Mentre la calura estiva non da
respiro ed ognuno di noi prova a ritemprare le proprie membra dopo le fatiche
di un anno vissuto fra tasse che aumentano, disservizi quotidiani ed un clima
di crescente violenza ed insicurezza, stiamo vivendo una profonda fase mistica
grazie ai miracoli di Matteo Salvini.
Direttamente dal Papeete Beach di
Milano Marittima, il ministro degli Interni ha agitato a più riprese in queste
settimane il Rosario, il Vangelo e la Croce per renderci edotti delle sue
formidabili capacità divinatorie. Laddove non arriva Papa Francesco, ridotto al
rango di un chierichetto, c’è lui. Uno e trino. Come il prezzemolo in ogni
minestra (compresa quella che va a male, perché sennò non vale), ce lo
ritroviamo dovunque ed in tutte le salse.
E così, fra una fetta di anguria ed
un po' di carne alla griglia, siamo qui a dover parlare delle sue mirabolanti
imprese, anche sotto l’ombrellone. Dopo aver sbraitato per un anno intero sui
clandestini che ha fatto entrare il PD e che lui naturalmente se n’è guardato
bene dal cacciare via a pedate, soprattutto quelli che si sono macchiati di
crimini più o meno efferati, ecco che in prossimità del Ferragosto assistiamo
ad uno spettacolo totalmente insolito nella politica di casa nostra, con il
ritorno di deputati e senatori sugli scranni del Parlamento. La cosa ha in sé
un qualcosa di comico, perché ce li immaginiamo i poltronari essere costretti a
lasciare le assolate spiagge con il trolley in mano, perché costretti da
impellenti ragioni.
Il motivo - come tutti ben sappiamo -
sta nella mozione di sfiducia presentata
dalla lega naziunalista itagliana nei confronti del premier Conte, all’indomani
dei continui dissidi con i pentastellati capitanati dal “bibitaro” Di Maio,
sfociati in una serie di attacchi che hanno solo provveduto a creare un clima
di confusione pressoché totale.
Forte di un consenso che viaggia
oltre il 40%, il fannullone padano ha pensato bene di invocare l’immediato
ritorno alle urne, per poter passare all’incasso sotto forma di un nuovo
esecutivo presumibilmente di centro-destra con la Meloni e Berlusconi. Entrambi
pronti a sostenere una coalizione che – stando ai risultati delle recenti
elezioni europee – avrebbe la maggioranza necessaria per poter governare.
Una condizione invidiabile e di
dominanza che avrebbe richiesto ben altro tipo di strategie e che invece
rischia di farci pagare un conto salatissimo ed indigesto, così come avremo
modo di esporre.
Il primo miracolo di Salvini è stato
quello di riesumare nell’agone politico, l’ebete fiorentino al secolo Matteo
Renzi. Il pinocchio toscano, dopo aver annunciato ai quattro venti che si
sarebbe ritirato dalla politica dopo la batosta dei referendum di fine 2017, è
ritornato improvvisamente in auge grazie ai continui assist del ministro degli
Interni. Che anziché ignorarlo, ha pensato bene di legittimarlo facendocelo
ritrovare fra le scatole, dopo tutti i danni provocati negli anni scorsi. Non
sentivamo ovviamente la mancanza di chi ci ha preso in giro per alcuni anni, ma
evidentemente non era così per Salvini che aveva l’assoluta necessità di
trovarsi un nemico immaginario.
Renzi naturalmente ha ringraziato e,
nella prospettiva della caduta del governo gialloverde, ha strizzato l’occhio
al Movimento 5 Stelle, con la possibilità concreta di creare una nuova
maggioranza che non corrisponde sicuramente agli umori presenti in un paese che
chiede sviluppo, sicurezza e l’introduzione di una serie di riforme strutturali
che pongano fine a decenni di sprechi e ad un’austerità, di cui continuano a
sentirsi gli effetti. I numeri in parlamento, affinché possa crearsi una
maggioranza alternativa ed a dispetto di ciò che pensa Salvini, ci sono tutti.
Dal canto suo, il “bibitaro” Di Maio
è stato improvvisamente rianimato con un altro miracolo salviniano, dopo mesi
in cui il movimento fondato da Grillo ha accusato un crollo dei consensi ed il
serio rischio di smembrarsi.
Invece, l’annuncio del leader
lego-naziunalista di voler firmare la proposta di taglio dei parlamentari è
sembrata la classica toppa ad una situazione che, a prima vista, da
l’impressione che gli è sfuggita di mano visto che per poterla attuare dovrebbe
togliere la mozione di sfiducia a Conte, facendo comunque la figura di chi non
sa che pesci pigliare. È indubbio che il M5S da questa vicenda ne uscirà, in
ogni modo, rinforzato.
A meno che non la si voglia leggere
diversamente, nel senso che con una Legge Finanziaria da approvare, Salvini non
vuole assumersi la responsabilità di passare per quello che darà il via libera
all’ennesima manovra “lacrime e sangue” che dissanguerà ulteriormente le nostre
tasche in nome di un’Europa alla quale abbiamo già dato tantissimo. In modo, da
poter poi andare ancora in giro a dire che “la colpa non è sua”, che i suoi
avversari politici non vogliono farci tornare alle urne e ci stanno riempiendo
di clandestini.
Il rischio che corriamo, in caso di
probabile asse fra M5S e PD, è proprio questo. E non è detto che poi
l’elettorato non tenga nella dovuta considerazione, tale incomprensibile
posizione, andando a punire Salvini ed i suoi scagnozzi alle urne quando gli si
presenterà l’occasione.
Del resto, lo stesso Ministro degli
Interni poco o nulla ha fatto in materia di sicurezza, dal momento che in
questo ridicolo e sgangherato, ci sono oltre 600.000 clandestini di cui non
sappiamo assolutamente niente e che vanno a zonzo, pronti a macchiarsi di
crimini che poi certa Magistratura provvederà a condonare, in totale dispregio
del sacro principio della certezza della pena. Così come, sin da quando era
consigliere al Comune di Milano, è stato quasi sempre assente brillando per la
sua naturale propensione a non voler fare assolutamente nulla.
C’è dunque il serio e fondato
pericolo che la situazione economica e sociale, possa ulteriormente degenerare
in un qualcosa poi di difficilmente controllabile. Le nuove tasse e la ripresa
in grande stile degli sbarchi dei clandestini, lasciano presagire
l’aggravamento delle condizioni di questo paese che potrebbe sfociare in un’indesiderata
guerra civile, provocata dall’arroganza e dalla vigliaccheria di una classe
politica che non ha mai agito nell’interesse dei cittadini, da oltre 150 anni a
questa parte.
I miracoli salviniani, come potrete
capire, trascendono però la resurrezione di Renzi e Di Maio, e vanno oltre, se
pensiamo che il prossimo che ne aspetta uno è Giggino “o’ sindachino”. Il primo
cittadino di Napoli ha già annunciato che, in caso di elezioni anticipate, è
pronto a candidarsi per le politiche per scongiurare il rischio che le destre
possano avanzare.
Già così fa ridere, se pensiamo ai
tanti disastri da lui provocati nel capoluogo campano ed al diffuso malcontento
dei napoletani, di fronte al suo scadente operato. Invece di rimettere a posto
le strade e di preoccuparsi di fornire servizi adeguati e di qualità ai
partenopei, Giggino continua a pensare di allestire improbabili armate
Brancaleone per andare a raccattare qua e là nel Mediterraneo, nuove
preziosissime e imprescindibili risorse, pronte ad aggiungere nuova manovalanza
alle organizzazioni criminali presenti sul territorio. E che già di per sé
rappresentano un serio problema da risolvere, se pensiamo al degrado ed
all’insicurezza che hanno provocato dal 1861 ad oggi. Il “sindachino” è in
trepidante e fiduciosa attesa, e conta di ricevere il dono celeste direttamente
da Salvini per il prossimo 19 settembre, quando è in programma lo scioglimento
del sangue di San Gennaro.
Nell’attesa, i cittadini
napoletani – dopo aver consumato i melloni e le loro sementi – stanno
esprimendo il proprio parere direttamente appollaiati sulla tazza del water,
pensando ai tanti buffoni, saltimbanchi e clown che affollano e riempiono le
cadreghe. Nel caso di Giggino “o’ sindachino” tutti fanno il tifo affinché si
vada a votare in tempi ragionevolmente brevi, perché così si sbarazzerebbero di
un primo cittadino capace – incredibile, ma vero – di far persino rimpiangere i
propri predecessori Jervolino e Bassolino. E questo sì che sarebbe davvero un
miracolo…
Francesco Montanino
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