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mercoledì 30 marzo 2022

IL DEBITO DEL COMUNE DI NAPOLI LO PAGHERANNO I SOLITI NOTI

 


Come al solito, pagherà il conto chi ha sempre lavorato e prodotto. Nonostante che l’attenzione dell’opinione pubblica, in questi ultimi mesi, fosse tutta dedicata alle sorti del Green Kazz (con le correlate restrizioni poste in essere dal regime) e al conflitto regionale fra Russia e Ucraina, il “vile affarista” Draghi è venuto a fare passerella a Napoli.

Motivo della visita, l’annuncio dato in pompa magna e in pasto ai soliti media leccaculo, dell’azzeramento del mostruoso debito che si è accumulato negli anni, in quel di Palazzo San Giacomo. Non sono però mancati momenti di tensione e di contestazione, con decine di persone che hanno aspettato l’uscita da una rinomata pizzeria del quartiere Sanità del premier abusivo, insieme al sindaco “manfreduccio” e al kapò De Luca, per esprimere tutto il loro dissenso, nei confronti di chi sta solo gettando il solito fumo negli occhi ai cittadini. Secondo un canovaccio che abbiamo imparato a conoscere, e ci fa assistere alla solita sfilata di politicanti da quattro soldi. in cerca di riabilitazione e di facili consensi.



Decenni interi di sprechi e sperperi di vario tipo, tutti pagati naturalmente dal contribuente, che oggi trovano l’esaltazione nel condono della ragguardevole cifra di 5 miliardi di euro, stanziati di fatto a favore di una classe politica semplicemente indegna e infame (sia di maggioranza che di opposizione), come quella napoletana! A tanto era arrivato il saldo negativo presente nelle dissanguate casse del capoluogo partenopeo, grazie all’avvento delle orde barbariche di Don Antonio “Berisha” detto Bassolino, di Rosetta Russo Jervolino e di Giggino “o’ sindachino” De Magistris. Tutti primi cittadini he hanno in comune l’appartenenza allo schieramento di centro-sinistra. E che – negli ultimi 30 anni - hanno fatto il bello e il cattivo tempo, facendosi beffe dei continui richiami della Corte dei Conti, anche con la complicità di una pseudo-opposizione che non ha fatto davvero nulla per evitare lo scempio cui è stata sottoposta la capitale del Sud.

Il maxi debito condonato ad amministratori incapaci e buoni solo a sperperare denaro pubblico, in realtà, è solo un modo – come sopra accennato - maldestro di arruffianarsi il consenso popolare. C’è da scommettere, infatti, che il neo-sindaco “manfreduccio” con la ricotta, proseguirà sotto la stessa falsa riga dei suoi predecessori, alimentando clientele e prebende assortite senza andare a risolvere nel concreto gli atavici problemi che attanagliano Napoli.

Ci saranno, infatti, le solite, inutili assunzioni che serviranno solo a tenere in vita quel meccanismo clientelare basato sul voto di scambio, su cui si poggia l’economia partenopea. Una città in cui i disservizi sono la regola, e la qualità della vita continua inesorabilmente a peggiorare.

E non si tratta sempre dei soliti stereotipi, quanto piuttosto di una realtà con la quale i napoletani, sono costretti a fare i conti. Ieri come oggi. Anche se, il mainstream continua a raccontare la favoletta noiosa di un rinascimento, che è presente solo nel libro dei sogni di qualche sprovveduto.

La mossa propagandistica e demagogica di Draghi, infatti, non potrà mai cancellare la macelleria sociale attuata negli ultimi mesi con l’inasprimento delle vessazioni e delle restrizioni, poste in essere nei confronti di chi non ha voluto cedere all’infame ricatto vaccinale. Oltre che degli atavici problemi occupazionali e di sicurezza che assillano da tantissimi anni, Napoli e il suo hinterland. Le tante attività che stanno chiudendo e la totale assenza di politiche volte a creare sviluppo e lavoro, le dobbiamo anche a decisioni cervellotiche e senza senso come il maxicondono a favore del Comune di Napoli, che è piuttosto un inno al cattivo utilizzo del denaro pubblico. Oltre che l’esaltazione di un modello centralista e statalista, che non si degnerà mai di premiare il merito e chi è virtuoso.



A qualcuno potrà sembrare - il nostro - un ragionamento controcorrente. Ma da coerenti e seri federalisti quali siamo sempre stati, riteniamo che queste misure assistenziali, non miglioreranno per nulla la situazione.

Ci sarebbe piuttosto bisogno dell’esatto contrario, ovvero di un meccanismo attraverso il quale le risorse prodotte sul territorio lì restano. E non vengano, invece, dissipati in mille rivoli come purtroppo accade alle nostre latitudini. La Lombardia, solo per fare un esempio, vanta un residuo fiscale di ben 54 miliardi di euro: con queste risorse, quella che è la locomotiva del paese (insieme a Veneto ed Emilia-Romagna) potrebbe continuare a crescere dal punto di vista economico e offrire servizi migliori ai propri cittadini.

Un sistema federale costringerebbe tutte le regioni (comprese quelle meridionali) a sapere come utilizzare le risorse a propria disposizione, senza contemplare la possibilità di sprechi e sperperi assortiti. Ne gioverebbe anche il Sud che finalmente, libero dalle catene stataliste e assistenzialiste, potrà esprimere tutto il proprio immenso potenziale, e diventare la “tigre del Mediterraneo”. E invece abbiamo assistito a spettacoli deprimenti come, ad esempio, la Cassa del Mezzogiorno che hanno solo alimentato un vero e proprio assalto alla dirigenza portato avanti da partiti famelici, con il concorso e la complicità delle principali organizzazioni criminali, che da interi decenni stanno tarpando le ali allo sviluppo del Sud.

Il modello da seguire – non ci stancheremo mai di ribadirlo - è quello della vicina e civile Svizzera e dei suoi cantoni, capaci di fornire servizi dagli elevati standard qualitativi. A fronte di una tassazione contenuta e di una burocrazia snella che permettono vivibilità e sostenibilità anche economica, a territori che non presentano invece la ricchezza e la varietà paesaggistica presenti a Napoli e nell’intero Mezzogiorno.

Lo sviluppo e il lavoro, a nostro avviso, devono partire e modellarsi secondo quelle che sono le peculiarità dei territori. E non piuttosto continuare a essere calati dall’alto, secondo uno schema trito e ritrito che si è stato fallimentare e incapace di fornire adeguate risposte.


Francesco Montanino

Lega Sud - Ausonia

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