l’uovo di colombo utilizzata dai 5 stelle ed alla quale hanno abboccato davvero in tanti, a giudicare dalle percentuali quasi “bulgare” ottenute dal movimento fondato da CasaLoggia...

Ma come se ne esce fuori? Appare chiaro che paradossalmente la situazione che si sta creando proprio perché acuirà i contrasti fra Nord e Sud, potrebbe essere una sorta di “tana libera tutti”nel senso che il costo sarà così insostenibile da creare una profonda frattura fra le parti di questo paese che, dal 1861 in avanti, non hanno mai smesso di guardarsi con diffidenza. Se non addirittura in cagnesco, se pensiamo al razzismo ancora esistente nei confronti di chi proviene dai territori posti al sud del Garigliano, secondo un retaggio ancora duro a morire ed al quale ha senz’altro contribuito l’esistenza di quelle stesse organizzazioni malavitose e delinquenziali che nel meridione rappresentano il braccio armato di un regime (quello statalista itagliano, di ispirazione massone e giacobina) che e’ nato e continua a sguazzare nella più putrida delle menzogne.
E che si è sempre preoccupato di tenere il meridione in uno stato di subalternità e di sfruttamento, manipolandolo sapientemente con l’assistenzialismo ed il clientelismo, utili per comprarsi il consenso di ampi strati di una popolazione che da sempre ha vissuto nell’ignoranza e nell’illusione dello sviluppo calato dall’alto. Senza mai perciò essere in grado di esprimere una propria classe produttiva, in grado di garantire quella ricchezza e quello sviluppo, che sono sempre strati una chimera.
Chi poi ha provato a ribellarsi, denunciando tale stato di cose, è stato indotto al silenzio, se non addirittura eliminato (Siani, Falcone, Borsellino, Livatino ed i tanti martiri di mafia, camorra ed altre sigle criminali esistenti nel Mezzogiorno e che hanno allungato le proprie malefiche diramazioni sin dentro i palazzi del potere romano).

Il federalismo (quello vero, e non certo la boutade da operetta utilizzata dalla Lega Nord ai suoi albori) potrebbe essere l’unica via d’uscita per tutti. La secessione da fallitaglia, appare ormai come un qualcosa con cui dovremo - più prima che poi – fare inevitabilmente i conti e sarà una grande ed irripetibile opportunità, che può regalare un futuro migliore alle generazioni che verranno.
Affinché però anche questo continui a non essere relegato come uno dei tanti sogni nel cassetto che agitano gli animi di chi vorrebbe sovvertire questo insopportabile status quo, sarebbe necessario che tutte le sigle indipendentiste esistenti lungo la penisola trovino la quadra, condividendo un comune programma sotto cui federarsi per provare ad entrare nei palazzi del potere romani e distruggerne quella deleteria impalcatura liberticida e centralista che sta strangolando, dal punto di vista economico e non solo, chi chiede solo di vivere in maniera onesta e dignitosa!

Francesco Montanino

Lega Sud - Ausonia

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