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sabato 26 ottobre 2024

BASTA CON LA MAFIA EURO-ITALICA

 


Non c’è davvero limite al peggio. Se volessimo sintetizzare in poche ma esaustive parole la situazione attuale alle nostre latitudini, difficilmente troveremmo un altro modo per descrivere lo stato di coma profondo e irreversibile in cui versa questo paese.

Sono trascorsi ormai due anni da quando il governo guidato da Gioggia “fruttarola” Meloni si è insediato sugli scranni più alti del Parlamento. Dopo aver preso in giro gli allocchi che l’hanno votata, facendo credere loro che sarebbe stata discontinua rispetto all’operato del famigerato e fallimentare esecutivo Draghi, la leader di Fratelli (ma anche cognati, sorelle, zii, nipoti, cugini e chi più ne ha, più ne metta) d’itaglia ha proseguito imperterrita nell’opera di smantellamento e impoverimento del tessuto produttivo, inaugurata dalla sinistra. Non ingannino, i trionfalismi che Gioggia sta utilizzando in queste ore per autoincensarsi di risultati, in realtà mai raggiunti. L’itaglia sta diventando un paese, giorno dopo giorno, sempre più inutile e invivibile in cui lo sviluppo è un concetto utopistico, crimine e malaffare regnano sovrani con delinquenti e assassini di ogni risma tutelati e protetti dallo stato e cittadini costretti a subire le angherie di chi come certa magistratura, in realtà, dovrebbe pensare a garantire loro giustizia e certezza della pena, tasse sempre più esorbitanti e danaro pubblico sperperato in malo modo!

Ci vengono in mente due esempi lampanti, che sono soltanto la punta dell’iceberg di un fenomeno ben più esteso e preoccupante: le armi e i soldi che stiamo regalando all’Ucraina solo perché i padroni di stanza oltreoceano così vogliono, e certe schifezze spacciate per “opere d’arte” che si continuano a vedere a Napoli.

Partendo dalle armi e dai soldi estorti con le tasse da questo stato di infami e parassiti della peggiore specie, rileviamo il conflitto d’interessi del ministro Crosetto che da ministro della difesa, nonché proprietario di una ditta specializzata in armi, sta lucrando succulenti business alle spalle della collettività e in più ci sta mettendo in una posizione palesemente ostile nei confronti della Russia, cui ci legano rapporti storici e culturali secolari.

Grazie all’opera di questo e dei precedenti governi di centrosinistra, infatti, siamo diventati un paese bersaglio di possibili attacchi missilistici da parte della Russia. Non è soltanto perché nel nostro territorio pascolano da ormai quasi 80 anni i militari della NATO, in virtù di un accordo capestro firmato all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale, che prevede la concessione di porzioni del nostro territorio a un paese straniero. Ma anche e soprattutto perché, in totale dispregio di quella Costituzione (che certe anime belle si ricordano che esiste solo quando gli fa comodo) che ripudia l’utilizzo della guerra quale mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, il governo italiano sta foraggiando con armi e denaro il regime nazista ucraino, guidato da quel pagliaccio di Zelenskyi.

Una situazione gravissima, perché questi scellerati non solo stanno mettendo in difficoltà quelle imprese che vorrebbero intrattenere relazioni economiche con un mercato ricco come quello russo, ma ci stanno anche e soprattutto esponendo al rischio di una guerra dalle conseguenze imprevedibili, dal momento che la Russia non ha escluso l’utilizzo di armi nucleari nel caso in cui la situazione con l’Occidente e la sedicente “comunità internazionale”, dovesse anzi ulteriormente degenerare.

Il mondo è destinato sempre più ad essere multipolare, nel prossimo e immediato futuro. Chi ancora pensa che gli Stati Uniti possano continuare a fare il bello e il cattivo tempo in ogni angolo del pianeta, farebbe piuttosto meglio ad aggiornarsi e ad abbandonare l’idea che vuole stati inutili come l’itaglia, continuare ad essere zerbini e cagnolini fedeli e ubbidienti alle lobby guerrafondaie e liberticide, che si trovano all’altro capo del mondo.

Il BRICS sta diventando una realtà sempre più forte, e sarebbe piuttosto il caso di abbandonare un consesso ormai divenuto meschino, vigliacco e infame come quello rappresentato dall’Unione Europea che è sempre più un vero e proprio comitato d’affari, così come ebbe brillantemente a definirla il presidente della Federazione Russa Putin, quando venne all’Expo di Milano del 2015.

La visione multipolare portata avanti dalla Russia e dalla Cina è quella in cui crediamo, affinché si possa parlare di un assetto mondiale più equo e democratico. Sgherri come la Von der Leyen, Stoltenberg, Soros, Bidè(n) e altra rimasuglia umana che sta facendo di tutto per trascinarci verso l’abisso della terza guerra mondiale, andrebbero letteralmente passati per le armi, per ciò che hanno fatto e continuano imperterriti a fare! Possiamo tranquillamente affermare senza timore di essere smentiti che rappresentano il male assoluto, che va estirpato affinché il mondo possa tornare ad essere un luogo in cui ciascuno può vedersi tutelati i propri diritti.

Tornando agli sprechi e agli sperperi di casa nostra che alimentano il debito pubblico e ci rendono sempre più poveri, non possiamo non dire la nostra anche sullo schifo che si sta vedendo a Napoli, da alcune settimane a questa parte. Mentre la capitale del Sud se ne cade letteralmente a pezzi, con l’emergenza criminalità che torna a far parlare di sé, mezzi pubblici che non funzionano e strade che sprofondano alle prime gocce di pioggia, il comune guidato dal Manfreduccio con la ricottaci delizia con un’enorme capocchia che fa bella mostra di sé a Piazza Municipio!

Più volte in passato, abbiamo stigmatizzato l’operato della giunta di centrosinistra per quel che riguarda l’installazione di autentici obbrobri visivi in vari punti della città, fatti impunemente passare per “opere d’arte”.

In principio, ci fu l’enorme falce rossa della vergogna, all’esterno del Castel dell’Ovo. Seguita a ruota dai pericolosissimi teschi messi per terra su Piazza del Plebiscito, la montagna di sale, i cessi e i lettini di ospedale all’interno di Castel dell’Ovo e infine la “Venere degli stracci”. Tutte opere costate non poco, ma buone per sperperare il denaro dei napoletani in qualcosa di totalmente inutile e che nulla ha a che vedere con la vera arte. Adesso è il turno di questo enorme fallo, che qualche buontempone vorrebbe far passare per un omaggio (?!) a Pulcinella che sta solo generando ilarità e sconcerto, e facendo deridere Napoli da cani e porci in tutto il mondo!

I cittadini piuttosto vorrebbero maggiore sicurezza, servizi pubblici più efficienti, strade sicure da percorrere e migliorate condizioni di vivibilità, con politiche di sviluppo basate sulla creazione di nuovi posti di lavoro. Ed invece, devono sorbirsi le solite angherie della giunta di sinistra che davvero non riesce a fare di meglio, se non sprecare soldi per cose che offendono anche il buonsenso: Bassolino, Jervolino, De Magistris e ora Manfredi. Da oltre 30 anni a questa parte, l’antica Partenope è andata sempre più peggiorando così come confermano i tantissimi giovani che ogni anno decidono di partire verso il Nord o l’estero, semplicemente per provare a ritagliarsi un futuro più dignitoso. Un degrado sempre più marcato, checché ne dicano i soliti soloni da salotto e da strapazzo, che pontificano dagli scranni sui quali sono da sempre indegnamente seduti, senza fare nulla dalla mattina alla sera.

Possiamo dire che C’AMMA RUTT O’ CAZZ di questa classe politica infame e arrogante che pensa a sprecare i soldi della collettività, in modi così indegni! A Napoli, c’è un centrodestra latitante, incapace di fare qualcosa di valido, e anzi complice di una sinistra camorrista e despota! Viste queste premesse, riteniamo il destino di Napoli e, idealmente, dell’intero Sud ormai segnato!

Quel cazzo gigante che è stato fatto installare dall’oggi al domani, è un umiliante schiaffo assestato nei confronti di chi si fa in quattro dalla mattina alla sera senza ricevere mai niente in cambio! E’ la rappresentazione pratica di ciò che ormai non solo Napoli ma anche la repubblichetta delle banane itagliana, sono diventate. La peggiore parodia di loro stesse, in cui la stragrande maggioranza della popolazione è ormai rassegnata al peggio e non ha un minimo di amor patrio! I pifferai di questo regime hanno e continueranno ad avere gioco facile, sino a quando esisteranno tali logiche centraliste che instillano l’idea che lo stato parassita possa essere la soluzione e la panacea di ogni male. Quando invece è chiaro a tutti, che invece è proprio lui il problema più importante da risolvere.

Francesco Montanino

info@legasud.org

www.legasud.org


martedì 13 febbraio 2024

IL SUD CHE VORREBBE L'ITAgLIA NON E' IL NOSTRO SUD

 


Se ne parla tanto, ma nessuno sa dare una definizione specifica di napoletanità e, per estensione logica, anche di meridionalismo. Quando si parla di identità e appartenenza, è inevitabile legare tali concetti a specificità tipiche di un popolo: lingua, cultura, atteggiamento nei confronti della vita e tradizioni possono essere considerati tratti distintivi che servono per poter catalogare un’etnia.

Non c’è dubbio che ogni volta che si è andati a identificare il napoletano e il meridionale in generale, l’opinione comune ha sempre considerato sia l’uno che l’altro in maniera del tutto dispregiativa, adottando un cliché frutto essenzialmente di stereotipi ormai triti e ritriti che trovano la propria origine, sin dai tempi del fenomeno del brigantaggio. Quello che libri di scuola ipocriti e bugiardi hanno da sempre fatto passare come la ribellione di zotici, cafoni e ignoranti di fronte a quella grandissima cosa che – a loro dire – è stata l’unificazione, se la si vuole considerare in maniera più attenta e obiettiva, è una vera e propria lotta patriottica portata avanti da chi aveva capito che si stava in realtà passando dalla padella (neobarbonica), alla brace (sabauda e tricogliona).


Se a ciò poi andiamo ad aggiungere certi atteggiamenti pigri, indolenti, opportunistici e di collusione con un certo malaffare, ecco che poi l’abito inizia a prendere forme ben chiare e definite. Sino poi ad apparire in tutta la sua evidenza, con la migrazione forzata dal Sud depauperato di risorse verso il Nord (nel frattempo arricchitosi e unico beneficiario) della colonizzazione, spacciata per unità. Con il risultato che oggi, il napoletano e il meridionale in generale, è dipinto come straccione, vittima, piagnone, furbo, accattone, arrogante e propenso a delinquere.


Sfidiamo chiunque a opinare il contrario, di fronte a una tale sfilza di stereotipi e preconcetti che ormai la fanno da padrone, e che accompagnano chiunque sia vissuto (o anche solo nato) al di sotto del Garigliano anche nel 2024.

Tornando alla napoletanità e al meridionalismo, intesi come modo di essere ci sentiamo, in maniera netta e decisa, di prendere le distanze da questa rappresentazione frutto di una rappresentazione stucchevole, alla quale hanno contribuito anche quei soggetti che con il loro modo di essere e di fare hanno dato man forte a chi da sempre guarda Napoli e il Sud, con la solita puzza sotto il naso. Di esempi, se ne possono fare a bizzeffe e potremmo partire dal calcio e dallo sport, in generale.

Non c’è dubbio che la massima espressione del Sud, in ambito calcistico, sia quella di Napoli. Non c’è solo il calcio, ma anche altre discipline come la pallanuoto (pensiamo ai successi – anche se datati – di Canottieri e Posillipo, solo per citare le realtà più vincenti) e il basket. Ma è nel calcio che il Napoli, viene spesso e volentieri identificato come uno strumento di riscossa e di riscatto soprattutto sociale.

Sino a quando la squadra azzurra soccombe e si lamenta, per certa intelligentia italiota siamo nella normalità perché il napoletano è visto come inferiore e perdente, e dunque quale fenomeno folkloristico e nulla più che rimane confinato in quei limiti ben definiti.  Ma nell’esatto momento in cui si inizia a rialzare la testa e ad andare anche oltre le difficoltà, è lì che iniziano i dolori di pancia. Una pagina di storia ma sufficientemente fatta studiare nelle scuole dell’intero Mezzogiorno, è quella della battaglia di Cortenova nella quale le truppe di Federico II, inflissero una memorabile e sonora sconfitta alla Lega Lombarda. Con successivo “strascino” del Carroccio, che rappresenta uno dei punti più alti di un periodo che – a nostro modo di vedere – andrebbe rivalutato e visto in un’altra ottica.

Perché è nella Napoli e nel Sud di Federico II e del periodo normanno-svevo, che ci riconosciamo noi e quella parte di popolazione che non accetta di essere fatta rientrare – come se fosse un corpo unico – in quella lazzarona, spagnolesca, furbetta, lavativa, fannullona, parassita e arrogante che fa parlare sempre in peggio di sé. Una napoletanità e un meridionalismo diversi, i cui portatori sono costretti a barcamenarsi fra due fuochi: da un lato, c’è il preconcetto e lo stereotipo che gli viene appioppato addosso da chi ha origini differenti e vive nel Nord della penisola del quale deve superare la più o meno giustificata e – alcune volte - comprensibile diffidenza; dall’altro, con quella parte da cui prende le dovute distanze e che – con i suoi atteggiamenti – ne rovina la reputazione agli occhi di chi a Napoli o al Sud ci viene solo come turista.

C’è una dura battaglia, in termini culturali e identitari da combattere fra chi intende essere espressione di una napoletanità e di un meridionalismo propositivi, vincenti, indomiti e battaglieri e chi invece preferisce essere appiattito su un neobarbonismo d’accatto, lamentoso, piagnone, pigro e propenso a fregare il prossimo. Ecco, prim’ancora che il sistema da cambiare, bisogna forse andare a modificare il cervello di quelle persone che aspettano “a ciorta” e che si sono rassegnate a considerare la propria terra “na carta sporca di cui nessuno se ne frega e se ne importa”.

Le cose non sono tanto diverse, se parliamo di ambiti differenti come l’arte e la cultura. Nella patria di Totò, Bellini, Caruso, Troisi, Edoardo, Verga, Pirandello (e ci fermiamo qui, perché l’elenco sarebbe davvero lungo), assistiamo sconcertati soprattutto in ambito musicale anche qui a chi intende soprattutto la napoletanità in un modo grezzo e cafone, e chi invece si rifà a una tradizione colta e poco incline allo svilimento. Si assiste così alla trasposizione – di stampo potremmo dire quasi calcistico – di vere e proprie tifoserie, che sostengono questo o quel cantante. Emblematico quanto accaduto al recente festival di Sanremo, dove il semisconosciuto rapper Geolier è stato “spinto” con il meccanismo del televoto a un piazzamento finale che probabilmente è eccessivo, rispetto alla reale orecchiabilità e piacevolezza del suo pezzo. C’è chi ha addotto – in maniera francamente eccessiva, se non piagnona e vittimista – addirittura il razzismo per spiegare i fischi che sono stati riservati all’artista in questione che ha vinto una particolare categoria (quelle delle cosiddette cover), in cui molto probabilmente al primo posto ci sarebbe dovuta esserci Angelina, la figlia dell’indimenticato artista lucano Giuseppe Mango che ha avuto un posto di rilievo nella musica made in Sud degli ultimi 30-40 anni.

Lo stesso Geolier, con un’onestà morale e una semplicità che gli fanno davvero onore, ha riconosciuto che quella è stata la peggiore esibizione della propria vita. Ammettendo implicitamente di non meritare quel riconoscimento. Al contrario di certi suoi fan, si è comportato da ragazzo maturo e consapevole. La speranza è che però non venga utilizzato da certi portabandiera del piagnonismo e del vittimismo che affliggono quali mali atavici la nostra bellissima e straordinaria terra, quale strumento da utilizzare per rivendicare un riscatto che – come al pari del calcio e dello sport, in generale – passano soprattutto da ben altri simboli e comportamenti.

Il non votare più i partiti di questo regime con l’affrancamento dai propri bracci armati sui nostri territori costituiti da mafia, camorra e ‘ndrangheta e la netta presa di distanza da logiche parassitarie, assistenzialiste e vittimiste rappresentano senz’altro i punti da cui partire per costruire una nuova coscienza civica meridionale. Un cambiamento che dovrebbe partire dal modo di atteggiarsi e di porsi davanti ai problemi quotidiani, e basato non più e non solo sulla proverbiale arte di arrangiarsi. Ma anche e soprattutto sulla voglia di costruirsi il proprio futuro senza vincoli e condizionamenti di alcun tipo. Soltanto quando questo processo di evoluzione sarà stato davvero completato, allora esisteranno i presupposti per quel cambiamento delle condizioni economiche e di vita, del nostro amato Sud.


Francesco Montanino


sabato 20 gennaio 2024

AL SUD LA BOLLETTA DELL'ENERGIA ELETTRICA CE LA PUO' PAGARE IL SOLE

 



Oggi in Italia è possibile realizzare impianti fotovoltaici per le PMI con delle performance economiche paragonabili ai grandi impianti di taglia “utility”.

Nonostante i diversi rialzi dei prezzi dellenergia, nel Sud Italia quella prodotta da fonte solare fa segnare spesso dei minimi record —soprattutto per le piccole e medie imprese— intorno ai 100 euro/MWh. A metterlo in evidenza è MULTICOMPEL TECHNOLOGY SRL, società specializzata nell’installazione di impianti fotovoltaici e solari termici in edifici ed in altre opere di costruzione, che si propone di rendere entro il 2024 il fotovoltaico la fonte di energia più conveniente per le nostre PMI.

Forte è stato negli ultimi anni il rialzo per i prezzi dell’energia, ma nel Sud Italia ed in partiucolare in Puglia quella da fonte solare fa segnare appunto dei minimi record. Il risultato è stato ottenuto grazie alla maggiore disponibilità di risorsa solare che caratterizza la Puglia, ma anche ad un LCOE (levelized cost of energy) che per il mondo industriale e delle PMI è più basso.

«Certo è che oggi in Italia è già possibile realizzare impianti fotovoltaici per le PMI con delle performance economiche paragonabili ai grandi impianti di taglia utility”»sottolinea Edi Lala, fondatore di Multicompel Technologycon sede in Abruzzo ed attiva su tutto il territorio nazionale.


Per la Puglia —che da sempre è stata una delle regioni più avanzate dal punto di vista normativo sui temi dell’autoconsumo e delle reti intelligenti—   significherebbe anche poter destinare una parte di tali benefici ad iniziative come il reddito energetico.

In Puglia —ma anche in Campania, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna— la possibilità di risparmio diretto per il solo settore industriale è del 40% —pari a circa 110 euro/anno per ogni kW di potenza installata— in grado di sbloccare 155 milioni di euro/anno di risorse per le imprese.

La conferma viene proprio dall’analisi comparativa dell’LCOE. Il costo livellato dellenergia è un indice della competitività di diverse tecnologie di generazione di energia elettrica, diversificate per tipo di fonte energetica e per durata della vita media degli impianti. Rappresenta una stima economica del costo medio necessario per finanziare e mantenere un impianto di produzione energetica nel corso della sua vita utile, in rapporto alla quantità totale di energia generata durante lo stesso intervallo di tempo.

RED

mercoledì 27 dicembre 2023

‘E MO’ C’AVIT RUTT O’ CAZZ”!

 


Anche il 2023 sta per terminare, ma nulla di nuovo si scorge in questo letamaio chiamato Itaglia. La tecnica della distrazione quotidiana di massa dalle reali problematiche che affliggono fasce sempre più ampie di popolazione, si è arricchita di nuovi capitoli.

È iniziato tutto nel 2020 con la psicopandemia del Covid: dapprima le chiusure delle città e le museruole di stato seguita dalla querelle “vaccini”, con cui sono stati vergognosamente e ingiustamente discriminati quei cittadini che si sono rifiutati di farsi in(o)culare quelli che restano pur sempre dei farmaci sperimentali, i cui effetti a lungo termine sul nostro corpo sono ancora del tutto sconosciuti.

Quindi è stato il turno nel 2022 dell’operazione militare con cui il presidente russo Vladimir Putin ha inteso difendere i territori del Donbass dall’arroganza del regime nazista ucraino, foraggiato economicamente e militarmente dagli USA e da certi stati carogna come quello itagliano, con le sanzioni che di sicuro non hanno danneggiato la Russia che anzi vive un’invidiabile fase di prosperità, e che invece noi stiamo pagando a carissimo prezzo e per chissà quanto tempo ancora. Tutti a far passare i russi, come brutti, sporchi e cattivi quando in realtà le popolazioni russofone che vivono al confine fra Russia e Ucraina, stanno subendo un vero e proprio genocidio da quasi 10 anni a questa parte come attestano le oltre 15.000 vittime mietute dal regime nazista di Kiev.

La strategia di distrazione delle masse, è poi proseguita quest’anno con il conflitto israeliano-palestinese, che sta scrivendo nuove drammatiche pagine dallo scorso 7 ottobre quando il gruppo terroristico Hamas ha bombardato Israele, scatenando la reazione spropositata dello stato con la stella di David che sta massacrando una popolazione inerme e sul quale troppe cose non ci convincono. Riteniamo, infatti, a dir poco sospetto il modo con cui sia stato possibile per Hamas attaccare in maniera facile e indisturbata, senza che il Mossad (il servizio segreto più potente ed efficiente al mondo), ne sapesse qualcosa. Il sospetto e il puzzo di “false flag” (termine utilizzato per indicare “un'operazione eseguita da un paese contro sé stesso per farne ricadere la responsabilità su paesi nemici od organizzazioni terroristiche, fornendo così un pretesto per una repressione interna o un'aggressione militare verso uno stato estero”) è fortissimo, ed appare chiara l’intenzione da parte di Netanyahu di scatenare un conflitto e una repressione contro le popolazioni che abitano la striscia di Gaza al solo scopo di recuperare consensi, in un paese che è letteralmente spaccato in due con la sinistra israeliana che chiede l’immediato cessate-il-fuoco e il ripristino del dialogo con la parte palestinese che vuole convivere senza inutili e deleteri spargimenti di sangue. In quel lembo di terra, israeliani e palestinesi chiedono soltanto di vivere insieme e in pace, e sono le vere vittime di chi utilizza la guerra solo per arricchirsi e distruggere i propri avversari.

Per non farci mancare proprio nulla, infine, è stato il turno della crociata idiota e assurda contro il patriarcato, portata avanti da certe anime belle del globalismo, dopo il barbaro eccidio della povera Giulia Cecchettin da parte del suo ex fidanzato. Tutti a starnazzare contro il modello di famiglia tradizionale, visto come un mostro da abbattere a tutti i costi, quando in realtà qualcuno dimentica anche le violenze e gli omicidi perpetrati dalle donne. Non importa la rilevanza statistica, quanto piuttosto che questi reati da chiunque vengano commessi, non sono mai adeguatamente puniti nel nostro sistema giuridico. Non entriamo nel merito della vicenda, ma andrebbero senz’altro approfonditi alcuni aspetti come l’appartenenza della sorella a una setta satanica e i rapporti fra quest’ultima e l’ex fidanzato di Giulia, che destano più di un sospetto su movente e modalità con cui si è consumato il brutale assassinio. Magari scopriremmo che la realtà è ben diversa, da quella che ci viene dipinta in maniera potremmo dire rigorosamente orwelliana da certi pennivendoli e intellettualoidi da strapazzo e di sto cazzo.

Fatte queste doverose premesse, possiamo adesso entrare nel merito dell’articolo e spiegare chi sono i destinatari della forte invettiva con cui lo abbiamo titolato. Individuando quale fil rouge che lega questi eventi, che solo apparentemente sono staccati, nell’insipienza e nella totale arroganza di questo regime di pagliacci, buffoni, parassiti e delinquenti della peggiore risma.

In questa terminologia ci va l’intera classe politica (fatti salvi quei parlamentari e quei senatori che svolgono il proprio lavoro in coscienza e mossi da intenti davvero nobili) e la claque di pennivendoli che hanno il compito di continuare ad anestetizzare l’opinione pubblica, omettendo ad esempio le proteste delle scorse settimane in Francia e in Germania dove gli agricoltori si sono opposti alle decisioni assurde dei propri governi di inasprire la pressione fiscale, al solo scopo di mandare ancora armi e denaro all’Ucraina della marionetta e dell’accattone Zelensky, che vorrebbe trascinarci nella terza guerra mondiale insieme allo scorreggione e pedofilo Bidè(n). O magari la rabbia e la disperazione di chi non avrà più nemmeno un sostegno per poter sopravvivere, visto che il reddito di cittadinanza andrebbe tolto solo a chi non ne ha affatto diritto (pensiamo ad esempio agli appartenenti alle organizzazioni criminali presenti sul territorio) e non certo a chi ha difficoltà a reinserirsi nel mondo del lavoro o deve portare avanti una famiglia con tanti figli a carico e fa fatica ad arrivare a fine mese!

Questo, solo per accontentare i desiderata di quel paranoico bastardo che risponde al nome del pendaglio da forca di George $oro$, e dei suoi miserabili accoliti. Lo speculatore che, con un’operazione a dir poco spregiudicata, nel lontano 1992 costrinse la Banca d’Italia ha vendere ben 48 miliardi di lire delle proprie riserve, è considerato personaggio sgradito a paesi come la Russia che ha messo al bando le proprie organizzazioni volte a destabilizzare con metodi criminali la sicurezza di interi stati (Putin stana Soros e le sue manovre contro gli Stati).

Circostanza, questa, di cui si sa poco o nulla, ma che noi volentieri rimarchiamo ed evidenziamo. La nostra classe politica è tutta al servizio di questo sciacallo, e per prostrarsi di fronte ai suoi piedi non esita a scegliere di adottare misure che vanno contro la volontà di quei cittadini, di cui eppure dovrebbero farsi portavoce rispettandone le istanze.

Vediamo i parassiti che stanno al governo e all’opposizione, invece, farsi selfie travestendosi in maniera improbabile da Babbo Natale o pronti ad addentare giganteschi panettoni (la carciofara e il fannullone padano, hanno battuto altri record, in tal senso, in quanto a ridicolaggine), mentre la sinistra invoca la tutela di delinquenti, criminali e altra feccia assortita con l’abolizione delle tradizioni in nome dell’ipocrita “tutela delle minoranze”, che altro non è che uno stucchevole specchietto per le allodole con il quale attirarsi le simpatie e le attenzioni dei più sciocchi, senza andare a contestare davvero nel merito le scellerate politiche portate avanti da oltre un anno a questa parte dalla maggioranza di centro-destra.

Nella realtà dei fatti, non è certo un mistero che quello cui assistiamo da interi decenni altro non è che uno squallido teatrino, in cui questi pagliacci di basso lignaggio tengono distratta l’opinione pubblica dalle proprie porcate con spettacoli da operetta, che però non ci fanno nemmeno ridere.

Chiuderemo il 2023, con inflazione salita a livelli preoccupanti (6,7% su base annua), un debito pubblico che continua a essere alto (attualmente, siamo a oltre 2.800 miliardi di euro, ma la stima nel prossimo anno è che possa arrivare quasi a 3.000 miliardi…), tasso di disoccupazione che secondo l’ISTAT è al 7,4% (quella giovanile supera il 21%), pressione fiscale reale che si attesta quasi al 50% del reddito percepito, rapporto debito pubblico/PIL pari al 142,9%. Questi freddi numeri sono l’esatta fotografia della situazione economica in questo paese, a dispetto dei toni trionfalistici che ogni giorno ci propina imperterrita la propaganda di regime che parla di mirabolanti miglioramenti.

Le cose stanno in tutt’altro modo, perché i soldi che questo stato sanguisuga succhia a tutti i percettori e produttori di reddito (imprenditori, lavoratori e pensionati) continuano ad alimentare un sistema clientelare, assistenziale e parassitario, a dir poco costosissimo e insostenibile.

Giova sempre ricordare agli smemorati e agli sprovveduti che le tasse che paghiamo dovrebbero darci in cambio beni e servizi pubblici all’avanguardia ed invece riceviamo una sanità che fa acqua da tutte le parti; un sistema giustizia in cui c’è una magistratura arroccata su sé stessa che incarcera ingiustamente degli innocenti e scarcera delinquenti incalliti, senza mai rendere conto alla collettività dei propri errori; sicurezza pressoché inesistente in ogni città con criminali liberi di fare i propri porci comodi grazie a leggi ignobilmente e vigliaccamente permissive; un sistema pensionistico pressoché inesistente con l’INPS che è diventata un pozzo senza fondo a causa dei super stipendi erogati ai suoi manager d’oro e che sicuramente non sarà in grado nei prossimi anni di garantire la pensione a chi oggi ha fra i 40 e i 50 anni; infine, dulcis in fundo, un sistema scolastico ideologizzato in cui – a parte poche e lodevoli eccezioni – le future generazioni, invece di essere formate per accedere al mondo del lavoro devono sorbirsi i tentativi di indottrinamento perpetrati da chi ancora oggi si ispira a ideologie decrepite, superate e condannate senza “ma” e senza “se” dalla storia, come quella comunista. Lo sventolamento dello spauracchio fascista (l’altro fallimento ideologico dello scorso secolo) che ancora oggi vediamo in certa sinistra, altro non è che il penoso tentativo di nascondere sotto il tappeto, la propria innata incapacità nel fornire risposte concrete e adeguate a chi non si riconosce nell’attuale sistema politico. Quelli che abbiamo appena citato sopra, sono solo i più tangibili “capolavori” firmati da chi infesta quotidianamente il Parlamento con la propria nefasta e deleteria presenza.

La vera e unica alternativa, è quella che proponiamo noi da quasi 30 anni a questa parte, e si chiama riforma in senso autenticamente federale dello stato. Preceduta da una decomposizione dell’attuale assetto centralista dello stato itagliano, attraverso referendum svolti nei territori e sotto il riconoscimento internazionale da parte di quei paesi che si oppongono alla visione unilaterale americana. Non ci sono altre possibilità, all’infuori di questa e per renderla attuale è necessario che le forze identitarie sparse lungo la penisola finalmente trovino la quadra, sotto forma di un cartello che si presenti forte e compatto alle prossime tornate elettorali.

Il 2024 che sta per arrivare sarà un anno cruciale, dal punto di vista degli equilibri internazionali con le elezioni presidenziali che si svolgeranno in Russia e in USA. Mentre appare scontata la riconferma a furor di popolo di Vladimir Putin in Russia nella ormai imminente primavera, è oltreoceano che si concentreranno le attenzioni del mondo intero perché si giocherà una partita di cruciale importanza per i prossimi anni.

Nonostante i vergognosi tentativi posti in essere dall’immonda cricca globalista e mondialista di farlo fuori, Donald Trump è decisissimo nel riprendersi legittimamente il posto alla Casa Bianca nelle elezioni di mid-term che si svolgeranno a novembre. Lo scorreggione e pedofilo Bidè(n) che ha costretto il cagnolino Meloni e la sua immonda e putrefacente maggioranza di governo ad assecondarlo nei suoi capricci con i sostegni per interposta procura ai regimi brutali e assassini di Israele e Ucraina, secondo autorevoli sondaggi ha ormai i mesi contati. A fare da terzo incomodo e a rendere ancora più difficile una sua eventuale riconferma, anche la presenza di Robert Kennedy Jr, nipote dell’indimenticato JFK e figlio di Bob (entrambi assassinati dalle élite globaliste negli anni ’60) noto per le sue posizioni contro gli intrugli spacciati per vaccini e che si oppone anche al sostegno militare e politico a Zelensky, e che potrebbe sparigliare il campo rubando voti proprio al vecchio e indefesso scorreggione e pedofilo.

Dalle parti nostre, invece, ci saranno le elezioni europee come banco di prova elettorale con il quale provare a entrare in un consesso che si è fatto notare solo ed esclusivamente per essere lontano anni luce dalle esigenze dei cittadini, con scelte a dir poco cervellotiche e dispotiche.

Sarebbe importante – come premesso – che tutte le forze realmente federaliste e indipendentiste, del Sud come nel Nord, si uniscano in un unico fronte (il progetto Popoli Sovrani d’Europa è quello che, in tal senso, risponde appieno a questa idea). Ci rivolgiamo in particolare a quella parte di Lega Nord che vorrebbe uscire allo scoperto ma che è ancora prigioniera della poltrona romana: se davvero si vuole il cambiamento, occorre liberarsi della zavorra salviniana e tornare a ripercorrere quei sentieri di cambiamento e di libertà che avevano fatto battere forti i cuori negli anni ’90, quando il Carroccio era visto come l’unica vera possibilità di capovolgimento dello status quo, da parte di quegli elettori che non si riconoscevano più nel centro-destra o nel centro-sinistra. E che chiedevano soltanto che si voltasse finalmente pagina, dopo gli scandali e gli arresti eccellenti di Tangentopoli e gli attacchi micidiali portati alla mafia negli anni ‘80 da parte di Falcone, Borsellino e Livatino che stavano liberando la Sicilia dall’oppressione malavitosa e di regime dopo il tentativo di affrancamento, spento sul nascere dalla carogna romana e dai servizi segreti, portato dal patriota Salvatore Giuliano nell’immediato secondo dopoguerra.

Ricordiamo sempre che la maggioranza silenziosa di questo paese non è affatto quella che appoggia la carciofara e borgatara Meloni, quanto piuttosto quella che non si reca alle urne. O, se lo fa, annulla o mantiene bianca la scheda: stiamo parlando di oltre il 60% degli aventi diritto al voto, ovvero un bacino di elettori che ne ha le palle strapiene delle porcate di questa schifosa classe politica!

In quanto a quel che resta della Lega Nord, ci sentiamo solo di osservare come le riunioni noiose che assumono i contorni delle rimpatriate delle bocciofile, è ora che lascino spazio a una vera e propria fase operativa e di radicamento sul territorio, saldando alleanze con chi come la Lega Sud Ausonia persegue da decenni l’obiettivo della trasformazione dello stato centralista italiano in una moderna entità federale, a iniziare dal Sud. Quell’azione a tenaglia con la quale il Nord e il Sud realmente liberi potevano affondare Roma ladrona alla fine del secolo scorso, è rimasto purtroppo solo un sogno nel cassetto per colpa di chi ha barattato la voglia di cambiamento e di libertà, in nome di una poltrona e di un emolumento da deputato e senatore, ricco e sicuro.

A chi sostiene, in maniera imperterrita e sfacciata, ancora tali logiche, in maniera opportunista ed egoista, non adempiendo a pieno a quello che dovrebbe essere un servizio reso ai cittadini, diciamo ora più che mai e con forza ‘E MO’ C’AVIT RUTT O’ CAZZ'!

Francesco Montanino

domenica 1 ottobre 2023

I CAMPI FLEGREI RISCHIANO DI ESPLODERE, MA PER LA POLITICA ITA(G)LIANA VA TUTTO BENE


Preoccupa e non poco, l’intensa attività sismica che sta riguardando Napoli da alcune settimane a questa parte, a causa del risveglio del supervulcano dei Campi Flegrei. In tempi non sospetti, abbiamo lanciato l’allarme sulle possibili conseguenze catastrofiche di un’indesiderata eruzione di una delle caldere più pericolose al mondo, senza però che nessuno abbia preso a cuore seriamente il problema dal 2005, quando i terremoti in quell’area si sono ripresentati.

Dapprima in maniera assai blanda con scosse più che altro strumentali, per poi crescere man mano di intensità con il trascorrere degli anni. Sino ad arrivare a quelli di magnitudo superiore a 3 sulla scala Richter (quella dello scorso 27 settembre è stata addirittura di 4.2!), che sono chiaramente percepiti dalla popolazione.

Ma se il bradisismo degli anni ’80, era da considerarsi tutto sommato un fenomeno fisiologico perché l’abbassamento e l’innalzamento del sottosuolo – secondo i geologi – rappresentano la normalità, considerando la natura e il comportamento nel tempo di questa immensa area vulcanica, ciò che sta accadendo adesso invece desta più di una preoccupazione perché si è paventata anche l’ipotesi – per la prima volta - di un’eruzione, con gli stessi crismi di quella che portò alla nascita del Monte Nuovo nel 1538.



Per chi non lo sapesse i segnali furono questi: intensificazione dell’attività sismica a partire dal 1470, e delle emissioni gassose nelle vicinanze della Solfatara. Seguirono poi negli anni successivi delle scosse di terremoto sempre più forti, che si avvertirono fino a Napoli. Infine, l’eruzione vera e propria cui seguì l’emersione dai fondali marini appunto del rilievo che ha preso il nome di “Monte Nuovo”.

Uno scenario tremendo, perché le ceneri si estesero in un’area di ben 10.000 km. quadrati, con conseguenze che possono essere paragonabili a quelle descritte da Plinio il Vecchio, in occasione di quella del Vesuvio nel 79 dopo Cristo.

Al di là della possibilità di spostare gli abitanti della “vecchia” Pozzuoli a Monteruscello che in realtà si è rivelata essere solo un business per speculatori privi di scrupoli, con la complicità e il concorso colpevole della classe politica, poco o nulla è stato fatto in materia di prevenzione ed educazione della popolazione rispetto ai rischi di quell’area.

Nel corso degli ultimi 20 anni, infatti, gli amministratori pubblici partenopei si sono maggiormente preoccupati del rischio proveniente dal Vesuvio che non di quello dei vicini Campi Flegrei, inspiegabilmente e scandalosamente sottovalutato.

E che, invece, secondo gli esperti è addirittura più temibile di quello dell’altro gigante quiescente che si dista non più di 40-50 km. La realtà ci dice che l’intero comprensorio di Napoli e provincia si trovasse in mezzo a due fuochi, ma nonostante ciò i politicanti nostrani se ne sono bellamente fregati!



Hanno utilizzato l’argomento, solo ed esclusivamente nel proprio interesse personale, senza voler seriamente approntare un piano di evacuazione anche per chi abita nelle vicinanze della Solfatara. Pozzuoli, Bacoli, Cuma, l’area flegrea e i quartieri occidentali di Napoli (Bagnoli e Fuorigrotta, in primis) sono un bacino abitato da diverse centinaia di migliaia di persone esposte a un rischio altissimo, senza che però la classe politica (sia di centrodestra che di centrosinistra) si sia minimamente preoccupata di loro! Sappiamo benissimo che il loro unico intento è quello di succhiare soldi dalle tasche dei cittadini sotto forma di esosissime tasse e balzelli di vario tipo, senza dargli un emerito CAZZO in cambio! Anzi, in maniera criminale e scellerata continuano a vessare e a prendere in giro quotidianamente i propri amministrati, con comportamenti davvero squallidi e riprovevoli!

Del resto, chiunque sia dotato di senno si sarà pur fatto la domanda “ma in questi anni cosa è stato fatto, di fronte al rischio derivante dalla possibile eruzione dei Campi Flegrei?” salvo poi darsi la risposta con un laconico quanto emblematico “UN CAZZO DI NIENTE!”.

Sarebbe il caso piuttosto di abituare la popolazione a convivere, e a conoscere a fondo il rischio sismico: innanzitutto, partendo dall’introduzione nelle scuole elementari, medie e superiori di una nuova materia che contempli la conoscenza della storia e delle caratteristiche (anche e soprattutto idrogeologiche), del territorio in cui si vive. Magari seguita da almeno 3-4 esercitazioni l’anno (con la presenza anche dei genitori) in modo da abituare ed educare i cittadini, al sapersi comportare ogni qualvolta si verifichino dei terremoti sin dalla più tenera età. Poi, bisognerebbe impedire in maniera categorica di edificare e costruire nelle vicinanze dei cosiddetti “crateri”: le zone A, B e C di cui tanto si è parlato e discusso per il Vesuvio negli scorsi anni, vanno previste anche per le aree più vicine (e dunque maggiormente esposte) al rischio di eruzione nell’area flegrea.



Sono semplici e indispensabili accorgimenti basati sul buonsenso, che prevederebbero un lavoro di squadra e di sistema fra classe politica e cittadini, così come accade ad esempio in Giappone dove gli edifici riescono a reggere le frequenti e anche forti scosse telluriche in maniera egregia e la popolazione reagisce sempre con straordinaria lucidità. Siccome però viviamo nella repubblichetta delle banane chiamata “itaglia”, nella realtà dei fatti purtroppo ciò che sarebbe altrove normalità qua invece diventa utopia.

I vari Bassolino, Caldoro e De Luca che si sono succeduti negli ultimi quattro lustri al governo della Regione Campania sono stati tutti accomunati dal fatto che non hanno fatto davvero nulla, in tal senso. Solo tante parole (anzi, peti….) sparse al vento qua e là, buone solo per illudere quegli allocchi che ancora non hanno capito quale sia il loro infame gioco. Trovando un terreno fertile, in quel substrato di ignoranza, menefreghismo, fancazzismo, opportunismo, creduloneria e faciloneria che purtroppo sono facilmente rinvenibili in buona parte della popolazione non solo campana, ma anche meridionale.

Volendo volgere e allargare lo sguardo verso Roma ladrona e il suo putrido sottobosco, non possiamo non fare a meno di notare come le cose non siano poi così diverse: il dibattito politico, oggi verte sul foraggiamento dell’Ucraina sotto forma di armi e denaro (naturalmente estorto con le tasse, da questi strozzini legalizzati) solo per accondiscendere ai desiderata del Deep State USA di voler assolutamente scatenare una guerra dalle conseguenze imprevedibili e temibili contro la Russia, la folle proposta di costruire il ponte sullo stretto di Messina (in barba naturalmente al fatto che le popolazioni non sono affatto d’accordo perché l’area interessata è stata colpita nel 1908 da uno spaventoso terremoto che fece più di 120.000 vittime e che provocò uno tsunami con onde superiori ai 13 metri di altezza), sulla pesca dello spot dell’Esselunga che tutela la famiglia tradizionale (manco si trattasse di un crimine contro l’umanità e ci rivolgiamo a quelle anime belle che sputano sopra quel modello basato sulla presenza di un uomo e di una donna senza i quali non sarebbero manco state concepite…), sulle ovvietà scritte da Vannacci (utile idiota del regime, visto che ha fatto parte della NATO, e il cui compito è quello di convogliare un dissenso che anima strati sempre più ampi della popolazione). Per finire, sulla querelle clandestini, in cui l’attuale compagine di governo non sta facendo altro che proseguire l’opera di distruzione e di sostituzione etnica (piano Kalergi) intrapresa dalla sinistra massone, scafista, mafiosa e comunista. A dispetto delle polemiche pretestuose e del tentativo infame perpetrato da quella Germania da sempre arrogante, prevaricatrice, egoista e nazista di distruggere, quel poco che resta di questo disastrato paese.


I risultati ormai li abbiamo imparati a conoscere benissimo: aumento delle tasse, della criminalità, della sporcizia e – come se non bastasse – cronica e conclamata incapacità nella gestione dell’ordine pubblico. Compresa anche e soprattutto la capacità di prevedere dei piani di evacuazione e gestione dell’emergenza quando si verificano terremoti, alluvioni, frane e altri disastri naturali su un territorio martoriato dalla piaga dall’abusivismo edilizio che si è tradotto in costruzioni fatte di cartapesta e di materiali scadenti, in zone soggette a forte rischio di dissesto idrogeologico.

Con queste premesse, la logica imporrebbe di prendere le distanze dai partiti di questo regime composto da lavativi, truffatori, parassiti, criminali, fancazzisti e mafiosi della peggiore risma, visto e considerato che votarli significa solo condannarsi a una sorte infima e non avere prospettive di sopravvivenza. Ma questo popolo bue e obnubilato, riuscirà a fare questo salto di qualità culturale? Ai posteri – parafrasando il Manzoni – l’ardua sentenza…..

 

Francesco Montanino



domenica 24 settembre 2023

“NAPOLITANO”...MA NON NAPOLETANO!

 


Il presidente di Napoli”: con questo titolo pomposo quanto servile, il principale quotidiano di Napoli (“Il Mattino”) ha voluto rendere omaggio alla dipartita dell’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, scomparso – oseremmo dire - prematuramente (?!) alla veneranda età di 98 anni…..

Chiariamo subito un concetto: di fronte alla morte siamo tutti uguali e manteniamo – in ogni caso – un atteggiamento di doveroso rispetto. Non ci uniremo certo a chi, in questi ultimi giorni, si sta lasciando andare ad atteggiamenti potremmo dire quasi trionfalistici di fronte al trapasso di un ex capo dello Stato.



Neanche se si tratta di un personaggio che – nel 1954 – applaudì all’invio dei carri armati sovietici a Budapest per reprimere nel sangue la rivolta degli ungheresi contro il regime comunista. Così come, i tanti soldi ricevuti da Mosca quando era ai vertici del PCI e la guerra fredda era un pericolo che spaventava tutti, così com’è poi venuto fuori dal famigerato “Dossier Mitrokhin” in cui si scoprì che le verginelle del fu partito comunista (riciclatosi poi nel PDS e, oggi, nel PD) intascarono tanti rubli da un paese (l’URSS) che all’epoca era considerato un nemico. (In)degni antesignani di ciò che avrebbe fatto poi il fannullone padano Salvini, appena qualche anno fa con la storia dei 49 milioni che si è pappato da Putin, salvo poi voltargli le spalle.



O magari, l’indegna e squallida pantomima con cui, nel 2012, fece di tutto per far cadere l’esecutivo allora guidato da Silvio Berlusconi sotto la pressione delle lobby e delle massonerie, consegnandoci di fatto all’arroganza dell’Unione Europea, sotto la guida dell’indegno Mario Monti. Preferiamo, infine, stendere un velo pietoso sulla sua appartenenza da giovane alla G.U.F. (Gioventù Universitaria Fascista) prima di scoprirsi partigiano quando capii che le cose si stavano mettendo male per Mussolini, e salire sul carro dei futuri vincitori al solo scopo di poter elemosinare qualche cadrega com’è poi puntualmente avvenuto. Il suo viscido opportunismo, mai sufficientemente evidenziato, lo ha portato a essere uno dei parassiti più longevi che abbia scaldato gli scranni del Parlamento dal secondo dopoguerra, sin quasi ai giorni nostri. Quando è stato anche eletto per un secondo mandato alla carica di Capo dello Stato in barba alla Costituzione che – stando anche al contesto storico nel quale venne redatta – non lo prevedeva affatto, dal momento che eravamo appena reduci dal Ventennio fascista che aveva ridotto in cenere l’intera penisola. E l’intenzione dei Costituenti, confermata anche da fior di costituzionalisti, non era certo quella di affidarsi a un uomo solo al comando…



Per restare in un ambito che ci riguarda assai da vicino, ricordiamo ancora molto bene cosa NON volle fare Napolitano quando, nel 1997, escluse la nostra lista (Lega Sud Ausonia) per le elezioni al Comune di Napoli travasando le firme che erano state raccolte una per una dai nostri militanti per consentire a Forza ita(g)lia di essere presente a quella tornata. Un disgustoso atto di vigliaccheria politica mai voluto chiarire dal diretto interessato, che ci è costato molto in termini di visibilità e consenso, dal momento che quell’Antonio La Trippa (personaggio magistralmente interpretato dall’indimenticato principe della risata Antonio De Curtis, in arte “Totò”) che avevamo poi provocatoriamente indicato quale “candidato” (seppur virtuale) alla carica di Sindaco del capoluogo partenopeo, ottenne la ragguardevole cifra di 25.000 preferenze.



Per questo, vogliamo ricordare a “Il Mattino” e certi altri tromboni di regime che in queste ore ci stanno letteralmente ammorbando con la loro insopportabile e nauseabonda retorica d’accatto (per quello che è stato a giusta ragione ribattezzato dai social fra gli altri con i nomignoli di “Pannolitano” e “Orso Napo”) che Giorgio Napolitano, NON SARA’ MAI IL NOSTRO PRESIDENTE! In quanto appartenente a una parte di Napoli e del Sud nella quale non solo ci teniamo a non riconoscerci, ma anzi ci distanziamo e distinguiamo!



Far passare certi personaggi per eroi, quando in realtà sono stati fra i carnefici e gli artefici del disastro nel quale siamo stati costretti a vivere e a barcamenarci, è uno sport che non praticheremo né ora, né mai. Anzi, sarà un nostro dovere civico oltre che morale combattere e continuare ad osteggiare tali logiche pregne di pavidità e servilismo verso il potente di turno. Anche e soprattutto se si tratta di un “napolitano”….ma non certo di un NAPOLETANO.

 

Fancesco Montanino







lunedì 11 settembre 2023

SETTEMBRE: E' IL TEMPO DELLE PUMMAROLE ANCHE PER GIOGGIA


Settembre, andiamo…..il tempo delle pummarole è arrivato anche per Gioggia. In questo particolare periodo dell’anno, da sempre ponte fra l’estate e l’autunno, un rito secolare si ripete in molte famiglie dove ancora oggi vive la tradizione della raccolta dei pomodori da imbottigliare con il basilico e da cuocere poi in enormi tini metallici.

Come le pummarole che si raccolgono e collezionano, anche la carciofara bella d’a Garbatella fa altrettanto con le figure di merda che stanno accompagnando l’operato del suo governo. E non certo da oggi, anzi…



Prima la boutade delle dichiarazioni del suo compagno, il giornalista delle reti Mediaset Giambruno, a proposito dello stupro di una ragazzina a Palermo da parte di sette porcellini in erba. Poi, le polemiche politiche seguite all’abolizione del reddito di cittadinanza anche se appare chiaro che la sinistra sta solo strumentalizzando – come suo solito – una situazione sociale assai delicata, in cui tutti hanno la loro bella fetta di responsabilità (il più pulito ha la rogna, ma questa non è affatto una novità…..).

Infine, le sconcertanti e deliranti dichiarazioni rilasciate contro la Russia, nel G20 tenutosi recentemente in India, in cui non sappiamo ancora se sa, o – peggio ancora – finge di non sapere, che all’origine dell’operazione militare speciale portata avanti da Mosca da oltre un anno a questa parte, c’è stata la vile aggressione condotta dal vile regime nazista ucraino nei confronti delle popolazioni russofone del Donbass. Così come, è intellettualmente disonesto provare a far ricadere sui russi le colpe degli aumenti delle tariffe di luce, gas e benzina perché – casomai non lo sapesse – il prezzo delle sanzioni assurde comminate alla Russia, lo stiamo pagando soltanto noi.

Semmai, piuttosto, dovrebbe renderci conto del peggioramento della qualità della vita dei cittadini, a giudicare dall’aumento di incresciosi fatti criminali che si sta verificando ovunque. A nord come a sud, infatti, il senso di insicurezza che si respira fra strati della popolazione sempre più ampi, è il chiaro e indigesto prezzo da pagare per le politiche lassiste e permissive portate avanti dalla sinistra mafiosa, scafista e comunista e perpetuate da un centrodestra incapace di fornire adeguate e convincenti risposte.



Non è cambiato assolutamente niente, in tal senso: le città, sia grandi che piccole, continuano a essere ostaggio – oltre che di mafia, camorra e ‘ndrangheta seppur ben mimetizzate nel tessuto sociale e imprenditoriale - di gang di piccoli delinquenti (sia nostrani che di importazione) che spadroneggiano impuniti e indefessi, nelle zone nevralgiche (le stazioni ferroviarie delle grandi città, sono diventate autentiche fogne a cielo aperto) che nelle periferie dove c’è il forte rischio che – prima o poi – possa esplodere una bomba sociale, di difficile gestione.

La presenza della malavita organizzata si fa dunque più forte in quei contesti in cui degrado, disoccupazione, povertà e totale assenza dello stato che si fa vedere solo quando c’è la possibilità di una bella passerella, sono lo scenario quotidiano con cui si trovano a fare i conti i cittadini di Caivano, Scampia, Quarto Oggiaro o Centocelle. Nomi saliti alla ribalta delle cronache, ieri come oggi, per fatti tutt’altro che edificanti e che sono solo la punta dell’iceberg di un problema che nessun governo ha avuto seriamente intenzione di voler risolvere. E questo, in totale dispregio del mandato elettorale che questi “signori” eppure hanno e per il quale sono lautamente pagati da noi, sotto forma di esose e vergognose tasse che siamo costretti a pagare per tenere in vita un carrozzone – quello itagliano – diventato ormai insostenibile per chiunque percepisca un reddito.

Il gradimento nei sondaggi, del resto, sta scendendo in maniera molto più marcata di quello che vogliono farci credere i media di regime: c’è ben poco di cui stupirci, se pensiamo che stiamo parlando di un partito (fratelli, cognati e cugini d’itaglia) che è espressione di poco meno del 30% del 40% dei votanti (in pratica, ovvero circa il 12% degli aventi diritto al voto…..un bellissimo esempio di democrazia, non c’è che dire). Un partito e un governo, espressioni del peggiore statalismo e centralismo, che sta solo assecondando i desiderata della NATO e del Deep State a stelle strisce che stanno spingendo in tutti i modi per provocare la Russia. Allo scopo – nemmeno tanto malcelato - di trascinarci nell’abisso della terza guerra mondiale, secondo i dettami di Schwab e della feccia mondialista e globalista.



Ce la ricordiamo la Meloni quando – in tempi non sospetti - strepitava ai quattro venti dai banchi dell’opposizione perorando le ragioni dei russi, contro i quali l’Unione (massonica) Europea e i pagliacci americani, avevano irrogato sanzioni che - nella realtà dei fatti – hanno colpito duramente soltanto le popolazioni europee.

Oggi, invece, la vediamo sorridente e scodinzolante come il più fedele dei cagnolini, di fronte al massone, pedofilo e scorreggione Bidè(n), a Ursula Von der Pfizer e a certe anime belle del mondialismo che andrebbero invece passate subito per le armi, per i danni cagionati ai cittadini nel periodo del Covid, con il maldestro tentativo di imporre la in(o)culazione obbligatoria di quello che resta un siero sperimentale, e non certo un vaccino degno di tal nome….

Insomma una bella collezione di “pummarole” marce per questa donnicciola cafoncella, i cui modi ricordano assai da vicino quelli del “Marchese del Grillo”, interpretato in maniera magistrale dall’indimenticato Alberto Sordi. E che, ne siamo certi, si arricchirà di altre imperdibili perle nei prossimi mesi…..

 

Francesco Montanino


 

 
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