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martedì 26 febbraio 2019

INDIPENDENZA: LA GRANDE OCCASIONE DEL SUD


Nord e Sud divisi sul tema dell’autonomia differenziata. Il progetto della
macroregione alpina, fortemente voluto dalla lega salviniana, alla fine si farà.
Il tutto grazie al voto degli ascari meridionali che sono cascati come polli nella trappola
ordita dal fancazzista padano, con la complicità dei pentastellati.
Dalle regioni meridionali si alza, secondo un cliché che abbiamo imparato a disprezzare
in tutti questi anni, il solito piagnisteo e lamento. A farsi portavoce di questo stato
d’animo cronicizzato che umilia ed offende quella parte sana di Mezzogiorno che ha preferito rimboccarsi le maniche ed essere concreta e pragmatica, rinunciando
alle tentazioni clientelari ed assistenzialistiche, troviamo quella stessa classe politica
che si esalta nel fare nulla, riempiendosi la bocca di promesse mai mantenute. È questo,
in sintesi, lo scenario che da qui ai prossimi mesi si prospetta in questo paese da operetta,
in cui tutto cambia affinché nulla cambi.
Partendo con la nostra disamina dalla lega salviniana, è ben nota la nostra posizione di
totale avversità nei confronti di chi ha abiurato i temi dell’indipendentismo e del vero
federalismo, per abbracciare una posizione becero-nazionalista nella quale non potremo
mai e poi mai ritrovarci.
La giravolta compiuta da
Salvini, avevamo già avuto modo di intravederla nei mesi immediatamente successivi
alle ultime elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, ovvero nel 2014. Ci alleammo, ritenendo che la Lega post-bossiana volesse
intraprendere un discorso in cui fosse dato spazio ai movimenti realmente federalisti
ed indipendentisti presenti lungo questo sgangherato stivale.
Ed invece, ci sbagliavamo. La lega 3.0 era lontana parente di quella che, ad inizio
anni ’90, ci aveva fatto sperare nel vero cambiamento. L’abbraccio al nazionalismo
italiota, era giustificato dalla fame di cadreghe e poltrone da occupare e scaldare nei
palazzi del potere politico romano, secondo le deprecabili abitudini di quel regime
partitocratico che eppure, agli albori della loro attività politica, i sostenitori del
Carroccio dicevano di voler propugnare. Salvo poi ricalcarne le gesta in tutto e per tutto.


Il paradosso, però, sta nel fatto che per realizzare questo progetto in cui Lombardia,
Emilia Romagna e Veneto
saranno le capofila di un progressivo smarcamento dall’asfissiante morsa romana,
Salvini ha preso i voti che gli occorrevano proprio da quel Sud che ha sempre
disprezzato e denigrato.
Al di là delle belle parole di facciata, con tanto di felpe e magliette opportunisticamente
indossate per arruffianarsi i consensi, non è stato per nulla difficile ingannare un popolo
che ancora crede alle favole ed a Babbo Natale, come quello meridionale. I temi
dell’immigrazione selvaggia e della mancanza di sicurezza, sono sentiti anche nei nostri
territori. Ma la risposta non può consistere esclusivamente nelle ruspe e nella facile
demagogia, dispensata a piene mani dal fannullone padano.
Abbiamo ribadito a più riprese che, il caro ministro degli interni dovrebbe piuttosto
spiegarci dove stanno i 700mila immigrati entrati negli ultimi anni
clandestinamente e di cui ignoriamo totalmente l’identità, così come sarebbe stato
doveroso espropriare i ricchi patrimoni delle ONG a libro paga di quel grandissimo speculatore che risponde al nome di George $oro$ per iniziare ad effettuare i rimpatri.
Ed invece, nulla di tutto questo è stato sinora fatto, con la scusa che costa troppo
rimpatriare queste “risorse” che la sinistra masso-scafo-comunista ha fatto allegramente
entrare nel nostro paese, divenuto un vero e proprio colabrodo ormai da 10-15 anni a
questa parte. La lega salviniana non potrà essere dunque artefice e portavoce di un
cambiamento di cui questo sgangherato paese pure avrebbe bisogno. Per le ragioni che
abbiamo abbondantemente esposto.

Ed il Sud? Si sta presentando l’opportunità più unica che rara per affrancarsi da Roma
ladrona e da un Nord che pensa, giustamente, ai propri interessi, e non certo a
prescindere dalle manie opportunistiche di quel che resta del Carroccio. Se fosse dotato di una classe politica seria e premurosa nel tutelare gli interessi dei propri territori, a quest’ora avrebbe già silurato il regime partitocratico con le stesse modalità con cui i catalani, solo per citare un esempio - almeno geograficamente e non solo - a noi congeniale, hanno fatto capire a Madrid di essere stufi di essere dissanguati da certi retaggi del franchismo, che sono davvero duri a morire.
La realtà racconta che purtroppo, abbiamo a che fare con personaggi come De
Magistris, De Luca ed Emiliano
che continuano a parassitare e ad elemosinare altri soldi pubblici, dopo aver malamente
sperperato e dilapidato quelli che hanno già avuto (e sono davvero tanti) a disposizione. Dietro il solito, abusato paravento della solidarietà nazionale, in realtà si cela la volontà di battere ancora cassa, nonostante la loro innata propensione a prendere in giro i cittadini. Non solo poco o nulla fanno, ma hanno pure la faccia tosta di andare a chiedere nuove prebende per loro e le rispettive claque che li sostengono.

E non servono a nulla i richiami della Corte dei Conti
(vero, Giggino?) sulle enormi voragini che si sono venuti a creare all’interno di bilanci
in cui sono disponibili ormai pochissime risorse, a fronte di una montagna di debiti che
si accumulano giorno dopo giorno, e che non lasciano davvero presagire nulla di buono.
Le conseguenze più immediate, i cittadini la noteranno utilizzando mezzi pubblici
sempre più sgarrupati, in ritardo e mal funzionanti, oltre che la totale assenza di
manutenzione e cura del verde pubblico, delle strade e finanche della loro pulizia.
Insomma, tutti argomenti che possono essere tranquillamente toccati con mano, e che
riguardano la quotidianità di chi si trova a vivere in città come Napoli, che ormai hanno
perso quella nobiltà e quel prestigio che pure gli era riconosciuto a livello europeo e
mondiale, solo sino a qualche secolo fa.
L’idea poi lanciata dal nostro ineffabile sindachino di chiedere l’autonomia per Napoli,
da sola fa ridere: non certo perché siamo contrari al tema, tutt’altro. Quanto piuttosto sul
COSA INTENDA il primo cittadino della capitale del Sud, che è facilmente intuibile
avendo ben imparato a conoscere in questi anni questo personaggio che richiama alla
mente Pulcinella: continuare a fare i porci comodi con i soldi della collettività,
dispensando nuove elargizioni ai suoi compari di merenda.
Un esempio che però può essere esteso tranquillamente a tutte le realtà del Sud grandi e piccole, che sono state ridotte ad una condizione simil-quartomondista da una classe politica inetta, incapace, arrogante oltre che collusa con quelle organizzazioni criminali (mafia, camorra, ‘Ndrangheta e Sacra Corona Unità) che rappresentano il braccio armato di un regime clientelare ed assistenzialista, ancora ben saldo nei nostri territori.
Territori che, in alcuni casi a dir poco estremi, continuano ad essere privi di servizi
essenziali come strade, reti ferroviarie degne di tal nome, luoghi di ritrovo in cui poter
esprimere cultura come i teatri o anche ospedali in grado di soddisfare le esigenze dei
cittadini delle zone limitrofe.

Un’idea sul come risollevare le sorti della nostra patria meridionale, l’abbiamo sempre
avuta: affrancamento totale da Roma ladrona e le sue mefitiche emanazioni e
disconoscimento dei trattati capestro internazionali, con cui siamo stati costretti ad
aderire ad organizzazioni sovranazionali come NATO e UE (in precedenza CEE),
senza che le nostre popolazioni siano state chiamate ad esprimersi tramite referendum,
così come una reale democrazia compiuta eppure imporrebbe. Uno sviluppo economico
basato sull’utilizzo ecosostenibile delle nostre immense risorse, unito ad una politica
fiscale di favore volta ad incentivare consumi ed investimenti con reinvestimento della
ricchezza prodotta, ad una massiccia opera di sburocratizzazione delle pratiche
amministrative necessarie ad avviare nuova imprenditorialità e l’introduzione di pene
severissime per chi delinque, indipendentemente da sesso, razza, religione ed
orientamento politico, ci sembrano i punti base indispensabili su cui poter avviare un
serio programma di governo. Un programma realizzabile solo attraverso una netta
separazione dallo stato itagliano e dalle sue folli logiche liberticide, attuando una forma
di confederazione delle attuali regioni del Sud in un progetto sul modello, meglio
sarebbe della vicina Svizzera ma anche macroregionale, volto a favorire il loro riscatto economico e sociale.

Il naturale sbocco economico, andrebbe ricercato nella vicina e disprezzata Africa, che
in realtà presenta prospettive di sviluppo molto interessanti ed è ricchissima di risorse.
Il braccio di mare che separa il nostro territorio dal continente nero, per quella che è la
nostra vision, non deve essere la tomba di disperati deportati dai paesi africani per
assecondare i voleri delle lobby massoniche e degli speculatori di tutte le risme che si
avvalgono di scafisti senza scrupoli, quanto piuttosto tornare ad essere il luogo in cui
possano tornare a svilupparsi quei commerci che hanno reso il Mare Nostrum
celeberrimo nell’antichità.

Il Mezzogiorno dunque non ha bisogno di novelli Masaniello, ne’ tantomeno di pifferai magici per risollevarsi e tornare ai propri antichi
fasti, quanto piuttosto di una proposta politica moderna, in grado di liberare energie per
troppo tempo represse e tenute in gabbia dai soliti pifferai magici della politica di ieri e
di oggi…

Francesco Montanino

Lega Sud - Ausonia

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