Fine anno, tempo di bilanci. Il 2018 che sta
per chiudersi, lo ricorderemo come l’anno in cui certi guitti non hanno mai
smesso di far parlare di sé, occupando le cronache per la loro manifesta
incapacità, ben spalleggiati dai soliti pennivendoli di regime che continuano a
leccargli il culo come se non esistesse un domani. È scontato il riferimento ai
due “giggini” nostrani (“o’ sindachino” e “o’ bibitaro”), oltre che al
fannullone padano, diventato nel frattempo naziunal-popolare.
Iniziamo a portare i nostri “doni” natalizi e
di fine anno al primo cittadino di Napoli che, non solo ha ridotto la capitale
del Sud in un’enorme cloaca a cielo aperto ma ha ricevuto i reiterati richiami
della Corte dei Conti per la disastrosa situazione finanziaria in cui versa
l’amministrazione comunale partenopea. Preso dalle sue manie di onnipotenza,
infatti, “o’ sindachino” continua a pensare a dispensare favori e prebende ai
suoi amici e parenti, con un occhio di riguardo poi, in particolare, ai fuorusciti
dei cessi (a)sociali. Ovvero, i figli di papà che - pur provenendo da famiglie
ricche – sfogano la loro noia distruggendo tutto ciò che hanno a tiro e dandosi
un’immagine migliore di sé, cianciando di concetti quali l’uguaglianza sociale,
la giustizia, i diritti ecc. Fra una canna e l’altra, non vanno oltre
Mezzocannone e quello che dovrebbe essere il sindaco di tutti, si rivela
piuttosto essere quello della parte fancazzista e scansafatiche della città.
Giova sempre ricordare, infatti, che Giggino
è stato eletto con i voti della parte parassitaria e lavativa di Napoli, vale a
dire quella che si lamenta sempre e comunque, pretende di non fare una benemerita minchia dalla mattina alla sera ritenendo che tutto gli è dovuto ed
infine si sveglia con l’intento di fregare e prendere in giro chi magari prova a
portare il piatto a tavola, in maniera onesta. Con questi atteggiamenti,
inoltre, alimenta i soliti stereotipi che ci dobbiamo sorbire, non bastasse ciò
che naturalmente combina il pus camorristico.
La città intanto se ne sta letteralmente
cadendo a pezzi, con le periferie totalmente abbandonate a sé stesse ed un
degrado, non solo morale, che sta assestando durissimi colpi al prestigio di
quella che ad un tempo era una bellissima capitale europea. Le aperture e le
inaugurazioni sono il suo forte, ignorando invece ciò che accade in quartieri
come Scampia che pure fanno parte del territorio comunale. Degli antichi fasti
e splendori, come avrete potuto capire, è rimasto soltanto il nome.
Giggino, intanto, pensa al futuro e vorrebbe
provare ad alimentare il sentimento di rivalsa che anima, come fuoco che cova
sotto la cenere, di gran parte dei napoletani che stanno iniziando finalmente a
capire che dall’unità d’itaglia, ci abbiamo solo rimesso. L’obiettivo è quello
– udite udite – di ambire alla carica di Presidente del Consiglio. Peccato per
lui che temi come l’autonomia e l’indipendenza, non siano assolutamente alla
sua portata. Infatti, gli ricordiamo che per poter essere davvero liberi,
bisognerebbe innanzitutto secedere da questo paese da operetta, da cui lui
continua a ricevere prebende di ogni tipo.
La Lega Sud esiste già e di sicuro non potrà
mai essere quella che ha in mente lui. A differenza nostra, noi continuiamo a
perseguire l’obiettivo di tagliare i ponti con l’itaglia da quasi 25 anni,
mentre lui lo agita per meri scopi propagandistici visto e considerato che fra
non molto – finalmente e fortunatamente, viene voglia di dire – il suo mandato
terminerà. Di certo c’è che non lo rimpiangeremo affatto, dal momento che è
riuscito nella non facile impresa addirittura di fare peggio dei suoi poco
illustri predecessori, Don Antonio Berisha detto “Bassolino” e Rosetta Russo
Jervolino.
Pensavamo che fosse impossibile, ed invece ci
siamo sbagliati perché al peggio non ci potrà mai davvero essere limite. Ma la
smania di copiare di questo sindachino prezzemolino non si ferma qui. Da tempo,
abbiamo lanciato il discorso del CompraSud e lui ha scopiazzato pari pari la
nostra idea, stipulando un accordo con la catena di supermercati “Carrefour”
per l’introduzione al loro interno di uno stand dedicato alle aziende che
producono specialità alimentari napoletane.
Viene a questo punto da chiedersi con quali
soldi, visto e considerato che le casse comunali sono vuote ed il default ormai
è dietro l’angolo. In un paese civile, questo personaggio sarebbe già stato
arrestato e processato. Fermo restando che, per come la vediamo noi, sarebbe
piuttosto il caso di introdurre una norma che preveda la responsabilità
solidale ed illimitata (come accade, per intenderci, nelle società di persone)
degli amministratori pubblici nella gestione finanziaria degli enti che
presiedono. Ovvero, far pagare di tasca loro ogni euro che manca senza che
invece siano, come sempre, i cittadini a dover farsi carico della sciatteria e
dell’incapacità di chi già intasca un lauto e profumatissimo stipendio per
risolvere i loro problemi. Molto spesso, ci dimentichiamo che gli
amministratori pubblici dovrebbero rispondere del loro operato esclusivamente agli
elettori. E che dunque queste smanie da primedonne che da sempre ostentano,
andrebbero azzerate.
Tornando al nostro “sindachino”, infine, ci
chiediamo dove e con quali risorse voglia stipare gli immigrati clandestini che
ogni giorno sbarcano (a dispetto di ciò che dice il fannullone padano, ma di
questo ce ne occuperemo nel prosieguo dell’articolo) sulle nostre coste.
Il virus idiota del buonismo melenso ed
ipocrita, evidentemente ha eroso l’ultimo neurone di questa pseudo
amministrazione comunale, visto e considerato che in nome di un’accoglienza che
Napoli non può proprio permettersi per le ragioni che sappiamo, intende
popolare la città di persone di cui non conosciamo neppure l’identità oltre che
la provenienza. Cioè, non sappiamo se realmente stiano scappando dalle guerre,
se non piuttosto sono stati chiamati da qualcuno che ha paventato loro mari e
monti. Confidando sull’inadeguatezza del sistema giustizia che fa letteralmente
acqua da tutte le parti per la sua propensione a difendere i delinquenti ed a
punire in maniera assurda ed ingiusta chi prova a far valere i propri diritti.
Ed anche su chi sul business dell’immigrazione selvaggia e clandestina – in
ossequio a quella bestialità chiamata Piano Kalergi – sta lucrando profitti appetitosi,
avallando quella che a giusta ragione possiamo considerare la tratta degli
schiavi del Terzo Millennio.
Di questo, non possiamo far altro che
ringraziare lo stato itagliano. Da 150 e passa anni, il Sud è diventato
un’autentica latrina. E di ciò, non possiamo far altro che ringraziare anche
quegli ascari che si sono seduti nelle poltrone romane solo ed esclusivamente
per fare i cazzi propri! Una classe politica, quella meridionale, che non ha
mai fatto gli interessi del proprio popolo e che anzi non ha mai perso
occasione per tradirlo e fotterlo, ogni qualvolta se ne presentasse
l’opportunità. Un andazzo che naturalmente continua ad esistere, ieri come
oggi. Ed al quale, non sfugge nemmeno l’attuale governo composto dal “bibitaro”
e dal “fannullone” padano, oggi diventato naziunal-popolare dopo aver abiurato
il federalismo.
Partendo da Giggino “o’ bibitaro”, non
possiamo fare a meno di rimarcarne la totale incapacità. La promessa del
reddito di nullatenenza è qualcosa di assurdo, che alimenterà solo
assistenzialismo e scarsa voglia di lavorare. Un provvedimento a dir poco
pernicioso che naturalmente ricadrà sulle tasche di chi lavora e produce, e che
già fa una grandissima fatica ad arrivare a fine mese. Infatti, ci siamo sempre
chiesti con quali soldi potrà essere finanziata questa vera e propria mancetta
elettorale con cui i 5 stelle si sono ingraziati il voto del Sud.
Ricordiamo ancora molto bene le scene
grottesche, cui abbiamo assistito pochi giorni dopo le elezioni dello scorso
marzo, in cui gli uffici di collocamento di varie città meridionali erano stati
letteralmente presi d’assalto perché chi aveva dato il voto ai pentapagliacci,
pensava già di poter riscuotere quanto gli era stato promesso poco prima che ci
si recasse alle urne. Il reddito di nullatenenza, per come è stato concepito,
non solo alimenterà indesiderate sacche di parassitismo ma sarà un affare anche
per quegli esercizi commerciali dove la prebenda andrà interamente spesa. Il
“bibitaro” parla del modello tedesco, ma dovrebbe ben sapere che in Germania le
cose funzionano in ben altro modo. E che in quel paese, il deficit pubblico è
di gran lunga minore rispetto a quello nostrano. Ci avevano anche detto che
avrebbero aperto il Parlamento come una scatoletta di tonno, salvo poi farsi
una bella e saporita scarpetta con nomine e prebende.
Inoltre, il ridimensionamento della manovra
finanziaria dietro le forti spinte di quell’altro covo di fancazzisti che
risponde al nome dell’Unione Europea, rende davvero chiara l’idea di come
questo esecutivo abbia – e su questo non avevamo assolutamente dubbi – calato
le braghe di fronte ai desiderata dei poteri forti e delle massonerie. Infine,
ci sarebbe molto da dire anche sulle best practices del padre del bibitaro, ma
preferiamo aspettare il termine delle indagini prima di poterci esprimere.
Resta il dato di fatto che i grullini non possono affatto atteggiarsi quali
depositari unici della verità e che il valore dell’”honestà” di sicuro non gli
appartiene. Né a lui, né tantomeno a quegli altri brutti ceffi (il PD,
l’estrema sinistra, Forza itaglia e fratelli d’itaglia) che sono appollaiati
sui banchi dell’opposizione, a strepitare ed a starnazzare come oche spiumate
dopo tutti i disastri che hanno combinato, negli ultimi anni.
Così come non può e non deve assolutamente
atteggiarsi a sceriffo, il caro Salvini. Il fannullone padano, dopo aver
gettato nel dimenticatoio tutto ciò che è federalismo, non perde mai occasione
per pavoneggiarsi e dare continue dimostrazioni della propria incapacità.
Da quando è titolare del Viminale, poi, le espulsioni
dal nostro territorio di chi si è macchiato di crimini, si contano davvero
sulle punte delle dita. E chi non ha la possibilità di difendersi o affidarsi
ad un sistema giudiziario degno di un paese civile, continua a vivere
nell’incubo di essere vittima di episodi che possono addirittura metterne a
repentaglio la stessa vita.
Certo, sono diminuiti gli sbarchi ma è
davvero troppo poco per arginare quella che è un’emergenza particolarmente
sentita da chi ogni giorno già deve lottare contro mille difficoltà. Un governo
serio avrebbe già provveduto non solo a rimpatriare tutti coloro i quali sono
qui senza uno straccio di lavoro, di reddito e di domicilio ma anche ad
espropriare i ricchi patrimoni di quelle ONG, di quei personaggi e di quei
partiti che negli anni scorsi hanno avallato questo vero e proprio mercimonio! Ci
saremmo aspettati questo tipo di provvedimenti, e non certo i selfie sui social
ed i continui spot dispensati a piene mani, solo ed esclusivamente per
soddisfare le proprie manie di protagonismo ed esibizionismo.
Dalla sua Lega, inoltre, ci saremmo aspettati
maggiore incisività sul fronte della riduzione della pressione fiscale e dello
snellimento della pachidermica macchina burocratica. La flat tax non doveva
riguardare le partite IVA, gli artigiani ed i commercianti, ma andava estesa a
tutti ed in maniera ben più consistente del 15% che è solo un punto di
partenza, dal nostro punto di vista. Doveva coinvolgere anche i lavoratori
dipendenti ed i pensionati perché alimentando i consumi si mette in moto tutto
il sistema economico. Sarebbe bastato eliminare quell’abominio del reddito di
nullatenenza, ed allargare la platea contributiva per dare un senso ad una
manovra finanziaria che, così com’è stata concepita, non produrrà nessun
effetto. Se non quello, di rinvigorire sacche di assistenzialismo e
clientelismo di cui volentieri avremmo fatto a meno.
Per come l’abbiamo sempre vista noi,
occorrerebbe seguire gli esempi di paesi come la Svizzera, la Russia e molti
dell’est europeo, in cui sburocratizzazione e bassissima imposizione fiscale
hanno creato le condizioni affinché molte imprese decidessero di trasferirvi la
propria sede legale e di creare stabilimenti, approfittando delle condizioni
particolarmente vantaggiose poste in essere da quegli Stati. In alcuni casi,
come quello svizzero e russo, parliamo di realtà organizzate in forma federale,
e non è un caso. Perché è solo con una struttura realmente ed autenticamente
federale che è possibile ridurre sprechi, migliorare l’efficienza della
macchina pubblica ed offrire servizi qualitativamente migliori ai cittadini, a
costi decisamente più sostenibili. Insomma, un qualcosa di serio e ponderato
rispetto al nulla dei neobarbonici che più di invocare il ritorno di reucci da
operetta, non riescono a concepire. Idee chiare e semplici, che richiedono solo
buonsenso e volontà di porre fine ad una condizione di subalternità che si è
rivelata essere perniciosa e foriera di povertà.
Quello che era un cavallo di battaglia della
Lega di 25-30 anni fa, è stato letteralmente dilapidato e gettato alle ortiche.
Ritenevamo che quel che resta del “Carroccio”, potesse farsi portavoce delle
istanze autonomiste e federaliste che comunque sono sempre state presenti in
questo sgangherato paese, ed invece abbiamo dovuto purtroppo constatare che ci
siamo sbagliati.
Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, il
movimento fondato da Umberto Bossi spesso ci ha messo i bastoni fra le ruote (come nel 2001 allorchè non mantenne neanche i patti politici sottoscritti),
quando siamo stati davvero sul punto di avviare una svolta in senso indipendentista
al Mezzogiorno che oggi ha un tasso di crescita inferiore ai paesi dell’Est
Europa che ricevono anche i contributi ed i fondi dall’Unione Europea. Quella
che ad un tempo era una terra ricca di opportunità, è diventata quasi una
pattumiera grazie al centralismo ed alle scellerate politiche poste in essere
dallo stato itagliano che si è servito da sempre del Sud solo ed esclusivamente
per sfruttarlo e succhiarne le risorse.
Oggi, assistiamo ad una totale abiura dell’alternativa
federalista ed indipendentista dal dibattito politico, grazie alla svolta
totalmente nazionalista di Salvini che ormai sta fagocitando l’intero
centro-destra e iniziando a togliere parlamentari ai 5 stelle, ben sapendo che,
se si tornasse alle urne, potrebbe addirittura avere i numeri per governare da
solo. Anche se, però, i segnali che iniziano a venire soprattutto dal Veneto
non possono tranquillizzarlo: il Nord-Est ha mangiato la foglia, ed ora
rilancia forte il tema di quell’autonomia che pure aveva chiesto a gran voce,
insieme – anche se, in questo caso, in maniera molto più attenuata alla
Lombardia) nel referendum consultivo che si è tenuto il 22 ottobre dello scorso
anno.
Non smetteremo mai di invocare il rilancio di
queste tematiche, invitando tutte le forze che ancora ci credono
all’opportunità di smarcarsi da Roma ladrona ad aderire al nostro progetto
Popoli Sovrani d’Europa. Continueremo a portare avanti questa proposta di
riforma, sino a quando ne avremo le forze, perché è l’unica alternativa seria
sia al mondialismo ed alla globalizzazione che al sovranismo ed al
nazionalismo.
Ognuno deve tornare ad essere padrone in casa propria,
negoziando con gli altri le condizioni di scambio, nel rispetto rigoroso del
principio della reciprocità. E non certo, di fregare e svantaggiare i territori
(come il Sud, per intenderci) al solo ed unico scopo di riceverne benefici
personali…F.M.
ufficiostampa@legasud.it
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