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lunedì 27 agosto 2018

ITALIA: NON PIU' PONTI MA SOLO MACERIE DI STATO


Ponti che crollano come pasta frolla, navi cariche piene di disperati trattenute ed oggetto di squallide speculazioni politiche, il Sud in totale sfacelo ed abbandonato a sé stesso. in quest’estate che sta volgendo al termine, non ci siamo davvero fatti mancare nulla. Con la sensazione inquietante che andrà sempre peggio.
E non potrebbe davvero essere altrimenti, se andiamo ad analizzare la situazione politica ed economica di un paese che rischia di implodere su sé stesso. Stretto fra la morsa di un debito pubblico insostenibile con un’Europa sempre più lontana dalle esigenze reali dei cittadini, imprenditori che se ne stanno scappando a gambe levate ed un’emergenza sociale che rischia di esplodere come una vera e propria bomba ad orologeria, questo paese paga lo scotto di una classe politica composta da inetti, incapaci, falliti ed opportunisti. Lo abbiamo sempre evidenziato ed espresso, e non smetteremo mai di farlo.

Soprattutto se assistiamo in maniera sconcertante al crollo di un ponte costruito oltre 50 anni fa e che collegava la parte orientale ed occidentale dell’importante nodo logistico di Genova. Alla vigilia di Ferragosto, come purtroppo tutti sappiamo, è letteralmente venuto giù il viadotto Morandi nel capoluogo ligure che ha provocato la morte di 43 persone (fra cui 6 provenienti da Napoli e provincia), lo sfollamento di tanti nuclei familiari ed un senso profondo di angoscia e di inquietudine che hanno colpito tutti. Sul banco degli imputati, la mancata manutenzione che avrebbe dovuto effettuare la società Autostrade di proprietà di Benetton cui è stata affidata la convenzione, per la gestione di migliaia e migliaia di chilometri di tratti autostradali, da parte dei precedenti governi.
A fronte del pedaggio più caro d’Europa, infatti, abbiamo scoperto che ponti, strade e cavalcavia che formano la struttura viaria che collega le città ed il Nord con il Sud, non versa in condizioni ottimali, con rischi in termini di sicurezza enormi. Sono trascorsi più di 10 giorni dal verificarsi della tragedia, ma ad oggi non ci sono i responsabili. Il governo giallo-verde ha annunciato ai quattro venti che intende provvedere alla revoca della concessione ai Benetton, anche se dal punto di vista legale chi ha stipulato l’accordo in passato ha provveduto a porre delle clausole capestro in capo allo Stato perché pare che sia previsto un risarcimento danni alla concessionaria, in caso di interruzione ed a prescindere dalle motivazioni!!!! Si annuncia un contenzioso legale che durerà chissà quando, sempre ammesso e concesso che il tutto naturalmente non di risolverà nella classica bolla di sapone, con buona pace di chi ha avuto il solo torto di trovarsi al punto sbagliato, nel momento sbagliato!

Insomma, un autentico pasticcio nel quale le responsabilità politiche evidenti dei D’Alema, dei Prodi e dei Berlusconi che hanno firmato questi accordi scellerati si estendono sino ai giorni nostri ed arrivano a chiamare in causa l’ex ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Del Rio. Nell’ottobre 2015, infatti, il senatore Rossi di Scelta Civica aveva mandato due interrogazioni al titolare di quel dicastero, ma senza ricevere mai adeguata risposta. Del Rio, piuttosto, disattendendo al suo ruolo istituzionale, si è preoccupato di fare scioperi della fame per lo jus soli e di indossare improbabili magliette rosse, invece di verificare – così come invece avrebbe dovuto - le reali condizioni del ponte Morandi che destavano inquietudine ai genovesi, e non certo dunque da ieri. Secondo un cliché già visto in questo ridicolo paese, si parla di prevenzione solo a disgrazia avvenuta e non certo prima, quando si sarebbe ancora in tempo per evitare un dolorosissimo tributo di morti e di disperazione.
La realtà che nessuno vuole ammettere è che tutti i partiti di regime (compresa la Lega del duro e puro Salvini), in un modo o in un altro, hanno ricevuto in passato prebende dalla stessa famiglia Benetton. E dunque sono facilmente ricattabili, sotto questo punto di vista.
Vedremo come andrà a finire, ma è evidente che in un paese in cui già paghiamo uno sproposito in termini di tasse salvo poi dover ancora sborsare pedaggi salati senza ricevere in cambio come al solito NIENTE, siamo di fronte ad un qualcosa di semplicemente inaccettabile e scandaloso! Lo stato itagliano continua imperterrito ad estorcere ed a pretendere il pagamento di inique e onerose gabelle, senza fornire beni e servizi che li valgano tutti! Invece di perdere tempo dietro agli specchietti per le allodole di carattere ideologico o di altre pantomime, sarebbe piuttosto il caso che i cittadini aprissero finalmente gli occhi su un concetto elementare e al tempo stesso concreto.

Perché i problemi che attanagliano questo paese ed il Sud in particolare (su cui torneremo più avanti) sono tanti. Infatti, l’affaire migranti che anima il dibattito politico da diverso tempo a questa parte non è l’unico ed il solo. Pressione fiscale insostenibile, servizi pubblici di qualità infima e scadente, burocrazia, pessimo funzionamento della giustizia, disoccupazione, povertà…..questo a voler essere buoni, con chi – ieri come oggi – non si è fatto certo scrupolo di prendere per i fondelli i cittadini che chiedono semplicemente di vedere risolti QUEI problemi.
Che vi sia stata una gestione assurda dei flussi migratori, è fuori da ogni discussione. Colpevole di aver fatto allegramente entrare circa 700mila migranti negli ultimi anni, la sinistra masso-scafo-comunista che, dietro il melenso ed ipocrita paravento del buonismo e dell’accoglienza a tutti i costi, in realtà sta lucrando succulenti business con i contributi ricevuti dall’UE e dal re degli speculatori George Soros attraverso le cooperative rosse e le ONG. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, perché le cronache sono purtroppo piene di episodi delinquenziali commessi da quelle che essi stessi hanno ribattezzato “risorse” perché, a loro dire, ci pagheranno (?!) le pensioni.

Ora, a parte che sul discorso previdenziale andrebbe aperta una separata riflessione, è lecito chiedersi quale lavoro potrà mai essere affidato a questi immigrati in un paese in cui la disoccupazione è ancora a doppia cifra e soprattutto in alcune aree del Sud quella giovanile supera anche il 60%! Assai realisticamente, è probabile che diventerà manodopera a basso costo da poter sfruttare dietro la prospettiva di lavori massacranti e paghe da fame! Una versione moderna della vergognosa pagina di storia che risponde al nome di TRATTA DEGLI SCHIAVI che dovrebbe far inorridire chiunque si proclami a favore delle libertà e dei diritti civili. Ed invece così non è, perché l’unica preoccupazione di certe anime pie è solo quella di accoglierli e farli entrare, a tutti i costi. Senza piuttosto considerare il dopo ed i rischi derivanti dalla loro mancata integrazione, dovuta anche alla scarsa conoscenza della nostra lingua, della nostra cultura e del nostro ordinamento giuridico. Abbiamo poi notato, che importa poco se magari sono portatori di malattie o è sconosciuta la loro identità. Quello che conta è fare in modo che le ONG ed i Comuni che si stracciano le vesti per ospitarli, possano fare affidamento sui contributi che Europa e Soros sono disposti ad elargire per portare a compimento un piano efferato di sostituzione etnica, noto con il famigerato nome di “Piano Kalergi”.
Ai partiti di sinistra, da sempre attenti solo ed esclusivamente al portafoglio, l’altro motivo per sostenere questo delirante progetto, risiede nel fatto che – accantonate le lotte a favore di operai, pensionati ed altri ceti deboli che si sono mangiati la foglia capendo il grande inganno ideologico cui sono stati sottoposti – adesso la possibilità di poter continuare a tenere il loro puzzolente culo sulle cadreghe del potere, è fornita proprio da questi nuovi schiavi che fanno anche la gioia delle multinazionali. Ed allora vai con lo jus soli, le corsie privilegiate per i clandestini e la totale depenalizzazione dei reati (anche e soprattutto i più efferati) da loro commessi. Il tutto per accattivarsi i consensi dei nuovi entrati, a discapito di chi invece sta facendo letteralmente fatica a portare il piatto a tavola ogni giorno, ed obbedire ai diktat di satrapi che con le loro paranoie pretendono di governare il mondo, con un modello di società che distrugge la famiglia e privilegia la distruzione di valori che hanno richiesto anche secoli di lotte e di conquiste.
Chi, a parole, si oppone a questo disegno sarebbe secondo la vulgata di regime, è il leader della Lega 2.0, al secolo Matteo Salvini. Il fannullone padano non è certo un mistero che sia divenuto nel breve volgere di poche settimane, uno dei nostri bersagli preferiti. Da qualche mese, è titolare del Ministero degli Interni e dovrebbe risolvere i problemi legati alla sicurezza dei cittadini che non sono soltanto però legati alla massiccia presenza di clandestini. In questi ultimi giorni ha tenuto banco sulla rete e sui media, la storia del solito barcone pieno di immigrati “Diciotti”, oggetto di una disputa abbastanza aspra fra il governo itagliano e quello maltese. Il titolare del Viminale ha adottato il pugno duro, chiedendo anche l’intervento dell’Unione Europea che però pilatescamente (e di questo, non avevamo alcun dubbio in proposito) se n’è lavata le mani. Circostanza questa che ha irrigidito la posizione del Presidente del Consiglio Conte che ha minacciato di tagliare i fondi (così come da decenni stiamo sostenendo) a questa istituzione parassitaria ed inutile, composta da fannulloni e burocrati appollaiati su scranni dorati, e che in maniera saccente ed arrogante continua ad essere lontana anni luce dai problemi quotidiani di chi annaspa fra mille difficoltà.
A rendere ancor più ingarbugliata la situazione, l’avviso di garanzia spiccato dalla Procura di Agrigento a Salvini (per abuso di ufficio e sequestro di persona) che rischia di avere però l’effetto di un vero e proprio boomerang per la sinistra che vorrebbe, ancora una volta e con incredibile e pericolosa arroganza, riconquistare il potere in maniera truffaldina dopo la recente batosta elettorale. Infatti, questa operazione avrà quale effetto quello di accrescere vertiginosamente i consensi per il leader della lega naziunalista itagliana, visto come un martire dall’opinione pubblica che approva le sue scelte di porre un limite agli sbarchi. Se si dovesse tornare alle urne, riteniamo che la Lega di Salvini possa raggiungere e superare facilmente il 40% dei consensi ed assumere la maggioranza che gli permetterebbe di governare il paese. E questo non solo perché ormai Berlusconi politicamente ha fatto ormai il suo tempo (ed anche al Nord si stanno capovolgendo i rapporti di forza all’interno della coalizione di centro-destra), ma anche in considerazione del fatto che all’interno del Movimento 5 stelle si sta verificando una spaccatura fra la parte più vicina alle idee di salvinetto e degli sfigati sfascistelli composta da Di Maio, Di Battista e Toninelli e quella invece che fa capo al Presidente della Camera Fico, che ha esternato invece la propria contrarietà di fronte alle politiche di Salvini.

La prospettiva che potrebbe venir fuori per il prossimo anno è la contrapposizione fra un possibile blocco nazional-sovranista composto da Salvini, la parte dei 5 stelle che lo sostiene, quegli ambienti di Forza itaglia e del centro-destra che sono abbastanza freddi nei confronti dell’Europa da un lato. Mentre sull’altro capo della barricata, ritroveremmo la sinistra globalista, radical-chic ed immigrazionista che però rischierebbe seriamente di subire una sconfitta dalle dimensioni epocali. In tutto questo, infatti,  riteniamo che il prossimo partito della Prima Repubblica destinato a scomparire sarà il PD che, dopo l’esperienza renziana, si mostra sempre più in disarmo e distante dai cittadini. Ricordiamo i “successi” di questo partito che ha inasprito la pressione fiscale, aumentato in maniera esponenziale il debito pubblico, fatto crescere il senso di insicurezza ed infine tutelato banche e banchieri nello scandalo Etruria, a danno di risparmiatori che hanno visto andare in fumo i sacrifici di una vita. Per non parlare della ricostruzione mai avviata ad Amatrice e nelle aree devastate dai potenti terremoti che hanno colpito Umbria, Lazio, Marche ed Abruzzo non più tardi di due anni fa.
Insomma, appare già strano che con tale collezione di fallimenti un partito del genere abbia conquistato lo scorso Marzo il 17% dei consensi quando altrove i colpevoli di questo sfacelo perlomeno sarebbero stati quantomeno sbattuti in galera, ad espiare le proprie indiscutibili colpe!

Si capisce perché con questo tipo di opposizione, Salvini rischia concretamente alle prossime elezioni di fare il pieno di voti. Quando invece basterebbe inchiodare il parassita padano di fronte alle proprie evidenti contraddizioni. Infatti, da Ministro degli Interni, dovrebbe darci spiegazioni sui seguenti punti:
1)   Perché non ha provveduto ad espropriare i ricchi patrimoni delle ONG che di fatto muovono le navi nel Mediterraneo ed alimentano insieme agli scafisti e ad altre organizzazioni malavitose questo autentico mercimonio?
2)   Perché non ha spiccato un mandato d’arresto per Soros ed i suoi complici nel nostro paese come ad esempio Emma Bonino che ha spudoratamente ammesso di ricevere contributi da chi nel 1992 speculo’ sulla lira?
3)   Perché non ha espulso tutti i clandestini entrati nel nostro paese negli ultimi anni, compresi soprattutto quelli che hanno commesso efferati reati?
Su questi dati di fatto, si può tranquillamente rilevare come il caro Salvini non abbia fatto nulla di quanto annunciato durante l’ultima campagna elettorale. Avendo l’interesse, a distogliere la nostra attenzione, su un problema che sicuramente c’è. Ma che non è l’unico, ad assillarci. Lo sa benissimo, insieme all’ex bibitaro del “San Paolo” Di Maio, considerando il modo con cui vogliono tenerci distratti dalle loro promesse non mantenute.

Perché – e qui arriviamo al dunque – dei loro annunci di riduzione delle tasse, di erogazione del reddito di cittadinanza e del resto che compone il libro dei sogni, ad oggi non vi è alcuna traccia. Ed abbiamo seriamente ragione di pensare che resteranno – così come del resto avevamo ampiamente e facilmente preconizzato - una boutade propagandistica, buona solo ad illudere ed a prendere in giro gli allocchi. Non vediamo come tali misure possano essere realizzate, considerato l’enorme debito pubblico che ha accumulato questo disastrato paese ed il fatto che molti imprenditori stanno preferendo delocalizzare, dal momento che la pressione fiscale a dir poco indegna di un paese civile, la burocrazia e l’infima qualità di beni e servizi pubblici consigliano di portare le aziende in altri lidi. La concretezza e la spietatezza di dati che parlano di un generale senso di insicurezza e di persone che preferiscono togliersi la vita perché disperate e sole, fanno letteralmente a pugni con le favolette raccontate ogni giorno da questi giullari e dilettanti della politica.
Ben presto i nodi però verranno al pettine e potrebbe accadere davvero di tutto. Dal canto nostro, abbiamo sempre evidenziato che l’unica soluzione al problema è la distruzione della cappa centralista che avvolge tanto il Nord, quanto il Sud. E l’introduzione di un moderno sistema federale, in particolare, per la nostra terra che deve trovare il modo di affrancarsi da Roma se davvero vuole evitare di inabissarsi irrimediabilmente, perché ci troviamo di fronte ad una situazione ormai al collasso.
Nel meridione, siamo infatti già da tempo arrivati ad un punto di non ritorno. I secolari problemi che stringono e stritolano in una morsa mortifera questa disgraziata è bellissima terra, si sono ulteriormente aggravati.

Un esempio su tutti è come al solito purtroppo rappresentato da Napoli. Amministrata in maniera scellerata da Giggino De Magistris, l’antica Partenope versa in condizioni di degrado, che definire comatose è un eufemismo. Come avevamo ampiamente previsto, la capitale del Mezzogiorno ha ricevuto il definitivo colpo di grazia da un primo cittadino che è espressione solo della parte più lavativa e fancazzista della città e che si è contraddistinto in questi anni solo ed esclusivamente per il nulla.
Oltre al consueto clima di precarietà, ormai i servizi come il trasporto pubblico ed il decoro urbano sono diventati un autentico optional per i cittadini che vedono peggiorare a vista d’occhio la propria qualità della vita. Non sfugge a questa regola fatta di inefficienza e degrado, neppure lo Stadio “San Paolo”che è il luogo dove decine di migliaia di persone si radunano ogni volta che scende in campo la squadra calcistica del Napoli, che da sempre rappresenta una parte importante della città.
In un momento abbastanza particolare del futuro della SSC Napoli, reduce da mesi caratterizzati dai tutt’altro che idilliaci rapporti fra il presidente Aurelio De Laurentiis ed una parte molto consistente della tifoseria, non è certo sfuggita la lettera con cui sono state mosse pesantissime accuse, in merito all’operato di Palazzo San Giacomo. E non certo e solo per l’ormai annosa questione della gestione della struttura sportiva che da oltre 50 anni è sorta nel popoloso quartiere di Fuorigrotta, ma sull’incapacità amministrativa manifestata a più riprese da questa amministrazione comunale.
Che i rapporti fra De Magistris e De Laurentiis si fossero complicati, del resto non è certo un mistero. Ma ha colpito la virulenza delle accuse reciproche di questi ultimi giorni, con una serie di botta e risposta fra le due parti in causa che hanno tenuto banco, arroventando ulteriormente un clima che è già abbastanza caldo. E non certo e non solo, dal punto di vista meramente meteorologico.

La decisione di Giggino di andare a seguire la prossima gara interna degli azzurri in Curva B, è da ritenersi inopportuna oltre che strumentale. In evidente calo di consensi e con uno stadio ridotto ad una latrina pubblica, “o’ magistrato” cerca di arruffianarsi le simpatie dei tifosi strumentalizzando a finì evidentemente opportunistici ed elettorali il proprio comune malcontento nei confronti di un De Laurentiis che in queste ultime settimane, non ha lesinato dichiarazioni al vetriolo verso tutto e tutti. Napoli ed i napoletani, in questo particolare momento storico, chiedono a tutti solo rispetto, silenzio ed una grande dose di sano e costruttivo pragmatismo.
Certo, il produttore cinematografico non eccelle sicuramente nella comunicazione con certe sparate denigratorie e ricche di stereotipi sui tifosi azzurri che, a dircela tutta, hanno infastidito anche noi, perché ci è parso di risentire quei soliti luoghi comuni triti e ritriti sui napoletani, che abbiamo spesso e volentieri ascoltato e denunciato in passato. Che a Napoli, vi sia una parte di cittadini che si sveglia con l’intento di fregare il prossimo è innegabile, così come però è altrettanto vero che c’è una maggioranza silenziosa che è costretta non solo a doversi sorbire il facile becero razzismo di certo putridume umano residente nell’evoluto (?!) Nord. Ma anche e soprattutto l’arroganza che spesso e volentieri diventa delinquenza allo stato puro, di quei concittadini che con i propri comportamenti contribuiscono ad umiliare la reputazione di chi si trova, come si sarà potuto ben capire, stretto suo malgrado fra due fuochi distruttivi e devastanti.
Tornando all’operato di De Laurentiis, in quel comunicato così duro comparso sulle pagine di diversi giornali, ravvisiamo una possibile discesa in campo del patron del Napoli, alla carica di Sindaco. Che in un contesto politico assolutamente desolante e privo di qualsiasi riferimento valido qual è quello napoletano, potrebbe sparigliare il campo con una certa facilità. Potendo già contare sull’apporto di quella fetta di tifoseria che da sempre né apprezza l’oculatezza e la capacità di far quadrare i conti nel bilancio della SSC Napoli. E magari anche di quell’imprenditoria partenopea, che ha timore di esporsi e magari di metterci la faccia e che non vede l’ora di sbarazzarsi di Giggino e della sua ineffabile claque.

Infatti, acclarate l’inconcludenza di De Magistris (il cui mandato fra non molto finalmente volgerà al termine) e l’insipienza di un’opposizione fantasma, un nuovo ipotetico soggetto politico formato da De Laurentiis potrebbe rappresentare il fatto di assoluto rilievo, con cui parametrarsi nei prossimi mesi. Inoltre, un altro particolare non di poco conto è rappresentato dalla circostanza che il proprietario della Filmauro ha anche recentemente acquisito il Bari, altro importante bacino d’urgenza che potrebbe garantirgli nuovi introiti, ed un’interessante quanto strategica porta verso i mercati eurasiatici. Potrebbe essere il frutto di una strategia non solo imprenditoriale ma anche politica, dalle potenzialità tutte però da scoprire e verificare.
Il j’accuse di De Laurentiis all’amministrazione De Magistris del resto ha toccato proprio quei punti (sporcizia della città, mancanza di infrastrutture e di adeguati servizi pubblici, efficienza della macchina burocratica) che spesso e volentieri abbiamo toccato, quando si è trattato di criticare in maniera seria ed argomentata chi dovrebbe rappresentare i napoletani, nella loro interezza. E non certo, una piccola quanto trascurabile parte di città che fra l’altro esprime valori che non condividiamo per nulla, e nei quali dunque non ci rispecchiamo!

Non ci sembra - alla luce di queste considerazioni - assolutamente peregrina l’ipotesi, che stia valutando l’opportunità di creare un’autentica Lega del Sud dal punto di vista (per ora) calcistico, quale blocco da contrapporre allo strapotere del Nord rappresentato come tutti sanno dalla Juventus e dalle due squadre di Milano.
Dal punto di vista politico, bisognerebbe dunque capire quali potranno mai essere i progetti di De Laurentiis e di quali sponde eventualmente potrebbe godere. Anche se pensiamo di non discostarci troppo dalla realtà, se volessimo prefigurare un programma incentrato su di una maggiore libertà di iniziativa economica per le imprese, oltre che una serie di progetti volti al rilancio anche infrastrutturale di Napoli, che da questo punto di vista sconta un ritardo a dir poco sconcertante ed imbarazzante, volendola paragonare alle altre grandi metropoli europee. Non è un mistero che i rapporti siano invece di tutt’altro tenore con il Governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca che si è dimostrato da sempre molto più concreto ed operativo di Giggino “o’ sindachino”.
Siamo però, ripetiamo, nel campo delle mere ipotesi e dovremo aspettare le prossime settimane per capirne e saperne di più. Anche se non è certo passata inosservata la presenza dello sceicco Al Thani, seduto - stando a ciò che hanno riportato alcuni giornalisti - al posto di De Laurentiis durante la partita Napoli-Milan. Non sappiamo se l’emiro sia venuto in città semplicemente per trascorrere una breve vacanza o per altri motivi, ma c’è chi pensa che qualcosa potrebbe effettivamente bollire in pentola nel giro di poco tempo.

Insomma, al Sud qualcosa potrebbe presto muoversi nell’agone politico dopo i disastri reiterati di una classe politica assolutamente inadeguata che ha reso letteralmente  invivibili città dall’enorme storia e cultura come Napoli e Palermo. Un vuoto, reso ancora più desolante, dalle fandonie di chi crede ancora di poter comprare dignità e voti, con il solito piatto di lenticchie andate a male che richiamano alla mente i 30 denari di giudaica memoria.

F.M.


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