Ponti che crollano
come pasta frolla, navi cariche piene di disperati trattenute ed oggetto di
squallide speculazioni politiche, il Sud in totale sfacelo ed abbandonato a sé
stesso. in quest’estate che sta volgendo al termine, non ci siamo davvero
fatti mancare nulla. Con la sensazione inquietante che andrà sempre peggio.
E non potrebbe davvero
essere altrimenti, se andiamo ad analizzare la situazione politica ed economica
di un paese che rischia di implodere su sé stesso. Stretto fra la morsa di un
debito pubblico insostenibile con un’Europa sempre più lontana dalle esigenze
reali dei cittadini, imprenditori che se ne stanno scappando a gambe levate ed
un’emergenza sociale che rischia di esplodere come una vera e propria bomba ad orologeria,
questo paese paga lo scotto di una classe politica composta da inetti,
incapaci, falliti ed opportunisti. Lo abbiamo sempre evidenziato ed espresso, e
non smetteremo mai di farlo.
Soprattutto se
assistiamo in maniera sconcertante al crollo di un ponte costruito oltre 50
anni fa e che collegava la parte orientale ed occidentale dell’importante nodo
logistico di Genova. Alla vigilia di Ferragosto, come purtroppo tutti sappiamo,
è letteralmente venuto giù il viadotto Morandi nel capoluogo ligure che ha
provocato la morte di 43 persone (fra cui 6 provenienti da Napoli e provincia),
lo sfollamento di tanti nuclei familiari ed un senso profondo di angoscia e di
inquietudine che hanno colpito tutti. Sul banco degli imputati, la mancata
manutenzione che avrebbe dovuto effettuare la società Autostrade di proprietà
di Benetton cui è stata affidata la convenzione, per la gestione di migliaia e
migliaia di chilometri di tratti autostradali, da parte dei precedenti governi.
A fronte del pedaggio
più caro d’Europa, infatti, abbiamo scoperto che ponti, strade e cavalcavia che
formano la struttura viaria che collega le città ed il Nord con il Sud, non versa
in condizioni ottimali, con rischi in termini di sicurezza enormi. Sono
trascorsi più di 10 giorni dal verificarsi della tragedia, ma ad oggi non ci
sono i responsabili. Il governo giallo-verde ha annunciato ai quattro venti che
intende provvedere alla revoca della concessione ai Benetton, anche se dal
punto di vista legale chi ha stipulato l’accordo in passato ha provveduto a
porre delle clausole capestro in capo allo Stato perché pare che sia previsto
un risarcimento danni alla concessionaria, in caso di interruzione ed a
prescindere dalle motivazioni!!!! Si annuncia un contenzioso legale che durerà
chissà quando, sempre ammesso e concesso che il tutto naturalmente non di
risolverà nella classica bolla di sapone, con buona pace di chi ha avuto il
solo torto di trovarsi al punto sbagliato, nel momento sbagliato!
Insomma, un autentico
pasticcio nel quale le responsabilità politiche evidenti dei D’Alema, dei Prodi
e dei Berlusconi che hanno firmato questi accordi scellerati si estendono sino
ai giorni nostri ed arrivano a chiamare in causa l’ex ministro delle
Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Del Rio. Nell’ottobre 2015, infatti,
il senatore Rossi di Scelta Civica aveva mandato due interrogazioni al titolare
di quel dicastero, ma senza ricevere mai adeguata risposta. Del Rio, piuttosto,
disattendendo al suo ruolo istituzionale, si è preoccupato di fare scioperi
della fame per lo jus soli e di
indossare improbabili magliette rosse, invece di verificare – così come invece
avrebbe dovuto - le reali condizioni del ponte Morandi che destavano
inquietudine ai genovesi, e non certo dunque da ieri. Secondo un cliché già
visto in questo ridicolo paese, si parla di prevenzione solo a disgrazia
avvenuta e non certo prima, quando si sarebbe ancora in tempo per evitare un
dolorosissimo tributo di morti e di disperazione.
La realtà che nessuno
vuole ammettere è che tutti i partiti di regime (compresa la Lega del duro e
puro Salvini), in un modo o in un altro, hanno ricevuto in passato prebende
dalla stessa famiglia Benetton. E dunque sono facilmente ricattabili, sotto
questo punto di vista.
Vedremo come andrà a
finire, ma è evidente che in un paese in cui già paghiamo uno sproposito in
termini di tasse salvo poi dover ancora sborsare pedaggi salati senza ricevere in
cambio come al solito NIENTE, siamo di fronte ad un qualcosa di semplicemente inaccettabile
e scandaloso! Lo stato itagliano continua imperterrito ad estorcere ed a
pretendere il pagamento di inique e onerose gabelle, senza fornire beni e
servizi che li valgano tutti! Invece di perdere tempo dietro agli specchietti
per le allodole di carattere ideologico o di altre pantomime, sarebbe piuttosto
il caso che i cittadini aprissero finalmente gli occhi su un concetto
elementare e al tempo stesso concreto.
Perché i problemi che
attanagliano questo paese ed il Sud in particolare (su cui torneremo più avanti)
sono tanti. Infatti, l’affaire
migranti che anima il dibattito politico da diverso tempo a questa parte non è
l’unico ed il solo. Pressione fiscale insostenibile, servizi pubblici di
qualità infima e scadente, burocrazia, pessimo funzionamento della giustizia,
disoccupazione, povertà…..questo a voler essere buoni, con chi – ieri come oggi
– non si è fatto certo scrupolo di prendere per i fondelli i cittadini che
chiedono semplicemente di vedere risolti QUEI problemi.
Che vi sia stata una
gestione assurda dei flussi migratori, è fuori da ogni discussione. Colpevole
di aver fatto allegramente entrare circa 700mila migranti negli ultimi anni, la
sinistra masso-scafo-comunista che, dietro il melenso ed ipocrita paravento del
buonismo e dell’accoglienza a tutti i costi, in realtà sta lucrando succulenti
business con i contributi ricevuti dall’UE e dal re degli speculatori George Soros attraverso le cooperative
rosse e le ONG. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, perché le cronache
sono purtroppo piene di episodi delinquenziali commessi da quelle che essi
stessi hanno ribattezzato “risorse” perché, a loro dire, ci pagheranno (?!) le
pensioni.
Ora, a parte che sul
discorso previdenziale andrebbe aperta una separata riflessione, è lecito
chiedersi quale lavoro potrà mai essere affidato a questi immigrati in un paese
in cui la disoccupazione è ancora a doppia cifra e soprattutto in alcune aree
del Sud quella giovanile supera anche il 60%! Assai realisticamente, è
probabile che diventerà manodopera a basso costo da poter sfruttare dietro la
prospettiva di lavori massacranti e paghe da fame! Una versione moderna della
vergognosa pagina di storia che risponde al nome di TRATTA DEGLI SCHIAVI che
dovrebbe far inorridire chiunque si proclami a favore delle libertà e dei
diritti civili. Ed invece così non è, perché l’unica preoccupazione di certe
anime pie è solo quella di accoglierli e farli entrare, a tutti i costi. Senza
piuttosto considerare il dopo ed i rischi derivanti dalla loro mancata
integrazione, dovuta anche alla scarsa conoscenza della nostra lingua, della
nostra cultura e del nostro ordinamento giuridico. Abbiamo poi notato, che importa
poco se magari sono portatori di malattie o è sconosciuta la loro identità.
Quello che conta è fare in modo che le ONG ed i Comuni che si stracciano le
vesti per ospitarli, possano fare affidamento sui contributi che Europa e Soros
sono disposti ad elargire per portare a compimento un piano efferato di
sostituzione etnica, noto con il famigerato nome di “Piano Kalergi”.
Ai partiti di
sinistra, da sempre attenti solo ed esclusivamente al portafoglio, l’altro
motivo per sostenere questo delirante progetto, risiede nel fatto che –
accantonate le lotte a favore di operai, pensionati ed altri ceti deboli che si
sono mangiati la foglia capendo il grande inganno ideologico cui sono stati
sottoposti – adesso la possibilità di poter continuare a tenere il loro
puzzolente culo sulle cadreghe del potere, è fornita proprio da questi nuovi
schiavi che fanno anche la gioia delle multinazionali. Ed allora vai con lo jus
soli, le corsie privilegiate per i clandestini e la totale depenalizzazione dei
reati (anche e soprattutto i più efferati) da loro commessi. Il tutto per
accattivarsi i consensi dei nuovi entrati, a discapito di chi invece sta
facendo letteralmente fatica a portare il piatto a tavola ogni giorno, ed
obbedire ai diktat di satrapi che con le loro paranoie pretendono di governare
il mondo, con un modello di società che distrugge la famiglia e privilegia la
distruzione di valori che hanno richiesto anche secoli di lotte e di conquiste.
Chi, a parole, si
oppone a questo disegno sarebbe secondo la vulgata di regime, è il leader della
Lega 2.0, al secolo Matteo Salvini. Il fannullone padano non è certo un mistero
che sia divenuto nel breve volgere di poche settimane, uno dei nostri bersagli
preferiti. Da qualche mese, è titolare del Ministero degli Interni e dovrebbe
risolvere i problemi legati alla sicurezza dei cittadini che non sono soltanto
però legati alla massiccia presenza di clandestini. In questi ultimi giorni ha
tenuto banco sulla rete e sui media, la storia del solito barcone pieno di
immigrati “Diciotti”, oggetto di una disputa abbastanza aspra fra il governo
itagliano e quello maltese. Il titolare del Viminale ha adottato il pugno duro,
chiedendo anche l’intervento dell’Unione Europea che però pilatescamente (e di
questo, non avevamo alcun dubbio in proposito) se n’è lavata le mani.
Circostanza questa che ha irrigidito la posizione del Presidente del Consiglio
Conte che ha minacciato di tagliare i fondi (così come da decenni stiamo sostenendo)
a questa istituzione parassitaria ed inutile, composta da fannulloni e
burocrati appollaiati su scranni dorati, e che in maniera saccente ed arrogante
continua ad essere lontana anni luce dai problemi quotidiani di chi annaspa fra
mille difficoltà.
A rendere ancor più
ingarbugliata la situazione, l’avviso di garanzia spiccato dalla Procura di
Agrigento a Salvini (per abuso di ufficio e sequestro di persona) che rischia
di avere però l’effetto di un vero e proprio boomerang per la sinistra che
vorrebbe, ancora una volta e con incredibile e pericolosa arroganza,
riconquistare il potere in maniera truffaldina dopo la recente batosta
elettorale. Infatti, questa operazione avrà quale effetto quello di accrescere
vertiginosamente i consensi per il leader della lega naziunalista itagliana,
visto come un martire dall’opinione pubblica che approva le sue scelte di porre
un limite agli sbarchi. Se si dovesse tornare alle urne, riteniamo che la Lega
di Salvini possa raggiungere e superare facilmente il 40% dei consensi ed
assumere la maggioranza che gli permetterebbe di governare il paese. E questo
non solo perché ormai Berlusconi politicamente ha fatto ormai il suo tempo (ed
anche al Nord si stanno capovolgendo i rapporti di forza all’interno della
coalizione di centro-destra), ma anche in considerazione del fatto che
all’interno del Movimento 5 stelle si sta verificando una spaccatura fra la
parte più vicina alle idee di salvinetto e degli sfigati sfascistelli composta
da Di Maio, Di Battista e Toninelli e quella invece che fa capo al Presidente
della Camera Fico, che ha esternato invece la propria contrarietà di fronte
alle politiche di Salvini.
La prospettiva che
potrebbe venir fuori per il prossimo anno è la contrapposizione fra un possibile
blocco nazional-sovranista composto da Salvini, la parte dei 5 stelle che lo
sostiene, quegli ambienti di Forza itaglia e del centro-destra che sono
abbastanza freddi nei confronti dell’Europa da un lato. Mentre sull’altro capo
della barricata, ritroveremmo la sinistra globalista, radical-chic ed
immigrazionista che però rischierebbe seriamente di subire una sconfitta dalle
dimensioni epocali. In tutto questo, infatti,
riteniamo che il prossimo partito della Prima Repubblica destinato a
scomparire sarà il PD che, dopo l’esperienza renziana, si mostra sempre più in
disarmo e distante dai cittadini. Ricordiamo i “successi” di questo partito che
ha inasprito la pressione fiscale, aumentato in maniera esponenziale il debito
pubblico, fatto crescere il senso di insicurezza ed infine tutelato banche e
banchieri nello scandalo Etruria, a danno di risparmiatori che hanno visto
andare in fumo i sacrifici di una vita. Per non parlare della ricostruzione mai
avviata ad Amatrice e nelle aree devastate dai potenti terremoti che hanno
colpito Umbria, Lazio, Marche ed Abruzzo non più tardi di due anni fa.
Insomma, appare già
strano che con tale collezione di fallimenti un partito del genere abbia
conquistato lo scorso Marzo il 17% dei consensi quando altrove i colpevoli di
questo sfacelo perlomeno sarebbero stati quantomeno sbattuti in galera, ad
espiare le proprie indiscutibili colpe!
Si capisce perché con
questo tipo di opposizione, Salvini rischia concretamente alle prossime
elezioni di fare il pieno di voti. Quando invece basterebbe inchiodare il
parassita padano di fronte alle proprie evidenti contraddizioni. Infatti, da
Ministro degli Interni, dovrebbe darci spiegazioni sui seguenti punti:
1) Perché non ha
provveduto ad espropriare i ricchi patrimoni delle ONG che di fatto muovono le
navi nel Mediterraneo ed alimentano insieme agli scafisti e ad altre
organizzazioni malavitose questo autentico mercimonio?
2) Perché non ha spiccato
un mandato d’arresto per Soros ed i suoi complici nel nostro paese come ad
esempio Emma Bonino che ha spudoratamente ammesso di ricevere contributi da chi
nel 1992 speculo’ sulla lira?
3) Perché non ha espulso
tutti i clandestini entrati nel nostro paese negli ultimi anni, compresi soprattutto
quelli che hanno commesso efferati reati?
Su questi dati di
fatto, si può tranquillamente rilevare come il caro Salvini non abbia fatto
nulla di quanto annunciato durante l’ultima campagna elettorale. Avendo l’interesse,
a distogliere la nostra attenzione, su un problema che sicuramente c’è. Ma che
non è l’unico, ad assillarci. Lo sa benissimo, insieme all’ex bibitaro del “San
Paolo” Di Maio, considerando il modo con cui vogliono tenerci distratti dalle
loro promesse non mantenute.
Perché – e qui
arriviamo al dunque – dei loro annunci di riduzione delle tasse, di erogazione
del reddito di cittadinanza e del resto che compone il libro dei sogni, ad oggi
non vi è alcuna traccia. Ed abbiamo seriamente ragione di pensare che
resteranno – così come del resto avevamo ampiamente e facilmente preconizzato -
una boutade propagandistica, buona solo ad illudere ed a prendere in giro gli
allocchi. Non vediamo come tali misure possano essere realizzate, considerato
l’enorme debito pubblico che ha accumulato questo disastrato paese ed il fatto
che molti imprenditori stanno preferendo delocalizzare, dal momento che la
pressione fiscale a dir poco indegna di un paese civile, la burocrazia e
l’infima qualità di beni e servizi pubblici consigliano di portare le aziende
in altri lidi. La concretezza e la spietatezza di dati che parlano di un
generale senso di insicurezza e di persone che preferiscono togliersi la vita
perché disperate e sole, fanno letteralmente a pugni con le favolette raccontate
ogni giorno da questi giullari e dilettanti della politica.
Ben presto i nodi però
verranno al pettine e potrebbe accadere davvero di tutto. Dal canto nostro,
abbiamo sempre evidenziato che l’unica soluzione al problema è la distruzione
della cappa centralista che avvolge tanto il Nord, quanto il Sud. E
l’introduzione di un moderno sistema federale, in particolare, per la nostra
terra che deve trovare il modo di affrancarsi da Roma se davvero vuole evitare
di inabissarsi irrimediabilmente, perché ci troviamo di fronte ad una
situazione ormai al collasso.
Nel meridione, siamo infatti
già da tempo arrivati ad un punto di non ritorno. I secolari problemi che
stringono e stritolano in una morsa mortifera questa disgraziata è bellissima
terra, si sono ulteriormente aggravati.
Un esempio su tutti è
come al solito purtroppo rappresentato da Napoli. Amministrata in maniera
scellerata da Giggino De Magistris, l’antica Partenope versa in condizioni di
degrado, che definire comatose è un eufemismo. Come avevamo ampiamente
previsto, la capitale del Mezzogiorno ha ricevuto il definitivo colpo di grazia
da un primo cittadino che è espressione solo della parte più lavativa e
fancazzista della città e che si è contraddistinto in questi anni solo ed
esclusivamente per il nulla.
Oltre al consueto
clima di precarietà, ormai i servizi come il trasporto pubblico ed il decoro
urbano sono diventati un autentico optional per i cittadini che vedono
peggiorare a vista d’occhio la propria qualità della vita. Non sfugge a questa
regola fatta di inefficienza e degrado, neppure lo Stadio “San Paolo”che è il
luogo dove decine di migliaia di persone si radunano ogni volta che scende in
campo la squadra calcistica del Napoli, che da sempre rappresenta una parte
importante della città.
In un momento
abbastanza particolare del futuro della SSC Napoli, reduce da mesi
caratterizzati dai tutt’altro che idilliaci rapporti fra il presidente Aurelio
De Laurentiis ed una parte molto consistente della tifoseria, non è certo
sfuggita la lettera con cui sono state mosse pesantissime accuse, in merito
all’operato di Palazzo San Giacomo. E non certo e solo per l’ormai annosa
questione della gestione della struttura sportiva che da oltre 50 anni è sorta
nel popoloso quartiere di Fuorigrotta, ma sull’incapacità amministrativa
manifestata a più riprese da questa amministrazione comunale.
Che i rapporti fra De
Magistris e De Laurentiis si fossero complicati, del resto non è certo un
mistero. Ma ha colpito la virulenza delle accuse reciproche di questi ultimi
giorni, con una serie di botta e risposta fra le due parti in causa che hanno
tenuto banco, arroventando ulteriormente un clima che è già abbastanza caldo. E
non certo e non solo, dal punto di vista meramente meteorologico.
La decisione di
Giggino di andare a seguire la prossima gara interna degli azzurri in Curva B,
è da ritenersi inopportuna oltre che strumentale. In evidente calo di consensi
e con uno stadio ridotto ad una latrina pubblica, “o’ magistrato” cerca di
arruffianarsi le simpatie dei tifosi strumentalizzando a finì evidentemente
opportunistici ed elettorali il proprio comune malcontento nei confronti di un
De Laurentiis che in queste ultime settimane, non ha lesinato dichiarazioni al
vetriolo verso tutto e tutti. Napoli ed i napoletani, in questo particolare
momento storico, chiedono a tutti solo rispetto, silenzio ed una grande dose di
sano e costruttivo pragmatismo.
Certo, il produttore
cinematografico non eccelle sicuramente nella comunicazione con certe sparate
denigratorie e ricche di stereotipi sui tifosi azzurri che, a dircela tutta,
hanno infastidito anche noi, perché ci è parso di risentire quei soliti luoghi
comuni triti e ritriti sui napoletani, che abbiamo spesso e volentieri
ascoltato e denunciato in passato. Che a Napoli, vi sia una parte di cittadini
che si sveglia con l’intento di fregare il prossimo è innegabile, così come
però è altrettanto vero che c’è una maggioranza silenziosa che è costretta non
solo a doversi sorbire il facile becero razzismo di certo putridume umano
residente nell’evoluto (?!) Nord. Ma anche e soprattutto l’arroganza che spesso
e volentieri diventa delinquenza allo stato puro, di quei concittadini che con
i propri comportamenti contribuiscono ad umiliare la reputazione di chi si
trova, come si sarà potuto ben capire, stretto suo malgrado fra due fuochi
distruttivi e devastanti.
Tornando all’operato
di De Laurentiis, in quel comunicato così duro comparso sulle pagine di diversi
giornali, ravvisiamo una possibile discesa in campo del patron del Napoli, alla
carica di Sindaco. Che in un contesto politico assolutamente desolante e privo
di qualsiasi riferimento valido qual è quello napoletano, potrebbe sparigliare
il campo con una certa facilità. Potendo già contare sull’apporto di quella
fetta di tifoseria che da sempre né apprezza l’oculatezza e la capacità di far
quadrare i conti nel bilancio della SSC Napoli. E magari anche di
quell’imprenditoria partenopea, che ha timore di esporsi e magari di metterci
la faccia e che non vede l’ora di sbarazzarsi di Giggino e della sua ineffabile
claque.
Infatti, acclarate
l’inconcludenza di De Magistris (il cui mandato fra non molto finalmente
volgerà al termine) e l’insipienza di un’opposizione fantasma, un nuovo
ipotetico soggetto politico formato da De Laurentiis potrebbe rappresentare il
fatto di assoluto rilievo, con cui parametrarsi nei prossimi mesi. Inoltre, un
altro particolare non di poco conto è rappresentato dalla circostanza che il
proprietario della Filmauro ha anche recentemente acquisito il Bari, altro
importante bacino d’urgenza che potrebbe garantirgli nuovi introiti, ed
un’interessante quanto strategica porta verso i mercati eurasiatici. Potrebbe
essere il frutto di una strategia non solo imprenditoriale ma anche politica,
dalle potenzialità tutte però da scoprire e verificare.
Il j’accuse di De Laurentiis
all’amministrazione De Magistris del resto ha toccato proprio quei punti
(sporcizia della città, mancanza di infrastrutture e di adeguati servizi
pubblici, efficienza della macchina burocratica) che spesso e volentieri
abbiamo toccato, quando si è trattato di criticare in maniera seria ed
argomentata chi dovrebbe rappresentare i napoletani, nella loro interezza. E
non certo, una piccola quanto trascurabile parte di città che fra l’altro esprime
valori che non condividiamo per nulla, e nei quali dunque non ci rispecchiamo!
Non ci sembra - alla
luce di queste considerazioni - assolutamente peregrina l’ipotesi, che stia
valutando l’opportunità di creare un’autentica Lega del Sud dal punto di vista
(per ora) calcistico, quale blocco da contrapporre allo strapotere del Nord
rappresentato come tutti sanno dalla Juventus e dalle due squadre di Milano.
Dal punto di vista
politico, bisognerebbe dunque capire quali potranno mai essere i progetti di De
Laurentiis e di quali sponde eventualmente potrebbe godere. Anche se pensiamo
di non discostarci troppo dalla realtà, se volessimo prefigurare un programma
incentrato su di una maggiore libertà di iniziativa economica per le imprese, oltre
che una serie di progetti volti al rilancio anche infrastrutturale di Napoli,
che da questo punto di vista sconta un ritardo a dir poco sconcertante ed
imbarazzante, volendola paragonare alle altre grandi metropoli europee. Non è
un mistero che i rapporti siano invece di tutt’altro tenore con il Governatore
della Regione Campania, Vincenzo De Luca che si è dimostrato da sempre molto
più concreto ed operativo di Giggino “o’ sindachino”.
Siamo però, ripetiamo,
nel campo delle mere ipotesi e dovremo aspettare le prossime settimane per
capirne e saperne di più. Anche se non è certo passata inosservata la presenza
dello sceicco Al Thani, seduto - stando a ciò che hanno riportato alcuni
giornalisti - al posto di De Laurentiis durante la partita Napoli-Milan. Non
sappiamo se l’emiro sia venuto in città semplicemente per trascorrere una breve
vacanza o per altri motivi, ma c’è chi pensa che qualcosa potrebbe
effettivamente bollire in pentola nel giro di poco tempo.
F.M.
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