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mercoledì 14 agosto 2019

I MIRACOLI FERRAGOSTANI DI SAN FANNULLONE

Mentre la calura estiva non da respiro ed ognuno di noi prova a ritemprare le proprie membra dopo le fatiche di un anno vissuto fra tasse che aumentano, disservizi quotidiani ed un clima di crescente violenza ed insicurezza, stiamo vivendo una profonda fase mistica grazie ai miracoli di Matteo Salvini.
Direttamente dal Papeete Beach di Milano Marittima, il ministro degli Interni ha agitato a più riprese in queste settimane il Rosario, il Vangelo e la Croce per renderci edotti delle sue formidabili capacità divinatorie. Laddove non arriva Papa Francesco, ridotto al rango di un chierichetto, c’è lui. Uno e trino. Come il prezzemolo in ogni minestra (compresa quella che va a male, perché sennò non vale), ce lo ritroviamo dovunque ed in tutte le salse.

E così, fra una fetta di anguria ed un po' di carne alla griglia, siamo qui a dover parlare delle sue mirabolanti imprese, anche sotto l’ombrellone. Dopo aver sbraitato per un anno intero sui clandestini che ha fatto entrare il PD e che lui naturalmente se n’è guardato bene dal cacciare via a pedate, soprattutto quelli che si sono macchiati di crimini più o meno efferati, ecco che in prossimità del Ferragosto assistiamo ad uno spettacolo totalmente insolito nella politica di casa nostra, con il ritorno di deputati e senatori sugli scranni del Parlamento. La cosa ha in sé un qualcosa di comico, perché ce li immaginiamo i poltronari essere costretti a lasciare le assolate spiagge con il trolley in mano, perché costretti da impellenti ragioni.
Il motivo - come tutti ben sappiamo -  sta nella mozione di sfiducia presentata dalla lega naziunalista itagliana nei confronti del premier Conte, all’indomani dei continui dissidi con i pentastellati capitanati dal “bibitaro” Di Maio, sfociati in una serie di attacchi che hanno solo provveduto a creare un clima di confusione pressoché totale.
Forte di un consenso che viaggia oltre il 40%, il fannullone padano ha pensato bene di invocare l’immediato ritorno alle urne, per poter passare all’incasso sotto forma di un nuovo esecutivo presumibilmente di centro-destra con la Meloni e Berlusconi. Entrambi pronti a sostenere una coalizione che – stando ai risultati delle recenti elezioni europee – avrebbe la maggioranza necessaria per poter governare.
Una condizione invidiabile e di dominanza che avrebbe richiesto ben altro tipo di strategie e che invece rischia di farci pagare un conto salatissimo ed indigesto, così come avremo modo di esporre.

Il primo miracolo di Salvini è stato quello di riesumare nell’agone politico, l’ebete fiorentino al secolo Matteo Renzi. Il pinocchio toscano, dopo aver annunciato ai quattro venti che si sarebbe ritirato dalla politica dopo la batosta dei referendum di fine 2017, è ritornato improvvisamente in auge grazie ai continui assist del ministro degli Interni. Che anziché ignorarlo, ha pensato bene di legittimarlo facendocelo ritrovare fra le scatole, dopo tutti i danni provocati negli anni scorsi. Non sentivamo ovviamente la mancanza di chi ci ha preso in giro per alcuni anni, ma evidentemente non era così per Salvini che aveva l’assoluta necessità di trovarsi un nemico immaginario.
Renzi naturalmente ha ringraziato e, nella prospettiva della caduta del governo gialloverde, ha strizzato l’occhio al Movimento 5 Stelle, con la possibilità concreta di creare una nuova maggioranza che non corrisponde sicuramente agli umori presenti in un paese che chiede sviluppo, sicurezza e l’introduzione di una serie di riforme strutturali che pongano fine a decenni di sprechi e ad un’austerità, di cui continuano a sentirsi gli effetti. I numeri in parlamento, affinché possa crearsi una maggioranza alternativa ed a dispetto di ciò che pensa Salvini, ci sono tutti.

Dal canto suo, il “bibitaroDi Maio è stato improvvisamente rianimato con un altro miracolo salviniano, dopo mesi in cui il movimento fondato da Grillo ha accusato un crollo dei consensi ed il serio rischio di smembrarsi.
Invece, l’annuncio del leader lego-naziunalista di voler firmare la proposta di taglio dei parlamentari è sembrata la classica toppa ad una situazione che, a prima vista, da l’impressione che gli è sfuggita di mano visto che per poterla attuare dovrebbe togliere la mozione di sfiducia a Conte, facendo comunque la figura di chi non sa che pesci pigliare. È indubbio che il M5S da questa vicenda ne uscirà, in ogni modo, rinforzato.
A meno che non la si voglia leggere diversamente, nel senso che con una Legge Finanziaria da approvare, Salvini non vuole assumersi la responsabilità di passare per quello che darà il via libera all’ennesima manovra “lacrime e sangue” che dissanguerà ulteriormente le nostre tasche in nome di un’Europa alla quale abbiamo già dato tantissimo. In modo, da poter poi andare ancora in giro a dire che “la colpa non è sua”, che i suoi avversari politici non vogliono farci tornare alle urne e ci stanno riempiendo di clandestini.

Il rischio che corriamo, in caso di probabile asse fra M5S e PD, è proprio questo. E non è detto che poi l’elettorato non tenga nella dovuta considerazione, tale incomprensibile posizione, andando a punire Salvini ed i suoi scagnozzi alle urne quando gli si presenterà l’occasione.
Del resto, lo stesso Ministro degli Interni poco o nulla ha fatto in materia di sicurezza, dal momento che in questo ridicolo e sgangherato, ci sono oltre 600.000 clandestini di cui non sappiamo assolutamente niente e che vanno a zonzo, pronti a macchiarsi di crimini che poi certa Magistratura provvederà a condonare, in totale dispregio del sacro principio della certezza della pena. Così come, sin da quando era consigliere al Comune di Milano, è stato quasi sempre assente brillando per la sua naturale propensione a non voler fare assolutamente nulla.

C’è dunque il serio e fondato pericolo che la situazione economica e sociale, possa ulteriormente degenerare in un qualcosa poi di difficilmente controllabile. Le nuove tasse e la ripresa in grande stile degli sbarchi dei clandestini, lasciano presagire l’aggravamento delle condizioni di questo paese che potrebbe sfociare in un’indesiderata guerra civile, provocata dall’arroganza e dalla vigliaccheria di una classe politica che non ha mai agito nell’interesse dei cittadini, da oltre 150 anni a questa parte.
I miracoli salviniani, come potrete capire, trascendono però la resurrezione di Renzi e Di Maio, e vanno oltre, se pensiamo che il prossimo che ne aspetta uno è Giggino “o’ sindachino”. Il primo cittadino di Napoli ha già annunciato che, in caso di elezioni anticipate, è pronto a candidarsi per le politiche per scongiurare il rischio che le destre possano avanzare.
Già così fa ridere, se pensiamo ai tanti disastri da lui provocati nel capoluogo campano ed al diffuso malcontento dei napoletani, di fronte al suo scadente operato. Invece di rimettere a posto le strade e di preoccuparsi di fornire servizi adeguati e di qualità ai partenopei, Giggino continua a pensare di allestire improbabili armate Brancaleone per andare a raccattare qua e là nel Mediterraneo, nuove preziosissime e imprescindibili risorse, pronte ad aggiungere nuova manovalanza alle organizzazioni criminali presenti sul territorio. E che già di per sé rappresentano un serio problema da risolvere, se pensiamo al degrado ed all’insicurezza che hanno provocato dal 1861 ad oggi. Il “sindachino” è in trepidante e fiduciosa attesa, e conta di ricevere il dono celeste direttamente da Salvini per il prossimo 19 settembre, quando è in programma lo scioglimento del sangue di San Gennaro.

Nell’attesa, i cittadini napoletani – dopo aver consumato i melloni e le loro sementi – stanno esprimendo il proprio parere direttamente appollaiati sulla tazza del water, pensando ai tanti buffoni, saltimbanchi e clown che affollano e riempiono le cadreghe. Nel caso di Giggino “o’ sindachino” tutti fanno il tifo affinché si vada a votare in tempi ragionevolmente brevi, perché così si sbarazzerebbero di un primo cittadino capace – incredibile, ma vero – di far persino rimpiangere i propri predecessori Jervolino e Bassolino. E questo sì che sarebbe davvero un miracolo…

Francesco Montanino

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