Il prossimo 25 settembre, come tutti ormai sanno, si tornerà a votare dopo la caduta del Governo Draghi. Con una decisione che sa tanto di vero e proprio colpo di mano (se non addirittura di Stato), il presidente Mattarella ha sciolto le Camere e indetto le elezioni, a soli 70 giorni dalla fine dell’esecutivo guidato dal massone e banchiere. Di fatto, questo ha significato, per chiunque avesse avuto l’intenzione di presentare una propria lista, l’obbligo di andare a raccogliere le firme sotto gli ombrelloni! Uno scenario così grottesco e assurdo, che però nella repubblichetta delle banane è la normalità. E che risponde all’esigenza dei partiti di regime, di attaccarsi alle poltrone allo stesso modo con cui una cozza si incolla tenacemente allo scoglio.
Insomma nulla di nuovo sotto il sole, è proprio il caso di dire. Ma nonostante ciò non possiamo non esimerci dal fare un’analisi della situazione. Semiseria, perché è meglio ridere per non piangere considerando quello che ci aspetta nei prossimi mesi, una volta tornati dalle vacanze e rituffati nella monotonia e nei problemi della vita quotidiana.
In primis, i ventilati e temuti aumenti del prezzo del gas. Tutte le carogne che infestano e appestano con la loro puzza l’ambiente, continuano ad affannarsi con ripetere il mantra stucchevole e perculatorio di “è tutta colpa di Putin”, addossando al conflitto russo-ucraino la motivazione della ragguardevole quotazione del gas. Risulta a dir poco singolare un tale ululare alla luna, se si considera che in realtà fino a qualche tempo fa la Russia del “cattivissimo” Putin ci forniva il gas a un prezzo addirittura inferiore del 50% a quello di mercato. Ma siccome siamo colonia USA dal 1946 e dobbiamo continuare a recitare la parte dei servi sciocchi della NATO, ecco che non solo ci siamo accodati alla stupida e masochista liturgia delle sanzioni europee ma, non contenti, ci siamo pure preoccupati di fornire armi all’Ucraina del nazista Zelenskyi andando – seppur indirettamente - a dichiarare guerra alla Russia! Un atteggiamento, a dir poco, improvvido oltre che scellerato che va in netto contrasto con quanto stabilito dall’articolo 11 della Costituzione che statuisce il ripudio della guerra “quale mezzo di soluzione delle controversie internazionali” e semmai la contempla, ma nel solo caso in cui qualcuno si fosse preso la briga di dichiarare guerra a questo ridicolo e sgangherato paese! Un vero e proprio abominio che non smetteremo mai di condannare, anche in considerazione dei secolari rapporti anche culturali, oltre che storici, che legano Ita(g)lia e Russia.
Da tutti i partiti di regime, un unico gracchiare contro Putin e a favore del pupazzo di Soros, Zelenskyi. Tranne rare eccezioni, si sta assistendo poi alla fiera delle banalità e delle promesse da marinaio, degne dei peggiori regimi sudamericani. Doveroso iniziare dal partito fogna per antonomasia, ovvero il PD da sempre rifugio dei trasformisti, dei finti buonisti, dei fannulloni, degli opportunisti e dei peggiori presuntuosi. I post-comunisti – udite udite – promettono aumenti nelle buste paga dei lavoratori, dopo averci riempito di tasse nel corso degli anni. Certo che di faccia tosta ne hanno davvero tanta, considerando che al governo in questi ultimi due anni c’è stato proprio il partito di quella faccia da baccalà lesso di Enrico il Lettino (considerando il periodo balneare) e che si sono affannati ad eseguire l’agenda Draghi. Volta a limitare e sopprimere le libertà di quei cittadini che non si sono voluti piegare al ricatto vaccinale e che, anzi, si sono dovuti sorbire sulla propria pelle le folli e vergognose discriminazioni poste in essere da una classe dirigente composta da vigliacchi della peggiore specie.
Il partito di Bibbiano che tanta ripugnanza (solo di facciata) gli aveva ingenerato, è diventato la cuccia del bibitaro che tante figuracce ha rimediato, negli anni in cui è stato improvvidamente collocato alla Farnesina. Giggino “il bibitaro dello Stadio San Paolo di Napoli”, si ripresenta con incredibile sfacciataggine in una delle liste chiaviche, poste in essere da questa sinistra famelica e bugiarda. La caccia alle poltrone, è diventata un vero e proprio affare di famiglia come confermano le candidature della moglie di Franceschini, della sorella di Fratojanni e di tanto altro putridume scafo-comunista che purtroppo abbiamo imparato a conoscere, in questi anni di dittatura.
Sui pentadementi invece bisogna calare un velo pietoso: non dobbiamo assolutamente dimenticare la follia dei DPCM di Conte, nel periodo in cui siamo stati costretti agli arresti domiciliari in casa nostra. Il lockdown è un qualcosa di così abominevole e squallido che è tranquillamente assimilabile ai crimini contro l’umanità, considerando anche la gestione dilettantesca della pandemia con il business delle mascherine e dei DPI che evidentemente hanno gonfiato le tasche di qualcuno (vero, Arcuri?).
Passiamo poi per il duo disgrazia Renzi-Calenda che richiama alla mente il film “Scemo&PiùScemo”, nel patetico tentativo di instaurare il terzo Pol(l)o per far cadere nella trappola gli allocchi che credono nel loro essere realmente alternativi ai due principali schieramenti.
Dall’altro lato della barricata, troviamo un centrodestra composto da pagliacci e beduini della peggiore specie. La Fruttarola Melonara propone, come Berlusconi e Salvini, la flat tax in tutte le salse (si va dal 15% del fannullone padano al 23% del cavaliere mascarato), annunciando e garantendo il servilismo agli americani. Sulla Lega di Salvini un tempo per l’indipendenza della Padania, naturalmente, spendiamo qualche riga. Con quale coraggio Salvini e i suoi scagnozzi osano parlare di autonomia, quando i referendum del 2017 in Lombardia e Veneto sono rimasti, sino ad oggi, lettera morta? Hanno cancellato dal dibattito politico ogni accenno al federalismo, e tornare ad agitare quello che era un cavallo di battaglia del Carroccio dei primordi, francamente ci sa tanto di minestra riscaldata e contentino, con cui provare a illudere e prendere in giro quei leghisti della prima ora, rimasti delusi dalle piroette di un partito che ormai è parte integrante di Roma ladrona.
E il resto? Si tratta, tranne un solo caso di cui parleremo più in là e che monitoreremo nelle prossime settimane, di vera e propria OPPOFINZIONE. Il cui unico scopo è quello di convogliare in un alveo facilmente controllabile la rabbia e la sfiducia che animano la stragrande maggioranza dell’elettorato. Perché astensionisti, schede bianche, schede nulle e voti di protesta, oggi, rappresentano la maggioranza non più silenziosa di questo paese, che bisogna assolutamente cercare di portare su un binario morto. Un bacino che, se trovasse una rappresentanza politica che ne incarnasse la voglia di cambiamento, vincerebbe le elezioni a mani basse e per manifesta superiorità (vedi il M5S di cinque anni fa che doveva aprire il Parlamento come una scatoletta). Partendo dal Paragone che non c’è, si arriva ad Alternativa per l'Italia - No Green Pass, rappresentata da Mario Adinolfi (insieme all’ex Casapound Di Stefano) e alla lista del massone Toscano che ingloba, fra gli altri, Marco Rizzo e il fotoreporter Giorgio Bianchi.
In particolare, riteniamo che il peso dell’oppofinzione ricada tutto sulle spalle grosse di Adinolfi, a giudicare dalle possibilità di superare lo sbarramento del 3%, nonostante abbia imbarcato (con buona pace di qualcuno) tanto (s)fascistume al proprio interno. Una teoria supportata dal fatto che stranamente le liste, pur essendo state faticosamente raccolte le firme ad una ad una dai vari movimenti facenti parte di questa eterogenea alleanza, non siano state poi presentate in molti collegi importanti come la Lombardia, la Toscana, la Liguria e la Campania. Il sospetto che abbiamo è che ci sia stato un tacito patto di desistenza con il sistema dei partiti, suggellato allo scopo di non disturbare e interferire, secondo la logica dei soliti patti alimentari . Resta, a questo punto, da verificare se questo movimento dunque riesca ad entrare nel Parlamento. Questo – come cantava il grande Lucio Battisti – “lo scopriremo solo vivendo”, ma gli auguriamo di vero cuore di farcela….
L’assenza di una valida rappresentanza politica potrebbe indurre qualcuno a votare IL NULLA, ovvero la lista inventata (chissà quanto per caso….) in maniera satirica e goliardica dal comico Gene Gnocchi. Un’operazione che, per certi versi, ricorda un po' quello che fece la Lega Sud Ausonia, in occasione delle Comunali di Napoli nel 1997, con la leggendaria trovata del personaggio di Antonio La Trippa, candidato virtualmente con tanto di campagna elettorale reale e manifesti, a seguito di una inesistente esclusione e che portò 25mila napoletani a scrivere sulla scheda elettorale "La Trippa". Che effettivamente la politica itagliana sia rappresentata dal nulla, è un dato di fatto sotto gli occhi di tutti. Perciò non ci stupiremmo se qualcuno, al momento di andare alle urne, si ricordasse del simbolo di Gene Gnocchi.
Lasciamo ai cittadini la libertà di scegliere chi votare, invitando tutti a esprimere la propria preferenza. Se proprio dovessimo dare un’indicazione di voto, non essendoci presentati a causa del risicatissimo tempo entro cui provvedere a espletare tutte le operazioni necessarie per presentare una lista, la scelta potrebbe anche ricadere sul movimento VITA, in cui sono presenti anche i medici che si sono opposti alla follia vaccinale ed esponenti politici come Sara Cunial che hanno fatto parlare di sé, per le proprie coraggiose battaglie negli scorsi mesi. Sarà poi ovviamente necessario verificare se questa lista terrà fede o meno alle belle promesse che si leggono sul loro programma, messo nero su bianco sul loro sito internet, ma anche qui, ne abbiamo già viste tante, come quelli che volevano aprire il Parlamento italiano come una scatoletta di tonno.
Francesco Montanino
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