In questi giorni in cui Napoli sta festeggiando – dopo ben 33 anni - la conquista del terzo scudetto, che pare stia diventando un ottimo volano per rilanciare la risaputa vocazione turistica della capitale del Sud, non possiamo però fare a meno di evidenziare la squallida propensione a strumentalizzare e ad accaparrarsi meriti che non esistono da parte di certi personaggi che, anzi, non dovrebbero proprio avere diritto di parola e che anzi farebbero meglio a starsene zitti perché stonano con il clima di gioia che si respira in ogni angolo della città.
Il riferimento, naturalmente, è al primo cittadino del capoluogo partenopeo, ovvero quel “manfreduccio con la ricotta” che vorrebbe proporsi sulla scena quale uno dei protagonisti (?!) di queste giornate che a Napoli e dintorni, non potranno mai essere dimenticate. Strumentalizzando e provando ad avocare a sé meriti che non potranno mai e per nessuna ragione al mondo, essergli riconosciuti.
Ma chi è ‘sto manfreduccio con la ricotta salito alla ribalta più per la sua dichiarata fede calcistica per l’odiatissima Juventus (Rubentus, per gli amici….) che per altro? Ce lo ricordiamo come anonimo e insignificante ministro dell’università in uno dei tanti sgangherati governi di centrosinistra che si sono succeduti in questi anni, e composti – come ben sappiamo – dalla solita pletora di parassiti inetti e non eletti, che vivacchiano con il sudore della nostra fronte.
Un sindaco nominato nell’ottobre 2021 con il 63% di appena il 47% degli aventi diritto al voto che corrispondono – elettore più, elettore meno – nemmeno al 30% del corpo elettorale, e frutto della deleteria unione fra pentadementi e cinque stalle che abbiamo avuto purtroppo modo di conoscere, anche e soprattutto a livello nazionale. Un’alleanza – per chi se lo fosse già dimenticato - capace soltanto di creare disastri (debito pubblico e inflazione alle stelle), di togliere diritti e libertà ai cittadini come abbiamo avuto modo di constatare negli ultimi anni con l’affaire vaccini, oltre che – infine – di inaugurare al guerra per interposta procura USA, con l’interruzione delle relazioni diplomatiche e commerciali con la Russia, alla quale eravamo legati da un profondo rapporto di amicizia che affonda le proprie radici nella storia e nella cultura, e l’invio di armi e soldi al regime nazista ucraino guidato da quello spregevole pagliaccio che risponde al nome di Zelenskyi.
Siede sugli scranni e le cadreghe di Palazzo San Giacomo, anche grazie a una sciatta oppofinzione di centrodestra, come al solito, incapace di farsi carico e di esprimere il dissenso verso chi ha instaurato una vera e propria dittatura da oltre 30 anni, secondo le stucchevoli logiche consociativistiche che sono copyright della politica, non solo di ieri ma anche di oggi. Del resto, i vari Bassolino, Jervolino, De Magistris e infine Manfredi, provengono tutti da quel sottobosco di regime della pseudo sinistra, brava solo a illudere e a prendere quotidianamente per i fondelli quei napoletani amanti del sadomasochismo e che evidentemente godono nel prenderselo laddove non batte il sole, solo ed esclusivamente per mera ignoranza. E che si è avvalsa – per portare a compimento questo distruttivo disegno – anche e soprattutto della latitanza di un centro-destra (composto dagli sfigati (s)fascistelli di arroganza nazionale oggi riciclatisi in fardelli, cugini e cognati d’itaglia, dagli ascari e venduti salviniani di casa nostra e dai forzaital(id)ioti) che, anzi, è stato tutto pappa e ciccia con chi ha solo pensato al proprio orticello, campando e mangiando alle spalle dei contribuenti.
La bordata di fischi che il pubblico accorso domenica scorsa al “Maradona-San Paolo” ha riservato al “manfreduccio con la ricotta” ci è sicuramente sembrato il giusto e doveroso tributo per un sindaco la cui colpa però non è solo e tanto quella di essere tifoso della squadra simbolo dell’arroganza, del malaffare e del potere itagliani. Quanto piuttosto di non aver fatto nulla di particolarmente memorabile, secondo una tradizione votata al mero fancazzismo che ben conosciamo ormai da interi decenni.
A Napoli c’è, infatti, ancora tantissimo da fare, e non potrà essere certo uno scudetto (vinto da Aurelio De Laurentiis, i suoi collaboratori, lo staff tecnico e i calciatori, grazie alla capacità di saper programmare e organizzare) a decretare il definitivo riscatto sociale di una città che purtroppo ha ancora tanti problemi da risolvere. L’impressionante numero di poveri e disoccupati che ancora non hanno avuto risposte dalla politica, la presenza di una criminalità tutt’altro che morta e sepolta e che spesso e volentieri manda segnali della sua esistenza, i servizi pubblici non sempre di qualità e all’altezza delle tasse che siamo costretti a pagare e – infine – la mancanza di serie politiche di sviluppo volte all’attrazione di imprenditori e investitori, sono solo la punta di un iceberg di problemi che non saranno certo risolti da chi nel suo cognome, reca il nome di uno scadente piatto di pasta che è già andato a male prima della sua naturale scadenza…
Francesco Montanino
Posta un commento